[set 8] Omelia – Ingresso don Massimo Goni ad Alfonsine

08-09-2021

Alfonsine, 8 settembre 2021.

Cari fratelli e sorelle, associazioni, Suore, autorità civili e militari, in occasione della solennità della Natività della beata Vergine, cioè della vostra festa patronale, ricevete il vostro nuovo pastore nella persona di don Massimo Goni. Egli succede, quale parroco in solido moderatore, a don Gatti Luigi e a don Giuseppe Gallazzi, il vostro precedente parroco ora destinato alla parrocchia di Fusignano. Ma ricevete anche il vicario parrocchiale don Stanislao Rafalko, salesiano. A don Gatti e a don Gallazzi va il più vivo ringraziamento per il ministero compiuto nel plesso delle parrocchie presenti nell’Unità Pastorale delle Alfonsine, ad eccezione di quella di Santa Maria in Rossetta.

L’entrata e la presa di possesso da parte di don Massimo, proveniente dalla parrocchia di santo Stefano nella Concattedrale di Modigliana, si collocano in un particolare momento storico della vita civile ed ecclesiale. Da una parte si sta lentamente uscendo da un periodo di pandemia che ha condizionato le attività delle nostre parrocchie; dall’altra si sta entrando in un cammino sinodale che ci impegnerà a crescere nell’essere comunità cristiana, muovendoci in sinergia e secondo corresponsabilità. Mentre speriamo che il periodo della pandemia termini al più presto possibile, dobbiamo invece pensare che il camminare tutti insieme, sia una condizione necessaria di vita e un tratto distintivo d’essere per le varie parrocchie, per tutti i credenti e per i gruppi e associazioni che le compongono.

La situazione delle comunità cristiane non è più quella degli anni trascorsi. Se c’era un parroco stabile per ogni comunità (a Santa Maria, al Ss. Cuore di Gesù, alla Madonna del Bosco, a San Giuseppe in Fiumazzo, a San Lorenzo al Taglio Corelli) ora il parroco e il vicario parrocchiale sono stabili a Santa Maria. È da qui che irradiano la loro attività pastorale, recandosi presso le varie comunità, per la santa Messa domenicale o le feste dei vari patroni, per le esequie o per altre necessità. La catechesi si svolge in luoghi facilmente accessibili. La Caritas e l’Oratorio, ma anche l’Agesci, servono le varie comunità senza confini parrocchiali.

La diminuzione dei presbiteri stabili o presenti solo alla domenica o saltuariamente non favorisce più un incontro profondo con gli abitanti, giovani ed anziani. Pertanto, là ove il parroco o il vicario non risiedono, per mantenere viva la comunità, bisognerà che siano potenziati i gruppi di persone già esistenti in loco o che siano costituiti ex novo dei gruppi ministeriali. Tali Gruppi ministeriali, come un insieme ristretto di persone che partecipa all’esercizio della cura pastorale di una parrocchia o della unità/zona pastorale, sono corresponsabili con il parroco, moderatore o no, e fanno capo a lui.[1]

L’équipe o gruppo ministeriale permette alla singola comunità di continuare ad essere artefice della missione della Chiesa nel territorio parrocchiale, localizzandosi e generando alla vita della fede. In tale gruppo sono previste figure ministeriali diverse: ordinati, lettori, accoliti (ministeri istituiti), consacrati, fedeli laici, coppie di sposi, giovani. Con i loro ministeri possono garantire l’annuncio, la preghiera, il culto, la carità, la formazione. Al presbitero, parroco o vicario, rimane la responsabilità piena sulla pastorale, anche se, come già accennato, non è in grado di fare tutto personalmente. I membri del gruppo ministeriale, che non si definiscono a tavolino, ma vengono cooptati sul campo di quanto una comunità ha bisogno, previo momento formativo, ricevono una nomina (mandato) dal vescovo diocesano per un determinato servizio. Il parroco cercherà di essere presente il più possibile nelle varie comunità parrocchiali, e tuttavia sarà meno l’uomo del fare e dell’intervento diretto e più l’uomo che presiede allo «spezzare del pane», all’evangelizzazione, alla comunione, alla formazione, alla carità. Egli concentrerà le sue energie sulla celebrazione eucaristica, sul ministero della riconciliazione, sulla formazione dei catechisti di fanciulli, ragazzi, giovani, famiglie, e dei ministri della Parola, piuttosto che accollarsi direttamente tutta la catechesi, la carità, l’assistenza agli ammalati, per quanto alcuni contatti diretti, come già accennato, non potranno mancare.

Rispetto a questa nuova situazione nell’Unità pastorale, si dovrà vivere una reale sinodalità delle comunità parrocchiali, alla luce non tanto della collaborazione quanto della comunione e della corresponsabilità tra le varie componenti ecclesiali in vista dell’evangelizzazione e dell’educazione alla fede. Il che deve portare alla ridefinizione dei ruoli: i laici, da collaboratori dei sacerdoti, in forza del loro battesimo saranno riconosciuti come corresponsabili dell’essere e dell’agire missionario della Chiesa. Il che non significa creare confusione di responsabilità nelle comunità. Ognuno mantiene le proprie specificità di ministero.

Tutto ciò richiede un particolare impegno nella formazione teologica sulla sinodalità della comunità ecclesiale.

Le équipe ministeriali non sono, evidentemente, la soluzione definitiva dei problemi pastorali. Sono uno strumento per l’oggi, che va periodicamente verificato quanto ai tempi, alla disponibilità delle persone, all’aggiornamento. Ciò che, in ultima analisi, conta è che abbiamo una fede salda in Gesù Cristo, e che viviamo nella comunione con Lui e tra di noi. Camminiamo insieme nell’evangelizzazione, non per affermare noi stessi, ma per donare Cristo. Mentre si vive nella comunità cristiana va vinta la pretesa di dominarne gli spazi. Nessuno deve sentirsi padrone, bensì servo. Non ci devono essere conflitti o contrapposizioni. Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore fraterno. La Beata Vergine Maria ci protegga.

                                         + Mario Toso

[1] La costituzione di gruppi ministeriali è prevista nel can. 517, paragrafo 2: «Nel caso che il Vescovo diocesano, a motivo della scarsità di sacerdoti, abbia giudicato di dover affidare ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia, costituisca un sacerdote il quale, con la potestà e le facoltà di parroco, sia il moderatore della cura pastorale».