Faenza, Seminario diocesano, 19 settembre 2022.
Innanzitutto, un caloroso e paterno benvenuto a questa sera, tanto attesa ed amata. È ormai divenuta un momento simbolo per la nostra Diocesi. Con la sua ricca partecipazione offre la chiara immagine di una Chiesa che è popolo – un popolo numeroso – posto al servizio della catechesi. Credo che il titolo dato quest’anno alla «tre sere», e cioè «annunciare donandosi», sia quanto mai significativo e pregnante. Non solo perché la tre sere è incastonata nel dinamismo del cammino sinodale, che dice la realtà pellegrinante della comunità cristiana, tutta intera, mentre si muove nel tempo e nel territorio, per annunciare l’Amore del Padre, del Figlio e dello Spirito santo a tutti gli uomini. Ma soprattutto perché dice bene ciò che viviamo sia come singoli sia come comunità: dimoriamo e viviamo in Gesù Cristo come persone in comunione con l’inviato dal Padre. Mentre accogliamo, celebriamo il Verbo che si fa carne, siamo da Lui stesso, il missionario per eccellenza, mandati ad annunciare l’Amore di Dio uno e trino. Un tale Amore ci compagina, ci struttura e ci invia. Il mandato di annunciatori della Parola prende vita e senso, in particolare, nel memoriale della sua incarnazione, morte e risurrezione. Quanto detto vuole ricordare l’essenza del catechista e la sua missione: ogni catechista, mentre nell’Eucaristia sperimenta l’Amore di Cristo, diviene un cuore innamorato ed amante. Mentre vive un tale Amore si sente sollecitato a comunicarlo a tutti.
I nostri giovani non solo proclamano la loro fede, ma la vivono e la testimoniano quando entrano in pieno nell’esperienza di fede del memoriale dell’Eucaristia. Proprio questo stiamo riscoprendo durante il nostro cammino sinodale. Se non «innamoriamo» i giovani e le persone di Gesù sino ad aprirli all’amore perseverante di Lui, che si fa cibo e bevanda per noi nell’Eucaristia, difficilmente la loro fede diventerà adulta, difficilmente la loro vita entrerà in sintonia con i sentimenti del Signore, difficilmente educheremo i nostri credenti a partecipare alla nuova creazione iniziata da Gesù Cristo con la sua incarnazione. Quello che in sostanza desidero dirvi questa sera è che per essere bravi catechisti, per fare bene gli educatori alla fede si deve sempre tenere come punto di riferimento – punto di partenza e punto di arrivo di una catechesi che fa vivere la comunione con Gesù Cristo – il memoriale della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Se i catechisti, se i credenti ai quali ci rivolgiamo non faranno sì che la loro esistenza sia un’Eucaristia con Gesù, in Gesù, per Gesù il Signore, non li faremo diventare cristiani, veri testimoni. Essi non diverranno abitazione della presenza di Gesù, non si faranno tempio della sua stessa vita.
Chi partecipa all’Eucaristia (alla frazione del pane) è sollecitato a farsi Eucaristia, a farsi dono. L’Eucaristia, atto di Pasqua, presenza reale permanente di Cristo, accompagna il popolo di Dio nella storia affinché costruisca il Regno di Dio. Sollecita i credenti ad annunciare Cristo donandosi, ad essere come Lui buoni samaritani nella custodia e nella cura della vita dell’umanità e del creato.
Auguro a tutti una buona partecipazione.
+ Mario Toso