Presentazione della Enciclica Laudato Sì all’Istituto Veritas Splendor di Bologna

30-01-2016
  1. Ecologia integrale: l’originalità dell’apporto della Chiesa alla soluzione della crisi ecologica

Considerando l’impatto dell’enciclica Laudato sì’ è stato giustamente sottolineato come essa abbia portato, in seno all’Expo di Milano e alla Conferenza sul clima di Parigi, un’attenzione particolare per gli aspetti antropologici ed etici, oltre che religiosi e culturali. Ciò ha aiutato a non appiattirsi solo sugli aspetti tecnici, statistici, consensuali, indispensabili sì ma insufficienti rispetto alla soluzione della crisi ecologica contemporanea. La peculiarità dell’apporto è stata individuata specialmente nella coniazione della «categoria» dell’ecologia integrale. Un’espressione che non pare rintracciabile in nessun documento ufficiale delle Nazioni Unite o di altre Istituzioni internazionali laiche. A ben considerare, infatti, si tratta di un concetto derivante da premesse teologiche, antropologiche ed etiche, tipiche del contesto di fede del cristianesimo. L’ecologia integrale trascende il tema meramente ambientale e lo vede connesso con l’ecologia umana. Esprime l’inseparabilità tra persona e creato, tra società e natura, tra crisi sociale e crisi ambientale. Obbliga a ricercare soluzioni integrali corrispondentemente alle interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali e culturali. Come l’analisi dei problemi ambientali è indisgiungibile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, analogamente lo è la soluzione di essi. L’ecologia integrale, che può essere considerata il primo principio morale nel campo dell’impegno della cura della casa comune – esplicitazione del primo principio del compimento umano in Dio – è basilare per il discernimento, per ogni momento costitutivo di esso: vedere, giudicare, agire e celebrare. Senza di esso, non è possibile una corretta analisi dei problemi e tantomeno una terapia adeguata. E, nemmeno, sono possibili un’educazione e una spiritualità commisurate alla multidimensionalità della questione ecologica. Il concetto di ecologia integrale scaturisce da un approccio conoscitivo che consente di accedere alle dimensioni teologiche, metafisiche, oltre che etiche, della realtà, imprescindibili per leggerla, interpretarla e trasformarla.

  1. Motivazioni alte per l’impegno della cura della casa comune all’interno di un movimento ecologico globale

L’individuazione del nuovo parametro etico dell’ecologia integrale, risponde, tra l’altro, alla necessità di sopperire alla scarsità, rilevata dal pontefice, dei mezzi conoscitivi, interpretativi, trasformativi a disposizione. Tra gli obiettivi dell’enciclica Laudato sì’ vi è quello di concorrere a formare un movimento ecologico globale, composto da credenti e non credenti. In vista di ciò, papa Francesco non rinuncia a fare appello alle convinzioni di fede che, a prima vista, potrebbero sembrare un ostacolo per il dialogo universale. A fronte della complessità della crisi ecologica e della carenza di una cultura adeguata per conoscerla è necessario ricorrere, oltre ad altri saperi, alla fede. I contenuti di questa non si pongono, come molti pensano, nell’ambito dell’irrazionalità, e tantomeno della subcultura, bensì sul piano del superrazionale e del razionale. Proprio ponendosi su quest’ultimo piano è possibile instaurare un dialogo e collaborazioni con i non credenti, anch’essi dotati della capacità di conoscere il vero e il bene. Le convinzioni di fede offfrono ai cristiani motivazioni alte per prendersi cura della casa comune. Questo compito, precisa papa Francesco, è «parte della loro fede» (n. 64). Detto altrimenti, i cristiani entrano nel dialogo e nella collaborazione globali consci di essere strutturati secondo una chiamata, una vocazione, ovvero una missione rispetto alla cura della casa comune, che va vissuta in Cristo, venuto a ricapitolare in sé tutte le cose, quelle della terra e quelle del cielo. Si tratta di aspetti della esistenza cristiana non sempre messi adeguatamente in luce nelle omelie, nella catechesi, nei vari itinerari di formazione nelle associazioni e nei movimenti cattolici o di ispirazione cristiana. Dopo la promulgazione dell’enciclica non vi potranno più essere scusanti per la suddetta negligenza. All’impegno della cura della casa comune corrisponde, coerentemente, l’urgenza di una conversione ecologica. Vi sono peccati contro la creazione e le persone, colpite da mali inguaribili, perché vivono in aree fortemente inquinate, come la Terra dei fuochi. Specie in quest’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, in cui si è chiamati a vivere la grazia della riconciliazione con Dio, il prossimo e l’ambiente, siamo chiamati ad aggiornare – non paia una banalità – i formulari per l’esame di coscienza proprio in riferimento ai peccati contro la creazione e l’umanità.

  1. Educazione alla cittadinanza ecologica

Un altro aspetto peculiare dell’enciclica è l’insistenza del pontefice relativamente alla necessità di educare alla cittadinanza ecologica, specie in un contesto in cui le Istituzioni internazionali e le autorità nazionali non compiano il loro dovere nei confronti della promozione dell’ecologia integrale. L’educazione alla cittadinanza ecologica rimane spesso l’ultima spiaggia e il punto archimedico su cui far leva per mobilitare le coscienze, per creare movimenti popolari che facciano pressione presso le autorità internazionali e nazionali non raramente asservite a criteri di massimizzazione del profitto e alla logica del mantenimento del potere. La società civile, prima responsabile della salvaguardia dell’ambiente, deve obbligare governanti e governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Detto altrimenti, con riferimento alla realizzazione di un’ecologia integrale, papa Francesco sollecita una democrazia dal basso, partecipativa, che fa leva sulle comunità locali, sulla forza che possono esprimere le azioni condivise di un «popolo». La società civile può e deve esercitare il proprio primato sulla politica. Una società sana, matura e sovrana, impone limiti cautelativi attinenti alle previsioni, invocando regolamenti adeguati e vigilanza sull’applicazione delle norme, lotta alla corruzione, azioni di controllo operativo sull’emergenza di effetti non desiderati dei processi produttivi, e interventi opportuni di fronte a rischi indeterminati o potenziali. Ciò equivale, da parte della società civile, a promuovere e a vivere una cittadinanza attiva con riferimento all’ecologia integrale. Indipendentemente dal fatto che abbiano o meno responsabilità di governo, i cittadini sono chiamati a diventare protagonisti del cambiamento di cui la terra ha bisogno. Non bisogna perdere la speranza e rassegnarsi. Gli esseri umani, capaci di estremo degrado, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene, a rigenerarsi (cf n. 205), ad ammirare il bello, ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Non esistono sistemi sociali e culturali che annullino completamente l’apertura al vero, al bene e alla bellezza. Per questo, è possibile risalire la china, impiantare una nuova cultura, mobilitare le coscienze, formare movimenti di consumatori che si rifiutino di acquistare determinati prodotti, diventando così, con l’oculato uso del loro portafoglio, decisori del destino di certe imprese che puntano solo al profitto e non rispettano né l’ambiente né i lavoratori. Formando la responsabilità dei consumatori, si riuscirà ad incidere sulle decisioni politiche e sull’economia (cf n. 206).

+ Mario Toso

Vescovo di Faenza-Modigliana