OMELIA per l’INAUGURAZIONE della nuova CASA DEL CLERO

25-06-2016

Autorità religiose, civili e militari,

Cari fratelli e sorelle,

inauguriamo oggi la Nuova casa del clero della Diocesi di Faenza-Modigliana. Finalmente giunge a termine un progetto elaborato più di dieci anni fa. E così i sacerdoti anziani possono trovare una casa ove essere accolti e continuare, in altro modo, la loro presenza nel presbiterio e nella comunità cristiana. Mettere a disposizione questa casa è uno dei segni di misericordia che la nostra Diocesi di Faenza-Modigliana ha desiderato porre in quest’anno giubilare.

La sequela di Cristo, mentre si è pellegrini verso la nuova Gerusalemme, suscita il desiderio ardente della sua casa, per dimorare sempre con Lui. Come ci ha detto il brano del Vangelo secondo Giovanni è proprio dei discepoli cercare di abitare con il Maestro (cf Gv 1, 35-42).

Per i nostri fratelli vescovi e presbiteri, ma non solo, che entreranno in questa casa, continuerà l’ascolto della Parola, l’invocazione nella preghiera, l’anelito alla piena comunione con il Sommo Sacerdote, la missione apostolica.

Diffonderanno il profumo di Cristo, pregustando la felicità promessa dal Padre agli operai che lavorano nella sua messe.

Questa nuova casa del clero sarà famiglia, esperienza di fraternità, dimora della carità, luogo di incontro, di formazione permanente, di riposo un po’ in disparte, di contemplazione del Cristo presente nelle nostre fragili esistenze, degne della più grande tenerezza, bisognose di essere accarezzate con le mani di Dio, attraverso quelle dei fratelli e delle sorelle. Visitandoli, condividendo momenti di cammino dei nostri sacerdoti anziani impareremo l’umiltà, la pazienza nella malattia (senectus ipsa est morbus, dicevano gli antichi), l’affidamento al Signore e ai nostri simili, per essere accolti e curati. Quanto abbiamo bisogno di Dio in ogni stagione della nostra esistenza! Quanto abbiamo bisogno dei nostri fratelli e delle nostre sorelle per ricevere il loro aiuto. È un mistero profondo. Avanzando in età, gradualmente, siamo indotti a consegnarci, «svestiti» della nostra autosufficienza e del nostro orgoglio, all’affetto e alle braccia di una umanità fraterna, al servizio altrui, sino ad essere accolti in quelle di Dio. Attraverso la presenza nella casa del clero sperimenteremo l’essere condotti da altri, portati per mano. Veniamo da Dio e dall’umanità. Ritorniamo verso di loro per la grande trasfigurazione.

Ringraziamo Dio perché ci ha aiutati sin qui, rendendoci capaci di innalzare istituzioni come questa, segno della sua Misericordia, un prodigio per certi aspetti, frutto dell’attenzione d’amore da parte di tanti: benefattori, maestranze, direttori dei lavori, ingegneri, consulenti, responsabili della comunità cristiana e della società civile. Il bene compiuto non andrà perduto. Ci accompagnerà sempre, anche se non sbandierato e reclamizzato, quale testimonianza dell’amore a Dio e al prossimo. Grazie a tutti.