OMELIA per la XIII domenica del Tempo Ordinario C – Le esigenze del discepolato

Pieve di Bagnacavallo - 26 giugno 2016
26-06-2016

Nella XIII Domenica del tempo ordinario le letture ci presentano i tratti della vita di coloro che desiderano diventare discepoli di Gesù Cristo. È in particolare il Vangelo di Luca (cf Lc 9, 51-62) che si ferma a presentarli. I discepoli di Cristo devono, innanzitutto, essere liberi dai pregiudizi, da visioni antiquate o troppo terrene del Messia. Egli non viene ad instaurare un regno umano con la violenza. Porta una nuova visione delle cose e del Regno di Dio. Questo non si fonda sulla forza, sulla costrizione, bensì sulla libertà. A fronte dei suoi discepoli che vorrebbero annientare i Samaritani che rifiutano Gesù Cristo risponde rimproverandoli, difendendo la libertà di chi non la pensa come Lui. La logica umana dice: i nemici si combattono e si eliminano. Gesù, invece, vuole eliminare il concetto stesso di nemico. Il nemico non va distrutto, bensì si deve rispettarlo. Gesù non cova risentimenti.

Dopo il rimprovero di Gesù rivolto ai suoi discepoli, l’evangelista presenta altre condizioni per seguire Gesù riferendosi a tre episodi di tre nuovi discepoli. Per cogliere, però, lo spessore delle esigenze del discepolato, occorre tener presente il parametro che è Gesù: incamminato verso Gerusalemme, rifiutato da tutti, deciso ad affrontare la prova suprema della morte confidando nel Padre. Chi vuol seguire Cristo deve essere cosciente del fatto che il Maestro crea un mondo più libero e più ricco di amore mediante l’accettazione della morte. Come afferma la Lettera di san Paolo apostolo ai Galati, i discepoli di Cristo sono chiamati a libertà lasciandosi guidare dallo Spirito (cf Gal 5, 1.13-18), che aiuta a vincere le divisioni, ad amarsi, a non «sbranarsi» e a non «divorarsi».

Con la metafora delle volpi che hanno tane e gli uccelli hanno nidi, mentre il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo, Gesù intende sottolineare che il suo stile di vita è quello del profugo e del ramingo, uno stile peggiore di quello degli animali selvatici. È rifiutato dai suoi paesani, dai samaritani. Non che Egli non abbia la casa di amici ove fermarsi e riposare. Gesù vive nell’insicurezza, in una situazione precaria, senza alleanze e protezioni che contano, minacciato dal potere religioso e politico che lo vuole eliminare.

Chi vuol essere discepolo di Cristo deve sapere che condividerà il suo destino. Non vivrà al sicuro e in pace nel proprio «nido». La sua vita sarà caratterizzata dalla «fatica» tipica di chi apre strade nuove. Vivrà la beatitudine degli oppositori che smontano il perbenismo e i luoghi comuni, per seminarvi una vita nuova, il futuro.

Nella seconda scena di discepolato, a chi si trincera dietro l’obbligo di assistere il padre vecchio e di provvedere alla sua sepoltura – secondo la legge ebraica, il figlio primogenito ha l’obbligo di provvedere alla sepoltura del padre -, Gesù risponde in maniera apparentemente dura: lascia che i morti seppelliscano i loro morti; la risposta non è per contestare gli affetti umani, ma per chiarire un impegno primario: tu va e annuncia il Regno di Dio. Tu fa cose nuove. Annuncia che la morte è vinta e che i morti risorgono (cf Lc 7,22).

Nell’ultima scena, come nella prima, Gesù risponde a un’altra domanda di sequela. Propone, ancora una volta, dedizione incondizionata al compito di annunciare il Regno di Dio senza ripensamenti nostalgici e remore. Occorre rompere con gli errori del passato, non voltarsi indietro ma guardare avanti, impegnarsi a costruire decisamente il futuro, con coraggio. Il discepolo è persona positiva che guarda al bene presente nel mondo e con l’aiuto del Signore lo porta a compimento.

Il discepolo cura, in definitiva, la fedeltà a Gesù, cerca di superare le tentazioni della defezione, vive nella coerenza.