OMELIA per le ESEQUIE di Mons. ROMANO RICCI

Faenza - Basilica Cattedrale, 23 settembre 2013
23-09-2013


‘Venite, Santi di Dio, accorrete Angeli del Signore, accogliete la mia anima e presentatela al trono di Dio.


Mi accolga Cristo che mi ha chiamato alla vita cristiana e al sacerdozio.


Mi accolga Maria nel Paradiso, S. Savino e San Francesco’.


Così ha iniziato il suo testamento spirituale don Romano, al quale stiamo dando il saluto cristiano con questa Eucaristia.


La parola di Dio ci aiuta a vedere nella fede la vicenda umana di don Romano e la sua conclusione troppo rapida, che ha lasciato sgomenti tutti coloro che lo conoscono, a cominciare dai suoi familiari e da tutta la nostra Chiesa.


Questo non è il momento degli elogi, ma della preghiera, perché, come lui ci ha suggerito, gli Angeli e i Santi lo accolgano e lo presentino al Padre della misericordia, insieme a Maria nel Paradiso.


‘Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore’. Don Romano ha voluto ricordare le due chiamate avute dal Signore: alla vita cristiana e al sacerdozio. Possiamo dire che si tratta di una appartenenza a Cristo fin dall’inizio della sua vita terrena (fu battezzato il giorno stesso della nascita), consolidata dalla consacrazione al ministero presbiterale. È in questo servizio, svolto in varie parrocchie della Diocesi che don Romano si è fatto conoscere e amare, in particolare come parroco a Sarna, a S. Savino e a S. Andrea, e negli ultimi dieci anni come confessore in Duomo.


‘Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi’. Noi avremmo voluto che don Romano potesse vivere ancora, nonostante l’infermità che da tempo lo affliggeva: la nostra Chiesa aveva ancora bisogno di lui. E il Signore ha voluto dargli la vita che più non muore, liberandolo dalla fatica che stava avvertendo sempre più pesante.


‘Se noi viviamo, viviamo per il Signore’. Don Romano è vissuto per il Signore, per la sua Chiesa e per le anime che il Signore gli ha affidato attraverso il sacramento della penitenza. Saranno tante le persone che si sono sentite spiritualmente orfane in questi giorni con la scomparsa di questo sacerdote mite e generoso, sempre pronto ad ascoltare e a distribuire il perdono nel nome di Dio.


Don Romano ha amato questa Chiesa nei suoi sacerdoti, che andava a visitare quando erano ammalati o anziani; l’ha amata nei giovani seminaristi: quanto ha pregato per le vocazioni al presbiterato;  l’ha amata nella sua storia di cui era un conoscitore affezionato; l’ha amata nei suoi tesori d’arte, di cui si può dire che sapeva tutto. Partecipava volentieri alle liturgie nella Cattedrale, cuore e segno della Chiesa diocesana; ha curato la devozione alla Madonna delle Grazie, anche come Cappellano dell’Arciconfraternita.


‘Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato’. Questa preghiera del Signore ci dà coraggio nel pregare per la pace eterna di don Romano. Gesù stesso ha pregato per lui; e noi con questa Eucaristia ci uniamo alla preghiera del Signore e gli chiediamo che prenda con sé questo suo servo umile e buono, che lo ha seguito fin sulla croce, per seguirlo poi nella gloria. Nell’Eucaristia presentiamo la vita e la morte di don Romano, le gioie e i dolori, il suo ministero presbiterale, il suo amore per l’arte e per tutto ciò che è bello; offriamo anche il dolore per la sua scomparsa da parte dei suoi cari, dei sacerdoti, di coloro che a lui si rivolgevano per il conforto e per il perdono di Dio.


Ha chiesto di essere ricordato nella preghiera e ha concluso il testamento spirituale con queste parole: ‘Vi saluto tutti, grazie, arrivederci in Paradiso’.