Omelia per l’anniversario dell’eccidio di Casale di Brisighella

05-08-2018

Autorità civili e militari, cari fratelli e sorelle,

nel primo brano della Parola di Dio, tratto dal Libro dell’Esodo (Es 16, 2-4.12-15), il Signore assicura a Israele, uscito dalla schiavitù d’Egitto, cibo in abbondanza, perché possa vivere secondo la legge. Si tratta di pane che piove dal cielo, un cibo che è dato da Dio, che prefigura un altro pane, Gesù stesso, il cibo che Dio darà all’umanità per consentirle di non essere moralmente vecchia, bensì nuova (cf Ef 4, 17.20-24). Ossia un’umanità rinnovata nel cuore, nella capacità di bene. Proprio in questa luce, San Paolo, sollecita i credenti ad accogliere la verità che è in Gesù, per abbandonare la vecchia condotta e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Gesù, come ci racconta il Vangelo di Giovanni, letteralmente inseguito dalla gente, così smaschera le loro intenzioni e, nello stesso tempo, li educa: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Gv 6,24 e ss.). È a questo punto che si instaura un dialogo serrato tra Gesù Cristo e la folla. L’opera di Dio che dovete compiere, afferma Gesù, è che crediate in colui che egli ha mandato. Dio vi dà il vero pane del cielo. È un pane diverso da quello comune, che è il pane materiale. È un pane speciale, che discende dal cielo e dà la vita in pienezza al mondo. Allora gli domandarono: «Signore dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

È a fronte di queste parole dirette e uniche di Gesù che oggi facciamo la commemorazione dei martiri di Casale. Siamo qui per pregare per loro e per i loro famigliari. Sull’eccidio abbiamo ora a disposizione il libro del valido giornalista Claudio Visani, originario di Brisighella, che finalmente, mediante testimonianze chiave, illumina il dinamismo di quella triste ed efferata vicenda ( cf C. VISANI, L’eccidio dei martiri senza nome. La strage dimenticata di Casale di Brisighella: storia, testimonianze e verità nascoste, Pendragon, Bologna 2018). I capi del fascio locale avevano indicato cinque «traditori» eccellenti da fucilare. Davanti al plotone di esecuzione finiscono, invece, cinque giovani detenuti nel carcere delle SS di Forlì, senz’altro estranei ai fatti dell’attentato partigiano avvenuto sulla statale “Brisighellese”, non lontano da questo luogo. Ma siamo qui non solo per ricordare, per ricostruire esattamente i fatti, ma anche per guardare in avanti e impegnarci a costruire un futuro di speranza e di pace per le nostre famiglie, per le nostre contrade, per la nostra Nazione e per il mondo intero. Solo se ci nutriamo del pane singolarissimo che è Gesù Cristo, Principe della Pace, potremo essere non solo predicatori bensì costruttori coraggiosi di pace. Lui, il Figlio di Dio e il Salvatore, incarnandosi in ciascuno di noi, ci affratella, ci dona la sua forza di amare, ci accomuna in un compito di trasfigurazione dell’umanità, delle famiglie e della società. Abbiamo bisogno di nuove generazioni che credano nella pace e la costruiscano, giorno dopo giorno, artigianalmente, ossia con i piccoli gesti del vivere quotidiano, che rispetta la sacralità della vita – dal suo sorgere sino alla fine – e non la viola per odio, per vendetta, per rappresaglia, per egoismo. La guerra, anche quella legittima, per la difesa da ingiuste aggressioni, alla fine dei conti, si rivela, in un modo o nell’altro, un danno per le persone e le famiglie, per le Nazioni coinvolte. Finisce per essere causa di distruzioni e di morti ingiuste, di grandi e piccini. Non ci rimane che percorrere, allora, con determinazione, le vie della verità, della libertà responsabile, della giustizia e della solidarietà, del disarmo nucleare, graduale, integrale, per quanto possibile nella nostra condizione umana. Preghiamo perché non vi siano mai aggressori violenti e prepotenti, perché non vi siano, dunque, nemmeno guerre di necessaria difesa da gruppi o popoli criminali. Ciò che oggi consente, da parte della Chiesa, di dichiarare inammissibile la pena di morte, perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona – papa Francesco ha recentemente dichiarato la pena di morte inammissibile, cambiando la formulazione del Catechismo al punto 2267 -, trova una qualche corrispondenza nell’affermazione di san Giovanni XXIII che la guerra totale, data l’odierna distruttività delle armi, è da considerarsi assurda, irrazionale. Ma perché la guerra sia davvero bandita e sia considerata da tutti un’inutile strage, dobbiamo lavorare molto, specie sul piano spirituale e delle relazioni. La pace è frutto di un cuore nuovo. Siamo chiamati a convertire i nostri cuori, a costruire istituzioni e stili di vita orientati alla pace. La pace è possibile, grazie soprattutto al dono dello Spirito d’amore di Cristo e di Dio. Viviamo Cristo, cibandoci di Lui. Egli, in questa Eucaristia, ci comunica la sua irriducibile volontà di pace e di giustizia.