Omelia per la Santa Messa di ringraziamento

Faenza, cattedrale 31 dicembre 2018
31-12-2018
Cari fratelli e sorelle, alla luce della Parola di Dio, in particolare della Lettera di san Paolo apostolo ai Galati (cf Gal 4, 4-7), alla fine di un anno e all’inizio di uno nuovo, siamo invitati a ringraziare Dio perché ci ha aiutati ad incarnare in noi la  figliolanza del Figlio, perché siamo sicuri che non cesserà di mandare nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio anche nel prossimo anno solare.

Alla chiusura di un anno si è soliti innalzare a Dio un Te Deum di ringraziamento. Con ciò si vuole riconoscere la presenza amorevole di Dio negli avvenimenti della nostra storia. Con il Te Deum è tutto il popolo cristiano che innalza e fa sentire il suo canto di lode, unendosi agli Angeli, ai Profeti e a tutta la creazione. Infatti, la salvezza che Dio realizza è per tutti, compreso il cosmo.

Viene spontaneo ringraziare Dio, perché, quale Chiesa intera, nonostante infedeltà, difficoltà, stanchezze, l’uccisione di migliaia di cristiani, di decine di sacerdoti e suore missionari, il primo annuncio è risuonato in molti luoghi: «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti».

Ma Dio va anche ringraziato perché nella catechesi, seppur non sempre incisiva ed estesa agli adulti, la formazione cristiana è stata guidata dall’obiettivo di far capire che credere in Gesù Cristo, vivere Lui, è una cosa bella, capace di colmare la vita di nuovo splendore e di una gioia profonda.

Sentiamo, poi, il bisogno di ringraziare Dio per il Sinodo dei giovani che ha coinvolto tutta la Chiesa che è in Faenza-Modigliana. Il suo compiersi ha smosso il cuore di molti giovani e già si possono scorgere i germogli di una Chiesa che si rinnova e si impianta radicandosi nella vita delle nuove generazioni.

L’accompagnamento dei processi innescati per la preparazione, la stessa celebrazione del Sinodo hanno sollecitato anche gli adulti ad intraprendere una nuova tappa nell’annuncio, a partire dall’ascolto dei giovani.

Ringraziamo Dio, inoltre, perché con il nuovo anno pastorale, iniziato nello scorso mese di settembre, ci siamo messi in marcia per vivere assieme il mistero del Verbo che si fa carne, ossia come popolo intero: popolo che accoglie la vita divina che viene in noi, tra noi, e la diffonde imprimendola sempre più nelle nostre vite, nelle leggi e nelle istituzioni. La Parola non va solo ascoltata, ma anche celebrata e, soprattutto, annunciata e testimoniata. Solo così cambia i cuori, le mentalità, trasfigura l’umanità e le culture, compresa la politica. Solo così fa albeggiare una nuova creazione, carica di speranza per tutti.

Un grazie al Signore va rivolto per le nuove vite con cui ha arricchito la popolazione del nostro territorio, ed anche per i nostri Seminaristi e i giovani Propedeuti, la cui giovinezza, gioiosa nell’impegno e nel dono, riempie i nostri cuori di motivi di riconoscenza al Padre, che continua ad inviare operai nella sua messe.

Ci sentiamo confortati perché la presenza di Dio suscita propositi di bene, nuovi progetti di accoglienza, come quello diurno che sarà allestito negli ambienti attigui alla Chiesa di san Domenico in Faenza dalla Caritas diocesana.

Siamo, peraltro, addolorati, perché nel mondo allignano troppe guerre, divisioni, diseguaglianze, ma anche le piaghe della fame e della povertà; perché non si è ancora provveduto a riformare profondamente l’attuale sistema monetario e finanziario mondiale; perché troppi bambini sono stroncati sul nascere e continua per il nostro Paese l’inverno demografico, come anche la disoccupazione specie per i giovani, ma non solo; perché, pur non essendo pochi i Paesi che hanno sottoscritto, in questo dicembre 2018, a Marrakech, il Compact Global con riferimento ai rifugiati e ai migranti, poco si sta facendo sul piano politico tra gli Stati in vista di un’accoglienza, protezione, integrazione sicure, legali, rispettose dei diritti e doveri di tutti, proporzionate alle reali disponibilità dei Paesi ospitanti; perché, a fronte di problemi cruciali, prevalgono la retorica, ideologie distorte circa l’identità delle Nazioni e la partecipazione deliberativa dei popoli. E potremmo continuare nell’elenco dei nostri mali.

Eccoci, dunque, Signore davanti a Te, con i nostri slanci di bene, ma anche con le nostre cadute. Spesso siamo affaticati, anche perché, sebbene parliamo di fraternità e di camminare insieme, in realtà inseguiamo i nostri piccoli punti di vista con caparbietà quasi indomabile. E così, ci troviamo dispersi, disarticolati, incapaci di comunicazione e di comunione, di considerarci entro un futuro comune. Investiamo più energie su quello che ci divide e sulla riuscita dei nostri «io», anziché sull’unità e sulla forza del «noi», dell’essere comunità.

Trovandoci con poco da offrirti, accogli il dono del nostro piccolo cuore, perché tu possa colmare la sua sete di infinito, di Te. Conservaci nel tuo Amore pieno di Verità. Effondi mille volte il tuo Spirito. Donaci un futuro pieno di un incontenibile amore per Te, per la vita. Che la pace sia servita da una buona politica, come ci propone il Messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2019.

La Beata Vergine delle Grazie ci accompagni. Sia nostra Madre e Maestra di pace.

+ Mario Toso