OMELIA per la FESTA DEI SANTI ARCANGELI

Bagnacavallo, Chiesa Collegiata di San Michele - 29 settembre 2015
29-09-2015
Cari fratelli e sorelle,
oggi celebriamo e onoriamo gli Arcangeli che nella Scrittura sono menzionati per nome: Michele anzitutto, che è il patrono di questa comunità, ed anche Gabriele e Raffaele. Alla luce della missione degli arcangeli possiamo comprendere meglio noi stessi e il compito di ciascuno di noi. C’è una corrispondenza tra il nostro ministero nella Chiesa e nel mondo e la missione dell’Angelo.
Ma chi è un Angelo? La Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa, come ci ricordò Benedetto XVI che seguiamo, ci presentano gli angeli attraverso due tratti distintivi. Da una parte, l’Angelo è una creatura che sta davanti a Dio, è orientata con tutto il suo essere verso Dio. Tutti e tre i nomi degli Arcangeli finiscono con la parola “El”, che significa «Dio». Dio è scritto nei loro nomi e nel loro essere. La loro vera natura è l’esistenza in vista di Lui e per Lui. Il secondo tratto è collegato col primo: essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e la terra. Proprio perché sono presso Dio, e lo vedono faccia a faccia, possono anche essere molto vicini all’uomo. Gli Angeli parlano all’uomo in nome di Dio. Parlano agli uomini di ciò che costituisce il loro vero essere, della loro vera identità, di ciò che nella propria vita spesso è dimenticato o sepolto. Invitano a rientrare in se stessi, spronano e incoraggiano. Sollecitano ad accogliere Dio e il suo progetto sulla nostra vita.
Gli angeli, esseri spirituali che vivono per Dio e godono la sua gioia, secondo la Chiesa, ci sono costantemente a fianco per essere, anche noi, totalmente di Dio e partecipi della sua vita. Desiderano per noi – vescovi, consacrati e christifideles laici-,  che diventiamo «angeli» della nostra comunità, angeli gli uni per gli altri: angeli che annunciano Dio, che distolgono da vie sbagliate e che ci invitano ad orientarci sempre di nuovo verso Dio; angeli che pregano e intercedono per i propri fratelli presso Dio.
Tutto ciò diventa ancora più chiaro se guardiamo alle singole figure dei tre Arcangeli la cui festa oggi celebriamo. Michele, ricordato da questa comunità come patrono, lo si incontra soprattutto nel Libro di Daniele, nella Lettera dell’Apostolo san Giuda Taddeo e nell’Apocalisse. Egli svolge due fondamentali compiti. Difende, anzitutto, la causa dell’unicità di Dio contro la persecuzione del drago, il «serpente antico», che tenta l’uomo a mettere se stesso al posto di Dio, perché Dio ostacolerebbe la libertà. In realtà, chi mette in disparte Dio, accantona anche l’uomo. Gli toglie la dignità, quella di Figlio di Dio nel Figlio. L’uomo diventa un prodotto di se stesso, la misura del vero e del bene e con ciò stesso la sua libertà è concepita senza limiti. Compito di Michele è sconfiggere il drago perché ci sia nella vita dell’umanità spazio per Dio. È anche compito dei vescovi e dei credenti, in quanto figli di Dio, e secondo il loro ministero, di far spazio a Dio nel mondo contro le negazioni e di difendere così la grandezza dell’uomo. Chi toglie Dio all’uomo umilia la libertà e la responsabilità delle persone: senza Dio, la libertà perde il  suo riferimento ultimo e non riesce a stabilire una scala nei valori. Proprio su questo desidera farci riflettere il prossimo Convegno nazionale della Chiesa italiana che si terrà a Firenze e che ha come tema In Cristo un nuovo umanesimo. Anche la nostra diocesi vi parteciperà attraverso alcuni rappresentanti che in questo periodo stanno passando nei vari Vicariati per sollecitare la riflessione e la concretizzazione storica di un nuovo umanesimo. La seconda funzione di Michele, secondo la Scrittura, è quella di protettore del Popolo di Dio (cf Dn 10, 21; 12,1). Cari fratelli e sorelle, siamo, allora, sull’esempio di san Michele, «angeli custodi» delle nostre comunità ecclesiali, della «chiesa domestica» che è la famiglia, delle istituzioni cattoliche sempre più deboli, ma di cui abbiamo un estremo bisogno in questa società, sapendole rinnovare e rendere più efficaci nel servizio al Vangelo.
L’Arcangelo Gabriele, tutti noi lo ricordiamo come messaggero dell’incarnazione di Dio (cf Lc 1, 26-38). Egli bussa alla porta di Maria e, per suo tramite, Dio stesso chiede a Maria il suo «sì» alla proposta di diventare la Madre del Redentore. L’incarnazione di Dio, il suo farsi carne deve continuare, mediante la chiesa, i pastori e i fedeli, sino alla fine dei tempi. Tutte le generazioni devono essere riunite in Cristo, in un solo corpo. Cristo ha bisogno di persone che, per così dire, gli mettono a disposizione la propria carne, perché tutto sia ricapitolato in Lui e tutti diventino un solo corpo.
San Raffaele nel libro di Tobia è l’Angelo a cui è affidata la mansione di guarire, secondo due modalità: guarire la comunione disturbata tra uomo e donna, affinché i due tornino a riaccogliersi per sempre; guarire gli occhi ciechi. Sappiamo quanto oggi siamo minacciati dalla cecità. Quanto grande è il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo e con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la luce di Dio. Guarire la cecità per Dio mediante il messaggio della fede e la testimonianza dell’amore, è il servizio di Raffaele affidato giorno per giorno ai credenti, ai sacerdoti e al Vescovo. Così, spontaneamente siamo portati a pensare al Sacramento della Penitenza che, nel senso più profondo della parola, è un sacramento di guarigione. La vera ferita e la vera cecità dell’anima è il peccato.
Siamo, sull’esempio degli Arcangeli, impegnati a sconfiggere il male, a far spazio a Dio nella vita dei nostri fratelli, offrendo la nostra collaborazione all’incarnazione di Cristo, guarendo la cecità per Dio educando alla fede.
In questa Eucaristia ricordiamo il Signor Cesare Tavella cooperante di una ong olandese impegnata in progetti di sviluppo rurale ed alimentazione, barbaramente ucciso nella capitale del Bangladesh, Dacca.