OMELIA per l’ORDINAZIONE PRESBITERALE del diacono MARCO MAZZOTTI, scj

Bagnacavallo, 19 settembre 2015
19-09-2015
Carissimi,
sono lieto di essere qui, questa sera, in questa bella chiesa parrocchiale che assume, per l’occasione, la solennità di una cattedrale, per conferire il sacramento dell’Ordine al caro Marco Mazzotti, figlio spirituale del venerabile P. Dehon e originario di questa terra romagnola, generosa e ricca di fede.
Vorrei rivolgere un particolare saluto a te, caro Marco. Oggi sei al centro dell’attenzione del Popolo di Dio, rappresentato da tutti coloro che gremiscono questa chiesa, riempiendola di preghiera e di canti, di affetto sincero e profondo, di commozione, di gioia umana e spirituale. In questo Popolo, hanno un posto particolare i tuoi genitori e familiari, gli amici e i compagni di studio, i giovani che hai incontrato nelle Opere della tua Congregazione e nei nostri oratori, il tuo P. Provinciale, i tuoi superiori ed educatori dehoniani che ti hanno accompagnato durante gli anni di preparazione al sacerdozio.
Si può dire che tutta la Chiesa è qui rappresentata e questa sera rende grazie a Dio e prega per te insieme ai tuoi confratelli, che ripongono tanta fiducia e speranza nel tuo domani. Dalla freschezza del tuo ministero sacerdotale si aspettano frutti abbondanti di santità e di bene.
Ci sentiamo, allora, tutti invitati ad entrare nel “mistero”, nell’evento di grazia che si sta realizzando in te con l’Ordinazione presbiterale. Lasciamoci illuminare dalla Parola di Dio che è stata appena proclamata.
 
Iniziamo dalla prima lettura, un testo sapienziale che denuncia la congiura perpetrata dal mondo corrotto nei confronti di un uomo  giusto, uno che non si rassegna, che non manda il cervello all’ammasso e la coscienza allo sfacelo. Anche oggi, in un mondo spesso corrotto e fortemente edonistico come il nostro, chi si sforza di formare la propria coscienza per renderla lucida e onesta rappresenta un intralcio che va assolutamente rimosso. La fede è considerata nemica, ostacolo ed impedimento alla piena realizzazione della persona. Non dimentichiamo che proprio nel nostro tempo della libertà conclamata, il gruppo umano più perseguitato è quello dei cristiani, la cui morale appare un argine da abbattere.
In una situazione analoga si è trovato Gesù – siamo al brano del vangelo – quando inizia quel viaggio verso Gerusalemme che avrà come momento culminante la croce. Non si tratta di un cammino trionfale. La sua vita è umile, servizievole, discreta. Sfocia inesorabilmente nella passione, perché è votata all’amore, al dono di sé, al sacrificio fino all’effusione del sangue. Durante il viaggio, Gesù annuncia la sua passione ai suoi discepoli, ma essi non capiscono perché il loro modo di pensare è ancora terribilmente umano e assai poco divino. Questa “dura cervice”, come la chiamava l’Antico Testamento, emerge nella discussione incentrata sulla ricerca dei primi posti. Dobbiamo purtroppo riconoscere che pure oggi il carrierismo è uno dei mali più pericolosi nella comunità dei credenti. Mentre l’uomo fa di tutto per salire e per primeggiare, Gesù si abbassa, discende dal cielo per servire. Lo ha fatto simbolicamente con la lavanda dei piedi, lo fa realmente offrendo tutto il suo sangue sull’altare della croce.
L’Apostolo Giacomo, nella seconda lettura, ci dà modo di pensare seriamente a quanta verità e a quanto bene possono essere seminati in noi, se siamo capaci di accogliere “la sapienza che viene dall’alto” che è un dono di Dio ed è frutto dello Spirito Santo; e quanto, invece, tutto può andare distrutto se si confida in una pseudo-sapienza che è solo frutto della nostra umanità.
Infine il salmo responsoriale fa da cornice alle letture che sono state proclamate. Il salmo esprime bene la preghiera del giusto ingiuriato e condannato; egli confida che il Signore lo salverà e lo renderà vincitore e non lascerà prevalere i suoi nemici. Per questo la liturgia ci ha fatto ripetere: “Il Signore sostiene la mia vita”.
 
Caro Marco, la certezza che il Signore non ci abbandona e che nessun ostacolo potrà impedire la realizzazione del suo universale disegno di salvezza, sia per te motivo di consolazione – anche nelle difficoltà – e di incrollabile speranza. Il Sacramento dell’Ordine che stai per ricevere, ti farà partecipe della stessa missione di Cristo. Sarai chiamato a predicare la Parola di Dio, a celebrare i divini misteri, a dispensare la divina misericordia e a nutrire i fedeli alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue. Per essere suo degno ministro dovrai alimentarti costantemente dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Accostandoti ogni giorno all’altare, scoprirai sempre più la ricchezza e la tenerezza dell’amore di Gesù che oggi ti chiama ad una più intima amicizia con Lui.
Non dimenticare che per essere ministri al servizio del Vangelo è necessaria quella “scienza dell’amore” che si apprende solo nel “cuore a cuore” con Cristo. E’ lui infatti a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per condurre il gregge in nome suo. Proprio per questo non dobbiamo mai allontanarci dalla sorgente dell’Amore che è il suo Cuore trafitto sulla croce.
Il riferimento al Cuore di Gesù ricorda a tutti noi che tu appartieni alla Congregazione dei “Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù”, fondata da P. Dehon con lo scopo di promuovere la devozione al Cuore di Gesù e la diffusione del suo Regno nei cuori e nella società. Non ti mancheranno, quindi, i mezzi necessari per far sì che Gesù divenga il Cuore dei cuori umani e per cooperare efficacemente al misterioso “disegno del Padre” che consiste nel “fare di Cristo il cuore del mondo”.
Saprai, inoltre, imitare il tuo Fondatore lasciandoti conquistare pienamente da Cristo. Questo è stato lo scopo di tutta la sua vita, questa è stata la méta di tutto il suo ministero. Vieni ordinato in prossimità del prossimo Giubileo dedicato alla Misericordia di Dio. Pensa, allora, di essere sacerdote della misericordia di Dio: una misericordia che, come pensa qualche avversario della Chiesa, non è troppo debole per cambiare la società. La misericordia implica e presuppone, invece, la giustizia. Essere sacerdote della misericordia di Dio ti abilita ad essere protagonista di una nuova evangelizzazione del sociale, degno figlio del tuo Fondatore, grande protagonista della Dottrina sociale della Chiesa.
“Ne scelse dodici perché stessero con Lui”. La vita del sacerdote è uno “stare con Lui”, con il Signore. Non dobbiamo lasciarci distrarre dal mondo: noi siamo nel mondo ma non del mondo! Dobbiamo credere di più al potere della grazia che si nutre della preghiera, dello stare con il Signore, cuore a cuore, da soli. Il successo pastorale, infatti, non sta nell’avere attorno uno stuolo di gente che applaude, ma nel fare intravvedere la bellezza di Cristo e il suo fascino, così che la gente ne viva e sia felice. E’ questa la gloria di Dio. A volte il mondo non ti capirà, a volte ti rifiuterà: non avere paura, il Signore è con te e sostiene la tua vita.
Caro Marco, tra poco lo Spirito Santo scenderà su di te e, per il ministero del Vescovo, il sigillo dello Spirito sarà impresso nella tua anima e sarai generato alla grazia del Presbiterato per sempre. La Parola di Dio illumini tutta la tua vita. E quando il peso della croce si farà più pesante, sappi che quella è l’ora più preziosa, l’ora di rinnovare con fede e con amore il tuo “sì, con l’aiuto di Dio lo voglio”.  
 
Ti affido alla Madre di Dio, la Santa Vergine, Madre dei sacerdoti, Aiuto dei cristiani, colei che saprà ogni sera donarti la carezza che cura le ferite, riempie il cuore, dona calore e fiducia. Amen.