[mag 19] Omelia – Anniversario di Nilde Guerra

19-05-2021

San Potito, 19 maggio 2021.

Cari presbiteri, cari fratelli e sorelle, la venerabile Nilde Guerra, che noi oggi veneriamo come fiore  di nuova umanità redenta e cristificata, sbocciato in questa comunità, ci insegna la partecipazione appassionata, indivisa al progetto di Dio, mossi dallo Spirito d’amore che il Padre e il Figlio ci donano. Innamorata di Cristo, conquistata dal Suo Cuore misericordioso, desiderava rispondere con tutta se stessa al suo Amore. Nonostante una salute fragile e l’opposizione del suo papà, aspirava a donarsi a Dio abbracciando il carisma delle Suore del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante. Ardeva, cioè, dal desiderio di sperimentare e di comunicare l’amore di Gesù, non un amore platonico, astratto, ma  sensibile, coinvolgente, che lega l’anima in un vincolo sponsale, vittimale. Per il bene della gente, specie dei suoi, che all’infuori della mamma, al tempo della seconda guerra mondiale, si erano allontanati tutti da Dio e dalla Chiesa, voleva essere martire col Martire. Chiedeva allo Spirito santo il dono di riversare in Lei la capacità di amare di Cristo sino a morire per il Padre e per l’umanità.

La Parola di Dio odierna (At 20, 28-38) ci sollecita a vegliare su noi stessi e su tutto il gregge. Si può dire che Nilde Guerra, pur giovane e sofferente, si è realizzata come un pastore  della Chiesa di Dio. Ecco cosa dice Paolo agli anziani della Chiesa di Efeso: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio». In occasione della domenica del buon Pastore, che ricorda il Signore Gesù, quale custode che si prende cura del suo gregge, mi sono permesso di applicare l’immagine del buon Pastore non solo ai sacerdoti, ma anche a tutti coloro che sono battezzati e rivestono una responsabilità nella comunità cristiana. Certamente, il Signore Gesù è il Buon Pastore per antonomasia, che vigila sulla Chiesa, sui battezzati, li protegge dai lupi rapaci; ma anche i genitori di una famiglia possono essere considerati pastori, come i responsabili delle associazioni cristiane, delle aggregazioni, gli insegnanti, gli stessi coltivatori della terra, che la fanno fruttificare mediante un lavoro che la trasforma e la «ricapitola» in Cristo. Un pittore, valido ritrattista, che ho conosciuto recentemente, ha reso questa idea rappresentando Gesù Buon Pastore come il punto di convergenza di tanti pastori che si dirigono verso di Lui e gli conducono le loro pecore, per ricevere da Lui vita in pienezza.

Nilde Guerra, giovane credente, ghermita dalla sofferenza – tant’è che non riuscirà ad essere Suora del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante -, offrì se stessa al Signore affinché suo fratello Achille tornasse alla fede. Lei si sentiva responsabile della sua famiglia, in particolare di quei parenti che erano più lontani da Dio. Come il buon Pastore, Nilde si è, in certo modo, caricata sulle spalle i parenti, che erano maggiormente feriti, ma anche quei credenti che avevano bisogno di aiuto. Per loro pregava e si offriva al Signore. Sentiamo ancora una volta le sue parole: «O Amore accetta l’olocausto della mia giovinezza per la conversione dei miei cari, in modo speciale di mio fratello, per la santificazione dei sacerdoti e la conversione dei poveri peccatori» (Dall’Offerta di Piccola Vittima). Desiderava che i suoi, secondo la preghiera di Gesù che il vangelo di Giovanni appena proclamato ci ha fatto ascoltare, fossero una «cosa sola» col Padre, come lei desiderava esserlo. Gesù si è rivolto a Dio così: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi» (Gv 17, 11).

Nilde, come una sposa non visse più per sé, ma per Colui che ella amava, divenendo modello luminoso nell’amicizia a Cristo Crocifisso. È così che è riuscita ad ottenere il ritorno alla fede del fratello Achille. Cresciuta tra le fila dell’Azione cattolica, coltivò un intenso impegno di evangelizzazione e di educazione alla fede. Volendo immedesimarsi all’amore di Cristo, che muore per salvare, per portare tutti a Cristo, e fare dei credenti una cosa sola con Lui, Nilde ci aiuta ad incarnare l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. È donando agli altri Gesù Cristo, il suo Spirito, che si favorisce l’unità fraterna tra di noi e la fraternità universale. È solo offrendo Gesù Cristo, desiderandoLo con tutto il cuore per gli altri, che contribuiamo a far rivivere le ossa inaridite, e a riempire i cuori di speranza e di gioia, portando la pace, la fraternità.

Il Signore vi benedica e vi accompagni.

                                               + Mario Toso