[lug 22] Omelia – Festa di Santa Maria Maddalena

Faenza, parrocchia di santa Maria Maddalena
22-07-2020

Per comprendere il senso pieno della festa di santa Maria Maddalena, patrona di questa parrocchia, è bene sapere chi era Maria di Magdala, ovvero Maria Maddalena. I Vangeli non la nominano di frequente. Il Vangelo di Luca (8, 2-3) scrive semplicemente che Maria di Magdala – un piccolo centro che si trova in Galilea -, era stata guarita da Gesù. Da quel momento non abbandonò più Colui che la sanò. Con i suoi beni assisteva Lui e i suoi discepoli. Lo accompagnò sino ai piedi della croce. Secondo il Vangelo di Giovanni (Gv 20, 1-18), che abbiamo appena udito, fu la prima a recarsi al sepolcro, di buon mattino, mentre era ancora buio. Vide che la pietra era stata rimossa. Corse da Simon Pietro e da Giovanni a dire che Gesù era stato portato via. I  due discepoli si recarono di corsa al sepolcro. Prima arrivò Giovanni, ma non entrò; poi giunse Pietro, il quale, invece, entrò nel sepolcro. Le bende erano per terra e, in un angolo,  si trovava il sudario ripiegato. L’apostolo Pietro vide e credette, scrive Giovanni. Poi, i due discepoli se ne tornarono a casa. Maria Maddalena stava, invece, presso il sepolcro frastornata e in lacrime. Solo dopo aver parlato con gli angeli che cercano di consolare il suo pianto, solo dopo essersi sentita chiamare per nome da Gesù, che in un primo momento ella non riconobbe e aveva scambiato con il custode del giardino, Maria Maddalena si aprì alla fede nel Risorto. Il suo «cercare» nel dolore e nel torpore si concluse con il «vederlo». Chiamata per nome si desta, in certo modo, e riconosce il volto di colui che sta cercando disperatamente. Allora, slanciandosi verso di Lui esclama in ebraico: Rabbuní, che significa «Maestro». Ma Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ a loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Dopo l’incontro con Gesù Risorto, Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: Ho veduto il Signore. E così divenne,  come dice il teologo Ippolito Romano (170ca – 235), con un’espressione  veramente felice, fatta propria da Tommaso d’Aquino, l’apostola degli Apostoli.

Diviene la prima messaggera che annuncia il Risorto, la sua risurrezione.

Questa comunità parrocchiale ha Maria Maddalena come patrona. Ciò è l’indicazione e la conferma di un compito, di una missione, già ricevuti con i sacramenti dell’iniziazione cristiana: essere testimoni di Cristo risorto.

Cosa vuol dire essere testimoni del Risorto? Significa che ogni componente, singolo o associazione, famiglie, catechisti, formatori, adulti e giovani, si riconoscono testimoni del Risorto, persone che credono nella risurrezione di Gesù Cristo e, quindi, celebrano, vivono, annunciano l’umanità nuova che Egli realizza per noi, vivendo in piena comunione con il Padre, lottando contro il male con tutto se stesso, sino a morire sulla croce e a risorgere. Cosa vuol dire, più concretamente, credere nella risurrezione di Cristo? Vuol dire credere che Gesù, mentre risorge, porta con sé la nostra umanità  rinnovata in cielo. La fa approdare sulla sponda dell’immortalità, la fa sedere, trasfigurata e resa gloriosa da Lui, accanto al Padre. In sostanza, credere nel Risorto significa credere che la nostra umanità, assunta mediante l’incarnazione, è stata arricchita da Gesù Cristo di immortalità, della capacità di amare di più, come ama Dio. Vuol dire credere che non siamo destinati a morire e a finire in un pugno di cenere. Siamo, invece, destinati alla risurrezione, a vivere per sempre con Dio, nel suo abbraccio di Padre, nella sua famiglia, la famiglia del cielo, ove tutti viviamo in Dio Amore.

Ancora: credere nel Risorto, credere che la nostra umanità è co-risorta e che co-risorgerà con il Risorto, significa che la nostra vita terrena va vissuta tutta orientata alla risurrezione, ad una vita che continua per sempre, con il Signore, per il Signore. Vuol dire che ci si impegna a rendere nuova la nostra vita e quella dei nostri fratelli e sorelle, trasfigurandola e rendendola nuova come l’ha rinnovata Gesù. Egli ha ricreato, ha trasfigurato la vita umana, vivendola con l’Amore di Dio, sino alla morte. Dire che Gesù è risorto equivale a dire che la sua missione – redenzione dell’esistenza di ogni persona, aiutandola a vivere in perfetta comunione con Dio, a lottare contro il male con tutto se stessi, sino alla morte – non è fallita, ma si è conclusa positivamente, con la vittoria sul male e sulla morte. Gesù, morendo e risorgendo, dunque, guadagna per noi un nuovo modo di essere e di operare,  un nuovo modo di vivere, che possiede una dimensione di trascendenza e sfocia nella vita del Risorto. Essere testimoni del Risorto, vuol dire, in definitiva, credere in Gesù l’Uomo Nuovo, in una vita nuova, quella conquistata per noi da Gesù. Vuol dire sperare in una nuova umanità, che è resa più capace di vivere bene, di lottare contro il male, di ricercare la verità e Dio, secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù. L’umanità nuova realizzata da Gesù Cristo è per noi fonte di speranza. L’umanità nuova di Cristo è fonte del nostro diritto di sperare, ma anche del nostro dovere di sperare.

Come la Maddalena che, corsa al sepolcro, desiderava di vedere Gesù, ma non lo vedeva; come Lei che piangeva e chiedeva al custode del giardino dove fosse stato portato, grazie allo Spirito che ci è stato donato, sentiamo la voce del Risorto che ci chiama per nome. La chiamata di chi ci ama non deve lasciarci indifferenti. Rispondiamo con affetto e con riconoscenza. Durante questo momento storico di trepidazione, tempo della pandemia, la sua voce ci riempie il cuore di speranza, ci rinfranca.

Nella festa di Maria Maddalena, questa comunità è chiamata a rinnovare la sua professione di fede nel Risorto. Ognuno deve sentirne la voce. Riconfermiamo, allora, con slancio missionario l’impegno di fare memoria del Risorto e della sua nuova umanità nella celebrazione eucaristica, nella evangelizzazione, nella catechesi, nella testimonianza, ovunque operiamo, come protagonisti di una nuova creazione. Uno dei più celebri affreschi di un ciclo pittorico che si trova nel convento fiorentino di San Marco, datato intorno al 1440, del domenicano Fra Giovanni da Fiesole, più noto come il Beato Angelico, è quello in cui il Cristo risuscitato è ritratto mentre appare a Maria Maddalena. Come è raffigurato il Cristo risorto dal Beato Angelico nel giardino ove è stato sepolto e risorto? Con la zappa sulla spalla. Con l’eloquenza dell’arte, il Beato Angelico ci fa capire una verità profonda di fede. Ci dice che il Risorto non si allontana da noi, non esce dalla storia umana, dalla scena di questo mondo. Egli, benché invisibile, è presente ed opera. È con noi. Continua a lavorare per coltivare il giardino, per prolungare la nuova creazione, iniziata con la sua incarnazione, morte e risurrezione. Ecco un altro insegnamento da non dimenticare. Tutti siamo chiamati a lavorare con il Risorto nella realizzazione della nuova creazione, per far nuove tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra. Tutti nella comunità cristiana hanno un posto e una missione quali testimoni del Risorto. Qui mi vengono in mente i giovani di questa parrocchia  che hanno partecipato al Sinodo dei giovani, e che hanno approfondito la loro chiamata e la loro vocazione ad essere testimoni di Cristo, costruttori con Lui di una nuova Chiesa e di una nuova società. Mi vengono in mente anche i molti catechisti e i formatori di questa comunità. Il nuovo Direttorio per la Catechesi, promulgato di recente, costituisce un insieme di indicazioni molto utili per la loro missione di testimoni della risurrezione di Cristo. Celebrando l’Eucaristia chiediamo al Risorto il suo Spirito d’amore, il suo spirito missionario. Chiediamo a santa Maria Maddalena di essere fedeli, come lei, nella ricerca del Signore risorto e nel testimoniarlo. E così sia.

+ Mario Toso