Intervento alla Assemblea diocesana elettiva di Azione Cattolica

Errano, 13 febbraio 2010
13-02-2011


1 ‘ Lieti di essere nell’Azione cattolica.


Anzitutto vi dico grazie perché siete fedeli, nonostante tutto; l’Azione cattolica sono quelli che dicono: noi ci siamo. Nella cultura dell’effimero, del ‘vengo se mi sento’, non è poco.


Grazie perché davanti a tutto mettete la Chiesa: la fedeltà, il rispetto, l’amore. Dovete essere contenti di questa vostra scelta.


Ma non si può vivere solo dando, bisogna anche ricevere: amati, si ama. Cosa si riceve in Aci? A volte, calci nei denti; ma vi sono anche dei vantaggi effettivi:


         la solidarietà associativa, ‘come un corpo organico’


         i progetti pensati e preparati, da verificare e realizzare


         i sussidi e i servizi: stampa, campi scuola, raduni’


         l’Aci è l’unica associazione promossa dalla Chiesa


 


2 ‘ Fondati sui valori che contano


Nella situazione di oggi, con il rischio di essere trascinati nella bagarre del momento, bisogna volare alto, non per essere disincarnati, ma per vederci chiaro in ciò che è da salvare, e in ciò che è da lasciar perdere.


 


Già abbiamo fatto l’esperienza del compromesso; oggi è tempo di scelte etiche lucide, nei valori di fondo per la vita personale (secondo l’antropologia cristiana), per la famiglia come Dio l’ha voluta, per la vita sociale, soprattutto lavoro e politica.


 


Come associazione volete attendere alla formazione delle coscienze perché poi le persone in modo responsabile sappiano fare le scelte opportune, rispettando anche le diverse aree di impegno politico; se non vi scomunica il Magistero, non dovete scomunicarvi tra di voi. Certo si devono sempre rispettare i principi fondamentali della fede e della morale, sopra gli schieramenti partitici.


 


L’impegno dei fedeli laici non può essere principalmente quello di dire ai Vescovi che cosa devono o non devono fare, ma quello di tradurre nelle scelte politiche concrete gli insegnamenti e le avvertenze dei Vescovi, i quali devono rimanere sui principi. E in ogni caso, se qualche cosa volete dire ai Vescovi, sapete dove stanno di casa, senza dover scrivere sui giornali.


 


3 ‘ Dalla fede alla vita matura, cioè responsabile


Nel Documento programmatico dell’Aci si dice:


La fede è il dono di un Dio che non smette mai di cercare l’uomo.


Occorre oggi tornare a riflettere sulle forme e le strade possibili per un’educazione volta a suscitare, alimentare, sostenere la ricerca di Dio che accompagna gli uomini e le donne, i giovani e i ragazzi di oggi,


per fare maturare in essi una fede incarnata, che ‘cambia la vita’:


una fede che fa maturare stili di vita improntati all’insegnamento evangelico,


che genera vocazioni alla responsabilità,


che si traduce in forme contagiose di impegno, capaci di ‘fare opinione’, di cambiare in meglio il nostro tempo.


Vogliamo che ogni socio di Azione Cattolica sia sempre più consapevole che vivere una fede incarnata significa spendersi per la giustizia, la pace, la solidarietà, la tutela del creato, il diritto al lavoro e per tutto ciò che attiene la promozione della dignità umana’.


 


Si tratta di educare alla responsabilità personale, capace di scelte pubbliche. Questo si impara anche in associazione, con umiltà, guardando a coloro che ci hanno preceduto, lavorando insieme, facendo esperienza di compiti affidati e accettati con coscienza e cominciando a esporsi personalmente anche negli ambienti di studio, lavoro e divertimento. Responsabili non si nasce, ma neppure ci si improvvisa’.


Le indicazioni per l’associazione diocesana nel prossimo triennio, nel contesto del decennio sull’educazione, saranno date nei modi dovuti, tenendo conto anche delle proposte che si stanno preparando a livello diocesano e che saranno a suo tempo condivise con tutti gli organismi interessati.


 


4 ‘ Attenti alle piccole realtà: le Unità pastorali


Un aspetto che può sembrare marginale, ma tanto non lo è, se si guarda alla fatica dei piccoli gruppi parrocchiali, è il progetto delle Unità pastorali:


‘Diverse Chiese particolari hanno avviato processi di ristrutturazione pastorale della presenza nel territorio attraverso modalità differenziate, come, ad esempio, le unità (o comunità) pastorali, o come il rafforzamento dei legami vicariali o zonali. Dinanzi a queste nuove realtà, così come davanti alle trasformazioni che coinvolgono la realtà sociale e ai nuovi ritmi di vita dell’uomo, l’associazione non può, da una parte, non partecipare alla riflessione sui cambiamenti in atto, dall’altra, non ripensare in maniera equilibrata le forme della propria proposta, per essere, anche in questo nuovo contesto, vicina alla vita delle persone e per questo capace di ridire loro con gioia la bellezza dell’incontro con il Signore risorto’.


 


Già nella lettera sull’Aci del 2005 dicevo:


‘Nella nostra Diocesi poi è allo studio una impostazione della pastorale parrocchiale, mediante la proposta delle Unità Pastorali, che chiede un sincero coinvolgimento dei laici, corresponsabili secondo il loro specifico compito di animatori delle realtà temporali, oltre che della vita e della missione della Chiesa.


Inoltre oggi si vive nella ricerca dell’efficacia immediata, spesso effimera delle cose, mentre nella vita pastorale bisogna costruire la casa sulla roccia, con progetti proiettati nel futuro, attraverso la strada più lunga della formazione di personalità credenti robuste’ (n.2).


 


Si tratta di essere attenti anche alle piccole realtà, forse a singole persone, che desiderano ‘il di più’ associativo, e che non devono essere trascurate. Trovare i modi per ‘raccogliere anche i frammenti, perché nulla vada perduto’, può essere strategico in questo momento. Penso alle parrocchie della campagna e della montagna, dove forse i numeri sono piccoli ma il desiderio di fare qualcosa può essere grande.


 


5 ‘ Popolarità dell’associazione.


Si parla di associazione popolare nel senso che è fatta per tutti ed è fatta di tutti. Una necessità che nonostante tutto esiste, è quella di poter accogliere qualcuno che si avvicina alla Chiesa o perché ritorna dopo uno smarrimento, o perché è arrivato al battesimo o alla cresima da adulto, o perché è venuto ad abitare in parrocchia da fuori.


Si chiede il documento programmatico:


Quale attenzione rivolgiamo ai ‘ricomincianti’, alle persone che si avvicinano per la prima volta alla proposta associativa o che ‘non sono del giro’? Qual è la misura della cura delle relazioni da parte dell’associazione parrocchiale?’  Se estendiamo questa attenzione anche fuori dell’associazione, aprendo i nostri gruppi a quanti stanno cercando amicizia, accoglienza, calore nelle parrocchie, possiamo aiutare qualcuno a fare una esperienza di Chiesa vissuta.


 

Ringrazio i responsabili che concludono il triennio. Ringrazio e voglio incoraggiare coloro che ne inizieranno uno nuovo ai vari livelli. È servendo che si cresce nell’imitazione di Cristo, che è venuto a servire e non ad essere servito. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di gente che serve.