[dic 08] Omelia – Immacolata concezione

08-12-2023

Fratelli e sorelle,

la Parola che abbiamo ascoltato ci mostra l’immagine di Eva, la madre di tutti i viventi, che trova il suo compimento in Maria, la vergine di Nazareth. Come ci insegnano le pagine della Scrittura, che abbiamo udito, la scelta di Eva di mangiare il frutto dell’albero proibito viene rivissuta e cambiata dalla scelta di Maria che accetta di diventare la serva del Signore. La futura Madre di Dio sceglie di essere abitata completamente dallo Spirito, di obbedire al Signore.

La superbia dei progenitori, che sono immagine della nostra natura umana e dei suoi limiti, viene vinta dall’umiltà della serva del Signore, dalla fiducia di Maria nelle promesse di Dio. Maria non coltiva il proprio io e il sospetto nei confronti di Dio come fece Eva, bensì sceglie di essere serva del Signore, di affidarsi completamente a Dio.

L’umiltà di Maria, il suo essere serva è il riconoscimento della centralità di Dio nel mondo e nella storia umana. Ogni discepolo, ogni cristiano, la stessa Chiesa sono chiamati ad essere servi di Dio. Maria è tutta protesa a realizzare la volontà di Dio anche quando umanamente si chiede “come avverrà questo?”.

È significativo che al centro della preghiera mariana per eccellenza, l’Ave Maria, si trovi Gesù. Diciamo infatti: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno Gesù. Nella Galleria Borghese, a Roma, si trova un quadro di Caravaggio, che raffigura la Madonna dei palafrenieri. Maria schiaccia la testa del serpente, come narrato dalla prima lettura tratta dal libro della Genesi. Con una maestria unica, Caravaggio fa poggiare il piedino di Gesù sopra il piede della Madre che, a sua volta, schiaccia il serpente, come a dire: la donna nuova, che rappresenta l’umanità, può schiacciare il serpente, può sconfiggere il Maligno, per mezzo del Figlio di Dio, non da sola.

E così, come al centro di ogni festa mariana, e in particolare dell’Immacolata Concezione, non può che esserci il Signore, il Figlio di Dio: incarnato, morto e risorto. In questa solennità, celebriamo l’amore unico di Cristo per sua Madre: Gesù ama così tanto sua Madre che le dona in anticipo l’umanità nuova che Egli, mediante la Pasqua, procura all’umanità intera. Il dogma dell’Immacolata racchiude una tenerezza infinita: l’amore del Figlio per la Madre. Come Gesù ha amato così tanto Maria da non poter attendere nel chiamarla a sé con l’Assunzione, così già dal suo concepimento la rende partecipe della vita nuova – un’umanità in piena e totale unione con Dio -che Egli guadagna per tutti morendo sulla croce. La preserva dalle macchie del peccato. E Lei non tradisce mai Chi l’ha voluta in piena comunione con Dio. Vive santa ed immacolata. Concepisce, come ha detto sant’Agostino, prima con la mente e, poi, porta in grembo, sotto il suo cuore immacolato, il Figlio di Dio.

In Maria vediamo realizzarsi in maniera esemplare ciò che san Paolo ricorda a tutti noi: in Cristo tutti siamo scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità. Maria è scelta da Dio prima della creazione del mondo come donna senza macchia, pienamente unita a Dio, per poter rispondere con il suo “Sì” libero al disegno di Dio, che volle l’Incarnazione del Verbo nel tempo e nella storia.

 

La solennità dell’Immacolata Concezione ci chiama a riconoscere la venuta dello Spirito Santo nella storia umana, nella nostra vita. In particolare, ci sollecita a riconoscere l’incarnazione del Figlio di Dio, la presenza di Dio che abita in noi e cammina con noi. Una tale incarnazione continua nel tempo attraverso la Chiesa, comunione di tutti noi, uniti nell’annuncio del Vangelo, nella celebrazione dei sacramenti e nella carità verso ogni piccolo. È dalla Madre di Dio che sorge un nuovo umanesimo, un nuovo pensiero, una nuova cultura: una cultura dell’amore e della pace. È grazie a Lei, che impianta nel cuore degli uomini l’amore di Dio,  che possiamo sperare e realizzare un mondo nuovo.

Fratelli e sorelle, prolunghiamo nella nostra vita la scelta decisiva di Maria: compiere la volontà di Dio e non la nostra volontà, come fece Eva. Riconosciamo in Maria noi stessi, la Chiesa. Siamo chiamati a generare nella fede il Figlio di Dio e ad accompagnare i passi dei nostri fratelli e sorelle verso Gesù Cristo.

Riconosciamo che l’amore con cui Cristo ama sua Madre nel preservarla dal peccato, è l’amore di Cristo verso la sua Chiesa, che ci assicura che davvero le porte degli inferi non prevarranno su di noi. Con questa gioiosa consapevolezza preghiamo la nostra Madre perché ci aiuti ad amare sempre più profondamente e teneramente il suo Figlio, perché accompagni la Visita pastorale che abbiamo appena iniziato, perché susciti giovani innamorati di Cristo e del suo Vangelo. Viviamo con profonda gioia questa solennità, perché grazie a Maria è data risposta alle nostre inquietudini. Se nell’affrontare le conseguenze devastatrici delle alluvioni e del successivo terremoto possiamo contare, per quanto possibile, sull’aiuto di uno Stato farraginoso e lento, del Commissario, degli esperti, degli amministratori, delle persone di buona volontà, non possiamo dimenticare che il Figlio di Dio donato a noi da Maria è la forza d’amore di Dio stesso, posta nelle nostre persone. Grazie alla potenza di una tale forza d’amore ci sarà possibile prenderci cura dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, del creato, con più intelligenza e sapienza, con più speranza.  Così sia.

 

                                                   + Mario Toso