[ott 6] Intervento – Cultura umanista nella scuola professionale

06-10-2021

Bologna, Seminario Europa 2021, 6 ottobre 2021.

Buongiorno, ringrazio per l’invito, che ho accettato volentieri pur non potendo essere a Bologna con voi per precedenti impegni, di portare il mio saluto al seminario in programma da oggi all’8 ottobre e che ha per tema Ripartiamo dai giovani. IeFP: connessione al FUTURO! L’istruzione e formazione professionale come leva per costruire l’identità professionale dei giovani in connessione con le imprese, il territorio e le istituzioni.
Saluto il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il Presidente del Ciofs Suor Mara Tagliaferri, il Presidente del CIOFS-FP Emilia-Romagna Suor Silvia Biglietti, l’Onorevole Elisabetta Gualmini, il Presidente AECA Beppe Pagani, gli illustri relatori che, a partire da questa mattina, consentiranno di approfondire il tema di questo importante incontro.

Da più soggetti sociali è rivolto ai giovani l’appello ad essere responsabili e partecipi in questa fase di fine Covid-19 (si spera) nella costruzione di una nuova società, a livello locale, nazionale e mondiale. Li si vuole più attivi e dinamici con riferimento ai problemi dei cambiamenti climatici, agli inquinamenti, all’ecologia in genere, all’economia circolare, alla transizione ecologica, alla digitalizzazione, all’industria 4.0, e ad altro ancora. Aspetti tutti importanti.

Ma tutto questo presuppone una formazione umana integrale. Infatti, è certamente vero che l’istruzione e la formazione professionale, come ricorda il sottotitolo del Seminario, devono essere leva per costruire l’identità professionale dei giovani in connessione con le imprese, il territorio e le istituzioni, ma non è sufficiente una preparazione tecnica, ossia l’acquisizione di abilità tecniche e conoscenze pratico-scientifiche. Quando si propone di accrescere la formazione umanistica nelle scuole professionali alcuni rispondono che ciò non corrisponde alle vere priorità della formazione professionale. Pur consapevoli che il mondo è cambiato profondamente a causa dell’imponente sviluppo scientifico e tecnico, e che sono sicuramente necessarie persone che lo facciano funzionare, non si può dimenticare che è altrettanto, se non più importante, che vi siano giovani che sappiano conoscere ed interpretare la realtà contemporanea. Se così non fosse, il mondo si farebbe più grande e complesso, mentre coloro che lo abitano e dovrebbero imprimere un orientamento di senso alle varie attività professionali sarebbero privi di una cultura sapienziale ed umanistica adeguata.

Le nuove generazioni non possono essere povere di strumenti razionali e critici per capire e valutare le condizioni in cui vivono e per prospettarne una migliore conformazione alla dignità delle persone. Se non venissero educate secondo una formazione umana integrale finirebbero per essere strumentali e funzionali ai sistemi socio-economici esistenti, quelli che assolutizzano il profitto a breve, la tecnoscienza. Non si deve dimenticare che le capacità intellettuali di riflessione e di pensiero critico sono indispensabili nel far crescere i giovani capaci di innovazione nelle imprese, intendendole anzitutto come comunità di persone, prima ancora che ambienti di organizzazione dei semplici mezzi del lavoro. Se gli uomini e le donne del lavoro devono soprattutto contribuire all’incessante elevazione culturale e morale della società, non vanno ridimensionati gli aspetti umanistici nella formazione dei giovani. Solo così, fra l’altro, potranno essere soggetti in grado di mantenere viva la democrazia dei propri Paesi. Nelle Nazioni odierne, se non si vuole regredire, si è chiamati a non essere nuovamente attratti dall’idea della crescita senza limiti e dal profitto per il profitto. Non vanno, dunque, accantonati quei saperi antropologici ed etici che sono indispensabili alla tenuta morale delle società, delle famiglie e delle stesse scuole. Senza una simile tenuta diventa pressoché vano sperare nella salvaguardia della vita umana e della casa comune, su cui peraltro si stanno investendo molte risorse.

La sfida educativa odierna non sollecita a rinunciare alle competenze professionali, alla tecnica, all’utile, e neppure alla centralità scuola-lavoro e alla formazione professionale. Richiede una formazione che va al di là del semplice addestramento, al di là del tecnico e dell’utile, per aprirsi alla dimensione trascendente della persona, al senso delle cose, alla verità intera dell’essere umano.

Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro buon lavoro.

+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana