[feb 18] Omelia – Messa I Domenica di Quaresima (Cesena)

18-02-2024

Cesena, domenica di quaresima 18 febbraio 2024.

Dopo il diluvio, avvenuto perché gli uomini hanno tradito il loro Creatore e Padre, Dio incomincia una nuova storia di amore con Noè, uomo giusto. Ne fa il capo di una nuova umanità con la quale stabilisce la sua Alleanza. Segno dell’Alleanza che Dio pone tra sé e la terra è l’arcobaleno. Dio pone in cielo l’arco, arma del castigo cosmico, perché non serviva più. L’arcobaleno diventa segno dell’Alleanza tra Dio e gli esseri viventi, tra Dio e le persone, tra Dio e tutti gli animali della terra, che sono usciti dall’arca. L’arcobaleno in cielo, segno dell’alleanza, è preludio di tutte le altre alleanze, in particolare dell’Alleanza che il Figlio di Dio concretizzerà in sé stesso, incarnandosi, diventando Dio con noi, assumendo su di sé l’umanità, lo stesso creato. Infatti, nell’Eucaristia, ove celebriamo l’Alleanza somma, il Signore Gesù si fa materia. Il pane e il vino vengono transustanziati nel suo corpo dato e nel suo sangue versato.

San Pietro apostolo ci fa capire che l’incarnazione di Cristo nel cosmo è prolungata con la sua discesa negli inferi, per portare l’annuncio di salvezza alle anime prigioniere che avevano prima rifiutato di credere (cf 1Pt 3, 18-22). La salvezza che Cristo ci porta è cosmica: va dagli abissi del soggiorno dei morti (gli inferi) sino alle altezze dei cieli, ove giunge Cristo risorto e ove siamo attesi tutti. È così che si rende vicino nella nostra vita, nella storia, il Regno di Dio.

Celebrando l’Eucaristia che rende attuale l’incarnazione, morte e risurrezione di Cristo, noi facciamo memoria dell’Alleanza di Cristo con l’umanità, dell’unione tra Dio e la terra. Partecipando all’Eucaristia, non solo assistendo ad essa passivamente, ma unendoci all’incarnazione di Cristo che divinizza l’umano, tutti noi facciamo nostra la missione del Verbo di Dio che si incarna per far vivere l’umanità del suo Amore, quell’amore che Egli vive nella Trinità.

Unendoci a Cristo che divinizza ed umanizza le persone, ci immergiamo nella nuova creazione che il Figlio di Dio ha iniziato nelle persone, nella storia, nell’universo intero. Si tratta di una nuova creazione a cui Cristo risorto continua a lavorare nel tempo. Per esprimere questa realtà-verità, il beato Angelico ha raffigurato il Risorto, che appare a Santa Maria Maddalena nell’orto del sepolcro, come Colui che non si assenta dal mondo ma continua a lavorarci, tant’è che porta in spalla una zappa.

Noi come Chiesa, in comunione col Risorto, siamo sollecitati a proseguire, a continuare l’incarnazione di Cristo nell’umanità, nel creato, in tutte le attività e in tutte le relazioni, per viverle con il suo Amore, donandoci sino alla fine, sino a morire sulla croce. Grazie alla comunione con il Risorto, il mondo, le attività umane, le relazioni interpersonali giungono alla loro autentica e piena verità. Sicché, come dice san Paolo, tutto il creato geme nelle doglie del parto di un mondo e di una umanità nuovi (cf Rm 8, 18-22).

Agli occhi dei credenti, in definitiva, le creature di questo mondo non si presentano più come una realtà naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta ad un destino di pienezza. I fiori del campo, il creato sono pieni della sua presenza luminosa. L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Il mondo canta un Amore infinito. Come non averne cura, si interroga papa Francesco nella sua esortazione apostolica Laudate Deum (cf LD 65)?

Come? Rendendo presente e attuale nel mondo la salvezza di Cristo: salvezza ricevuta, celebrata, testimoniata. Una tale salvezza non è iniziativa originaria dei credenti, ma è dono gratuito di Dio. Essa va attinta nell’Eucaristia, ove facciamo comunione con Cristo e tra di noi. Va attinta sì come singoli ma soprattutto come comunità. Solo così noi possiamo annunciare e testimoniare più efficacemente la misura alta di umanità che si realizza in Cristo. Solo così, in un contesto di crisi del pensiero e di sintesi culturale -tali da provocare una catastrofe antropologica -, possiamo concorrere alla rinascita dell’umano nei vari ambienti vitali, nelle molteplici attività: un umano non autarchico, non ripiegato su sé stesso, bensì un pro-essere, vale a dire un essere per gli altri e per Dio. Il futuro dell’uomo, come ci insegna il Risorto, sta nell’essere per: per la comunione, per la fraternità, per Dio, ossia nel percepirsi come una sola famiglia umana, un solo uomo in Cristo (cf Gal 3,28), che respira con il Suo respiro, vivendo i suoi stessi sentimenti e il suo stesso Amore pieno di verità.

Vivendo il memoriale eucaristico non solo siamo invitati a vivere le nostre attività riconducendole a Cristo, unico capo di tutte le cose – sia nei cieli sia nella terra -, ma anche impariamo a plasmare le nostre coscienze morali come coscienze conformi a Cristo, ossia coscienze filiali, pasquali, eucaristiche. Non dimentichiamolo mai: è la Pasqua di Cristo, di cui facciamo memoria nell’Eucaristia, che inaugura la coscienza morale cristiana, che sostiene ed anima il nostro discernimento sociale.  La nostra coscienza, mentre partecipiamo all’Eucaristia di Cristo, si riconosce e si sceglie come coscienza di chi sa di essere e vive come figli nel Figlio, che si incarna, muore e risorge. La coscienza del cristiano sente di essere chiamata a vivere l’Incarnazione di Cristo nelle realtà umane per divinizzarle e trasfigurarle, riconducendole a Lui.

In questa prima domenica di Quaresima riconosciamo nell’Eucarestia una delle fonti originarie della spiritualità dell’impegno sociopolitico del credente.

                                                      + Mario Toso