Direttorio diaconato permanente

DIRETTORIO

PER IL MINISTERO E LA FORMAZIONE

DEI DIACONI PERMANENTI

 

INTRODUZIONE

Il Diaconato permanente è stato ripreso per dare un’immagine più completa e più rispondente della Chiesa al disegno di Cristo. Simultaneamente si è inteso dare alla Chiesa la possibilità di esprimersi in pienezza sul piano pastorale e caritativo quale centro propulsivo dell’annuncio del Vangelo e del suo Amore in tutti gli ambiti della vita: nella catechesi, nella vita parrocchiale, nell’evangelizzazione della cultura, nei piccoli gruppi, nei quartieri, nelle periferie, nel sociale, ossia nel lavoro, nelle realtà del terzo settore, nelle imprese, immigrati, nell’assistenza pastorale, nelle case protette, negli ospedali, nelle zone rurali, ecc. Il ministero diaconale è chiamato a testimoniare la disponibilità della Chiesa, sia nella pastorale ordinaria sia nella missio ad gentes, per vivere la missionarietà. La Chiesa è il Popolo che Dio manda agli uomini nella concretezza della storia, nella molteplicità delle situazioni della vita, affinché tutti possano partecipare e vivere la pienezza umana che si attua in Cristo.

Il diaconato deve porsi come lievito nella Chiesa e nella società, favorendo la dimensione cellulare della vita. L’esistenza di rapporti personali costituisce il terreno più favorevole per un’attenzione alle esigenze delle persone e dei gruppi. In questo contesto i diaconi permanenti sono gli animatori della corresponsabilitàdiaconale, specie nei territori ove non vi è più la presenza stabile dei presbiteri.

Detto altrimenti, i diaconi non sono solo attorno all’altare ove si celebra l’Eucaristia, sacramento per eccellenza della Carità di Cristo, ma sono posti in prima linea, attraverso il mandato del Vescovo di cui sono autentici collaboratori, tra le persone per i loro bisogni spirituali e materiali. È il legame diretto con il Vescovo che dà senso al diaconato come ministero ordinato. Il ministero episcopale, infatti, si declina in due funzioni complementari: una ad sacerdotium, che attiene al nutrimento del Popolo di Dio mediante la Parola e l’Eucaristia; l’altra ad ministerium, per il servizio ai fedeli nelle loro necessità peculiari.

In tale relazione con il Vescovo, il ministero diaconale è più che un semplice «servizio». È immagine e segno efficace della diaconia di Cristo Servo, che dona la vita per tutti.

Occorre, dunque, superare il riduzionismo liturgico-parrocchiale perché il diaconato permanente è chiamato a vivere entro orizzonti più ampi. È importante, allora, un discernimento attento sul diaconato permanente, dal punto di vista teologico, ecclesiologico ed umano. Ciò ha inevitabili ricadute dal punto di vista della formazione.

A tal fine è necessario uno specifico percorso formativo che si traduca in un cammino vocazionale più comunitario, più ecclesiale, più diocesano, meno appiattito su un modello clericale di Chiesa.

Il diaconato, in certa maniera, va «restituito» ai diaconi, nell’ampiezza del suo ministero, muovendosi dalle sacrestie verso la «strada», verso il mondo.

Due appaiono le direttrici della crescita del diaconato permanente entrambe legato al mandato: quella di un maggior impegno nelle strutture ecclesiastiche e dell’impegno evangelizzante nelle realtà temporali.

Nel cammino, mai concluso, dello sviluppo del diaconato permanente, come sacramento di Cristo Servo, in una Chiesa-comunione con Lui, a servizio del mondo, sono da prevedere e da coltivare un discernimento e una pastorale per diaconi permanenti non uxorati. Detto altrimenti, dobbiamo immaginare, nei tempi odierni, un diaconato di persone giovani quale nuova espressione della Caritas del Vescovo.

Dato il 21 febbraio 2022, Festa di S. Pier Damiani nel 950° anniversario della morte

+ Mario Toso, Vescovo

 

La Chiesa di Faenza-Modigliana promulga il presente Direttorio per orientare e dirigere la formazione e il ministero dei diaconi. Spinti dal Signore Risorto ad annunciare il Vangelo per portare l’amore trinitario ad ogni uomo, vuole consegnare questo strumento affinché la Chiesa possa testimoniare anche attraverso il ministero diaconale l’incontro con l’amore increato, l’amore del Padre, del Figlio, l’amore che è Spirito Santo.

Il diaconato come grado proprio del sacramento dell’Ordine è stato reintrodotto dalla Costituzione Dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II. In seguito sono state pubblicate le Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti della Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti della Congregazione per il Clero che sono il punto di riferimento per il presente Direttorio. Di fondamentale importanza è il Motu proprio Omnium in mentem con cui papa Benedetto XVI riforma alcuni canoni del Codice di Diritto Canonico alla luce del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica riguardanti il diaconato.

A livello nazionale la Chiesa Italiana ha indicato nel 1993 gli Orientamenti e norme per questo ministero ordinato.

Recentemente anche la Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna ha rivolto una lettera, Chiamati a servire, ai diaconi della Regione.

 

IL DIACONATO

Cristo è il vero diacono

  1. «Io sto in mezzo a voi come colui che serve (ὁ διακονῶν)»[1].

Gesù Cristo rivela all’uomo chi è Dio. Dio è amore e l’amore è donare la propria vita per gli altri fino alla fine. «Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»[2] dice Gesù dopo aver compiuto il servizio dello schiavo, il lavare i piedi ai suoi apostoli.

Assumendo questa condizione di servo, svuotando sé stesso, Egli ha espresso e reso presente la vera diaconia: non fare la propria volontà, ma la volontà del Padre, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce[3].

Per questo suo pieno abbandono ottenne ciò che desiderava realmente: la vita vera, la resurrezione. Con il sacrificio di sé stesso e della sua volontà, Egli ha trasfigurato il peccato di Adamo sconfiggendo per sempre il dominio del male e della superbia. L’obbedienza di Gesù, il suo grido al Padre perché «sia fatta la tua volontà»[4] è per noi la via della vita e della gioia piena. Chi non segue Cristo che con le sue piaghe è in eterno in mezzo a noi come colui che serve, non può partecipare alla pienezza della vita.

Quindi la vita di Gesù, portata a compimento nel mistero della sua morte e resurrezione, vissuta per Dio e quindi per tutti gli uomini, rivela al mondo l’intima necessità del servizio a Dio e agli altri.

Il diaconato nella Chiesa

  1. Il diacono «è costituito nella Chiesa icona vivente di Cristo servo»[5]. Egli «è segno o sacramento dello stesso Cristo Signore, che non è venuto per essere servito, ma per servire»[6]. I diaconi sono segni viventi e personali, sono ricordo costante che Gesù Cristo è in mezzo a noi come colui che serve.
  1. Il diaconato non si realizza in forza dei propri talenti o carismi personali ma è dono di Cristo che in modo misterioso ha scelto degli uomini per incarnare nella storia il suo annuncio di salvezza. Da questa chiamata del Signore a stare con Lui e ad annunciarLo ad ogni uomo è fiorito il sacramento dell’Ordine. Mediante questo sacramento alcuni fra gli uomini ricordano «efficacemente alla Chiesa di essere “convocazione” (Ek-klesia, appunto), di vivere cioè interamente sull’accoglienza dei doni di Cristo, parola, sacramenti e carità»[7]. Questi uomini «rappresentano la sollecitudine del Cristo pastore e servo “di fronte” al gregge cioè alla Chiesa e al mondo»[8]. Non tutti in una sola modalità ma in tre gradi diversi: l’episcopato, il presbiterato e il diaconato.
  1. «Senza di loro non c’è Chiesa»[9] per questo non è possibile confondere il ministero specifico dei diaconi con il ministero del presbitero o del Vescovo o di un laico. I diaconi non sono né laici maggiorati, né presbiteri dimezzati, né ministri laici[10]. «I diaconi non sono quindi semplici operatori sociali. Sono, innanzitutto, missionari, portatori di Cristo. Non sono semplici imitatori del Figlio di Dio nel senso che vivevano in mezzo alla gente per la gente e basta. Essi sono in mezzo alla gente per servire Cristo, per portarlo alla gente. Amano non solo come Lui, ma Lui, in Lui, per Lui. Ne deriva una dedizione senza eguali, non assimilabile ad altre opere meramente umane. Per questo sono espressione di una Chiesa che è e vuole essere anzitutto esercizio dell’amore di Cristo, opera sua»[11].
  1. «La dottrina cattolica, espressa nella Liturgia, nel magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al loro servizio»[12].
  1. Servendo il Vescovo, i diaconi servono il popolo di Dio al quale lo stesso Vescovo è inviato come servitore[13]. La circolarità del servizio diventa così espressione della circolarità dell’amore trinitario di Dio, amore sempre dinamico che fonda e da significato ad ogni altro amore.
  1. Anche i vescovi e «i sacerdoti rimangono diaconi»[14] e allo stesso papa viene ricordato all’inizio del suo ministero come successore di Pietro che «tu sei il servo dei servi di Dio»[15]. Sia il Vescovo che ogni presbitero sono chiamati a conservare quel «carattere di servizio»[16] derivante dal loro essere servi del Signore. Infatti «è significativo che, per diventare presbiteri e vescovi, secondo la disciplina della Chiesa, si debba ricevere prima il diaconato»[17]. Questo direttorio non concerne il diaconato transeunte che è regolato e orientato all’interno del cammino di formazione presbiterale[18].

La diaconia di tutti i battezzati

  1. I diaconi sono animatori della vocazione di servizio di ogni battezzato. La loro presenza e il loro agire devono risvegliare in tutti gli uomini e le donne della Chiesa la consapevolezza della comune vocazione al servizio[19]. «Servire non è appannaggio dei diaconi, ma è proprio di tutti i battezzati e di tutti i ministri»[20].
  1. La nostra Chiesa diocesana vuole ancora una volta ripetere a tutti coloro che vivono un’esperienza di qualsiasi genere all’interno delle comunità parrocchiali o diocesane o di altri gruppi che l’esistenza cristiana è partecipazione alla diaconia che Dio stesso ha compiuto per gli uomini. Essere cristiano significa, sull’esempio di Cristo, mettersi al servizio negli altri sino alla rinuncia e al dono di sé, per amore[21].
  1. Tutta la Chiesa di Faenza-Modigliana guardando i propri diaconi deve risvegliare lo sguardo per seguire con rinnovate energie il Signore che passa nei sentieri della storia e ci chiama a seguirlo incontro ad ogni uomo, soprattutto nei più piccoli. Che ogni battezzato possa udire la voce di Gesù che dice: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»[22].
  1. Anche nelle nostre relazioni quotidiane sia sempre vivo il rovesciamento radicale contenuto nel messaggio di Gesù: «il vero potere è il servizio»[23]. Soprattutto ogni persona con qualche responsabilità nella nostra Chiesa diocesana, possa testimoniare con le azioni, le parole e un giusto uso dell’autorità, il comando del Signore: «tra voi non sia così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo»[24].

 

IL DIACONATO NELLA CHIESA DI FAENZA-MODIGLIANA

Profilo generale

  1. Con la restaurazione ad opera della Conferenza Episcopale Italiana del diaconato permanente in Italia[25], la nostra Chiesa diocesana si è arricchita nel tempo di molti uomini chiamati ad essere «custodi del servizio»[26]. Il dono di grazia di questo grado del sacramento dell’Ordine arricchisce e struttura in maniera sempre più fedele al Signore la nostra Chiesa[27]. Prima di entrare nello specifico dei servizi dei diaconi, è opportuno definire un profilo generale nel quale emerga la specificità propria di questo ministro ordinato per la nostra Chiesa diocesana.
  1. I diaconi dipendono necessariamente e direttamente dal Vescovo[28], essendo ordinati «per eseguire quanto da lui comandato»[29]: sono loro «l’orecchio del Vescovo, la sua bocca, il suo cuore, la sua anima, come due con una sola volontà: in questa comunione la Chiesa avrà pace»[30].
  1. «Ogni diacono, perciò, trova il riferimento del proprio ministero nella comunione gerarchica con il Vescovo»[31]. Questa relazione diretta arricchisce e dà sostanza al servizio dei diaconi e si esplicita nell’obbedienza dell’ascolto e nella radicale disponibilità al proprio Vescovo. Questo dono di sé è la docilità essenziale di ogni ministro ordinato ed è segno di fiducia e dedizione alla Chiesa. Questa è la vera carità, il dono della propria vita fino alla fine, che è la forma spirituale della diaconia.
  1. «Il diacono anche quando svolge il suo ministero in una comunità territoriale presieduta dal presbitero, è lì come inviato direttamente dal Vescovo e non dal presbitero, con il quale deve cordialmente collaborare; è lì come “segno” originale della premura del Vescovo verso chi più ha bisogno»[32].
  1. «Tutta la Chiesa deve essere nel cuore del diacono»[33]. I diaconi sono servitori della comunione ecclesiale poiché amando ardentemente Cristo amano ardentemente la loro Chiesa particolare. Infatti «il diacono non potrebbe vivere fedelmente la sua configurazione a Cristo, senza partecipare del suo amore per la Chiesa»[34]. Per questo essi promuovono la relazione, il dialogo, il senso comunitario, l’appartenenza ecclesiale, lo spirito familiare e l’unità del popolo di Dio in ogni luogo, istituzione, contesto e ambiente nel quale vengono a trovarsi[35].
  1. I diaconi non agiscono per interessi puramente personali, per progetti di singoli gruppi o per la propria realizzazione, ma per il servizio alla Chiesa. Per questo il loro è un servizio organico inserito nella pastorale d’insieme della Chiesa particolare[36].
  1. È da precisare che per il loro legame con il Vescovo, i diaconi, pur vivendo una fraternità sacramentale, non si articolano in una qualche altra corporazione assimilabile al presbiterio: la priorità è il rapporto diretto e immediato del diacono con il proprio Vescovo, relazione che non può mai essere alterata[37].
  1. Il ministero dei diaconi si configura come «ministero della soglia». Essi sono un ponte tra Chiesa e mondo e rappresentano per la comunità cristiana il legame tra le esigenze della comunione e quelle della missione. Il ministero diaconale è uno snodo essenziale, è la soglia d’uscita della Chiesa verso il mondo e la soglia d’ingresso del mondo nella Chiesa; essi devono evitare gli arroccamenti conservatori e allo stesso modo le sperimentazioni sconsiderate. Questa soglia ecclesiale è la carità, il servizio agli ultimi, vocazione specifica dei diaconi[38]. Non è un caso che nella Chiesa antica i diaconi accogliessero le persone sulla soglia della chiesa e li accompagnassero all’interno.
  1. Oltre ad accogliere le persone, essi sono chiamati ad uscire per orientare gli uomini alla Chiesa di Cristo. I diaconi incarnano la prossimità della Chiesa al mondo, sono segno di Cristo Servo che invita il gregge dentro all’ovile ad uscire con fiducia verso la missione e le pecore che non sono ancora nell’ovile o non vi sono più a volgersi verso l’unico Pastore. Essi mirano a formare nei contesti più distanti e lontani dalla Chiesa comunità pro-eucaristiche, ovvero comunità orientate alle comunità parrocchiali, edificate attorno all’Eucarestia celebrata dal presbitero e dalla comunità dei battezzati[39].
  1. La prossimità dei diaconi si riflette anche nel lavoro. Coloro che svolgono un’attività professionale o lavorativa rendono presente nelle pieghe della società la presenza della Chiesa. Si può cogliere quindi la differenza con la spiritualità del laico: mentre il laico porta la sua testimonianza ordinando le attività umane secondo il piano d’amore di Dio, il diacono è la presenza efficace – perché sacramentale – di Gesù servo in ambiti e luoghi lontani dai comuni spazi ecclesiali. Questo per la sua doppia appartenenza: egli, pur essendo socialmente laico, è teologicamente – ontologicamente – membro della gerarchia[40]. Il suo lavoro quindi è collegato[41], anzi, è esso stesso parte del suo ministero.
  1. Questo dato teologico rende i diaconi agenti privilegiati per incarnare e «proporre a tutti gli uomini un umanesimo all’altezza del disegno d’amore di Dio sulla storia, un umanesimo integrale e solidale, capace di animare un nuovo ordine sociale»[42]. Poiché «il lavoro umano possiede un’intrinseca dimensione sociale»[43], i diaconi per la loro prossimità al mondo secolare e la loro immersione nel mondo lavorativo porteranno nel sociale l’annuncio fondamentale della Dottrina sociale della Chiesa, che «solo l’amore è capace di trasformare in modo radicale i rapporti che gli esseri umani intrattengono tra loro»[44].
  1. I diaconi che hanno scelto il celibato o coloro che sono rimasti vedovi testimoniano al mondo la bellezza e la totalità della vita donata per il Signore. Essi proclamano sacramentalmente al mondo la presenza dell’Eterno con la propria vita[45]. Questo dono del Signore è un segno escatologico che rimanda alla trascendenza del rapporto sponsale con Cristo ed ha anche «un grande significato sociale, nella vita presente, per il servizio al popolo di Dio»[46] mostrando questo rapporto vivo d’amore al mondo secolare.
  1. I diaconi coniugati prima di essere configurati a Cristo servo, sono stati chiamati ad amare la propria sposa come Cristo ama la Chiesa. Il sacramento dell’Ordine, inserito in questo dono di grazia, evidenzia la necessità dell’amore, del dono di sé che è l’autentico servizio, quale metodo, scopo e fine della vita umana. I diaconi coniugati avranno perciò il compito di unificare vita coniugale e familiare, lavorativa e ministeriale. E in questo non avranno difficoltà se saranno fedeli all’essenza della loro chiamata: il servizio. Perché sia il servizio familiare – la vita quotidiana con la propria moglie, l’educazione dei figli, la presenza in famigli – sia il servizio lavorativo sia il servizio ministeriale – servizio alla Parola, alla Liturgia, alla Carità – sono l’espressione autentica del servizio di Cristo. La famiglia sia informata delle attività del diacono, evitando ogni indebita invasione, per aiutarlo allo sviluppo armonico ed equilibrato del suo servizio alla Chiesa[47].
  1. «L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia[48]. Per questo i diaconi «sostenuti dalla grazia sacramentale, servono il popolo di Dio nel ministero della liturgia, della parola e della carità, in comunione con il Vescovo e il suo presbiterio»[49]. Infatti per la grazia sacramentale hanno il dovere e il dono di insegnare, santificare e guidare il popolo di Dio[50]. Questi tre doni e diaconie costituiscono un’unità nel servizio e sono inseparabilmente unite: «il ministero della Parola conduce al ministero dell’altare, il quale, a sua volta, spinge a tradurre la liturgia in vita, che sboccia nella carità»[51].

Diaconia della Parola

  1. I diaconi sono i servitori della Parola che è Gesù, Verbo del Padre. Con la loro vita, le loro parole, le loro azioni, testimoniano il Signore Risorto, la buona novella, evangelizzando a livello capillare, incontrando le persone nel loro ambiente naturale di vita, inserendosi nei gruppi più ridotti e lontani[52]. Essi si considerino missionari portatori di Cristo, della sua Parola di salvezza, aiutando tutti i battezzati a riconoscersi evangelizzatori. In questo senso essi animeranno i contesti di nuova evangelizzazione.
  1. Ai diaconi è affidato il servizio della predicazione, ovvero di essere testimoni della Verità. Essi torneranno sempre ad ascoltare in modi diversi e sempre torneranno ad annunciare il kerygma: «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti»[53].
  1. Ad essi è affidata in modo specifico la catechesi per introdurre i fedeli all’incontro con il mistero, la ricchezza e la profondità del Signore. Questa catechesi sarà innanzitutto un’iniziazione mistagogica per introdurre le persone all’incontro con il Signore nei segni vivi ed efficaci dei sacramenti e poi un incontro diretto con la Scrittura[54]. Essi, in collaborazione con il presbitero, sono chiamati a far innamorare gli uomini delle «parole di vita eterna»[55] incrementando nei fedeli anche lo studio e l’approfondimento della Sacra Scrittura.
  1. Come ministri del Battesimo, cureranno la catechesi delle famiglie che intendono battezzare il proprio figlio. Questo è un momento privilegiato per entrare in dialogo anche con persone lontane dalla dimensione ecclesiale e parrocchiale; i diaconi possono sviluppare un dialogo aperto per testimoniare e attuare l’accoglienza nella comunità cristiana, perfino riallacciando rapporti conflittuali o assenti con la parrocchia.
  2. Essi possono curare anche la catechesi per i catecumeni adulti proponendo, in accordo con il responsabile diocesano, un cammino costante e progressivo di catecumenato, accompagnando e formando non solo i catecumeni stessi, ma anche i padrini e le madrine.
  1. Nei sacramenti dell’Iniziazione cristiana la Chiesa dimostra la sua maternità e fecondità, quindi la sua capacità di rinnovarsi e di vivere pienamente secondo il Vangelo. Una Chiesa che non genera figli nella fede è sostanzialmente una Chiesa morta. Per questa missione prioritaria della Chiesa i diaconi collaborano e orientano il servizio dei catechisti per far crescere e maturare i bambini, i ragazzi e gli adulti all’incontro vivo con Cristo e la sua Chiesa.
  1. Come ministri delegati del Sacramento del Matrimonio, possono curare la catechesi e il discernimento delle coppie di fidanzati, collaborando sia nell’ufficio della Pastorale Familiare, sia nei corsi di preparazione organizzati a livello diocesano. In particolare i diaconi sposati abbiano a cuore l’accompagnamento e il discernimento delle giovani coppie, aiutandole a vivere l’amore coniugale in Cristo.

Diaconia della Liturgia

  1. I diaconi sono servitori della Liturgia che è l’azione pasquale con il quale Gesù Cristo è presente e si offre per la salvezza del mondo. Essi aiutano il Vescovo e il presbitero nelle diverse celebrazioni liturgiche con un ministero liturgico specifico[56].
  1. Per quanto riguarda il ministero liturgico proprio dei diaconi, rimandiamo alle norme presenti nei libri liturgici. Essi «siano sempre fedeli a quanto è richiesto dai libri liturgici, senza aggiungere, togliere o mutare alcunché di propria iniziativa» poiché «manipolare la liturgia equivale a privarla della ricchezza del mistero di Cristo»[57]. Nella fedeltà alla Chiesa essi potranno far innamorare i fedeli dei riti e delle preghiere che rendono presente il Signore risorto nella Chiesa. Possano testimoniare che «nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, uguaglia l’efficacia»[58] della liturgia che «è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù»[59].
  1. I diaconi sono ministri ordinari del Battesimo o con la licenza del parroco o in caso di necessità[60].
  1. Essi sono ministri ordinari della Comunione che possono distribuire durante la celebrazione dell’Eucarestia o fuori di essa, anche in forma di Viatico. Sono ministri ordinari dell’esposizione del SS. Sacramento e della benedizione eucaristica[61].
  1. Nella celebrazione eucaristica svolgano i servizi richiesti dall’Ordinamento del Messale Romano[62].
  1. All’interno e all’esterno della celebrazione eucaristica celebrano nella maniera più efficace il servizio alla Parola, proclamando il Vangelo in modo che non più il diacono, ma Cristo stesso è presente e «parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura»[63].
  1. In proposito si ricordano parole a noi conosciute: dopo il saluto del diacono – «Il Signore sia con voi» – si risponde – «E con il tuo Spirito» – ovvero riferito al diacono che sta leggendo, ma subito dopo mentre ci si segna con il simbolo battesimale della croce, segno che siamo Suo gregge, si risponde «Gloria a Te, o Signore!». Questo cambiamento nelle parole, il possibile canto del Vangelo, i gesti e i movimenti sono il tentativo della Chiesa di manifestare che è il Signore stesso a parlare e non più il diacono[64].
  1. Invitiamo a diffondere nelle comunità, soprattutto mediante il ministero dei diaconi, la celebrazione della Parola come celebrazione liturgica propria, con la sua specificità e la sua semplicità[65]. Troppe volte viene usata la celebrazione eucaristica come momento di raduno o di autocelebrazione e non celebrazione del Signore. L’eccessivo moltiplicarsi delle Messe peraltro rischia di far perdere il senso della celebrazione pasquale del Signore.
  1. Ad esempio, la liturgia della Parola può essere celebrata[66]:
  1. in preparazione all’Eucarestia domenicale,
  2. in preparazione di celebrazioni nei tempi forti (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua),
  3. pellegrinaggi,
  4. feste patronali,
  5. ritiri spirituali,
  6. celebrazioni penitenziali,
  7. veglie di preghiera,
  8. momenti particolari di carattere diocesano.
  1. La liturgia della Parola non è una sostituzione dell’Eucarestia domenicale nelle comunità dove manca il presbitero. Celebrazioni comunitarie domenicali senza presbitero, con o senza distribuzione della Santa Comunione, devono essere approvate dall’Ordinario e verrà usato esclusivamente lo schema preparato a livello diocesano per «evitare con cura ogni forma di confusione tra questo tipo di riunioni e la celebrazione eucaristica»[67]. Improvvisazioni su questo tema sono pericolose per la giusta comprensione e celebrazione dell’Eucarestia e in ogni caso si trattano di eventualità eccezionali[68].
  1. L’omelia ha una particolare importanza per annunciare e far entrare i fedeli dentro i misteri del Signore celebrati. In accordo con il presbitero, i diaconi preparino sempre con cura l’omelia[69].
  1. Con delega del parroco, i diaconi possono impartire la benedizione nuziale anche presiedendo la liturgia della Parola[70].
  1. I diaconi hanno l’obbligo di celebrare le Lodi mattutine, i Vespri e la Compieta[71]. Nella celebrazione comunitaria della Liturgia delle Ore, anche con la presenza di un presbitero, il diacono può presiede e guidare la preghiera; in mancanza di presbitero presiede obbligatoriamente [72]. La sua preghiera costante e fedele possa far riscoprire questa forma di preghiera della Chiesa come autentica liturgia, preghiera propria del Signore al Padre e celebrazione del mistero pasquale[73].
  1. I diaconi possono celebrare il rito delle esequie senza messa o con la celebrazione della Parola e il rito della sepoltura. Essi abbiano una particolare cura nell’ascolto e nell’accompagnamento delle persone sofferenti a causa del lutto[74].
  1. Veste propria dei diaconi è la dalmatica, da indossarsi sopra il camice e la stola; la stola si poggia sulla spalla sinistra e, passando trasversalmente davanti al petto, si raccoglie sul fianco destro. La dalmatica, o per necessità o per il grado minore di solennità, si può tralasciare[75].
  1. I diaconi non trascurino il loro abito, abbiano cura della propria persona; abbiano cura per le vesti liturgiche e sviluppino il gusto per la bellezza perché esso, se non è pura ricerca estetica ma spirituale, alimenta lo stupore per il mistero di Dio. Coltivino il gusto artistico per rendere accessibile, nel tempo e nella storia, il mistero indicibile di un Dio che muore per amore, mistero che travalica il tempo e lo spazio[76].

Diaconia della Carità

  1. I diaconi sono servi della carità, ovvero dell’amore Trinitario per ogni uomo che è Gesù Cristo. Dio infatti è amore, è carità[77]. Essi testimoniano al mondo che la carità della Chiesa non è filantropia, non è una semplice azione umana di aiuto, ma è l’irrompere nel tempo e nella storia della presenza reale di Dio. La carità non è una nostra azione, non siamo noi ad amare, ma «è Lui che ha amato noi»[78] ed è sempre Lui che continua, per mezzo delle nostre mani e della nostra vita, la sua opera di salvezza. Per questo la carità per i diaconi e per tutta la Chiesa non è «una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza»[79].
  1. La Chiesa vive la carità, il dono di sé, per ogni uomo, non solo nei confronti delle povertà materiali, perché essa ama e fa maturare l’uomo nella sua integralità. «Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale – a livello politico, economico, culturale – facendone la norma costante e suprema dell’agire»[80]. La cultura, la politica, l’economia, l’educazione, sono forme in cui la Chiesa esprime la sua carità. L’amore infatti «non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale»[81]. In questo senso, la diaconia della carità è diaconia per la verità e quindi per la libertà, poiché quando l’uomo si pone al servizio di Cristo, «via, verità e vita»[82], diventa veramente libero[83].
  1. I diaconi sono l’espressione della Chiesa nella sua compassione e cura dei più piccoli e dei più poveri. Il servizio agli esclusi, agli emarginati, a chi è solo, a chi soffre ed è nella difficoltà, è il servizio più distintivo del diaconato. I diaconi, come ogni cristiano, sappiano riconoscere il Signore presente in ogni piccolo di questo mondo.
  1. I diaconi diano da mangiare a chi ha fame, diano da bere a chi ha sete, diano un vestito a chi è nudo. Capiscano e accolgano i bisogni primari di chi è prossimo e come il buon samaritano, che è Cristo, siano presente in ogni situazione di fragilità non solo con un aiuto materiale, ma con un ascolto e una vicinanza concreta. Essi possono essere guide dell’azione concreta di aiuto ai bisognosi. Essi amministreranno, coordineranno e renderanno conto al Vescovo o al presbitero di riferimento delle azioni concrete messe in campo per i più poveri. Quando necessario e quando richiesto, siano in contatto con la Caritas diocesana perché l’azione delle singole realtà sia integrata con il piano pastorale organico dell’intera diocesi. I diaconi manifestino che tutta la Chiesa è attenta e attiva nei confronti dei bisogni essenziali degli uomini.
  1. I diaconi diano accoglienza a chi è straniero. Non abbiano pregiudizi e siano un volto accogliente per coloro che hanno lasciato la propria casa. Diano conforto e ascolto, sappiano piangere e gioire, sappiano commuoversi con le persone straniere che incontreranno, manifestando la vicinanza e l’accoglienza della nostra Chiesa. Siano vicini soprattutto a coloro che sono scartati e considerati minori. Non agiscano mai individualmente ma si coordinino con la Pastorale migranti.
  1. I diaconi visitino chi è malato. Ai diaconi può anche essere affidata la cura pastorale degli infermi, sia in un ospedale, sia in una parrocchia specifica. Anche se non possono amministrare l’Unzione degli infermi, i diaconi possono preparare e aiutare il parroco nella catechesi e nell’accompagnamento umano necessario per meglio celebrare questo sacramento. Essi, come ministri del Viatico, saranno vicini a quanti sono nel dolore e nella disperazione, portando a ogni uomo che soffre la speranza che deriva dalla vittoria pasquale di Gesù. Con il silenzio, essi sapranno trasmettere la vicinanza della Chiesa in ogni situazione complicata o triste, dando testimonianza della vicinanza del Signore. In definitiva, con la loro presenza, la loro capacità di relazione, i diaconi porteranno nelle situazioni di dolore e angoscia la luce del Risorto.
  1. I diaconi vadano a trovare chi è solo. Visitino con frequenza le situazioni di fragilità e di emarginazione, soprattutto le persone anziane. Portino a chiunque vive isolato una parola buona, un sorriso, il calore della relazione. Siano espressione della vicinanza e della ricerca della nostra Chiesa per l’ultima delle pecorelle che si è persa.

Statuto giuridico del diacono

  1. Il Vescovo segue e conosce personalmente i diaconi della diocesi[84]:
    1. è il riferimento diretto e unico del ministero di ogni diacono[85];
    2. è il responsabile ultimo del discernimento e della formazione dei diaconi[86];
    3. nomina il responsabile diocesano per il diaconato;
    4. nomina il direttore per la formazione;
    5. nomina la commissione diocesana Ordini Sacri.
  1. Il responsabile diocesano per il diaconato:
  2. aiuta il Vescovo e lo rappresenta;
  3. conosce e dialoga costantemente con ogni diacono;
  4. coordina i momenti di fraternità fra tutti i diaconi della diocesi;
  5. programma e anima la formazione permanente.
  1. Il direttore della formazione[87]:
    1. coordina e guida le varie persone impegnate nell’educazione, in particolare la comunità formativa, e anima tutta l’opera educativa nelle sue varie dimensioni;
    2. elabora un giudizio sintetico scritto sulla formazione di ogni candidato al diaconato da presentare al Vescovo;
    3. conosce e si relaziona con le famiglie e le comunità di provenienza dei diaconi;
    4. è proposto dal direttore della formazione e approvato dal Vescovo[88].
  1. La Commissione diocesana Ordini Sacri è convocata dal Vescovo, in particolare prima della candidatura e prima dell’ordinazione. La Commissione, se richiesto dal Vescovo, da pareri consultivi negli scrutini[89].
  1. Con l’ordinazione diaconale, l’ordinato diviene chierico e viene incardinato nella Chiesa di Faenza-Modigliana[90]. L’incardinazione non rappresenta un fatto più o meno accidentale o solamente giuridico, ma si caratterizza come legame teologico ed ecclesiale per il concreto servizio al popolo di Dio che vive nella diocesi. Per questo l’appartenenza a movimenti o ad associazioni cattoliche non costituisce una dispensa all’obbedienza dovuta al proprio Vescovo diocesano. L’incardinazione implica l’appartenenza ecclesiale a livello giuridico, affettivo e spirituale e l’obbligo e la dedizione del servizio ministeriale[91]. Diventando chierico il diacono assume i relativi obblighi e diritti[92].
  1. Anche i diaconi incardinati in un Istituto di vita consacrata eserciteranno il ministero in diretta dipendenza dal Vescovo diocesano, pur rimanendo soggetti ai propri superiori e rimanendo fedeli alla disciplina delle loro comunità di riferimento[93].
  1. «La vocazione specifica del diacono permanente suppone la stabilità in quest’ordine. Pertanto, un eventuale passaggio al presbiterato di diaconi permanenti non uxorati o rimasti vedovi sarà sempre una rarissima eccezione, possibile soltanto quando speciali e gravi ragioni lo suggeriscano»[94].
  1. La sacra ordinazione, una volta validamente ricevuta, mai diviene nulla. Tuttavia, la perdita dello stato clericale avviene in conformità a quanto previsto dalla normativa canonica[95].
  1. I diaconi possono esercitare il ministero in una diocesi diversa dalla propria previa autorizzazione del proprio Vescovo e convenzione fra i due Vescovi interessati[96].
  1. I diaconi per allontanarsi dalla diocesi per un tempo notevole dovranno avere l’autorizzazione del proprio Ordinario[97].
  1. I diaconi permanenti, di norma, non sono tenuti a portare l’abito ecclesiastico[98].
  1. È il Vescovo a conferire l’ufficio ecclesiastico a norma del diritto, indicando qual è la missio canonica di ogni diacono[99] e mettendo per iscritto le competenze specifiche[100]. Il ministero diaconale può essere svolto anche in una parrocchia diversa da quella d’origine e il diacono seguirà quanto indicato dal Vescovo per il bene della diocesi.
  1. I diaconi possono collaborare alla cura pastorale di una parrocchia[101]. In questo caso sono membri di diritto del consiglio pastorale parrocchiale[102].
  1. I diaconi possono collaborare negli organismi diocesani: il consiglio pastorale diocesano, consiglio diocesano affari economici; possono ricoprire l’ufficio di cancelliere, giudice, assessore, uditore, promotore di giustizia, difensore del vincolo e notaio[103].
  1. Essi non possono far parte del consiglio presbiterale né possono essere costituiti vicari giudiziali o decani[104].
  1. I diaconi possono assumere ed esercitare una professione con o senza esercizio di potere civile; possono impegnarsi nell’amministrazione di beni temporali ed esercitare uffici secolari con obbligo di rendiconto, attività commerciali e affari[105].
  1. Solo con il consenso del Vescovo i diaconi possono svolgere attività sindacale[106]. Allo stesso modo non possono impegnarsi nella militanza attiva nei partiti politici e non assumano ruoli di rappresentanza democratica (consiglieri comunali e regionali) e di governo locale, regionale o nazionale se non con il consenso del Vescovo[107].
  1. I diaconi che ricevono un altro tipo di remunerazione sono tenuti a provvedere ai loro bisogni e, se coniugati, a quelli della loro famiglia, con i redditi di tale remunerazione[108]. I diaconi che per mandato del Vescovo si dedicano a tempo pieno al ministero ecclesiastico siano remunerati in modo da essere in grado di provvedere al proprio sostentamento e, se coniugati, a quello della famiglia e all’assistenza sociale[109].

 

FORMAZIONE

  1. La formazione al diaconato deve essere completa: deve integrare in maniera armonica e sufficiente le quattro dimensioni della formazione, ovvero la formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale. Queste quattro dimensioni devono crescere e svilupparsi nel candidato in ogni fase e tappa della formazione iniziale come nella formazione permanente dopo l’ordinazione. Questa formazione deve fiorire nella vita del candidato come un lievito che fa fermentare tutta la pasta e porta tutta la vita della persona, e non momenti particolari di essa, ad essere segno del servizio di Cristo.
  1. La formazione deve essere sistematica: non può essere affrettata o superficiale, né può essere sommaria o lacunosa. Essa deve sviluppare una maturazione effettiva e qualitativamente significativa nella vita del candidato.
  1. La formazione deve essere personalizzata: deve guardare concretamente agli uomini del nostro tempo e alle loro unicità. Essa non sarà configurata a tempi, schemi o attività precostituite, ma sarà adattata ai singoli candidati e alle loro specificità. Strumento d’eccezione è la relazione personale fra il candidato e i formatori.
  1. Tutta la formazione deve coinvolgere ed essere aperta alla relazione con la moglie e la famiglia dei candidati coniugati. Essi siano inseriti e coinvolti nelle varie tappe e dimensioni proprie della formazione.

Comunità formativa

  1. È il Vescovo il responsabile ultimo del discernimento e della formazione dei diaconi. In questo suo servizio fondamentale egli è lo strumento non solo dello Spirito, ma di tutta la nostra Chiesa di Faenza-Modigliana[110].
  1. La comunità formativa è composta dal direttore della formazione, dal direttore spirituale, dal Prefetto degli studi, e dal parroco per il tirocinio pastorale[111]. Il direttore spirituale, il prefetto degli studi e il parroco per il tirocinio pastorale sono proposti dal direttore e devono essere approvati dal Vescovo[112]. A seconda dei casi il Vescovo può individuare figure di riferimento o strutture formative differenti da quelle indicate dal presente Direttorio per una formazione personalizzata[113].
  1. Il direttore della formazione coordina le varie persone impegnate nella formazione, presiede e anima tutta l’opera educativa nelle sue varie dimensioni, tiene i contatti con le varie famiglie e delle comunità di provenienza. È nominato dal Vescovo.
  1. Il direttore spirituale ha il compito di discernere l’opera interiore dello Spirito, di accompagnare e sostenere spiritualmente, di dare consigli e stimoli efficaci per la maturazione di una spiritualità diaconale. È proposto dal direttore della formazione e approvato dal Vescovo[114].
  1. Il prefetto degli studi coordina la formazione intellettuale dei candidati, in particolare cura l’armonizzazione della proposta formativa, verificando gli obiettivi richiesti dal presente Direttorio[115], vigilando sull’unità e la capacità di sintesi del sapere teologico[116]. È proposto dal direttore della formazione e approvato dal Vescovo.
  1. Il parroco è chiamato a vivere una viva comunione ministeriale e ad aiutare il candidato nelle attività pastorali indicate dal Vescovo. Farà una periodica verifica con il candidato e il direttore della formazione. È proposto dal direttore della formazione e approvato dal Vescovo[117].
  1. Lo psicoterapeuta, i professori, le famiglie, le stesse comunità di origine dei diaconi hanno un ruolo educativo, pur non facendo parte della comunità formativa.

I candidati al diaconato

  1. La nostra Pastorale Vocazionale nei percorsi e nelle proposte per aiutare i giovani nel discernimento vocazionale tenga conto della specifica chiamata al diaconato. Proponga in maniera positiva la vocazione ad essere segno di Gesù servo di tutti, creando ad esempio percorsi di accompagnamento specifici per scoprire questo ministero ordinato.
  1. «I diaconi siano persone degne»[118]. Siano ammessi fra gli aspiranti al diaconato uomini dotati di vero senso di responsabilità, laboriosità, equilibrio e prudenza. Essi devono presentare la capacità di obbedienza e di comunione fraterna, la carità verso i fratelli e una concreta predisposizione alla responsabilità pastorale[119].
  1. I diaconi siano persone «sincere nel parlare». Siano ammessi uomini con una umanità piena ed integrata. Essi abbiano una stabile maturità psichica, una capacità di dialogo e di comunicazione, una percezione sana e critica alla realtà, al mondo concreto. Essi abbiano la capacità di vedere ed integrare i propri doni e le proprie ferite[120].
  1. I diaconi siano «moderati nell’uso del vino». Siano ammessi uomini con uno stile di vita sobrio, capaci di usare i beni del mondo in maniera matura e sana. Essi abbiano buone qualità fisiche e psichiche che gli permettano di esercitare, se chiamati, il ministero diaconale[121]. Il direttore della formazione può richiedere un consulto psicodiagnostico per i candidati per valutarne la maturità psichica e la loro idoneità al percorso di discernimento.
  1. I diaconi non siano «avidi di guadagni disonesti». Siano ammessi uomini con uno spirito di povertà e semplicità autentici, privi di forme di ostentazione, prestigio o potere. Siano esclusi chiunque manifesti tratti di narcisismo ed egoismo. I candidati possono provenire da tutti gli ambiti sociali ed esercitare qualsiasi attività lavorativa o professionale purché non sia sconveniente, secondo il giudizio del Vescovo[122]. Siano ammessi coloro che esercitano un’attività conciliabile con gli impegni di discernimento, di formazione e concreto esercizio del ministero[123].
  1. I diaconi «conservino il mistero della fede in una coscienza pura». Siano ammessi uomini con una sincera vita di fede all’interno della nostra Chiesa. Essi siano in una relazione viva con il Signore, sia nella preghiera personale che comunitaria. Celebrino con frequenza l’Eucarestia e abbiano un amore sincero per la Chiesa diocesana; per questo i candidati devono essere vitalmente inseriti in una comunità cristiana e aver già esercitato con lodevole impegno opere di servizio[124].
  1. «Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio». È il Signore che chiama attraverso la sua Chiesa. Il discernimento della Chiesa di Faenza-Modigliana è decisivo per la scelta della vocazione, soprattutto la vocazione ministeriale, ed è la Chiesa stessa che cura la formazione di quanti sono chiamati a tale servizio[125]. Non siano ammessi candidati che desiderino il diaconato per interessi puramente personali o per progetti di singoli gruppi, anche se movimenti o gruppi cattolici. È necessario che gli aspiranti manifestino una sincera docilità e disponibilità a vivere un servizio organico inserito armoniosamente nella pastorale della Chiesa di Faenza-Modigliana[126] poiché «divenire diaconi significa divenire servi di Cristo, della Chiesa, di tutti i fratelli. Non vivranno più per loro stessi, perché gli sarà data una forma di vita per cui saranno chiamati a non appartenersi. Vivranno, in particolare, per il grande, unico e vero evangelizzatore»[127].
  1. I diaconi siano «mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie». Vi sono tre tipi di diaconato in relazione agli stati della vita:
  1. i giovani o gli uomini non sposati chiamati al diaconato sono obbligati a vivere celibi[128] e possono essere ammessi come candidati solo dopo aver compiuto i 25 anni[129];
  1. possono essere accolti fra gli aspiranti gli uomini sposati da almeno 10 anni e dopo aver compiuto 35 anni[130];
  1. i diaconi già ordinati ma rimasti vedovi sono obbligati al celibato[131].
  1. «Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto». Non siano ammessi candidati sposati senza il consenso scritto della moglie; infatti essa è chiamata a partecipare alla vocazione ministeriale del marito attivamente con un assenso e in comunione con lui. La moglie stessa sia una donna responsabile, onesta, sobria e non abbia qualità che possano impedire il ministero del marito[132].
  1. Non sia ammesso chi non è libero da irregolarità e impedimenti[133] e chi, di norma, ha superato i 60 anni[134].

I tempi della formazione

Presentazione

  1. È il parroco, a nome della comunità, che presenta l’aspirante al Vescovo. Egli presenterà un profilo scritto dell’aspirante con le motivazioni della scelta, il curriculum vitae e pastorale.
  1. Il Vescovo dopo aver consultato il direttore per la formazione deciderà se ammettere l’aspirante al periodo propedeutico.

Propedeutica

  1. Il periodo propedeutico dura di norma due anni ed è caratterizzato da una proposta personale.
  1. Questo tempo è caratterizzato da incontri di preghiera, istruzioni, momenti di riflessione e di confronto orientati a favorire l’obiettività del discernimento vocazionale. È un tempo per avviare una sintetica conoscenza della dottrina cristiana ed eventualmente per completare la formazione culturale di base.
  1. Per i candidati giovani, questo periodo propedeutico può avvenire del tutto o in parte all’interno della Comunità Propedeutica Interdiocesana di Romagna. Infatti nella Chiesa italiana sono rari i casi di vocazioni al diaconato permanente presso i giovani, con la tipica dimensione celibataria connessa. È un fatto quindi che non esistano ad oggi comunità stabili di giovani in formazione per questo ministero ordinato pur rimanendo, la forma comunitaria, la più auspicabile e necessaria per la formazione. Per questo motivo, data l’impossibilità della creazione di una comunità distinta con uno spessore educativo significante, quantitativamente e qualitativamente rilevante ai fini vocazionali, il Vescovo può ammettere giovani in discernimento nella Comunità propedeutica, sentito il parere del responsabile, perché possano vivere una vera comunione di vita insieme a coetanei, possano porre solide basi alla vita spirituale, alla conoscenza di sé, possano inserirsi in una preghiera liturgica e personale autentica, possano sviluppare la dinamica del dono di sé, autentica diaconia dei battezzati, per iniziare un autentico discernimento[135]. In questo caso sarà il responsabile della Comunità Propedeutica Interdiocesana di Romagna a comporre la valutazione da inviare al Vescovo.
  1. In particolare, sono obbligatori incontri personali di conoscenza e verifica con il direttore della formazione a cadenza mensile.
  1. Il direttore della formazione presenterà alla fine del tempo propedeutico, per i candidati adulti, un attestato che tracci il profilo della personalità degli aspiranti e un giudizio di idoneità al Vescovo.
  1. Ammissione tra i candidati all’ordine del diaconato.
  2. L’aspirante, dopo il parere favorevole del direttore per la formazione, deve redigere di propria mano una domanda di ascrizione[136] fra i candidati e rivolta al Vescovo. Il Vescovo accetta o respinge tale domanda.
  3. L’ammissione fra i candidati è un rito liturgico specifico «grazie al quale colui che aspira al diaconato manifesta pubblicamente la sua volontà di offrirsi a Dio e alla Chiesa per esercitare l’ordine sacro»[137].

Formazione iniziale

  1. Il tempo della formazione dura almeno tre anni o fino a quando nel candidato non si è sviluppata, a giudizio del Vescovo e del direttore della formazione, un’autentica maturazione nei quattro ambiti della formazione[138].
  1. Il Vescovo può delegare cammini formativi specifici per candidati giovani ad un presbitero e auspicabilmente all’interno di comunità formative già esistenti perché possano maturare il discernimento in un contesto fraterno[139].
  1. Nel tempo della formazione i candidati riceveranno il ministero del lettorato e dell’accolitato secondo le norme canoniche e a distanza di almeno sei mesi[140]. Chi avesse già ricevuto un ministero, di norma, può continuare ad esercitarlo.
  1. L’ordinazione diaconale.
  2. Al termine del percorso formativo, con l’approvazione del direttore della formazione, il candidato indirizza al proprio Vescovo una «dichiarazione, redatta e firmata di suo pugno, nella quale attesta che intende ricevere il sacro ordine spontaneamente e liberamente e si dedicherà per sempre al ministero ecclesiastico, e nella quale chiede simultaneamente di essere ammesso all’ordine da ricevere»[141]. Allegherà anche il certificato di battesimo, confermazione, ricezione dei ministeri, degli studi compiuti e, se coniugato, il certificato di matrimonio e il consenso scritto della moglie[142].
  3. Ricevuta la richiesta del candidato il Vescovo valuterà la sua idoneità attraverso un attento scrutinio sulla relazione scritta dal direttore della formazione e, a sua discrezione, convocando la Commissione Ordini Sacri. Egli farà discernimento prima di promuovere il candidato all’ordine del diaconato.
  4. Prima dell’ordinazione il candidato celibe deve assumere pubblicamente l’obbligo del celibato mediante il rito prescritto; tutti i candidati sono tenuti ad emettere personalmente la professione di fede e il giuramento di fedeltà davanti all’Ordinario.
  5. Gli ordinandi si preparino all’ordinazione con gli esercizi spirituali di almeno cinque giorni proposti o approvati dall’Ordinario.

Formazione permanente

  1. La formazione permanente è un’esigenza che si pone in continuità con la formazione iniziale, con la quale condivide ragioni di finalità e di significato e, nei confronti della quale, compie una funzione d’integrazione, di custodia e di approfondimento[143].
  1. La formazione permanente è obbligatoria e rappresenta la disponibilità del diacono nei confronti degli altri poiché rappresenta la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa e la sua continua conversione[144].
  1. La formazione permanente dei diaconi sarà progettata, stabilita e verificata dal responsabile del diaconato. Essa prevedrà cammini di formazione in tutti e quattro gli ambiti senza escluderne alcuno.

Formazione umana

  1. La formazione umana ha come obiettivo quello di sviluppare la capacità di relazione con gli altri, di comunione e di servizio, aiutando i candidati a non chiudersi in sé stessi ma a costruire relazioni significative e serene con ogni persona[145].
  1. Essa presuppone una maturità affettiva che deve essere raggiunta con un ampio margine di sicurezza, portando alla scoperta della centralità dell’amore nella propria esistenza come offerta totale del proprio essere, delle proprie energie e preoccupazioni[146].
  1. Essa è educazione alla libertà, al senso critico, alla coscienza morale che si configura come ascolto e obbedienza al Signore che parla in noi[147].
  1. Se ritenuto opportuno dal direttore della formazione, il candidato avrà un accompagnamento psicologico con uno psicologo indicato dal direttore stesso ed approvato dal Vescovo.
  1. Il direttore della formazione vigilerà perché siano inserite lezioni specifiche, seminari o corsi sulla protezione dei minori. Una informazione adeguata deve essere impartita in modo adatto, dando anche rilievo alle aree di possibile sfruttamento e violenza. Allo stesso tempo vigilerà perché i candidati non siano incorsi in alcun modo in delitti o situazioni problematiche in questo ambito[148].

Formazione spirituale

  1. La formazione spirituale ha come obiettivo far scoprire e condividere l’amore di Cristo servo al candidato, mettendolo in relazione viva e spirituale con Lui.
  1. Fonte quotidiana di questa capacità di amore sono l’Eucarestia e la Sacra Scrittura: da esse i candidati non devono mai separarsi.
  1. A partire da queste fonti i candidati impareranno ad immergersi nella preghiera della Chiesa, la Liturgia della Ore e nel sacramento della Penitenza.
  1. Il direttore spirituale aiuterà il candidato ad operare una sintesi armonica fra stato di vita, professione e ministero, proponendo letture spirituali e ritiri mensili e annuali.

Formazione intellettuale

  1. La formazione intellettuale dei candidati deve essere solida ed efficiente e deve escludere una preparazione affrettata o superficiale[149].
  1. Essa ha l’obbiettivo di formare i diaconi a rendere conto della loro fede e di maturare una viva coscienza ecclesiale, ad acquisire capacità di lettura della situazione e di un’adeguata inculturazione del Vangelo, a renderli capaci di guidare, consigliare e parlare in pubblico[150].
  1. I contenuti che i formatori dovranno proporre e verificare nel tempo propedeutico sono[151]:
  1. l’iniziazione alla lettura della Sacra Scrittura;
  2. l’introduzione al mistero di Cristo e della Chiesa, mediante il Catechismo della Chiesa Cattolica;
  3. l’introduzione ai documenti del Concilio Vaticano II e al Magistero della Chiesa;
  4. elementi di spiritualità diaconale;
  5. elementi di Storia della Chiesa
  6. agiografia;
  7. elementi di cultura umanistica;
  8. elementi di psicologia.
  1. I contenuti che i formatori dovranno proporre e verificare nel tempo della formazione iniziale sono[152]:
  1. l’introduzione alla Sacra Scrittura e alla sua retta interpretazione; la teologia dell’Antico e del Nuovo Testamento; l’interrelazione tra Scrittura e Tradizione; l’uso della Scrittura nella predicazione, nella catechesi e nell’attività pastorale in genere;
  2. l’iniziazione allo studio dei Padri e una prima conoscenza della storia della Chiesa;
  3. la teologia fondamentale, con l’illustrazione delle fonti, dei temi e dei metodi della teologia, la presentazione delle questioni relative alla Rivelazione e l’impostazione del rapporto tra fede e ragione, che abilita i futuri diaconi ad esprimere la ragionevolezza della fede;
  4. la teologia dogmatica, con i suoi diversi trattati: trinitaria, creazione, cristologia, ecclesiologia ed ecumenismo, mariologia, antropologia cristiana, sacramenti (specialmente la teologia del ministero ordinato), escatologia;
  5. la morale cristiana, nelle sue dimensioni personali e sociali, e in particolare la dottrina sociale della Chiesa;
  6. la teologia spirituale;
  7. la liturgia;
  8. il diritto canonico.
  1. Per acquisire questi contenuti essenziali il prefetto degli studi, con l’approvazione del direttore della formazione, proporrà in maniera personalizzata al candidato corsi dell’Istituto di scienze religiose S. Apollinare o altri corsi personalizzati della Scuola Diocesana di Teologia[153].

Formazione pastorale

  1. La formazione pastorale si sviluppa attraverso la teologia pastorale e un tirocinio pratico.
  1. La teologia pastorale deve avere come contenuti[154]:
    1. la prassi liturgica, l’amministrazione dei sacramenti, il servizio all’altare;
    2. la proclamazione della Parola: kerigma, catechesi, preparazione ai sacramenti, omelia, mistagogia;
    3. l’impegno della Chiesa per la giustizia sociale e la carità;
    4. la vita della comunità, l’animazione di piccole comunità.
  1. Ogni candidato è affidato ad un tirocinio pastorale concreto in base a quanto deciso dal responsabile della formazione. Questo tirocinio deve essere graduale, differenziato e continuamento verificato. Esso può essere svolto anche in parrocchie o ambienti differenti dalle comunità originarie[155].
  1. Il percorso formativo pastorale dei candidati si situa all’interno della conversione pastorale che sta cambiando il volto della nostra Chiesa nella sua missione evangelizzatrice. La priorità dell’evangelizzazione, dimensione costitutiva del cristiano, assumerà per il candidato al diaconato un preciso impegno alla collaborazione e al discernimento che già la nostra diocesi sta maturando con la formazione dei «gruppi ministeriali»[156]. Pur non facendone parte, in quanto ministro ordinato, il futuro diacono sarà in relazione con questa nuova forma di corresponsabilità ecclesiale e ne aiuterà lo sviluppo e la crescita.

 

CONCLUSIONE

San Terenzio, diacono delle nostre terre, che ha speso la sua vita per i più poveri e per gli ammalati, insieme a San Francesco, diacono e patrono della nostra nazione, ci aiutino a vivere il servizio alla Chiesa con un autentico slancio missionario, perché ogni uomo vedendo l’amore dei cristiani incontri l’amore di Dio.

Nel nostro cammino, soprattutto in mezzo alle difficoltà, Maria non smette di intercedere per noi. Lei che davanti al mistero dell’Incarnazione si è abbandonata alla volontà di Dio e si è resa «serva del Signore»[157] perché potesse avvenire per lei secondo la Sua parola, ci ha mostrato che Dio guarda l’umiltà[158], la piccolezza scandalosa dell’uomo, per trasfigurarla con la sua Pasqua. Preghiamo con fiducia la nostra protettrice perché volgendo a lei il nostro sguardo, serviamo il Signore con totale dedizione e ci impegniamo instancabilmente alla salvezza del mondo. Madonna delle Grazie, serva del Signore, prega per noi.

 

Allegato 1 – Lettera per la richiesta di ammissione all’Ordine sacro

*da scrivere interamente di proprio pugno, da presentare in originale e in copia*

Eccellenza Reverendissima,

io sottoscritto __________, nato a __________, il __________, residente a __________, in via __________, della parrocchia di __________, battezzato a __________, il __________, cresimato a __________, il __________, da __________, frequentato il periodo propedeutico, confortato dall’approvazione del mio direttore spirituale e da coloro che hanno curato la mia formazione,

chiedo

di essere ammesso

TRA I CANDIDATI ALL’ORDINE SACRO

nella Chiesa di Faenza-Modigliana.

Sono consapevole degli impegni e della spiritualità che tale passo comporta, sostenuto dalla Grazia di Dio, per l’intercessione della Beata Vergine delle Grazie e di San Terenzio, mentre intendo proseguire il mio cammino verso l’Ordine sacro.

Fiducioso nell’accoglienza della mia richiesta, chiedo la benedizione dell’Eccellenza Vostra e mi professo

Dev.mo figlio

__________

Luogo e data

*Lasciare in fondo un congruo spazio per i timbri e le firme dei responsabili e curia*

 

Allegato 2 – Lettera per la richiesta di istituzione a Lettore

*da scrivere interamente di proprio pugno, da presentare in originale e in copia*

Eccellenza Reverendissima,

io sottoscritto __________, nato a __________, il __________, residente a __________, in via __________, della parrocchia di __________, battezzato a __________, il __________, cresimato a __________, il __________, da __________, ammesso tra i Candidati all’Ordine sacro il __________, proseguendo il mio cammino formativo, confortato dall’approvazione del mio direttore spirituale e da coloro che hanno curato la mia formazione,

chiedo

di essere istituito

LETTORE

nella Chiesa di Faenza-Modigliana.

Consapevole degli impegni e della spiritualità che tale ministero comporta mi impegno a viverlo, sostenuto dalla Grazia di Dio, per l’intercessione della Beata Vergine delle Grazie e di San Terenzio, mentre intendo proseguire il mio cammino verso l’Ordine sacro.

Fiducioso nell’accoglienza della mia richiesta, chiedo la benedizione dell’Eccellenza Vostra, e mi professo

Dev.mo figlio

___________

Luogo e data

*Lasciare in fondo un congruo spazio per i timbri e le firme dei responsabili e curia*

 

Allegato 3 – Lettera per la richiesta di istituzione ad Accolito

*da scrivere interamente di proprio pugno, da presentare in originale e in copia*

Eccellenza Reverendissima,

io sottoscritto __________, nato a __________, il __________, residente a __________, in via __________, della parrocchia di __________, battezzato a __________, il __________, cresimato a __________, il __________, da __________, ammesso tra i Candidati all’Ordine sacro il __________, istituito lettore il __________, proseguendo il mio cammino formativo, confortato dall’approvazione del mio direttore spirituale e da coloro che hanno curato la mia formazione,

chiedo

di essere istituito

ACCOLITO

nella Chiesa di Faenza-Modigliana.

Consapevole degli impegni e della spiritualità che tale ministero comporta mi impegno a viverlo, sostenuto dalla Grazia di Dio, per l’intercessione della Beata Vergine delle Grazie e di San Terenzio, mentre intendo proseguire il mio cammino verso l’Ordine sacro.

Fiducioso nell’accoglienza della mia richiesta, chiedo la benedizione dell’Eccellenza Vostra, e mi professo

Dev.mo figlio

___________

Luogo e data

*Lasciare in fondo un congruo spazio per i timbri e le firme dei responsabili e curia*

 

Allegato 4 – Lettera per la richiesta di Ordinazione diaconale

*da scrivere interamente di proprio pugno, da presentare in originale e in copia*

Eccellenza Reverendissima,

io sottoscritto __________, nato a __________, il __________, residente a __________, in via __________, della parrocchia di __________, battezzato a __________, il __________, cresimato a __________, il __________, da __________, ammesso tra i Candidati all’Ordine sacro il __________, istituito lettore il __________ e accolito il __________, ormai al termine del cammino formativo, confortato dall’approvazione del mio direttore spirituale e da coloro che hanno curato la mia formazione,

chiedo

di essere ammesso a ricevere l’Ordinazione Diaconale.

Dichiaro inoltre che presento questa domanda di mia spontanea volontà e con piena libertà e che intendo dedicarmi per tutta la vita all’esercizio del Sacro Ministero.

Dichiaro inoltre che sono pienamente consapevole degli impegni che l’Ordinazione Diaconale comporta e che intendo assumere con tutta responsabilità; che in obbedienza al Vescovo accoglierò quanto verrà indicato per il mio ministero; [di vivere il sacro celibato e la perfetta castità, quali vengono richieste al Diacono]*; del servizio quotidiano della Liturgia delle Ore.

Grato al Signore per il dono di poter entrare più profondamente nella famiglia della Chiesa di Faenza-Modigliana e di potermi dedicare interamente al suo servizio, mi impegno a vivere la comunione piena con il Vescovo che la presiede e a cui il Diaconato mi lega con promessa solenne di obbedienza.

Fiducioso nell’accoglienza della mia richiesta, invocando l’intercessione della Beata Vergine delle Grazie, di San Francesco e San Terenzio, chiedo la benedizione dell’Eccellenza Vostra e mi professo

Dev.mo figlio

__________

Luogo e data

*Lasciare in fondo un congruo spazio per i timbri e le firme dei responsabili e curia*

* Aggiungere se il candidato non è coniugato.

 

ABBREVIAZIONI

CCC Catechismo della Chiesa Cattolica

CDS Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa[159]

CJC  Codice di Diritto Canonico

CS    Chiamati a servire. Il dono del diaconato permanente[160]

CTI   Il diaconato: evoluzione e prospettive[161]

DM  Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti[162]

LG    Lumen Gentium[163]

ON   I diaconi permanenti nella Chiesa in Italia. Orientamenti e norme[164]

RF    Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti[165]

SC    Sacrosantum Concilium[166]

 

INDICE TEMATICO

ABITO                                                      43, 44, 58

AFFETTIVITÀ                                         79, 80, 102, 103, 104, 105, 106

BATTESIMO                                            28a, 31

CANDIDATURA                                    94

CATECHESI                                            28

CELIBATO                                     23, 84a, 84c

CHIESA DIOCESANA                   8, 10, 11, 12, 16, 17, 52, 61, 62, 83, 119

comunità                                          9, 60, 82, 118

COMMISSIONE ORDINI SACRI           51

DIRETTORE DELLA FORMAZIONE     50, 71, 72

DIRETTORE SPIRITUALE                      73

EUCARISTIA                                           20, 32, 33, 38, 82, 108

EVANGELIZZAZIONE                          4, 19, 20, 22, 25, 26, 27, 112, 119

FAMIGLIA                                              24, 69, 85

FORMAZIONE PERMANENTE             99, 100, 101

INCARDINAZIONE                               52

INIZIAZIONE CRISTIANA                    28c

LAVORO                                        21, 22, 63, 64, 65, 81

LITURGIA                                      29, 30

liturgia della parola                                    34, 35, 36, 37, 38, 108

liturgia delle ore                               41, 109

MATRIMONIO                              24, 28d, 40, 84b

OMELIA                                         39

POVERTÀ                                      46, 47

PREFETTO DEGLI STUDI                      74

PROPEDEUTICA                                    89, 90, 91, 92, 93

PROSSIMITÀ                                           19, 20, 22

RESPONSABILE DIOCESANO              49

SACRAMENTO                             2, 3, 98

SCRITTURA                                            26, 28, 34, 35, 36, 108

SERVIZIO                                       2, 5, 8, 9, 10, 11, 17, 52, 78, 83

VESCOVO                                      5, 6, 7, 8, 13, 14, 15, 18, 59

compiti del                                       48, 53, 56, 57, 59, 63, 70, 88, 94a, 98b

VOCAZIONE                                          77

INDICE GENERALE

 

INTRODUZIONE

IL DIACONATO

Cristo è il vero diacono

Il diaconato nella Chiesa

La diaconia di tutti i battezzati

IL DIACONATO NELLA CHIESA DI FAENZA-MODIGLIANA

Profilo generale

Diaconia della Parola

Diaconia della Liturgia

Diaconia della Carità

Statuto giuridico del diacono

FORMAZIONE

Comunità formativa

I candidati al diaconato

I tempi della formazione

Presentazione

Propedeutica

Formazione iniziale

Formazione permanente

Formazione umana

Formazione spirituale

Formazione intellettuale

Formazione pastorale

CONCLUSIONE

Allegato 1 – Lettera per la richiesta di ammissione all’Ordine sacro

Allegato 2 – Lettera per la richiesta di istituzione a Lettore

Allegato 3 – Lettera per la richiesta di istituzione ad Accolito

Allegato 4 – Lettera per la richiesta di Ordinazione diaconale

ABBREVIAZIONI

INDICE TEMATICO

INDICE GENERALE

 

[1] Lc 22, 27.

[2] Gv 13,15.

[3] Fil 2,8.

[4] Mt 6, 10; 26, 42.

[5] RF 11 e CTI Cap. VII, Conclusione.

[6] Paolo VI, Motu proprio Ad pascendum, in AAS 54 (1972) 536.

[7] E. Castellucci, Il «ministero della soglia». Una lettura teologica del diaconato a partire dal Nuovo Testamento, in «Seminarium» 48 (2008), pag. 637.

[8] Ivi, pp. 636-637.

[9] Ignazio di Antiochia, Epistula ad Trallianos, 3, 1 e CCC 1554.

[10] Cf. D.C. Hoyos, Conferenza stampa di presentazione dei documenti: “Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti” e “Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti”, 10 marzo 1998; M. Toso, Nuova evangelizzazione: luoghi pastorali. Sussidio pastorale 2020-2021, Faenza 2020, pp. 19-20.

[10] DM 25.

[11] Cf. M. Toso, Omelia per l’ordinazione diaconale di Mattia Gallegati e Massimo Geminiani, 17 settembre 2016.

[12] CCC 1554.

[13] Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sull’ufficio pastorale dei vescovi Christus Dominus, 16.

[14] Benedetto XVI, Udienza al clero della diocesi di Roma, 8 febbraio 2008 e cf. CS.

[15] Ordo rituum pro ministerii petrini initio romanae episcopi.

[16] CCC 876, cf. ON 7.

[17] CS.

[18] Congregazione per il Clero, Il dono della vita presbiterale, 209 e relativi Regolamenti del Pontificio Seminario Regionale Flaminio “Benedetto XV”.

[19] Cf. C.E.I., Nota introduttiva al Pontificale romano, ed. 1992, pag.15-16.

[20] Castellucci, Il «ministero della soglia», pag. 637.

[21] Cf. CTI Cap. I, paragrafo I; cf. ON 7.

[22] Mt 25, 40.

[23] Francesco, Omelia per l’inizio del ministero petrino, 19 marzo 2013; Id., Discorso ai diaconi permanenti della Diocesi di Roma, con le famiglie, 19 giugno 2021; cf. Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 35.

[24] Mt 20, 26-27.

[25] C.E.I. La restaurazione del diaconato permanente in Italia, 8 dicembre 1971.

[26] Francesco, Discorso ai diaconi permanenti della Diocesi di Roma, con le famiglie, 19 giugno 2021.

[27] Cf. C.E.I. Nota introduttiva al Pontificale romano, ed. 1992, pag.16.

[28] RF 8, DM 11.

[29] Ignazio, Epistula ad Trallianos, 3,1; CCC 1554; infra art. 5.

[30] Didascalia degli apostoli, 11, 44.

[31] DM 48; Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Christus Dominus, n.15.

[32] Castellucci, Il «ministero della soglia», pag. 639.

[33] DM 57.

[34] Cf. DM 48.

[35] Cf. C.E.I. Nota introduttiva al Pontificale romano, ed. 1992, pag.15-16; cf. DM 22, 57.

[36] Cf. ON 13-14.

[37] DM 6, 11.

[38] Cf. CTI Cap. VI, Linee evolutive; cf. Castellucci, Il «ministero della soglia», pp. 638-639.

[39] Ivi, pp. 644-647.

[40] Ivi, p. 644.

[41] DM 12.

[42] CDS 19.

[43] CDS 273.

[44] CDS 4.

[45] DM 60.

[46] DM 60.

[47] Cf. DM 61.

[48] Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus caritas est, n. 25.

[49] LG 29, RF 7, CCC 1588.

[50] RF 9, DM 22.

[51] DM 39.

[52] C.E.I. Nota introduttiva al Pontificale romano, ed. 1992, pag.15-16; DM 23, 26; Cf. CS.

[53] Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 164.

[54] Cf. ivi, 166.

[55] Gv 6, 68.

[56] DM 28.

[57] DM 30.

[58] SC 7.

[59] Ivi, 10.

[60] DM 31.

[61] DM 32.

[62] Ordinamento generale del Messale romano, 20003, nn. 91, 94, 171-186.

[63] SC 7; Benedetto XVI, Verbum Domini, 52, 56.

[64] Cf. ivi, 67.

[65] Ivi, 65.

[66] Ibidem.

[67] Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, Istruzione Redemptionis sacramentum, n. 165.

[68] Ivi, nn. 162- 167; cf. Bendetto XVI, Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, 65; cf. CEER, Radunati nel giorno del Signore, 9 gennaio 2017; M. Toso, Nuova evangelizzazione: luoghi pastorali, Sussidio pastorale 2020-2021, Faenza 2020, pp. 21-22.

[69] DM 25.

[70] DM 33, CJC can. 227.

[71] ON 38.

[72] Principi e Norme per la Liturgia delle Ore, 254.

[73] DM 35.

[74] DM 36.

[75] Ordinamento generale del Messale romano, ed. 20003, nn. 338 e 340.

[76] Paolo VI, Omelia per la messa degli artisti, 7 maggio 1964; Bendetto XVI, Sacramentum caritatis, 42.

[77] 1 Gv 4,8. «ὁ Θεὸς ἀγάπη ἐστίν», «Deus caritas est». Per il significato di agape: cf. Bendetto XVI, Deus caritas est, 2-8.

[78] 1 Gv 4,10.

[79] Bendetto XVI, Deus caritas est, 25.

[80] CDS 582.

[81] Bendetto XVI, Deus caritas est, 28.

[82] Gv 14, 6.

[83] Gv 8, 32.

[84] DM 3.

[85] Infra art. 5, 12, 13, 14.

[86] RF 19.

[87] ON 23.

[88] RF 23.

[89] ON 23.

[90] CJC can. 266 §1.

[91] RF 8.

[92] CJC cann. 232-293.

[93] Cf. DM 4 e CJC cann. 678 § 1-3, 715, 738.

[94] DM 5.

[95] DM 21, CJC cann. 290-293.

[96] DM 2-3.

[97] DM 14, CJC can. 283.

[98] DM 10, CJC can. 288.

[99] DM 40, CJC cann. 145-196.

[100] DM 41.

[101] DM 41, CJC cann. 517 §1, 519, ON 44.

[102] DM 41, CJC can. 536.

[103] DM 42, CJC cann. 512, 482, 483, 1421, 1424, 1428, 1435.

[104] DM 42, CJC cann. 495, 1420.

[105] DM 12, CJC can. 288, ON 47.

[106] DM 11.

[107] ON 47.

[108] DM 19, CJC can. 281.

[109] DM 15, 16, 17, 18, CJC can. 281.

[110] Cf. RF 18-19.

[111] RF 20.

[112] RF 23-24.

[113] RF 53-54; infra art. 91 e 96.

[114] RF 23.

[115] Infra art. 111-115.

[116] RF 25.

[117] RF 23.

[118] 1 Tm 3, 8. Negli articoli seguenti viene citato tutto il passo 1 Tm 3, 8-12.

[119] RF 32, ON 13-14.

[120] RF 36, DM 43.

[121] RF 35, CJC can. 1029.

[122] RF 34; infra art. 21-22.

[123] RF 34.

[124] RF 33.

[125] RF 29.

[126] ON 13-14.

[127] Toso, Omelia per l’ordinazione diaconale di Marco Fusini e Jean Romain Ngoa, 4 luglio 2021.

[128] RF 36.

[129] RF 35, CJC can. 1031.

[130] RF 35, CJC can. 1031.

[131] RF 38.

[132] RF 37, CJC can. 1031.

[133] CJC cann. 1040-1042.

[134] ON 17.

[135] Congregazione per il Clero, Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, 8 dicembre 2016, 59-60; RF 50, 53-54; CJC can. 236 §1.

[136] Infra allegato 1.

[137] RF 45, cf. CJC can. 1034.

[138] Cf. infra art. 66-69.

[139] RF 50, 53-54; cf. infra art. 71.

[140] RF 58-59, CJC can. 1035; infra allegati 2 e 3.

[141] RF 60, CJC can. 1036; infra allegato 4.

[142] RF 61, CJC cann. 1031, 1032, 1035, 1050.

[143] DM 67.

[144] DM 63.

[145] RF 67.

[146] RF 68.

[147] RF 69.

[148] CEI-CISM, Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, 2019; CEI – Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori, La formazione iniziale in tempo di abusi, 2021.

[149] RF 79.

[150] RF 80.

[151] In rapporto a quanto scelto dalla Congregazione per il Clero, Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, 157.

[152] RF 81.

[153] RF 82.

[154] RF 86.

[155] RF 87.

[156] Toso, Nuova evangelizzazione: luoghi pastorali, pp. 27-31.

[157] Lc 1, 38.

[158] Lc 1, 48.

[159] Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 2 aprile 2004.

[160] Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, Chiamati a servire. Il dono del diaconato permanente, 22 novembre 2020.

[161] Commissione Teologica Internazionale, Il diaconato: evoluzione e prospettive, 30 settembre 2002.

[162] Congregazione per il Clero, Directorium pro ministerio et vita diaconorum permanentium, 22 febbraio 1998.

[163] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 21 novembre 1964.

[164] Conferenza Episcopale Italiana, I diaconi permanenti nella Chiesa in Italia. Orientamenti e norme, 19 maggio 1993.

[165] Congregazione per l’Educazione Cattolica, Ratio fundamentalis institutionis diaconorum permanentium, 22 febbraio 1998.

[166] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosantum Concilium, 4 dicembre 1963.

 

 

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