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Educazione civica e libertà religiosa: il vescovo Mario incontra gli studenti di Sant’Umiltà

Il 5 febbraio scorso la classe terza media dell’Istituto Sant’Umiltà di Faenza, accompagnata dai professori don Matteo Babini e Alessandra Scalini, si è recata in Curia diocesana per incontrare il vescovo, monsignor Mario Toso. Monsignor Toso ha tenuto un incontro su alcune tematiche quali la libertà religiosa e la laicità dello Stato. Nelle settimane passate, durante le lezioni di Educazione civica, la classe ha affrontato un percorso sull’evoluzione del rapporto tra Stato e religioni, in particolar modo la religione cattolica, nel nostro Paese, partendo dallo Stato confessionale sancito dal primo articolo dello Statuto Albertino fino alla Costituzione italiana del 1948, passando attraverso i Patti Lateranensi del 1929.

Una riflessione dallo Statuto Albertino alla Costituzione del ’48

Grazie al bellissimo testo della Dignitatis Humanae ha, poi, compreso l’importanza della libertà religiosa per la Chiesa, il cammino fatto per giungere a questa definizione e come nel mondo essa non sia un diritto ancora riconosciuto a tutte le persone. L’incontro col vescovo Mario, profondo conoscitore e studioso della Dottrina sociale della Chiesa, ha voluto essere il coronamento di questo percorso per conoscere meglio la storia e la cittadinanza attiva.


Schede bibliche di Quaresima 2024 per i bambini dedicate a “Storia di una Gabbianella…”

copertina schede bibliche quaresima bambini

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo. In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di<CF2> Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.
Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per i bambini

Dopo l’ascolto è proposto un commento alle letture. Piccole riflessioni che accompagnano il cammino di Quaresima e che possono essere accostate al Vangelo.
I catechisti e gli educatori potranno prendere spunto per avviare un dialogo e mettere in evidenza i concetti che
ritengono più importanti. I bambini sono invitati successivamente a un momento espressivo individuale e alla condivisione in cui hanno la
possibilità di raccontare o spiegare ciò che si è rappresentato. Ogni scheda si conclude con una riflessione che caratterizza ogni settimana del cammino di Quaresima.

Schede da scaricare

copertina quaresima 2024 schede bambini

I domenica quaresima 2024 schede bambini

II domenica quaresima 2024 schede bambini

III domenica quaresima 2024 schede bambini

IV domenica quaresima 2024 schede bambini

V domenica quaresima 2024 schede bambini


Schede bibliche online per il tempo di Quaresima 2024

schede quaresima

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo.
In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.

Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per adulti

In copertina è stata utilizzata l’immagine di He Qi, Preghiera nel Getsemani (foto).

Lo sguardo di Gesù è rivolto verso l’alto, verso il Padre, nella sua preghiera angosciata. L’intreccio di corpi esprime l’unità, l’amicizia, Gesù vuole i tre discepoli con sé in questo momento difficile ma loro si addormentano invece di vegliare. La luce proveniente dal cielo illumina le figure al centro della scena. «…Il tempo forte della Quaresima – scrive il Papa – è un’opportunità in questo senso. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore, da questa sonnolenza che non lascia esprimere lo Spirito. Perché – ricordiamolo bene – tenere sveglio il cuore non dipende solo da noi: è una grazia, e va chiesta».

Le schede da scaricare

Copertina schede quaresima 2024

00 – Testi dei Vangeli Quaresima B

01 – Schede SL 1TQB

02 – Schede SL 2TQB

03 – Schede SL 3TQB

04 – Schede SL 4TQB

05 – Schede SL 5TQB

06 – Schede SL 6TQB


Intelligenze artificiali: l’intervento del vescovo Mario al seminario dell’Ordine dei giornalisti svolto a Faenza

Faenza, Aula magna 26 gennaio 2024.

L’intelligenza artificiale o le intelligenze artificiali con il loro sviluppo rigoglioso e molteplice, mentre da un lato suscitano un grande interesse e mobilitano ingenti capitali volti al loro impiego in diversi campi, ed anche alla creazione di sistemi ancor più complessi, dall’altra parte obbligano a porre attenzione sugli effetti sociali e sulle questioni etiche sollevate dalle loro applicazioni.

  1. Sviluppi ed effetti sociali

L’Intelligenza Artificiale (=IA) o, meglio, le intelligenze artificiali sono una famiglia di tecnologie molto diverse tra di loro con applicazioni distinte. Un approccio realistico induce a considerare non solo la tecnologia in sé ma anche gli effetti che questa ha sulla società civile.

Il 2023 verrà ricordato come l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha fatto irruzione nella coscienza collettiva e ha dirottato miliardi verso lo sviluppo di sistemi più complessi, ribaltando strategie e fortune di giganti tecnologici e attirato l’attenzione di politici e regolatori.

Il 2024 potrebbe non essere da meno. Più diventa evidente il potenziale di questa tecnologia, più gli Stati guardano a essa attraverso la lente dell’interesse nazionale. Il potenziale di questa tecnologia abilitante, che sia declinato nella sfera militare o in quella economica, sociale, giuridica, culturale, accademica e tutte le loro intersezioni, sta portando una serie di aziende e Paesi a lanciarsi nel tentativo di disporre di una propria tecnologia senza doversi affidare ai prodotti stranieri.

Si è così scatenata una corsa e una competizione internazionale nel cui ambito ogni Paese cerca di arrivare per primo e di essere più avanzato e performante in vista della supremazia nei mercati.

Il presidente francese Macron   mediante gli investimenti del suo Paese sulla startup Mistral si ripropone di sviluppare risposte europee ai giganti statunitensi. Analogamente Krutrim, una nuova startup indiana, ha presentato il primo Llm multilingue della nazione,[1] appena una settimana dopo che la rivale Sarvam ha raccolto 41 milioni di dollari con lo stesso obiettivo.

A Emirati, Francia e India si affiancano Arabia Saudita, Germania e Regno Unito per livello di dedizione: insieme questi sei Paesi hanno promesso di finanziare lo sviluppo dell’IA per una cifra complessiva di 40 miliardi di dollari. Cifre da capogiro che però non reggono il confronto con gli sforzi di Stati Uniti e Cina, che da soli hanno promesso di mobilitare cifre anche superiori. Il grosso dei fondi andrà nell’acquisto del tipo di chip necessari per addestrare Llm più potenti, quelli che hanno fatto la fortuna di Nvidia nel 2023 e che il governo statunitense lavora, in accordo con gli alleati, per tenere fuori dalla portata di Pechino. Che da parte sua sta versando centinaia di miliardi di dollari nella propria autonomia tecnologica, per non dover dipendere dai prodotti stranieri, e sostiene i campioni nazionali come Baidu (l’equivalente di Google) che ha presentato il proprio chatbot “Made in China” Ernie a poche settimane dall’avvento di ChatGPT.

La competizione tra Washington e Pechino sta già impattando lo sviluppo di altre alternative nazionali, specie considerando il controllo statunitense sull’ecosistema dei chip e la chiara intenzione dell’amministrazione di Joe Biden di stringere le maglie sul settore dell’IA.

Tuttavia, non è detto che i miliardi mobilitati dai Paesi si traducano in Llm efficaci, potenti e competitivi. Anzitutto c’è il tema della disponibilità dei dati e del vantaggio congenito dei Paesi anglofoni, che possono rifarsi a quantità immense di contenuti qualitativamente validi su internet. Se è vero che i governi nazionali potrebbero mettere al servizio della causa i propri dati (come quelli sanitari, fiscali e non solo, ammesso e non concesso che al pubblico vada giù) i loro modelli “nazionalizzati” potrebbero non reggere il passo con lo sviluppo di quelli anglofoni. Per non parlare di come il controllo delle autocrazie sui contenuti, sia quelli su cui si addestrano i sistemi sia quelli che possono generare, può finire per inibire la loro utilità.

C’è di più. Se i governi come quello statunitense limitassero l’accesso agli Llm open source i rivali potrebbero vedersi tagliare l’accesso a strumenti utili per sviluppare i propri sistemi IA. Biden, da parte sua, ha sollevato questa prospettiva verso fine 2023. Ed è difficile che Washington vorrà ridurre volontariamente il vantaggio che il sistema accademico-industriale statunitense continua ad accumulare.

Sta, dunque, sorgendo tra i popoli una gara a chi arriva prima ad acquisire sistemi di intelligenze artificiali, potenti e competitivi, in grado di difendersi da attacchi che violano la loro sicurezza, come anche la loro privacy.

In questo scenario l’Italia, peraltro anch’essa impegnata a mettere a punto nuovi sistemi di intelligenza artificiale, sarebbe in grado, in forza della sua storia culturale e religiosa, di dare un suo apporto peculiare. L’Italia è un Paese con una lunghissima tradizione umanistica, e proprio perché la questione dell’intelligenza artificiale non ha a che fare solo con la tecnica o con le frontiere della tecnologia, ma anche e soprattutto con la necessità di rendere queste tecnologie compatibili con la coesistenza sociale, per la nostra Nazione si apre un ruolo profondamente sintonico con la sua tradizione passata. Essa si ripropone l’obiettivo di mettere la persona al centro e di sviluppare così un modello, che potrebbe essere considerato rinascimentale, di riscoperta dell’umano e del suo valore nella relazione con le macchine.

L’idea, espressa da padre Paolo Benanti (diventato presidente della Commissione Algoritmi del Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Palazzo Chigi, che si occupa di Intelligenza artificiale), è di inserire dei guard rail etici alla macchina facendo riferimento all’algoretica, cioè un’etica computata dagli uomini ma che dovrebbe divenire computabile dalle stesse macchine. Affiancare etica e tecnologia per un’intelligenza artificiale che ponga sempre al centro l’uomo e sia al servizio di un autentico sviluppo: ecco l’obiettivo. Ma servono nuovi criteri, categorie e linguaggi.

L’Italia è al lavoro per trovarli, avvalendosi della presidenza del G7, partendo dall’Hiroshima AI process e cercando soluzioni innovative per sfruttare al meglio le potenzialità della tecnologia, senza dimenticare i suoi rischi. Se la società civile saprà porsi come ente intermedio di questo processo, sarà più facile portarlo a termine.

  1. Verso dove?

Ponendo al centro dell’attenzione proprio l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni diventa, in particolare, necessario fermarsi sui possibili effetti sociali di questa tecnologia, che si possono suddividere sommariamente in tre diversi ambiti: a) le potenzialità della ricerca scientifica per l’innovazione; b) l’impatto sul mondo del lavoro; c) l’impatto sociale sulla formazione dell’opinione pubblica e sulla coesione sociale.

Per quanto concerne l’ambito della ricerca scientifica è sufficiente evidenziare alla luce dell’esperienza, come quella della recente pandemia, gli strumenti tecnologici si sono dimostrati fondamentali. Non solo. Anche con riferimento ad altre aree, come quella della transizione ecologica, dell’economia circolare, della green economy,  del miglioramento delle condizioni usuranti nel mondo del lavoro, della produttività, della rapidità delle comunicazioni, della competitività economica, della capacità di fronteggiare i problemi della siccità, dei cambiamenti climatici, delle attività estrattive, produttive e distributive, come anche di welfare sociale, è sempre più evidente  che solo grazie alla condivisione dei dati digitali e all’utilizzo di nuovi algoritmi e di nuove tecnologie che i Paesi del mondo possono meglio fronteggiare sfide globali e mantenersi al passo con i tempi, per poter dare meglio il loro apporto nella costruzione del bene comune nazionale e mondiale. Specie la vita dei popoli più poveri esige di essere migliorata non solo dal punto di vista della disponibilità dei beni economici e tecnologici ma anche dal punto di vista della disponibilità di capacità intellettuali, morali, culturali, che consentono di poter cogliere le opportunità di scelta circa uno sviluppo integrale, solidale, comunitario, aperto ad umanesimo trascendente, mantenendosi quindi anche competitivi su tutti i livelli di esistenza: non solo economici, ma anche sociali, culturali, religiosi.

Ma per poter valorizzare nel miglior modo le varie opportunità di scelta o le varie chance di vita, per usare il linguaggio di Ral Dahrendorf, offerte dal progresso della nuova tecnologia, secondo l’Insegnamento sociale della Chiesa è fondamentale disporre di un parametro interiore ed etico, atto ad offrire la nozione di bene umano integrale. In mancanza del riferimento al bene umano integrale le capacità di scelta non possono tradursi in azioni morali, in scelte giuste. In definitiva, il mondo delle intelligenze artificiali per poter essere a servizio non solo del progresso delle Nazioni, singole o associate, ma del bene umano universale, necessita di superare il transumanesimo – avente come obiettivo di sostituire l’umano con le macchine dell’intelligenze artificiali, andando oltre l’umano, sostituendo la coscienza umana con una coscienza artificiale – e di scegliere un neoumanesimo.

Sul fronte degli impatti sul mondo del lavoro è già constatabile che le nuove tecnologie legate al digitale e all’IA hanno e avranno un’influenza maggiore su una determinata fascia di impieghi che, normalmente, appartengono alla cosiddetta classe media. Ma l’impatto non è mai un dato precostituito o predeterminato. Occorre valutare tutta una serie di fattori, come la situazione storica, territoriale, demografica della popolazione ed altro ancora. All’atto pratico, l’impatto lavorativo su una certa classe sociale dovrà essere messo in relazione, per esempio, con la crisi demografica. Per cui se da un lato è vero che si verificherà probabilmente una perdita di posti di lavoro, dall’altro è altresì vero che con i numeri demografici disponibili nel nostro Paese – una nazione in cui in quaranta province ci sono più pensionati che lavoratori – volendo mantenere la competitività sarà ovviamente necessario aumentare la produttività dei singoli, cosa che sarà possibile con un maggior investimento nell’intelligenza artificiale. Ma, evidentemente, non è che si dovrà guardare solo sul versante dell’investimento nell’intelligenza artificiale. Bisognerà anche considerare il versante delle politiche famigliari, della riduzione dell’inverno demografico, della valorizzazione dei migranti e altro ancora.

Infine, sono da considerare gli impatti dell’IA sull’utilizzo dello spazio pubblico, soprattutto in relazione alla formazione dell’opinione pubblica. Si tratta di un ambito molto sensibile, ove si registra un forte rischio. Infatti, gli strumenti tecnologici applicati alle piattaforme sociali e ai mezzi di comunicazione di massa possono di fatto cambiare la percezione dell’opinione pubblica, diffondendo disinformazione o informazioni inesatte, distanti dai fatti realmente accaduti.

  1. La questione delle questioni: crescere in umanità anche nel campo delle comunicazioni sociali

Se occorre porre attenzione all’impatto sulla vita democratica da parte di chi può influenzare l’opinione pubblica è pure giusto porre attenzione all’impatto dell’IA sulle comunicazioni sociali, tra le quali sta l’editoria.

Ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile.

«I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà».[2]

Dall’uso etico dell’intelligenza artificiale, che ascolta i molteplici bisogni delle persone e dei popoli, ossia da un sistema di informazione articolato e pluralista, democratico, potranno derivare maggiore libertà, uguaglianza e giustizia sociale per la famiglia umana. Da un uso non etico dell’intelligenze artificiali potranno, invece, derivare nuove caste basate sul dominio informativo, con conseguenti forme di sfruttamento e di diseguaglianza.

Come scrive papa Francesco nel suo Messaggio «Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale. Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza. Grandi possibilità di beneaccompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici.

La rivoluzione digitale può renderci più liberi, ma non certo se ci imprigiona nei modelli oggi noti come echo chamber. In questi casi, anziché accrescere il pluralismo dell’informazione, si rischia di trovarsi sperduti in una palude anonima, assecondando gli interessi del mercato o del potere. Non è accettabile che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva. La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine, implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione».[3]

  1. Per una conclusione

«Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico. Rinnovo dunque il mio appello esortando «la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme» [4]. Tuttavia, come in ogni ambito umano, la regolamentazione non basta».[4]

Sarebbe giusto, pertanto, creare un’Agenzia internazionale come quella sull’energia atomica.

                                                 + Mario Toso

[1] Un LLM (Large Language Model) serve a comprendere e generare testo in modo sofisticato ed è utilizzato per vari scopi, come rispondere a domande, tradurre lingue, redigere documenti o assistere nella formazione, migliorando l’interazione tra umani e computer.

[2] Francesco, Messaggio per la 58.a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 gennaio 2024).

[3] Ib.

[4] Ib


Alluvione, guerra e intelligenza artificiale: il 26 gennaio giornalisti da tutta la regione a Faenza

Alluvione, guerra, intelligenza artificiale: nelle sfide del nostro tempo la deontologia e l’informazione con la sapienza del cuore” è il titolo dell’incontro regionale che si svolgerà in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, venerdì 26 gennaio a partire dalle 15 nell’Aula Magna del Seminario Pio XII, in via degli Insorti 2/A a Faenza. La 19esima edizione, organizzata dall’Ufficio Comunicazioni sociali della Ceer (Conferenza episcopale Emilia-Romagna) e dall’arcidiocesi di Bologna, in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti, Fisc, Ucsi, Acec, altre realtà e con la diocesi di Faenza-Modigliana e il nostro settimanale, riprenderà anche il messaggio di Papa Francesco per la 58esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.

Convegno giornalisti 26 gen 2.0

I relatori

Dopo i saluti di Massimo Isola, sindaco di Faenza, e di monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo delegato per le comunicazioni sociali Ceer, vi saranno gli interventi di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, di Silvestro Ramunno, presidente dell’Odg dell’Emilia-Romagna,  di Vincenzo Corrado, direttore Ufficio nazionale Comunicazioni sociali Cei e dei direttori e caporedattori dei settimanali diocesani dei territori colpiti dall’alluvione di maggio: Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate e presidente Ucsi-Emilia-Romagna, Samuele Marchi, de il Piccolo di Faenza, Daniela Verlicchi, del Risveglio, Andrea Ferri, direttore de Il Nuovo Diario Messaggero di Imola, e poi di Luigi Lamma (Notizie di Carpi), Martina Pacini (Il Risveglio, di Fidenza). Le conclusioni saranno di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana.

Gli obiettivi del seminario

Il seminario è anche corso di formazione per giornalisti con l’acquisizione di crediti deontologici (previa iscrizione su www.formazionegiornalisti.it). Verranno ripresi, inoltre, i contenuti del convegno nazionale Ucs Cei e dell’assemblea nazionale Fisc svoltisi di recente a Roma, e sarà anche l’occasione per presentare i progetti di comunicazione delle varie diocesi. L’obiettivo del convegno è quello di stimolare nei vari ambiti una rinnovata presenza pastorale per comunicare la vita della Chiesa e formare i giornalisti al rispetto delle regole deontologiche nel veloce cambiamento in atto, nella rapida innovazione tecnologica, nelle sfide poste dai drammi delle guerre in corso e dall’intelligenza artificiale. Si approfondirà anche il modo in cui è stato raccontato il dramma dell’alluvione in Romagna. Il corso, inoltre, intende sviluppare linguaggi multimediali di educazione alla pace e alla cura dell’ambiente, di condivisione e di comunità. L’appuntamento regionale continua anche il percorso sinodale che si svolge con incontri promossi dagli Uffici per le Comunicazioni sociali nelle diocesi.

Alessandro Rondoni

Donatella Di Fiore nuova presidente della Fondazione Pro Solidarietate, ente che gestisce il Centro di Ascolto Caritas Faenza-Modigliana

Donatella di fiore

Passaggio di consegne alla Fondazione Pro Solidarietate, l’ente che ha lo scopo di gestire tutti i servizi del Centro di Ascolto Caritas diocesano di Faenza-Modigliana. La russiana Donatella Di Fiore è stata nominata presidente dal vescovo, monsignor Mario Toso, e succede a Claudio Violani. Collaborerà dunque a stretto contatto con don Emanuele Casadio, il direttore della Caritas diocesana.

Intervista a Donatella Di Fiore, nominata dal vescovo monsignor Mario Toso

Di Fiore, ci racconti a grandi linee la sua esperienza professionale ed extraprofessionale. Dopo avere insegnato diritto per un anno nelle scuole superiori e lavorato, poi, in un ufficio pubblico, sono entrata in magistratura e ho svolto per 37 anni le funzioni di giudice penale, prima in Tribunale a Ravenna, poi in Corte d’appello a Bologna. Un lavoro che ho amato davvero molto. A maggio 2023 sono andata in pensione. Per il resto ho svolto attività di volontariato nell’ambito della mia parrocchia di Russi e per alcuni anni sono stata membro del consiglio pastorale diocesano, in rappresentanza della parrocchia. Ultimamente, per un paio di anni, ho promosso, sempre nell’ambito della parrocchia, una serie di incontri, curati da un esperto psicoterapeuta, rivolti alle coppie, anche quelle “collaudate” per aiutare a rinnovare la relazione di coppia. Un’esperienza breve, ma intensa e che mi piacerebbe riproporre. Ora, terminato l’entusiasmante impegno di organizzare nella Corte di Appello di Bologna la mostra del beato Livatino, il giudice “ragazzino” ucciso dalla mafia, sono nel comitato organizzativo che porterà la stessa mostra a Ravenna, a marzo. Nel frattempo mi occupo della realizzazione di incontri sulla legalità, a cura di magistrati, ex magistrati, avvocati, docenti universitari, nelle scuole e nei centri di formazione professionale di Bologna. Con che spirito ha risposto sì a questa nuova chiamata? Devo dire che la richiesta mi ha sorpresa e trovata incerta, perché non ho esperienza nell’ambito delle opere di carità. D’altra parte chi mi faceva la proposta era troppo autorevole perché non venisse presa sul serio. Così mi sono confrontata, ho rappresentato le mie perplessità, ho cercato di capire meglio se poteva essere una scelta positiva per la Fondazione e per me. Alla fine, non trovando valide ragioni per non accettare mi sono fidata e resa disponibile, onorata e grata per l’opportunità che mi è stata offerta. Di cosa si occupa la Fondazione? È stata costituita nel 2016 su indicazione della Cei e per volontà del nostro vescovo per gestire tutti i servizi del Centro di Ascolto Caritas diocesano. La Fondazione, gestita da un Consiglio di amministrazione che ora presiedo, è, dunque, una emanazione della Caritas diocesana e cura una importante “fetta” dei servizi a favore dei poveri. Tra questi: gli ascolti delle persone in difficoltà, l’accompagnamento verso l’autonomia di persone in stato di disagio sociale, gli aiuti economici per affitto, bollette, assicurazioni, spese mediche, scolastiche, ecc., un dormitorio maschile, una seconda accoglienza maschile e femminile (tre appartamenti), una mensa, la raccolta e distribuzione di viveri e di vestiti, i servizi docce e lavanderia, nonché un centro di accoglienza diurna. Per poter fare fronte alla gran mole di attività la Fondazione si avvale di alcuni operatori dipendenti, di un gran numero di volontari e anche di persone che a vario titolo (servizio civile, alternanza scuola-lavoro, lavoro di pubblica utilità in sostituzione di sanzioni penali) si avvicinano a questa forma di volontariato. Come ha trovato l’ambiente della Fondazione pro Solidarietate? Prima di tutto devo dire che sono stata accolta con grande cordialità e tutti stanno cercando di mettermi a mio agio e di supportarmi nell’ingresso in questo mondo molto articolato, per me del tutto inedito. Ho tanto apprezzato questo calore e questa disponibilità. Ho trovato un ambiente di persone profondamente motivate, che credono davvero in quello che fanno, oltre che molto competenti ed efficienti. Quali obiettivi per il futuro? Sarei molto contenta se riuscissi a comprendere questa realtà, così ricca, in un certo senso ad assimilarla e a entrare in sintonia con le persone che in qualunque modo la vivono.

Samuele Marchi

Nella foto, da sinistra: Donatella Di Fiore, don Emanuele Casadio, Claudio Violani, presidente uscente


Scuola di formazione della Pastorale sociale. Delrio Faenza: “Ci deve essere libertà di coscienza nell’impegno politico”

“Una scuola come la vostra è importante, perché apre lo sguardo verso quello che è veramente l’impegno politico e il cattolicesimo democratico. Ed essere cattolici impegnati in politica significa occuparsi di tutto, non solo dei poveri, ma anche di economia, di bilancio, di sanità. Si deve proporre un pensiero diverso rispetto alle logiche del mondo…”. Un umanesimo integrale: sono queste le parole del senatore Graziano Delrio, invitato il 18 gennaio scorso alla Scuola di formazione sociale e impegno politico della Diocesi di Faenza-Modigliana. Sollecitato dal vescovo, monsignor Mario Toso, Delrio ha approfondito tanto la storia nel Novecento del cattolicesimo democratico e la sua eredità, quanto le sfide del presente, in un contesto locale, nazionale ed europeo. “Un cristiano che si impegna in politica – ha detto Delrio – non può essere, per sua natura, una persona che sa solo lamentarsi. Una delle parole chiave che invece deve guidarci è la parola speranza. Questo è chiaro, per esempio, nel Codice di Camaldoli. In un’Italia e in un’Europa devastate dalla guerra, il cattolicesimo democratico ha avuto un ruolo fondamentale per la ricostruzione e per la fondazione di un’Europa che, dopo millenni di conflitti, mettesse al centro la pace».

Delrio ospite della Scuola di formazione della Pastorale sociale della Diocesi: “Le persone vengono prima degli Stati e della loro volontà di potenza”

Riprendendo alcuni temi d’attualità che, come il Piccolo, abbiamo affrontato lo scorso numero, anche Delrio ha sottolineato come pacifismo non significhi arrendersi alla prepotenza, ma lottare per costruire, ogni giorno la pace (vedi articolo sul Ministero per la pace promosso dalla Papa Giovanni XXIII, ndr). «Pur nella diversità, bisogna riconoscere sempre nell’altro una persona e una volontà di incontrarsi – ha detto Delrio -. L’altro non è un nemico. La Dottrina sociale della Chiesa ci insegna che gli uomini e le donne vengono prima degli Stati e delle loro volontà di potenza. Per motivi di lavoro ho viaggiato in Israele per quarant’anni, dagli anni ‘80 al 2020. In tutto questo periodo ho percepito dei cambiamenti negativi. La creazione di muri, nel senso letterale del termine, ha portato effetti devastanti dal punto di vista sociale. Se prima arabi e israeliani, pur nelle differenze, lavoravano assieme, si incontravano, frequentavano gli stessi spazi e si conoscevano, ora le persone non si guardano più negli occhi, non si conoscono. L’altro diventa qualcuno che non chiami più per nome: è il primo passo verso la disumanizzazione».

“I cattolici in politica devono occuparsi di tutto in maniera integrale, non solo dei poveri”

Un altro tema su cui la Dottrina sociale della Chiesa ha portato un pensiero nuovo nella società è stato quello del lavoro: anche qui è la persona a essere sempre al centro delle logiche dell’economia. Militare attivamente in un partito, poi, non significa annacquare la propria identità, per esempio quella di essere cattolici e dei propri valori di riferimento. Tutt’altro. E anche qui arrivano esempi d’attualità, come quelli relativi alla legge sul fine vita. Delrio ha detto che sarebbe pronto ad autosospendersi in caso di conseguenze disciplinari contro la consigliera regionale dem del Veneto, Anna Maria Bigon, che sulla legge inerente il fine vita si è astenuta e non è uscita dall’aula regionale, come avrebbe voluto il gruppo del Pd. Ha detto Graziano Delrio: «Lo dico con molta chiarezza: su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la libertà di coscienza». Questo anche alla luce dell’analisi sulla cosiddetta ‘diaspora’ dei cattolici nel contesto politico, dopo la dissoluzione della Prima Repubblica. «Se nei partiti la diversità non è accettata – ha concluso Delrio – i partiti sono morti».

Samuele Marchi


Il 18 gennaio nuovo incontro della Scuola di impegno sociale e politico con Giuseppe Pagani e Graziano Delrio

Del-rio

Dalle criticità alle opportunità: il ruolo dell’impegno sociale. E’ questo il titolo del nuovo incontro della Scuola di formazione all’impegno sociale e politico della Diocesi di Faenza-Modigliana: il percorso ha al centro le elezioni europee e amministrative, dai piccoli Comuni all’Europa. Ospiti dell’incontro di giovedì 18 gennaio in Seminario a Faenza saranno Giuseppe Pagani e Graziano Delrio. L’incontro, aperto a tutti, si svolge dalle 18 alle 20.


Concorso “Presepi nelle case” del giornale “Il Piccolo” – 4^ edizione

CONCORSO ANNULLATO

Cari lettori,

dopo il bel riscontro della scorsa edizione, riproponiamo anche quest’anno il Concorso Presepi nelle case. Protagonisti i presepi domestici, una tradizione da mantenere viva più che mai anche in questo Natale ancora particolare. Per partecipare inviateci le foto del presepe di casa vostra tramite mail (info@ilpiccolo.org) o Whatsapp (338 3373289 – 338 6181431), non più di 3 immagini per ogni allestimento.

La Redazione assegnerà 3 abbonamenti OMAGGIO 2024 a il Piccolo, ma altri 3 saranno dati tramite voto popolare: le foto dei Presepi saranno pubblicate sulla nostra pagina Facebook e vinceranno quelle che riceveranno più ‘mi piace’.

Le foto si ricevono fino al 6 gennaio 2024. E’ necessario comunicare anche un recapito telefonico,

Aspettiamo le vostre foto!


Caritas Faenza: il grande impegno nel fronteggiare l’alluvione continua. Progetti, aiuti concreti e sostegno a famiglie

Prima, durante e dopo l’alluvione la Caritas c’è, e continua ancora oggi a stare al fianco di chi ha bisogno. Un mettersi accanto fatto di progetti, aiuti concreti e un animare tutta la comunità a sostenere le persone più in difficoltà. In tutto la grande generosità del territorio ha portato a 830mila euro la cifra raccolta dalla Diocesi di Faenza-Modigliana, poi destinata alla Caritas, per aiutare le famiglie alluvionate e le parrocchie che sono state colpite dalle calamità degli ultimi mesi. A questi si sommano i 23mila euro raccolti grazie alla colletta obbligatoria indetta dal vescovo monsignor Mario Toso il 28 maggio 2023 in tutte le parrocchie della Diocesi. Questi soldi sono stati destinati in particolare alle parrocchie alluvionate per avere un aiuto nel ripristino dei locali.

Da La Bcc sono arrivati 300mila euro: aiuti alle famiglie e sistemazione di appartamenti nell’emergenza

Di questi 830mila euro, 300mila sono arrivati da La Bcc, banca Credito Cooperativo. Una prima offerta, da 180mila euro, è stata utilizzata per sistemare tre appartamenti situati in San Domenico per riuscire a rispondere alle necessità abitative che ci sono in questo momento di emergenza. Altri 120mila euro, arrivati in un secondo momento da La Bcc, sono stati destinati ad aiutare famiglie in difficoltà colpite dalle calamità di maggio (alluvione) di luglio (uragano) e di settembre (terremoto).

Le donazioni alla Diocesi hanno permesso di attivare il centro operativo San Domenico in questi mesi

Circa 180 mila euro della cifra arrivata dalla Diocesi sono già stati usati per sostenere innanzitutto le spese del centro operativo che Caritas ha aperto da maggio a San Domenico e che è ancora attivo: un hub fondamentale in questi mesi per riuscire a essere presenti sul territorio nell’intercettare le fragilità. Parte di questi fondi è servita inoltre per sostenere alcune parrocchie alluvionate; per aiutare a pagare le rette a famiglie che frequentano gli asili paritari di Solarolo, Pieve Cesato e Sant’Umiltà; per sostenere economicamente alcune strutture per anziani colpite dall’alluvione o dal terremoto. Il restante 400mila euro verrà utilizzato per dare un contributo, anche se piccolo, alle persone che sono state colpite dall’alluvione che grazie alle Caritas parrocchiali hanno fatto richiesta. A questo fondo si aggiunge un ulteriore aiuto ricevuto dalla Caritas Italiana di circa 700mila euro di questi una parte serve per l’accompagnamento alle persone che ne fanno richiesta per percorsi psicologici, ascolti circa 120mila euro; una parte (300mila euro) verrà utilizzata per aiutare sempre le famiglie che ne hanno fatte richiesta e l’ultima parte (circa 290mila euro) verrà utilizzata per sistemare alcuni appartamenti da mettere a disposizione a famiglie che ne necessitano alluvionate. Inoltre Caritas Italiana ha riservato l’importo di 500mila euro per l’iniziativa di microcredito sociale costruita a favore di tutte le Diocesi colpite dall’alluvione, che mira a favorire la concessione di prestiti di piccola entità a singoli, famiglie e piccole imprese.

I numeri dell’accoglienza

Durante l’emergenza, in Diocesi sono state accolte due comunità di minori non accompagnate della coop. Zerocento presso il Seminario vescovile da subito dopo l’alluvione fino a inizio agosto. Nella parrocchia della Beata Vergine del Paradiso gli scout hanno allestito un’accoglienza dove sono state ospitate fino a 50 persone contemporaneamente. Presso in convento delle suore della Sacra Famiglia di Modigliana sono state accolte 70 famiglie in collaborazione con il Comune. Presso la parrocchia di Russi sono state accolte circa 15 persone costrette ad allontanarsi dalla propria abitazione per precauzione per circa una settimana; poi sono stati accolti vari gruppi di volontari (Caritas Ambrosiana, Scuola di Vimercate, scuola di Burago, Caritas di Trento, Comunità di Cuneo, Verona) che sono venuti a dare una mano alla Caritas per aiutare sempre le famiglie colpite dall’alluvione.

In Borgo le attività nelle parrocchie di Santa Maria Maddalena e Sant’Antonino

La parrocchia di Santa Maria Maddalena fin dal 17 maggio ha accolto quattro famiglie alluvionate nei locali della canonica (sei adulti e sei bambini) dove sono ospitate per due settimane. Inoltre, sempre per due settimane, ha predisposto una mensa per gli alluvionati e i volontari che ogni giorno serviva il pranzo e la cena (anche da asporto) a centinaia di persone; si è arrivati a preparare fino a 900 pasti in un giorno. Inoltre sono state predisposte squadre di volontari che al bisogno si recavano dalle famiglie più in difficoltà per aiutare a spalare il fango e a svuotare gli immobili. La parrocchia nei primi giorni si è anche fatta carico della casa famiglia Oami di via Galli aiutando a ripulire i magazzini e il mercatino e garantendo agli ospiti tutto ciò di cui avevano bisogno. Infine sono stati destinati 112.500 euro a tutte le famiglie del territorio della parrocchia che hanno perduto l’abitazione per intero (61 famiglie), a due attività commerciali e a una scuola di musica. Tale cifra è il frutto di una raccolta fondi parrocchiale, che ha dato il buon esito di 76mila euro (contributi da privati, associazioni, parrocchie e Save The Children); i restanti 36mila sono stati dati dalle casse parrocchiali; è stato offerto il centro estivo a 26 ragazzi di famiglie alluvionate, senza dimenticare il servizio religioso della Messa festiva che ogni domenica è stata celebrata all’Hotel Cavallino (nel territorio della parrocchia) per le persone sfollate e li ospiti (per circa un mese). “Tutto ciò – ricorda il parroco don Francesco Cavina – è stato possibile grazie alla generosità di tanti volontari, giovani e meno giovani, che ancora una volta hanno realizzato il comandamento dell’Amore proposto da Gesù. Infine la parrocchia di Sant’Antonino zona colpita due volte dall’alluvione, ha accolto alcune persone in canonica e ha cercato da subito di mettersi a fianco degli alluvionati per dare una mano e cercare di aiutare concretamente con risorse.

Emanuele Casadio, direttore Caritas Faenza-Modigliana