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Il 16 marzo a San Marco la messa in ricordo di padre Daniele Badiali, a 28 anni dalla morte

Nel pomeriggio di domenica 16 marzo, nella chiesa di San Marco di Faenza è in programma il ricordo di padre Daniele Badiali, a 28 anni dalla tragica morte. Alle 14.30 i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso metteranno in scena una riflessione animata su qualche tratto della vita di questo sacerdote missionario, morto per annunciare Gesù, cui seguirà la celebrazione della santa messa presieduta da padre Lele.

Tre fiori per ricordare padre Daniele

L’immagine dei fiori associata a queste righe, un anno prima della sua morte, fu portata a padre Daniele da «una persona molto cara» e lui scrisse: «mi ha chiesto di offrirli tutti». Daniele ringraziò, li osservò e in una lettera fece emergere, in modo inconsapevole, quel che in quel suo ultimo anno avrebbe passato come persona. Partì dal giglio, segno di «purezza, l’anima pura, bianca offerta totalmente al Signore. Il bianco indica il martirio, la purezza è una virtù che il Signore regala attraverso una gran prova di dolore, di rinuncia, di mortificazione, e ogni giorno si deve passare per questa prova di fuoco». Viene poi la rosa rossa che «indica il sogno di don Bosco che passò attraverso un cammino pieno di spine per salvare i suoi ragazzi e portarli in Paradiso. La rosa indica l’amore, la spina il dolore, non c’è amore senza dolore. Bisogna soffrire per amare i ragazzi». Il terzo fiore è «color arancio e indica l’entusiasmo – scrive padre Daniele – la faccia con la quale ogni giorno devo vivere per dare speranza che Dio vale più di tutto quello che abbiamo».

Riguardo allo sfondo nero su cui sono adagiati quei fiori, Daniele intravide la morte, sempre vicina attraverso i nomi di persone a lui care e scomparse. «I fiori che germogliano dalla nostra vita devono essere donati in morte, così come la nostra vita deve essere donata al morire». In quel nostro estinguerci, ci riveliamo solo polvere ed emerge che «solo Dio conta». E per questo, attraverso i fiori, dobbiamo offrire tutto. «Solo la morte apre la nostra vita a Dio». I fiori ci indicano purezza, le fatiche di ogni giorno, l’entusiasmo, i colori di un cammino proiettato verso la nostra eternità al cospetto di Dio. Un cammino da “saltimbanco”, concludeva Daniele, quale lui stesso voleva essere per accompagnare «i ragazzi all’eternità».


Preghiera per i malati

 

Il secondo lunedì di ogni mese – da oltre 6 anni – le sorelle dell’Ara Crucis pregano il Santo Rosario per gli ammalati, con un testo da loro di volta in volta elaborato, per chiedere l’intercessione alla Madonna per le persone ammalate, i cui nominativi che vengono loro segnalati da ogni parte (parrocchie, associazioni, Settore Pastorale della Salute…).

 

Ora le sorelle dell’Ara Crucis hanno incaricato la Pastorale della Salute di provvedere a continuare questa lodevole iniziativa, che può proseguire se a turno qualche persona (o parrocchie, associazioni, gruppi di preghiera, fraternità, ….) si incarica di elaborare a turno ogni mese un nuovo testo del Rosario, comunicando la propria disponibilità ed il relativo elaborato tramite mail a pastoraledellasalute@diocesifaenza.it.

 

Le persone che desiderano proporre nomi di persone ammalate, sono pregate di segnalarli direttamente all’Ara Crucis tramite la seguente mail aracrucis1@gmail.com.

 

L’iniziativa potrà andare avanti con l’impegno di tutti, che sin da ora ringraziamo.
Per ogni chiarimento/necessità telefonare al cellulare nr. 333 2751874 (Gino Covizzi)

 

 

TESTI DEL ROSARIO MEDITATO

 

→ Rosario meditato mese di MARZO

 


Servizio civile: 13 posti alla Caritas diocesana per giovani tra i 18 e i 28 anni. Scadenza prorogata al 27 febbraio

Il 18 dicembre 2024 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un bando per la selezione di 62.549 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. Il bando è rivolto ai giovani italiani e stranieri in età compresa tra i 18 ed i 28 anni (compiuti).

La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è presente nel bando con 4 progetti per un totale di 13 posti! Tutti i progetti proposti dalla Caritas hanno una durata di 12 mesi. Prevedono un impegno di 25 ore alla settimana oppure di 1.145 ore nel corso dell’anno, su 5 giorni alla settimana ed è previsto un assegno mensile di € 507,30. I progetti prevedono anche un percorso di tutoraggio negli ultimi tre mesi di servizio, con l’obiettivo di accompagnare i giovani nell’elaborazione dell’esperienza e nella certificazione delle competenze acquisite, per incrementarne la spendibilità nel mondo del lavoro.

I nostri progetti

“SEMI DI CITTADINANZA – FAENZA E RAVENNA”: 3 posti presso l’Ufficio Educazione alla Mondialità in via d’Azzo Ubaldini 13 a Faenza.

Il progetto interviene nei contesti scolastici ed educativi, a favore di adolescenti e ragazzi. I volontari in servizio civile sono coinvolti nella realizzazione di percorsi e laboratori formativi, per favorire un miglioramento delle relazioni e sperimentare azioni solidaristiche. Le capacità umane di confrontarsi all’altro sono le basi sulle quali si costruisce una comunità di cittadini attivi, attenti alle persone e all’ambiente che li circonda, e in questo processo i giovani sono protagonisti in prima persona, non relegati al ruolo di meri spettatori. 1 posto è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

Questa è la scheda sintetica del progetto “SEMI DI CITTADINANZA – FAENZA E RAVENNA”!

“SOLIDARIETÀ COME LINFA – RAVENNA E FAENZA”: 4 posti presso il Centro di Ascolto diocesano, in via d’Azzo Ubaldini 7 a Faenza.

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’operato del Centro di ascolto diocesano, a cui si rivolgono individui e famiglie che versano in condizione di povertà ed emarginazione. Fondamentali sono i servizi di ascolto e prima accoglienza (come la distribuzione di beni alimentari e di vestiario, la mensa, il servizio docce, etc.). Si intende anche potenziare le azioni di orientamento e accompagnamento, per favorire l’inclusione sociale dell’utenza. 1 posto è destinato a giovani con bassa scolarizzazione (titolo di studio non superiore al diploma di scuola secondaria inferiore).

Questa è la scheda sintetica del progetto “SOLIDARIETÀ COME LINFA-FAENZA E RAVENNA”!

“CURIAMO COMUNITÀ – FAENZA”: 2 posti presso la struttura dell’A.M.I. a Fognano (Brisighella), in v. Brenti 35, e 2 posti presso la segreteria dell’A.M.I. a Faenza, in v. Minardi 6.

L’obiettivo del progetto è aumentare gli strumenti e le occasioni di inclusione offerti sia ai migranti accolti sia alla popolazione locale, per creare una comunità più accogliente e multiculturale. I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’accoglienza di donne e dei loro figli, richiedenti asilo perché in fuga dalla guerra, presso la sede di Fognano. La comunità locale viene a sua volta coinvolta in azioni di sensibilizzazione, grazie all’apporto dei volontari in servizio civile presso la sede di Faenza. 1 posto presso la sede di Faenza è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

Questa è la scheda sintetica del progetto “CURIAMO COMUNITÀ – FAENZA”!

“COLTIVIAMO SOGNI – RAVENNA E FAENZA”: 2 posti presso l’oratorio della parrocchia di Russi, via Trieste 37.

Destinatari del progetto sono bambini e adolescenti che frequentano il centro di aggregazione parrocchiale sia come doposcuola che come oratorio. I volontari in servizio civile collaborano nei progetti di sostegno scolastico e nella realizzazione di attività formative o esperienziali, volti a migliorare il rendimento scolastico dei minori e a promuovere il benessere sociale e relazionale dei minori.

Questa è la scheda sintetica del progetto “COLTIVIAMO SOGNI – RAVENNA E FAENZA”!

Per gli altri progetti finanziati sulla Provincia di Ravenna, si può consultare il Coordinamento Provinciale degli Enti di Servizio Civile.

Come presentare domanda

La scadenza per le domande da parte dei giovani è prevista il 27 febbraio febbraio 2025 alle ore 14.00.

Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma https://domandaonline.serviziocivile.it/ raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone. I cittadini italiani possono accedervi esclusivamente con credenziali SPID di livello di sicurezza 2. I cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere. Le domande trasmesse con modalità diverse da quella indicata non saranno prese in considerazione.

Per ricevere informazioni sui progetti della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana si può contattare Giorgia Sani: 375 7744952, e-mail: scv.caritas@diocesifaenza.it. Per scegliere consapevolmente per quale progetto e sede presentare domanda, è consigliato informarsi sulle caratteristiche dei progetti e si può anche concordare una visita presso le sedi.


Il vescovo Mario sull’impegno politico: “Bisogna andare oltre la nostalgia del passato. I cattolici devono fare rete”

mario toso presentazione libro

Dalla Settimana Sociale dei cattolici italiani al dibattito sul riposizionamento politico: il vescovo monsignor Mario Toso, riflette sull’impegno politico dei cattolici oggi. L’importanza della Dottrina sociale della Chiesa, il superamento dell’analfabetismo democratico e il ruolo della formazione nel creare una nuova classe dirigente.

Intervista al vescovo Mario Toso: dal popolarismo alla Dottrina sociale della Chiesa, come progettare un percorso comune, “non bisogna andare sparsi”

C’è un forte dibattito attorno a un rinnovato protagonismo dei cattolici nella vita politica italiana. Ma non mancano, al contempo, contraddizioni e perplessità su come e dove può avvenire questo nuovo protagonismo pubblico. Qual è la Sua opinione al riguardo? Si può affermare che il recente e rinnovato protagonismo dei cattolici ha una sua data di nascita, ossia la Settimana Sociale dei cattolici in Italia, svoltasi, nei mesi scorsi, precisamente dal 3 al 7 luglio 2024, a Trieste. Qui, indubbiamente, l’intervento di Sergio Mattarella, colto, ricco di riferimenti storici e teorici, estesi anche alla grande stagione del cattolicesimo democratico, ha dato una spinta e una motivazione notevoli a tale protagonismo. Lo ha sollecitato, ovviamente, assieme ad altri importanti fattori: la terza guerra mondiale a pezzi, il cambiamento geopolitico in atto, una non improbabile sconfitta dell’Occidente – a detta, ad esempio, di Emmanuel Todd, lucido ed acuto storico francese (a motivo del declino demografico, delle strutture familiari, della scomparsa della religione e del trionfo del nichilismo) – la crisi internazionale del mondo del lavoro in cerca di nuovi equilibri con l’IA, la questione ambientale, i flussi dei migranti, la crisi della democrazia, degli stessi partiti, il crescente astensionismo. Non a caso, Mattarella ha insistito sull’importanza della partecipazione, e ciò almeno per due motivi. Il primo perché la democrazia richiede l’impegno dei cittadini. Non basta il voto. Occorre prendersi cura più ampiamente della cosa pubblica. Il secondo perché, in tempi di astensionismo elettorale, con punte che superano il cinquanta per cento degli aventi diritto al voto, è un richiamo a tutti, certo, ma, in quel contesto, soprattutto ai cattolici, a una assunzione di ulteriori responsabilità. Il 18 gennaio scorso, sulla scia, si sono svolti due incontri organizzati da due componenti distinte interne al PD: uno a Milano, promosso dagli ex popolari con in testa Graziano Del Rio e un altro ad Orvieto con i liberal democratici che fanno riferimento all’associazione Libertà Eguale. Dai pronunciamenti e da quanto è stato riferito da alcuni partecipanti il tutto si è svolto con l’obiettivo principale di un riposizionamento dei cattolici più che altro all’interno del PD, in vista delle prossime elezioni, per sconfiggere la «destra», meno con l’obiettivo di riflettere intorno all’impegno in politica alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, rispetto alle grandi sfide in atto. A breve, a metà febbraio, si svolgerà un altro incontro, organizzato da Francesco Russo. Si tratta di una rete di alcune centinaia di amministratori locali, di matrice cattolica, che non avrebbe l’obbiettivo né di fondare un nuovo partito né di collocarsi in uno solo. L’obiettivo principale sarebbe quello di elaborare una politica nuova, capace di rispondere ai grandi problemi che si hanno davanti, interni ed internazionali, alla luce di un pensiero pensante, di un nuovo umanesimo trascendente e della rinnovata Dottrina sociale della Chiesa. Queste iniziative, assieme ad altre, che hanno avuto meno risonanza nei media o nei social, sembra costituiscano una fase nuova, che si spera non si riduca ad un fuoco di paglia, ma che continui e si consolidi, allargandosi sempre più all’associazionismo e alla società civile, nelle sue diverse articolazioni, per superare un crescente analfabetismo politico e democratico, vivendo la dimensione pubblica della fede. Naturalmente non mancano voci che affermano che esiste già uno schieramento, quello di centro destra, aperto all’impegno e al contributo dei cattolici. La Settimana sociale dei cattolici in Italia ha compiuto la sua seminagione e continuerà a farlo. Non sono sufficienti, però, due giorni perché germoglino cose nuove. Occorre attendere operosamente, pregando, formando ad una spiritualità incarnata, al discernimento sociale, elaborando una nuova cultura politica anche cattolica. La stagione e la storia della Democrazia Cristiana appartengono, come ovvio, al passato. Eppure, anche da parte dei suoi storici detrattori, c’è una sorta di forte rimpianto per quella esperienza politica, culturale e di governo. Qual è il Suo giudizio su quella classe dirigente che, seppur fra alti e bassi, ha saputo ricostruire il nostro paese? Non si sbaglia nel dire che, nonostante errori inevitabili, vi è una certa nostalgia di quei decenni, e non soltanto da parte dei cattolici. Sono stati anni di crescita complessiva per il Paese. Un’altra epoca. Era un’altra Italia. Non è difficile anche dire che, senza forse, c’era un’altra classe dirigente, e non soltanto politica, anche imprenditoriale. Però, la nostalgia non porta da nessuna parte. Neanche ci porta da qualche parte evocare i politici di allora. Ci serve, invece, comprendere che quelle personalità furono il risultato di una temperie storica, di un movimento collettivo, politico, culturale, valoriale, per cui il loro emergere, meglio le ragioni del loro emergere non vanno ricondotte esclusivamente alle loro qualità individuali, indubbiamente presenti. Adesso, non possiamo pensare di ricostituire quella temperie storica, certo, ma dobbiamo capire che non è molto utile muoversi in ordine sparso. È opportuno collegarsi, fare rete, ridare vita con forza a movimenti ampi, di tipo culturale, politico e valoriale, e vedere dove ci conduce e quali personalità fa emergere. Se, invece, si procede in ordine sparso, non si possono nutrire grandi speranze. Come può decollare, all’interno dell’arcipelago cattolico contemporaneo, una rinnovata spinta all’impegno politico ed amministrativo? Esistono, cioè, luoghi e momenti che contribuiscono a formare una nuova ed autorevole classe dirigente cristianamente ispirata? Questa domanda, in realtà, è strettamente collegata alla precedente, quindi, consente di sviluppare ulteriormente la risposta precedente. È bene dire, anzitutto, dove non si forma una classe dirigente. Non si forma in laboratorio. Nessuna classe dirigente, nella storia, si è formata in laboratorio. Ad esempio, le scuole di formazione all’impegno sociale e politico sono importanti, importantissime, ma non bastano. In realtà, una classe dirigente si forma all’interno di un’esperienza storica complessa e articolata. E, nella formazione, incidono una serie di fattori: famiglia, scuola, imprese, corpi intermedi, università, valori, cultura, religione. Senza l’effetto positivo di questi fattori, ovvero senza l’effetto positivo di una serie di agenzie educative, pensare alla formazione di una classe dirigente adeguata, diffusa nella società, e capace di accompagnarla e di guidarla, sarebbe del tutto utopistico. L’educazione religiosa è fondamentale, perché trasmette un’apertura alla trascendenza, senza la quale la dimensione individuale rischia pesantemente di rimanere schiacciata su una mera dimensione utilitaristica e materialistica, tecnicista. Educa, in altri termini, ad andare oltre sé stessi, e a mettersi, pertanto, anche al servizio della cosa pubblica in modo eticamente corretto, alla luce di un compimento in Dio. Pochi giorni fa abbiamo ricordato “l’appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Il popolarismo di ispirazione cristiana continua, a Suo giudizio, ad essere un punto di rifermento per la qualità della nostra democrazia e la freschezza e credibilità del nostro sistema politico? Alla sua domanda non si può che rispondere positivamente: il popolarismo rimane una sorgente inesauribile per dare forza e futuro alla democrazia. Soprattutto, in tempi, come i nostri, che sono tempi di populismo, tempi di degenerazione democratica. Il popolarismo si pone in aperta e totale contrapposizione con il populismo. Mentre quest’ultimo si declina e si manifesta nel segno di una politica conflittuale, urlata, ostile alla mediazione, il popolarismo pone al centro della propria azione una politica ragionata, fondata sulla mediazione con le altre forze politiche e culturali, quelle, naturalmente, rispettose della centralità della persona e della libertà. Se si guarda al popolarismo con lo sguardo esteso alla sua storia, infatti, vediamo, da un lato, che ha combattuto i totalitarismi, negatori, in quanto tali, della centralità della persona. Dall’altro, ha collaborato e ha attuato una mediazione fruttuosa con altre forze e culture politiche, rispettose di tale centralità, dando vita a momenti fondamentali della storia italiana repubblicana. Ha contribuito alla stesura della Costituzione, ed anche a una stagione di riforme significative nella prima metà della seconda parte del Novecento.

Stefania Parisi – Il Domani d’Italia

Ecco le nostre impronte di pace: in tanti alla marcia diocesana di Faenza

Colorata, intensa e ricca di testimonianze significative per incidere e lasciare un’impronta sul presente e sul futuro. Domenica 26 gennaio scorso a Faenza si è svolta la tradizionale Marcia per la pace diocesana. Dopo una mattinata piovosa, in un bel pomeriggio di sole i bambini e i ragazzi della diocesi si sono ritrovati presso il seminario diocesano dove, grazie alla collaborazione tra Azione Cattolica dei Ragazzi diocesana, Pastorale Missionaria diocesana e Comunità Cristiana Evangelica di Faenza è stato organizzato un momento a loro dedicato.

Dopo l’accoglienza e la divisione in squadre sono state svolte diverse attività, ciascuna delle quali li ha aiutati a riflettere sul tema della pace e sul tema giubileo, essere pellegrini di speranza. Hanno ascoltato le testimonianze di Giandomenico Sacchini e fra Mirko Montefiori, hanno cantato canti di gioia e speranza e si sono sfidati in giochi e in una staffetta dove al termine del percorso ogni ragazzo ha impresso una piccola impronta su un’orma più grande come proprio segno di pace. Al termine delle attività è poi partita la marcia che ha portato il corteo in cattedrale dove, insieme al corteo degli adulti, si è svolta la preghiera finale guidata dal vescovo, monsignor Mario Toso.
Durante la preghiera i ragazzi, come gesto, hanno portato in Cattedrale le orme realizzate durante la staffetta. Queste impronte rappresentano l’impegno di pace che bambini e ragazzi desiderano intraprendere assieme e averle portate ai piedi dell’altare indica il voler intraprendere il cammino di speranza sostenuti e accompagnati dal Signore.

Per quanto riguarda il corteo degli adulti, coordinato dalla Pastorale sociale e del lavoro, questo è partito dalla chiesa di Sant’Antonino in Borgo, uno dei luoghi simbolo legati all’alluvione che ha colpito il nostro territorio. L’iniziativa ha evidenziato ancora di più l’importanza di promuovere un messaggio di speranza e di pace, che deve farsi concreto e camminare con noi nella vita di tutti i giorni.

Le parole del vescovo Mario: “La speranza va annunciata e costruita”

vescovo toso marcia pace

Di seguito riportiamo alcuni passaggi del Commento al Messaggio per la 58esima Giornata mondiale della pace redatto dal vescovo, monsignor Mario Toso e distribuito domenica scorsa al termine della celebrazione in Cattedrale. Il Commento è disponibile rivolgendosi agli uffici della Curia (viale Stradone 30).

Nella nostra esistenza terrena, contrassegnata da ingiustizie, conflitti, diseguaglianze, prevaricazioni sui più deboli, sfruttamenti delle risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, trattamenti disumani delle persone migranti, non possiamo limitarci, per conseguenza, ad aspettare. Dobbiamo annunciare, organizzare, costruire la speranza! Come pellegrini della speranza, che è Cristo Gesù, proprio per essere segni efficaci e luminosi di speranza, dobbiamo tracciare e concretizzare cammini di speranza per tutti. Tocca a tutti organizzare la speranza e tradurla nella quotidianità, nei rapporti umani, nei legami con il pianeta, nell’impegno sociale e politico. (…)

Celebrare il Giubileo, connesso con il mistero della redenzione di Cristo, significa sentirsi chiamati a rompere le catene dell’ingiustizia. Ma, prima ancora, significa riconoscere l’errore di negare di avere un unico Padre, Dio, che destina i beni della terra a tutti. Ignorare di avere un unico Padre porta a negare la fraternità tra gli uomini, la destinazione universale dei beni, la solidarietà. Porta alla mancanza sia di gratitudine nei confronti di Dio sia di responsabilità nei confronti dei propri fratelli. È spalancata la porta dello sfruttamento dei propri fratelli, della crisi del debito estero dei Paesi più poveri sulle cui spalle pesa talvolta il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. È chiedendo perdono a Dio, mediante conversione, che poniamo le condizioni per riconoscere la fraternità tra i popoli, per rimuovere le ingiustizie e le diseguaglianze. Papa Benedetto insegnava che «convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente e illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo».


Nuova edizione di “Chiesa e democrazia”

 

Nuova edizione di “Chiesa e democrazia”
di Mario Toso

 

E’ disponibile in libreria la seconda edizione del volume “Chiesa e democrazia”. Pubblichiamo qui la Premessa di questa nuova edizione che si è resa necessaria perché, nel frattempo, si è svolta la cinquantesima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, dedicata al tema Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro ed è stato celebrato un anniversario assai importante per la storia italiana ed europea, i settant’anni dalla scomparsa di Alcide De Gasperi (19 agosto 2024), senza dimenticare la celebrazione dei sessant’anni dalla scomparsa di Palmiro Togliatti (21 agosto 2024). Eventi accompagnati, soprattutto i primi due, da interventi e riflessioni sulle criticità della democrazia contemporanea, sull’assenza di una classe dirigente anche lontanamente paragonabile a quella degli anni dello statista trentino, sul ruolo dei cattolici in politica, su quello esercitato in passato e su quello da esercitare nel presente. Proprio per questo, sollecitati da tali interventi e riflessioni, e anche dal fatto che il volume è andato esaurito in pochi mesi, si è pensato di riprenderlo in mano e di riproporlo con qualche ritocco, con integrazioni e alcuni aggiornamenti bibliografici, ponendo in appendice i discorsi del Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza episcopale italiana, del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e di papa Francesco. E, con l’occasione, di aggiungere, in premessa, alcune considerazioni su quanto avvenuto in questi mesi, la cui attinenza con i temi trattati nel volume è evidente, per cui può essere utile al lettore avvicinarsi o riavvicinarsi al testo alla luce della più recente discussione. Da cui emerge nettamente, fra l’altro, la grande importanza della partecipazione, elemento centrale sia nella tradizione del cattolicesimo democratico, sia nel volume, sia nel più recente dibattito. Al riguardo, è opportuno prendere avvio dall’intervento del Presidente Sergio Mattarella in occasione dell’apertura della Settimana Sociale. A ragione, Sergio Gatti lo ha definito «una vera e propria lectio».

Infatti, in questa sede, Mattarella ha riecheggiato alcuni autori classici del pensiero democratico (Alexis de Tocqueville, Jacques Maritain, Norberto Bobbio…) per sviluppare una riflessione significativa sulla natura della democrazia. Qual è la sua natura, si chiede Mattarella? Si esaurisce, forse, in un metodo per arrivare a prendere decisioni? Dal suo punto di vista, giustamente, «la democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle regole del gioco», bensì è «la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere». Pertanto, non ci si deve accontentare di una democrazia «a bassa intensità», ma occorre adoperarsi affinché ogni cittadino sia in grado di prendere parte pienamente alla vita della Repubblica. Risulta, quindi, centrale, il tema della partecipazione, e non soltanto di quella elettorale, naturalmente di assoluta importanza, in quanto «i diritti si inverano attraverso l’esercizio democratico», e, se questo si attenua, si riduce la portata della «loro effettiva vigenza». Quindi, si comprende agevolmente che, nella prospettiva qui richiamata, «al cuore della democrazia ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione».

Queste condivisibili parole di Mattarella, sottolineando l’importanza di una democrazia partecipata, di una democrazia «ad alta intensità», incrociano perfettamente quelle di De Gasperi, laddove lo statista trentino, nel 1946, in un discorso tenuto a Roma, alla Basilica di Massenzio, rispondendo alla domanda se preferire monarchia o democrazia, osserva che tale domanda è posta in modo semplicistico, perché, a suo parere, «la domanda vera è questa: volete instaurare la Repubblica, cioè, vi sentite capaci di assumere su voi, popolo italiano, tutta la responsabilità, tutto il maggior sacrificio, tutta la maggiore partecipazione che esige un regime, il quale fa dipendere tutto, anche il Capo dello Stato, dalla vostra personale decisione, espressa con la scheda elettorale?», e una risposta positiva comporta «un impegno definitivo per voi e i vostri figli di essere più preoccupati della cosa pubblica di quello che non siete stati finora». Al riguardo, come rileva Ernesto Maria Ruffini, che ha riportato le parole di De Gasperi, tali considerazioni valgono anche oggi, perché se, in democrazia, si è formalmente cittadini e non sudditi, ciò non significa che non ci si possa comportare da sudditi, rinchiudendosi in se stessi, nel proprio particulare, sottraendosi così alle responsabilità richieste dalla vita democratica, quali la partecipazione alle decisioni pubbliche e il correlativo impegno per il perseguimento del bene comune.5Questo ragionamento ci conduce direttamente a un altro tema cruciale, quello dell’impegno politico dei cattolici. Al riguardo, bella è la definizione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Zuppi, dei cattolici come «artigiani della democrazia».

In tale direzione, sono da accogliere le considerazioni di Michele Nicoletti, secondo il quale bisogna riconquistare «la dimensione architettonica della politica, che è quella di chi agisce sulla base di un progetto, studia dove porre le fondamenta e quali spazi costruire e proteggere perché la vita umana possa fiorire», ed è «uno sforzo che anche tra i cattolici si è perso per strada». Giustamente, Nicoletti rileva che «non facciamo che celebrare le idee “ricostruttive” o il “Codice di Camaldoli”, ma nessuno si prende la briga di scriverne uno per l’oggi». Ecco, questo è il compito che i cattolici dovrebbero porsi, oggi: ripensare la loro presenza alla luce dei nuovi scenari e delle nuove esigenze. Certo, non si possono ignorare le maggiori difficoltà rispetto al passato. Derivanti non soltanto dalle inedite sfide che abbiamo davanti, ma anche da una palese crisi dei partiti, delle classi dirigenti e delle culture politiche, tutte criticità presenti come mai prima, a partire dal secondo dopoguerra, tali da rendere più ardua l’azione pubblica. Pertanto, occorre fare rete, collegarsi, senza limitarsi a muovere su una mera dimensione organizzativa o di semplice testimonianza, per quanto importante si possa ritenere, bensì producendo idee, confronti, elaborazioni in direzione di una nuova progettualità. Senza queste condizioni, infatti, sarebbe illusorio pensare a una nuova incidenza sul terreno della storia, e sarebbe, al contrario, probabile, se non certo, condannarsi a una marginalità senza ritorno. Il tutto in una linea di continuità con il Magistero Sociale della Chiesa, ed è con questo auspicio che si ripresenta questo volume a non molta distanza dalla sua prima edizione.

Mario Toso

 

Informazioni e prenotazioni: info@edizionidellegrazie.it

1 Si può trovare una buona sintesi della cerimonia di apertura nell’articolo di ALVISE SPERANDIO, La democrazia all’insegna della “Fratelli tutti”, in «L’Osservatore Romano», 4 luglio 2024.
2 Su tale importanza nel più recente dibattito, si veda F. PELOSO, Democrazia è partecipare. Le parole di Francesco in sintonia con Mattarella, in «Domani», 7 luglio 2024, p. 6.
3 S. GATTI, Lezioni di democrazia per costruire un futuro partecipato, in «Il Sole 24 Ore», 5 luglio 2024; cf S. MATTARELLA, Sulla democrazia, Edizioni E/O, Roma 2024.
4 Il testo integrale del discorso di Mattarella a Trieste si trova anche in «Avvenire», 3 luglio 2024.
5 Cf E.M. RUFFINI, Il fascismo presto cadrà, prepariamoci al domani, in «Avvenire», 18 agosto 2024.
6 Cf M.M. ZUPPI, Non c’è democrazia senza un “noi”, https://www.settimanesociali.it/news/card-zuppi-non-cedemocrazia- senza-un-noi/ consultato il 30 agosto 2024.
7 M. NICOLETTI, La politica riscopra il senso dell’ascolto: parte di qui l’alternativa al leaderismo, intervista a cura di M. Ferrando in «Avvenire», 25 agosto 2024, p. 9; per conoscere come si sono mossi i cattolici torna utile la lettura di E. PREZIOSI, Da Camaldoli a Trieste. Cattolici e democrazia per continuare il cammino, Prefazione di M.M. Zuppi, Vita e Pensiero, Milano 2024.


Lezione inaugurale della Scuola di Teologia con fra Ignazio De Francesco. A seguire lo spettacolo “Joseph & Bros”

Sabato 16 novembre alle 18.30 al teatro dei Cappuccini di Faenza, avremo l’opportunità di riflettere nella lezione inaugurale della scuola diocesana teologia con un testimone bolognese della Piccola Famiglia dell’Annunziata di Monte Sole, fra Ignazio De Francesco, che ha vissuto l’ultimo anno nella comunità di Ain Arik in Cisgiordania e presenta il suo libro “Vivere senza la chiave”. Dialoghi fra carcere e città (Ed. Zikkaron) frutto di vent’anni di frequentazione e di ascolto nel carcere della Dozza, arricchita dagli studi di islamistica in Giordania e al Pisai, un esempio fecondo di incontro creativo attraverso il teatro di testi biblici, coranici e della tradizione rabbinica con puntuali rimandi all’attualità dei temi dell’etica, della giustizia, del diritto.

Scrive il Papa: «Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita». Il 26 dicembre papa Francesco sarà Rebibbia e anche a noi, dopo la presentazione del libro di fra Ignazio, sarà data la possibilità di immergerci in altri scenari attraverso lo spettacolo Joseph & Bros adattato da Alessandro Berti in una cella per immergerci nella vicenda biblica e coranica di Giuseppe e dei fratelli, un appello sempre attuale alla riconciliazione e alla fraternità e alle condizioni che le rendono talvolta (im)possibili. Lo spettacolo è alle 20.45 al teatro dei Cappuccini.

La presenza di alcuni amici del centro di cultura islamica di Faenza e di altri della Comunità di Sasso Monte Gianni arricchirà l’ascolto e la condivisione delle proposte.

don Mirko Santandrea


I dati del Rapporto “Povertà e Risorse” 2023. Il 10 ottobre la presentazione pubblica

Un’occasione per conoscere meglio la realtà che ci circonda e che troppo spesso ignoriamo. Giovedì 10 ottobre alle 20.30 nel refettorio del Seminario di Faenza (via Degli Insorti, 56) si terrà la presentazione del Rapporto Caritas “Povertà e risorse” riferito all’anno 2023. Durante l’incontro, introdotto dal vescovo monsignor Mario Toso, saranno presentati i dati Caritas a cura di operatori e volontari del Centro di ascolto diocesano. Il titolo del rapporto di quest’anno è Sperare e agire con il creato. Carità generatrice di pace”. “Abbiamo scelto questo titolo – sottolinea il direttore della Caritas diocesana, don Emanuele Casadio – ispirati dalle parole di papa Francesco, perché ogni giorno di più ci rendiamo conto che tutto è interconnesso: ‘con’ il Creato, non ‘per’ o altre preposizioni che suppongo un rapporto non paritario. Come Caritas diocesana ci stiamo interrogando sul futuro. Sempre più ci si presentano calamità naturali a cui serve dare risposte diverse dal passato, puntando molto sulla prevenzione, come indicato anche dal nostro vescovo monsignor Mario Toso”.

Contesto complessivo

Il Rapporto legge in una duplice prospettiva la povertà sul nostro territorio, globale e locale. Da un lato ci sonopersone straniere in fuga da conflitti e contesti di povertà estrema, dall’altro ci sono situazioni di fragilità locale per una crescente precarietà lavorativa, economica e relazionale. Non ultimo, su tutto questo influiscono le difficoltà portate negli ultimi anni dai cambiamenti climatici e dall’emergenza alluvione, che ha colpito il territorio diocesano dalla collina alla pianura. Tenendo conto di questo contesto, nel 2023, le Caritas, diocesana e parrocchiali, ha incontrato 1.826 persone, con un incremento dal 2022 del 17%. Due persone su tre (64%) che si sono trovate in difficoltà hanno bussato alla porta di una delle 24 Caritas parrocchiali distribuite nel territorio diocesano. Le Caritas parrocchiali, negli ultimi anni, sono state strumenti e luoghi privilegiati per intercettare le situazioni di fragilità. Rappresentano spazi d’incontro in cui la persona può sentirsi ascoltata e amata. Luogo in cui le persone tessono relazioni che continuano anche al di fuori di questi spazi, nei negozi, nelle scuole, nei vari locali di aggregazione territoriale. Al contrario, al Centro di Ascolto diocesano si rivolgono anche molte persone di passaggio o che sono appena arrivate a Faenza e chiedono alcuni aiuti per potersi orientare e attivare sul territorio.

Al Centro di ascolto diocesano si sono rivolte 663 persone (+14%)

Le persone che nel 2023 si sono rivolte al Centro di Ascolto (CdA) diocesano sono state 663. Il numero di ospiti Caritas rispetto al 2022 è cresciuto del 14%. Il 41% sono persone che si sono trovate in una situazione di difficoltà tale da portarle a chiedere sostegno in Caritas per la prima volta. D’altra parte, però, è molto forte la presenza di persone che si rivolgono alla Caritas da cinque o più anni (34%): si tratta di povertà croniche e intermittenti. È molto diverso il profilo della persona di cittadinanza italiana (24%) o straniera (76%), a partire dai dati anagrafici. Tra le persone ‘non italiane’ il 69% ha meno di 45 anni, tra le persone italiane che si sono rivolte in Caritas solo il 21%. Come dichiara Caritas Italiana, tra gli italiani lo stato di povertà sembra correlato a forme di fragilità familiare; si conferma in tal senso l’esistenza di ‘eventi svolta’ che possono segnare i corsi di vita e le storie individuali contribuendo allo scivolamento verso una condizione di vulnerabilità. Bisogni: L’analisi dei bisogni relativi alle persone che si sono rivolte al centro di ascolto diocesano nel 2023 dimostra, come è successo anche negli anni passati, una prevalenza di difficoltà di ordine materiale. In particolare il 25% dei bisogni riguarda i ‘problemi economici’: le persone vivono in uno stato di fragilità economica, legato principalmente a situazioni di ‘reddito insufficiente o di ‘totale assenza di entrate’.  Un 19% riguarda i problemi occupazionali: questo bisogno è fortemente collegato al primo. Il terzo nodo critico riguarda il problema abitativo (19%), problema crescente negli ultimi anni e ad ampio spettro: riguarda sia chi ha una casa ma non adatta alle proprie esigenze (troppo piccola, sovraffollata, senza contratto, ecc.) sia chi una casa non ce l’ha, dormendo con soluzioni di fortuna. Accoglienze: Il numero di accoglienze fatte nel 2023 è pari a 5.684: ovvero per 5.684 volte i letti del servizio notturno sono stati occupati, per una media di 16 persone accolte a notte. Sono ottanta le persone che sono state ospitate in un alloggio Caritas nel 2023. Il dormitorio è aperto tutte le sere, 365 giorni l’anno. A questo si affianca il servizio di prossimità notturna, attivo dalla fine del 2022, consiste nell’andare incontro a persone in estrema emarginazione. Gli incontri sono settimanali, si svolgono di sera, con una media di 3 persone incontrate a sera. Accanto a questi servizi è presente nei locali della parrocchia di San Domenico il Centro diurno “La Tenda”, uno spazio di accoglienza pomeridiano, aperto nei mesi invernali.

Mensa e distribuzione viveri, quasi 2.700 le borse viveri distribuite

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La mensa è aperta tutti i giorni dell’anno, a pranzo e a cena (tranne la domenica a pranzo). Le persone possono scegliere di prendere il pasto take-away o di mangiare nel locale adibito. La doppia opzione è stata necessaria per il numero elevato di persone che si sono rivolte alla mensa. Quest’anno sono stati distribuiti quasi 11mila pasti (10.924), per una media di circa 16 persone a ogni apertura. Un incremento rispetto all’anno precedente di +38%. Quasi 2.700 (2.692) le borse viveri distribuite, raddoppiate dal 2019 quando erano 1.383. Volontari: Nel 2023 sono stati circa 140 volontari che hanno aiutato a svolgere tutte le attività del Centro di Ascolto, da chi serve il pasto caldo in mensa a chi guida il mezzo per portar via il cartone all’isola ecologica o a chi accoglie la persona che bussa alla porta. A questo numero si aggiungono 11 giovani volontari scout che hanno scelto di fare l’anno di servizio presso le attività della mensa, la preparazione e distribuzione dei pacchi viveri e il servizio docce presso il Centro di Ascolto. Sono passati circa 13 ragazzi sospesi dalla scuola, i 5 lavoratori di pubblica utilità che per diversi motivi hanno dovuto svolgere delle ore socialmente utili e i giovani che hanno scelto di svolgere il progetto Lavori in Unione.

I dati delle 24 Caritas parrocchiali, sentinelle al tempo dell’alluvione

Nel 2023 le persone incontrate dalle Caritas parrocchiali sono state più di mille (1.163). In questi numeri incide l’evento catastrofico dell’alluvione, infatti si nota che le parrocchie dei quartieri più colpiti hanno incontrato un numero maggiore di persone rispetto al 2022. Negli ultimi sette anni c’è stato un incremento del 37% delle persone incontrate. Qui le donne sono il 72%. Nelle Caritas parrocchiali, il 36% sono italiani, cioè più di un terzo del totale.

Emergenza alluvione: riaperto il Centro operativo Caritas a San Domenico

Giovedì 19 settembre, a seguito degli eventi alluvionali che hanno colpito nuovamente il territorio, ha riaperto il Centro operativo della Caritas di Faenza-Modigliana, in via Manzoni 11/b a Faenza, nella parrocchia di San Domenico. “Questo terza alluvione è per tanti un momento tragico – commenta don Emanuele -, come Caritas ci siamo, desideriamo stare accanto alle persone che sono in difficoltà cercando di essere concreti nell’aiutare. Inoltre, penso che sia un bel segno di speranza vedere tanti volontari anche giovani che vengono a sporcarsi le mani per aiutare, velocemente, a pulire le case e renderle accessibili alle famiglie”. In collaborazione con Caritas Ambrosiana infatti sono stati fatti arrivare al Centro tutti i macchinari necessari per pulire le abitazioni: idropulitrici, generatori di corrente (6 kw), bidoni aspiraliquidi, pompe ad immersione, motopompe, deumidificatori industriali e domestici, ventilatori, insieme a materiale utile come stivali, tira acqua, pale, guanti e tute da lavoro.  Tutte le attrezzature vengono prestate gratuitamente a cittadini o volontari che ne fanno richiesta. Una bella testimonianza di solidarietà è stata anche quella fatta avere dalla Diocesi di Ravenna-Cervia, che ha donato 35mila euro alla Caritas di Faenza-Modigliana e quella della diocesi di Imola che ha donato 5 mila euro sempre alla Caritas di Faenza-Modigliana. Sul territorio della Diocesi la Caritas, insieme ad Agesci, Papa Giovanni XXIII, OMG e Legambiente, svolge la funzione di punto logistico, sia per organizzare i volontari che vogliono mettersi a disposizione, sia come magazzino nel quale far confluire le donazioni di prodotti e materiali. I cittadini che avessero bisogno di prodotti per le pulizie, alimenti e vestiario possono fare riferimento alle Caritas parrocchiali: – S. ANTONINO: Corso Europa, 73 Faenza (per Borgo, Marzeno e Sarna) – riferimento: msg whatsapp 3930298493 – CAPPUCCINI: Via Canal Grande, 57, Faenza (per Orto Bertoni) – riferimento: msg whatsapp 3462349840 – MODIGLIANA: Piazza Cesare Battisti, 1 Modigliana – riferimento: msg whatsapp 3494364761 – COTIGNOLA: Via Rossini 48, Cotignola – riferimento: msg whatsapp 391 718 2568 – VILLANOVA DI BAGNACAVALLO: via Glorie, 21 Villanova (per Villanova, Boncellino e Traversara) – riferimento: msg whatsapp 3397237490 Al 7 ottobre la Caritas è intervenuta con squadre di volontari in circa 63 civici per interventi di sgombero, pulizia, ripristino delle abitazioni o dei cortili su Faenza, Cotignola, Traversara, Marzeno, Sarna. In questi giorni si stanno svolgendo i primi interventi con il Bobcat. Sono stati dati a prestito 65 deumidificatori industriali su Faenza, Cotignola, Traversara, Marzeno, Sarna.

I prossimi appuntamenti

Il 23 ottobre alle 16 ci sarà l’inaugurazione del centro diurno “La Tenda” a San Domenico per la stagione invernale. Sabato 9 novembre dalle 9.00 alle 13.00 al palazzo Podestà di Faenza la Caritas diocesana proporrà il convegno pubblico “Gli ambulatori solidali. Contrasto alle disuguaglianze in salute”.

Diocesi solidali: da Ravenna 35mila euro alla Caritas di Faenza

Solidarietà tra diocesi. Fratelli nell’alluvione. La Caritas di Ravenna-Cervia a sostegno di quella di Faenza-Modigliana, duramente colpita dall’alluvione della scorsa settimana.

L’arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni ha firmato una lettera, come presidente della Caritas, indirizzata al vescovo monsignor Mario Toso, per esprimere la vicinanza della diocesi con un segno concreto: una donazione di 35mila euro per le necessità della popolazione colpita dall’alluvione.

«Con dolore e dispiacere abbiamo visto come ancora una volta la nostra terra è stata colpita dalla forza della natura – scrive monsignor Ghizzoni a monsignor Toso –. In tutta la diocesi abbiamo pregato per voi con le parole che lei stesso ha voluto darci come fonte di speranza. La nostra vicinanza, oltre che geografica, non vuole essere solo attraverso la preghiera, pur importante in questo momento. Come Diocesi e come Caritas ci siamo mossi per intervenire e prestare soccorso nelle zone colpite: anche i nostri giovani si sono organizzati per dare una mano. Oggi vogliamo presentare un ulteriore segno della nostra vicinanza operativa». Appunto con la donazione di 35mila euro. Un «piccolo gesto», conclude l’arcivescovo, un aiuto concreto per la gente duramente provata.


La Ludoteca comunale apre il servizio nei locali del vescovado messi a disposizione dalla Diocesi. La partita a calciobalilla tra Vescovo e Sindaco

Una partita a calciobalilla a simboleggiare l’unione e la collaborazione tra Diocesi e Amministrazione per il bene della comunità, specie nel contesto della ripartenza post-alluvione ancora in corso. A scendere in campo il vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, e il sindaco Massimo Isola che si sono sfidati ieri, 16 settembre, tra goal e parate con i classici “omini” del calciobalilla in una partita che si è giocata all’interno di un contesto speciale. L’occasione è stata data dall’inaugurazione e dalla benedizione dei nuovi spazi che ospiteranno la Ludoteca comunale della città, che ha trovato casa nei locali del Vescovado (in piazza XI Febbraio, 10) messi a disposizione dalla Diocesi. Il servizio Ludoteca infatti è stato spostato dalla sua sede originale per i lavori Pnrr che stanno interessando il complesso di Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Per questo motivo, grazie a un accordo tra il Comune e la Diocesi di Faenza-Modigliana, è stato possibile riaprire ai piccoli fruitori, dopo alcuni interventi di adeguamento alla struttura, le attività nei locali del vescovado, alluvionati a maggio, recuperati e ora allestiti con numerosi giochi e servizi per i più piccoli.

La Ludoteca comunale rappresenta un luogo d’aggregazione e di crescita molto importante per i bambini dai 6 ai 14 anni. Qui ora hanno uno spazio nel quale ritrovarsi per giocare assieme in un contesto educativo adeguato. «Esprimo la mia personale soddisfazione – ha detto S.E. Mons. Mario Toso – per la ripresa delle attività della Ludoteca comunale nei locali che hanno ospitato fino a poco tempo fa gli uffici della Curia diocesana. Infatti, sono lieto di potere avere come “vicini di casa” i bambini e i ragazzi adolescenti della nostra città che avranno la possibilità di giocare e di crescere insieme con l’accompagnamento delle famiglie e degli operatori».

Al termine del taglio del nastro e della benedizione da parte di monsignor Toso, il vescovo e il sindaco sono poi scesi in campo attorno al calciobalilla, testando, ritornando bambini, i giochi presenti in Ludoteca. E la partita più bella è sempre questa, al di là del numero dei goal fatti: collaborare insieme per il bene comune.