Author: marinocola

Preparazione alla solennità della Madonna delle Grazie

Domenica 4 maggio, con la celebrazione eucaristica del Vescovo Mario, si aprono le celebrazioni in preparazione alla Solennità della B.V. Maria delle Grazie, patrona della Diocesi e della città.

 

 

Oltre agli eventi in città, l’Arciconfraternita ha organizzato celebrazioni specifiche per ogni Vicariato della Diocesi:

Le celebrazioni avranno il loro fulcro sabato 10 maggio con la celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Petar Rajic, Nunzio Apostolico (rappresentante del Santo Padre) in Italia, alle ore 10.30, in Cattedrale a Faenza.

 

Tutte le principali celebrazioni:

Il lavoro, un’alleanza sociale generatrice di speranza

Martedì 29 aprile 2025, alle ore 18.00, presso la Sala San Pier Damiani del Seminario Vescovile di Faenza (Viale Stradone 30), si terrà un incontro di riflessione e confronto in occasione della Giornata dei Lavoratori.

Ad aprire l’incontro sarà il saluto di S.E. Mons. Mario Toso, Vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana.

Seguiranno tre interventi tematici:

  • Il Prof. Ernesto Preziosi, dell’Istituto G. Toniolo e Presidente di Argomenti 2000, interverrà sul tema “Giovani e lavoro: ciò che cambia, ciò che manca”, analizzando i mutamenti e le sfide del rapporto tra nuove generazioni e mondo del lavoro.

  • La Professoressa Sabrina Bonomi, docente associata di Organizzazione aziendale e socia fondatrice della Scuola di Economia Civile, parlerà di “Felicità e lavoro”, offrendo una riflessione su come il lavoro possa contribuire alla realizzazione personale e collettiva.

  • Il Dott. Michele Zarri, direttore dell’Area Orientamento, IeFP e Formazione Superiore di AECA, si concentrerà su “Formazione professionale e lavoro. Percorsi e possibilità”, illustrando opportunità e prospettive per la crescita e l’inserimento professionale.

Seguiranno alcune testimonianze a cura di ACLI, Coldiretti, MCL, Progetto Policoro e UCID.

A introdurre e moderare l’incontro sarà Flavio Venturi, incaricato del Settore di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi.

Per informazioni è possibile contattare: pastoralesociale@diocesifaenza.it.

Messa presieduta dal Vescovo per Papa Francesco

 

Santa Messa in suffragio del Santo Padre Francesco presieduta da S.E. Mons. Mario Toso, martedì 22 aprile p.v. alle ore 20.30 presso la Cattedrale di Faenza.

Siamo tutti invitati a partecipare a questo momento di preghiera.

 

Le comunità che nei prossimi giorni organizzeranno momenti di preghiera per il Santo Padre, possono usare gli schemi predisposti dall’Ufficio Liturgico Nazionale:

→ Indicazioni liturgiche

→ Veglia per papa defunto

→ Rosario per il papa defunto


Via Crucis cittadina ed Elevazione musicale

In occasione del Mercoledì Santo, il 16 aprile 2025, la comunità di Faenza è invitata a partecipare alla tradizionale Via Crucis Cittadina, un momento di preghiera e riflessione che unisce spiritualità e arte.

Il cammino avrà inizio alle ore 20:30 con partenza dalla chiesa di Sant’Agostino. Un’occasione per vivere insieme, nel cuore della città, il cammino della Passione di Cristo.

A seguire, alle ore 21:00, nella Cattedrale di Faenza si terrà un’elevazione musicale con l’esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi, una delle più toccanti composizioni sacre del Settecento.

La serata sarà presieduta da S.E. Mons. Mario Toso, Vescovo di Faenza-Modigliana.

L’evento è a cura del Collegio dei Parroci urbani e orchestra La Corelli.

→ Locandina evento pdf


La storia del cammino sinodale

 

 

Il cammino della sinodalità

 

“Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. […] La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» – perché la Chiesa non è altro che il “camminare insieme” del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore – capiamo pure che al suo interno nessuno può essere “elevato” al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino. […]

Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari. […] Il Codice di diritto canonico dedica ampio spazio a quelli che si è soliti chiamare gli “organismi di comunione” della Chiesa particolare: il Consiglio presbiterale, il Collegio dei Consultori, il Capitolo dei Canonici e il Consiglio pastorale. Soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col “basso” e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale: tali strumenti, che qualche volta procedono con stanchezza, devono essere valorizzati come occasione di ascolto e condivisione. Il secondo livello è quello delle Province e delle Regioni Ecclesiastiche, dei Concili Particolari e in modo speciale delle Conferenze Episcopali. L’ultimo livello è quello della Chiesa universale. Qui il Sinodo dei Vescovi, rappresentando l’episcopato cattolico, diventa espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa tutta sinodale”  (Papa Francesco, Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015).

In questo testo del 2015, Papa Francesco delinea i punti fondamentali del cammino sinodale:

  1. La comunione e la partecipazione, nella Chiesa, sono finalizzate alla sua missione: l’annuncio, la celebrazione e la testimonianza del Vangelo.
  2. Con la parola sinodalità stiamo esprimendo lo stile proprio della Chiesa, che è “il camminare insieme del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore”: non qualcosa di nuovo, ma qualcosa da rendere effettivo e significativo ad ogni livello.
  3. Per rinnovare questo stile, è necessario il coinvolgimento della Chiesa ad ogni livello: Papa, Vescovi, ogni battezzato.

 

Nel 2018, la Commissione Teologica Internazionale affronta il tema della sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa.

 

 

I percorsi delineati dalla Chiesa universale e nazionale

 

Il livello universale (“XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi”) ha sviluppato un percorso di 3 anni:

2021-2022 – coinvolgimento diocesi (Vademecum e Documento preparatorio)
2022-2023 – coinvolgimento raggruppamenti continentali (Documento finale Europa)
2023-2024 – due Assemblee generali in Vaticano

Segno di questo cammino è il Documento finale dell’XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Papa Francesco ha deciso che questo testo “partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro (cfr. EC 18 § 1; CCC 892) e come tale chiedo che venga accolto. Esso rappresenta una forma di esercizio dell’insegnamento autentico del Vescovo di Roma che ha dei tratti di novità ma che in effetti corrisponde a ciò che ho avuto modo di precisare il 17 ottobre 2015, quando ho affermato che la sinodalità è la cornice interpretativa adeguata per comprendere il ministero gerarchico. Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni». Questo non significa che non impegni fin da ora le Chiese a fare scelte coerenti con quanto in esso è indicato. Le Chiese locali e i raggruppamenti di Chiese sono ora chiamati a dare attuazione, nei diversi contesti, alle autorevoli indicazioni contenute nel Documento, attraverso i processi di discernimento e di decisione previsti dal diritto e dal Documento stesso” (Papa Francesco, Nota di accompagnamento).

2025-2026 – percorsi di attuazione nelle Chiese locali e loro raggruppamenti
2026-2027 – Assemblee di valutazione (a livello diocesano, nazionale, continentale)
2028 – Assemblea ecclesiale in Vaticano

 

Il livello nazionale (“Conferenza Episcopale Italiana” CEI) ha colto l’occasione per impostare un cammino scandito da 3 fasi:

2021-2022 – FASE NARRATIVA, coinvolgimento diocesi nell’ascolto (materiali livello universale: Vademecum e Documento preparatorio) → Sintesi nazionale 
2022-2023 – ulteriore coinvolgimento diocesi nell’ascolto (I cantieri di Betania e Vademecum)
2023-2024 – FASE SAPIENZIALE, coinvolgimento diocesi nel discernimento (Linee guida e Orientamenti metodologici)
2024-2025 – FASE PROFETICA:
Prima Assemblea nazionale, 15-17 novembre 2024 (Lineamenti) → Schede di lavoro
Seconda Assemblea nazionale, 31-3 aprile 2025 (50 Proposizioni) → Mozione votata dall’Assemblea 

 

 

Il percorso della Diocesi di Faenza-Modigliana

 

2021 – Il Vescovo Mario nomina due referenti diocesani e un’Equipe diocesana per il Cammino sinodale

 

2021-2022 – FASE NARRATIVA
L’Equipe ha coinvolto più di un centinaio di persone (i moderatori e segretari) perché a loro volta hanno formato dei gruppi sinodali diffusi e trasversali (più di un centinaio e di diversi ambiti di vita: più di 1000 persone coinvolte): si è proposto lo stile sinodale tramite alcuni incontri formati e con l’aiuto di alcune materiali (le immagini). Tutte le narrazioni (più di 100 relazioni) sono state raccolte nella prima sintesi diocesana: sono emerse 12 parole significative (relazioni, frammentazione, Gesù, liturgia, ferialità, catechesi, linguaggio, giovani, preti, formazione, guide + annuncio)

 

2022-2023 – Vengono avviati quattro cantieri, quattro macro-aree dove continuare l’ascolto e la sperimentazione pastorale (annuncio – relazioni – ministeri – liturgia). L’anno è stato introdotto dall’incontro in Cattedrale con il Cardinale Zuppi (12 marzo 2023). La seconda sintesi diocesana evidenzia che “l’ascolto (una quarantina di gruppi hanno inviato del materiale) ha aggiunto nuove sfumature a quanto delineato nel primo anno: il desiderio di una Chiesa “relazionale”, non giudicante o imprigionata nell’abitudine; una Chiesa orientata sempre più a Gesù Cristo e alla sua Parola, per riscoprire la presenza di Dio nella quotidianità; l’importanza della domenica, con l’attenzione alla comprensione e all’omelia; il bisogno degli adulti di una formazione e una catechesi diverse, una corresponsabilità effettiva”.

In questo anno la sintesi annota che “il 16 maggio 2023, l’alluvione ha segnato in modo indelebile tutto il territorio della Diocesi… La Diocesi stessa è diventata un grande “cantiere”! Come equipe non possiamo non ascoltare ciò che è successo, che ha cambiato radicalmente e in profondità la vita di migliaia di persone”.

 

2023-2024 – FASE SAPIENZIALE
L’anno si è aperto con tre incontri per focalizzare il discernimento, uno dei quali con don Giualiano Zanchi (26 ottobre 2023). Si è presentato uno strumento di lavoro e sono stati interpellati in maniera particolare il Consiglio pastorale diocesano, i Consigli pastorali parrocchiali e tutti gli altri gruppi. Sono arrivate all’Equipe una ventina di sintesi che hanno formato la terza sintesi diocesana. Questa sintesi delinea le proposte concrete frutto del discernimento spirituale del cammino fatto in cinque ambiti (relazioni e corresponsabilità, la Domenica, la formazione alla fede e alla vita, dialogo con i pastori, le strutture).

Il Vescovo Mario nella sintesi conclude: “In ascolto dello Spirito che parla e anima la Chiesa, ringraziando per il dono di tanti uomini e donne, giovani, ragazzi e ragazze che hanno partecipato con fede a questo cammino, faccio mie queste indicazioni confermando il discernimento fatto. La Visita pastorale mi sta convincendo sempre di più della necessità di riscoprire e di fare nostro il metodo sinodale, che non vuol dire altro che incontrarsi, vedersi, ascoltarsi, far risuonare insieme la voce della Spirito Santo, nel dialogo fra di noi e la Scrittura, nella comunione con i pastori e la Chiesa, orientati all’annuncio, alla celebrazione e all’amore di Gesù Cristo, per Gesù Cristo. Abbiamo narrato, ascoltato e fatto discernimento su uno stile e delle proposte concrete: ora dobbiamo continuare a costruire insieme quanto oggi è emerso ancora più esplicitamente. Tutti, nessuno escluso, siamo chiamati a rendere concrete le indicazioni contenute in queste pagine“.

 

2024-2025 – FASE PROFETICA
L’anno si è aperto con un incontro in Cattedrale con il Vescovo Erio Castellucci (16 settembre 2024). Sono state elaborate le schede di lavoro arrivate dal livello nazionale, e il Vescovo ha chiesto un coinvolgimento specifico dei Consigli pastorali (parrocchiali e diocesano). Sono arrivate una ventina di sintesi che hanno fatto emergere “una “consonanza” con le proposte diocesane, indice del fatto che l’ascolto e il discernimento degli anni passati sono un frutto reale del cammino fatto insieme… Le comunità e i gruppi che hanno risposto, oltre ad aver evidenziato ulteriori concretizzazioni delle proposte diocesane, hanno indicato come realizzare questi cambiamenti nelle proprie realtà. Il frutto più bello di questa fase profetica è la consapevolezza del fatto che spetta a noi intraprendere quel cammino di cambiamento nella Chiesa che desideriamo. In questa fase abbiamo sentito con forza il desiderio di abitare e costruire insieme “l’unità nelle diversità”. La Chiesa riesce a procedere solo se si cammina insieme, gli uni e gli altri protesi all’unità”. La sintesi di questa fase profetica, come tutte le altre sintesi, è stata condivisa con il livello nazionale e resa disponibile sul sito diocesano.

 

 


La Diocesi in pellegrinaggio a Roma

 

L’omelia del Vescovo Mario: 

 

Eccellenze Reverendissime, presbiteri e diaconi, fratelli e sorelle,

siamo giunti come pellegrini in questa Basilica Vaticana, per celebrare l’Anno di grazia del Signore, il Giubileo della Speranza. In questi giorni, abbiamo varcato le Porte sante, simbolo dell’unica Porta, l’unica Via per la salvezza: Gesù Cristo! Ognuno ha portato lungo il cammino le proprie fatiche, le proprie attese e speranze, le proprie paure, come le proprie richieste di perdono.

Solo in Cristo tutte le aspirazioni buone che dimorano nel cuore dell’uomo trovano il loro senso pieno, il loro compimento. Inganniamo noi stessi e gli altri, quando nella vita riponiamo le nostre sicurezze e le nostre speranze in cose passeggere e caduche: solo Gesù, il crocifisso e risorto, è «l’unica vera speranza che supera ogni umana attesa e rischiara gli infiniti secoli». → Omelia completa

 


Pellegrinaggio giubilare del Vicariato forese Nord

Pellegrinaggio giubilare del Vicariato forese Nord alla Cattedrale

Domenica 30 marzo 2025

Programma
Ore 15,30 Ritrovo nella chiesa del seminario
(Viale Stradone 30) Introduzione, testimonianza
e pellegrinaggio a piedi verso la Cattedrale

Ore 17,00, in Duomo:
percorso sui santi, e possibilità di confessioni

Ore 18,00: S. Messa
presieduta dal vescovo S.E. Mons. Mario Toso

Direttorio per l’Iniziazione cristiana degli adulti

 

→ Decreto del Vescovo Mario

 

DIRETTORIO
PER L’INIZIAZIONE CRISTIANA DEGLI ADULTI
NELLA CHIESA DI FAENZA-MODIGLIANA

 

L’Iniziazione cristiana

1. L’incarnazione, la passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù Cristo sono la rivelazione e il compimento dell’amore increato della Trinità: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»[1]. Mediante i sacramenti dell’Iniziazione cristiana – Battesimo, Confermazione, Eucaristia – ogni uomo entra in relazione vitale con questo mistero d’amore; come accompagnato per mano, diviene adulto nella fede, venendo inserito nella Trinità, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo.

2. Il percorso dell’Iniziazione è un cammino di fede nell’amore della Trinità, nella fede in Gesù Cristo e attualizzato nella Chiesa mediante lo Spirito Santo. La Chiesa non presenta un Dio indefinito, ma introduce alla conoscenza, all’amore, alla comunione con un Dio che ha assunto una forma ben precisa e al quale siamo chiamati a conformarci: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati»[2], poiché «se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio»[3] e «chi crederà e sarà battezzato sarà salvo»[4].

3. L’Iniziazione cristiana è un percorso prolungato, graduale, integrale, con cui la Chiesa accoglie, accompagna, istruisce, introduce alla vita cristiana nella sua totalità coloro che consapevolmente e liberamente cercano il Dio vivo. Questa iniziazione non è «una semplice esposizione di verità dogmatiche e di norme morali, ma costituisce una vera scuola di formazione, debitamente estesa nel tempo, alla vita cristiana, in cui i discepoli vengono in contatto con Cristo, loro maestro»[5].

4. Lo sviluppo di un cammino strutturato, che prevede dei gradi, delle soglie e dei passaggi, è fondato nella fede sacramentale della Chiesa[6]. L’efficacia dei sacramenti non dipende solamente da noi e, allo stesso tempo, non riveste «un carattere automatico»; i sacramenti richiedono un contatto adeguato con essi: «umile, supplicante, aperto al dono»[7]. Sono in relazione alla fede e alla libertà di ciascuno di noi. Il Signore agisce sempre efficacemente nei sacramenti, ma se noi non crediamo nella verità e nella libertà, rimaniamo come sordi e quelle azioni rimangono per noi mute e senza significato[8]. La libertà e la fiducia nella Chiesa, che si esprimono in una relazione reale con la comunità, sono elementi essenziali per ogni cammino.

5. Questo aspetto teologico di partenza è illuminante nel considerare la situazione della nostra Chiesa diocesana. I percorsi dell’Iniziazione cristiana, infatti, devono misurarsi con il cambiamento d’epoca attuale. «Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica»[9]. «Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone»[10].

6. Diventa sempre più difficile coniugare la perdita di fede che segna la nostra cultura con la celebrazione dei sacramenti che sono pretesi come dovuti, soprattutto dove essi rivestono un carattere più sociale che spirituale, dove sono attesi più per l’occasione di festa e di regali che per l’incontro vivo e ardente con il Risorto.

7. «Si impongono, dunque, la fedeltà alla dottrina della Chiesa, la carità e la prudenza pastorale, insieme alla creatività nell’accoglienza e nell’offerta di itinerari catecumenali. Non difendendo sufficientemente ciò che il sacramento è e significa, per paura dei requisiti minimi, [si] suppone un danno maggiore alla sacramentalità della fede e della Chiesa. Va a detrimento dell’integrità e della coerenza della stessa fede che si intende salvaguardare»[11]. Detto altrimenti: la celebrazione dei Sacramenti richiede un cammino di fede e di conversione all’interno della comunità, e la partecipazione alla vita della Chiesa. L’integrazione nel territorio o altri motivi familiari e sociali, come pure la celebrazione di un altro sacramento[12], non sono un motivo sufficiente per la celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana.

8. L’Iniziazione cristiana, pertanto, non riveste un’importanza solo per coloro che visibilmente estranei alla Chiesa chiedono di ricevere i sacramenti, ma anche per le nostre comunità che sono chiamate a misurarsi con modalità concrete di annuncio, di accoglienza e di testimonianza verso un’umanità sempre più estranea ai contenuti della fede. «L’iniziazione cristiana nel corso del catecumenato non deve essere soltanto opera dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, soprattutto dei padrini, in modo che i catecumeni avvertano immediatamente di appartenere al popolo di Dio»[13]. La sfida è che l’Iniziazione cristiana non rimanga un settore staccato o affidato a pochi “addetti ai lavori” ma sia un autentico stile, un tratto distintivo delle nostre comunità.

9. «Il catecumenato non è qualcosa di aggiuntivo, ma momento fondamentale dell’attività delle nostre comunità ecclesiali, anche se nel presente possono essere pochi gli adulti che domandano esplicitamente il Battesimo. […] Esso costituisce il modello di ogni processo di iniziazione cristiana»[14]. Anche la catechesi ordinaria dei bambini e dei ragazzi, come ogni altra azione pastorale, è chiamata a riscoprire la dimensione catecumenale: l’importanza della libertà, la maturazione di un atto di fede responsabile, l’incorporazione ad una comunità visibile, un percorso graduale, la celebrazione liturgica, il servizio agli altri, soprattutto gli ultimi, la missionarietà, etc…[15]. La fedeltà al Vangelo e la fede nel Risorto danno consistenza all’accoglienza della comunità che si esprime non in proposte generiche ma in percorsi capaci di generare una scelta matura di fede. L’impegno pastorale richiesto per accompagnare un adulto nella fede, il tempo, le risorse materiali e spirituali, lo stile, le relazioni, sono espressione della maternità della Chiesa che deve ispirare gli altri percorsi parrocchiali considerati troppo “distanti” o meno esigenti.

10. Il percorso catecumenale è necessario per gli adulti, già battezzati, che chiedono di completare l’Iniziazione cristiana (in particolare la celebrazione della Confermazione). Anche gli adulti già battezzati e cresimati che nel tempo si sono allontanati dalla vita della Chiesa e che desiderano riscoprire la propria fede possono vivere il percorso catecumenale come occasione di re-iniziazione.

11. Mentre una comunità accompagna il percorso dei suoi catecumeni, allo stesso tempo rivive con essi la propria sequela libera e gioiosa del Signore, contrasta l’automatismo e la consuetudine, e ravviva il dono di grazia che sono il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia.

 

Norme generali

12. Le norme del presente Direttorio attuano nella Diocesi di Faenza-Modigliana quanto stabilito dal Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti[16], dal Codice di Diritto Canonico[17] e dalle disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana[18].

13. Tali norme devono essere applicate a tutti coloro che, compiuti i 7 anni di età, fanno richiesta di diventare cristiani[19].

14. Il Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti si applica alle molteplici situazioni pastorali e propone diversi percorsi:

– il Rito del catecumenato secondo i vari gradi, obbligatorio per tutti coloro che chiedono i sacramenti e hanno superato l’«età del catechismo» (che hanno compiuto 14 anni)[20].

– Il Rito più semplice dell’Iniziazione di un adulto è permesso solo con dispensa del Vescovo; solo nei casi singoli e straordinari, il parroco (sentito il parere dell’Incaricato) può richiedere al Vescovo un permesso scritto[21].

– Il Rito dell’Iniziazione cristiana di un adulto in prossimo pericolo di morte o nell’imminenza della morte è sempre permesso[22].

– La Preparazione alla Confermazione e all’Eucaristia degli adulti battezzati da bambini che non hanno ricevuto la catechesi è obbligatoria per tutti coloro che chiedono i sacramenti e hanno superato l’età del catechismo (che hanno compiuto 14 anni).

– Il Rito dell’Iniziazione cristiana dei bambini nell’età del catechismo è obbligatorio per tutti i bambini e i ragazzi che chiedono i sacramenti (dai 7 ai 14 anni).

– Il Rito dell’ammissione alla piena comunione della Chiesa cattolica di coloro che sono già stati validamente battezzati.

15. I bambini nell’età del catechismo (7-14 anni) possono accedere ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Battesimo – Confermazione – Eucaristia) solo tramite il Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti[23]. Il Vescovo è il responsabile dell’Iniziazione cristiana di tutti coloro che “usciti dall’infanzia, hanno raggiunto l’uso di ragione”[24]. Per motivi pastorali, è il parroco di residenza, insieme alla comunità a cui il bambino appartiene, che deve curarne la formazione in vista della ricezione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Il parroco è tenuto a darne comunicazione, tramite l’Incaricato, al Vescovo, che deve dare il proprio consenso alla celebrazione dei sacramenti; il parroco insieme all’Incaricato svilupperà un cammino personalizzato che tenga conto della ricchezza del Rito.

16. L’Incaricato del Settore Catecumenato:

– accompagna i parroci e i catechisti nella programmazione, nell’accompagnamento, nella personalizzazione, nella celebrazione dell’Iniziazione cristiana degli adulti, dai 14 anni in su;

– raccoglie le richieste dei candidati, il giudizio scritto del Parroco che verifichi l’idoneità del richiedente, sia per l’ammissione al catecumenato e sia per la celebrazione dei sacramenti di coloro che hanno superato i 14 anni;

– supporta la formazione e collabora con le parrocchie in ogni aspetto dell’Iniziazione, in particolare con riferimento alle relazioni con catechisti specifici per ogni catecumeno;

– programma le celebrazioni e gli incontri diocesani con i catecumeni e i neofiti, in particolare con riferimento alle celebrazioni dei riti principali con il Vescovo in Cattedrale;

– incentiva la dimensione catecumenale ad ogni livello, tramite incontri di approfondimento, di studio e verificando il rispetto delle norme generali.

17. Nei percorsi sono intrecciate una dimensione diocesana e una dimensione parrocchiale. I passaggi principali si celebrano in Cattedrale alla presenza del Vescovo o di un suo delegato:

– Rito dell’ammissione al Catecumenato;

– Rito dell’elezione (prima domenica di Quaresima);

– Sacramenti dell’Iniziazione (Veglia di Pasqua);

– Tempo della mistagogia e prima Penitenza;

– altri momenti diocesani come ritiri spirituali, liturgie della Parola, catechesi battesimali, anniversario dei sacramenti[25], etc.

18. Nel cammino catecumenale è fondamentale la dimensione parrocchiale: l’intera comunità è chiamata ad accompagnare i propri catecumeni, coinvolgendoli nella vita ordinaria della parrocchia. Poiché si tratta di un percorso che va riscoperto, il parroco curi che nella catechesi venga fornita una formazione alla comunità sui diversi riti e passaggi. Il contatto con la comunità deve integrare quattro dimensioni imprescindibili: catechesi(conoscenza del mistero della salvezza, della Scrittura, della fede della Chiesa); conversione personale (vita di preghiera, coerenza di vita); riti liturgici (liturgia domenicale con congedo dopo l’omelia, celebrazione della parola, esorcismi minori, unzioni, benedizioni, momenti diocesani); testimonianza di vita (collaborazione nei servizi caritativi e nell’evangelizzazione). In particolare, ogni comunità, sotto la guida del parroco:

– individua uno o più catechisti per un accompagnamento personalizzato (soprattutto nella lettura della Scrittura e nella catechesi);

– accoglie i catecumeni alla liturgia domenicale e li congeda dopo l’omelia[26];

– coinvolge i catecumeni nei servizi concreti verso gli ultimi;

– invita i catecumeni agli incontri spirituali e agli altri incontri parrocchiali;

– prega per loro soprattutto nelle preghiere dei fedeli e in ogni altra occasione;

– accompagna i catecumeni nei passaggi graduali in Cattedrale;

– accompagna i neofiti dopo la celebrazione dei sacramenti nel tempo della mistagogia.

19. Ogni cristiano deve avere a cuore che il Vangelo si diffonda e che alla Chiesa siano aggiunti sempre nuovi figli. Chiunque entra in contatto con una persona che mostra il desiderio di diventare cristiana è tenuto ad avvisare il parroco di residenza di quest’ultima, il quale, accompagnato dall’Incaricato del Settore Catecumenato, pensa al cammino più adatto alla persona. Il dialogo costante tra il parroco, i garanti, i catechisti e l’Incaricato, sia durante il tempo del precatecumenato sia durante il tempo del catecumenato, è finalizzato al bene della persona che richiede l’Iniziazione cristiana e ne garantisce una vera incorporazione alla Chiesa.

10. Ogni percorso si basa sulla libertà e sulla serietà del catecumeno[27] che, sia per essere ammesso tra i catecumeni sia per essere iscritto tra gli eletti a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, deve presentare richiesta scritta al Vescovo. Infatti, al Vescovo è affidato il discernimento sull’idoneità del candidato per l’ammissione ai diversi gradi del percorso. La richiesta del catecumeno e il giudizio scritto del parroco, formulato dopo aver ascoltato coloro che ne hanno curata la formazione, sono consegnati all’Incaricato del Settore Catecumenato.

21. «La durata del tempo del catecumenato dipende dalla grazia di Dio e inoltre da varie circostanze»[28]. Per sua natura, l’Iniziazione cristiana richiede un certo periodo di tempo per permettere l’inserimento graduale delle persone nella vita ordinaria delle nostre comunità (preghiera, annuncio, liturgia, carità) e lo sviluppo di relazioni significative con il Signore e con i fratelli. Allo stesso tempo, ogni percorso è personalizzato in relazione alla persona e al contesto. Solo con il permesso scritto del Vescovo, considerata la maturità della persona e la straordinarietà della situazione, un catecumeno potrà essere ammesso alla celebrazione dei sacramenti entro due anni dall’inizio del cammino[29]. Il cammino non si conclude con la celebrazione dei Sacramenti, ma continua nel tempo della mistagogia dove la comunità è chiamata ad accompagnare i neofiti nei primi passi nella nuova vita di fede[30].

22. Vengono costituiti un libro unico diocesano dei catecumeni[31] e un libro unico diocesano degli eletti ai sacramenti[32]. Tali libri sono custoditi nell’Archivio vescovile assieme ai giudizi di idoneità e ai dati personali dei candidati[33].

23. I dati personali vengono trattati nel rispetto del Decreto generale sulle Disposizioni per la tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza della Conferenza Episcopale Italiana del 25 maggio 2018.

 

 

APPENDICI

 

→ I vari passaggi in sintesi

→ Richiesta per l’Ammissione al Catecumenato

→ Richiesta per l’Iscrizione del nome

 

 

 

Note

[1] Gv 3, 16.

[2] At 4,12.

[3] Gv 3, 3.

[4] Mc 16, 16.

[5] AG 14.

[6] Cf. CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 51: «Non è possibile pensare una fede senza espressione sacramentale, né una pratica sacramentale senza fede ecclesiale. I segni sacramentali, infatti, suscitano, esprimono e custodiscono la fede. Non esiste, quindi, una comprensione solo soggettiva della fede (fides qua), che non sia legata all’autentica verità di Dio (fides quae), trasmessa nella rivelazione e custodita dalla Chiesa».

[7] CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 1.

[8] Cf. CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 1 e 88-90. CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 90: «Certamente la fede del ricevente non è la causa della grazia che opera nel sacramento, ma costituisce parte della disposizione adeguata e necessaria per la sua fruttuosità, di modo che possa essere fecondo. Senza alcun tipo di fede, sembra difficile poter affermare che si possieda il minimo indispensabile rispetto alla disposizione, che comprende, nel suo grado inferiore, non porre impedimento alcuno. In questo senso, senza un minimo di fede, il dono di Dio che converte il battezzato nel “sacramento” vivente di Cristo, nella lettera di Cristo (cf. 2 Cor 3,3), non riesce a produrre il suo frutto. D’altra parte, chi confessa Cristo come suo Signore e Salvatore, non esiterà ad associarsi il più intimamente possibile, e dunque sacramentalmente, al nucleo centrale del mistero salvifico di Cristo: la Pasqua».

[9] Francesco, Udienza del Santo Padre alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 21 dicembre 2019.

[10] Benedetto XVI, Porta Fidei, 2.

[11] CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 90.

[12] Come, per esempio, il sacramento del Matrimonio per il quale sono previste una forma di celebrazione fra una persona cattolica con una persona catecumena o non cristiana, e una forma di celebrazione «nella Liturgia della Parola» per gli stessi battezzati poiché «nell’esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che, pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio essendo battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede. Sembra opportuno in tali situazioni prevedere, come suggerisce l’edizione latina del 1990, la possibilità di celebrare il sacramento del Matrimonio “extra Missam”» (cfr. Presentazione al Rito del Matrimonio 7, Premesse generali, 21, 22, 36). Si consideri anche la questione del tempo necessario, infra Art. 20 e nota 29.

[13] AG 14.

[14] CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 41. Un esempio: Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, 19.

[15] Cfr. Progetto diocesano di Catechesi; Rito del Battesimo dei bambini, 5; Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, 19; Rito del Matrimonio, 15-22.

[16] Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti, LEV 1978.

[17] Cann. 849-878 e cann. 787-789 CIC.

[18] CEI, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 1997; CEI, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, 1999; CEI, L’iniziazione cristiana. 3. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, 2003.

[19] Queste norme valgono anche per tutti gli aderenti ai Movimenti e Associazioni presenti sul territorio che continuano a fare riferimento alla parrocchia e al Settore Catecumenato diocesano.

[20] RICA 68-239; CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti.

[21] RICA 240-277. Cf. Infra Art. 19.

[22] RICA 278-294; Cf. RICA 16-17 e can. 861, §2 CIC. In pericolo di morte qualsiasi persona (anche non battezzata ma con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa) può celebrare validamente il Battesimo con la formula «N. io ti battezzo nel nome del Padre (prima infusione d’acqua naturale anche non benedetta sulla testa) e del Figlio (seconda infusione) e dello Spirito Santo (terza infusione)». È auspicabile che tutti – soprattutto le ostetriche, gli infermieri, i medici e i chirurghi – conoscano il meglio possibile il modo esatto e le circostanze per celebrare il Battesimo in caso di necessità. Il Settore Catecumenato e il Settore Pastorale della salute proporranno annualmente un incontro di formazione rivolto in particolare al personale sanitario.

[23] Can. 852, §1; can. 97, §2 CIC.

[24] Can. 852, §1 CIC.

[25] RICA 238.

[26] Cf. RICA 19, 107. Conclusa l’omelia, dopo un momento di silenzio, chi presiede la celebrazione si rivolge direttamente ai catecumeni con queste parole: «Cari catecumeni, andate in pace e il Signore sia sempre con voi». I catecumeni rispondono: «Rendiamo grazie a Dio». Una volta usciti, i catechisti possono prolungare la catechesi sul Vangelo, proporre un momento di condivisione, di servizio, condividere un pasto, etc.

[27] CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 84.

[28] RICA 20. Cf. RICA 19: «è un periodo di tempo piuttosto lungo»; CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 72: «per almeno due anni».

[29] CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 72: «La durata del tempo del catecumenato dipende dalla grazia di Dio e da varie circostanze. La sua estensione dovrà, tuttavia, abbracciare “un periodo di tempo piuttosto lungo” (RICA, 19) per favorire una seria conversione e un’adeguata maturità nella fede. L’esperienza suggerisce che una conveniente durata del catecumenato dovrebbe estendersi per almeno due anni, con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione nella Veglia pasquale del secondo anno». Cfr. ivi 89: «A volte la determinazione di richiedere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, oppure di completare la stessa iniziazione, può nascere in prossimità della celebrazione Matrimonio. Se questo desiderio è degno di essere sostenuto, è altrettanto vero che non si possono bruciare i tempi e le tappe. C’è rischio di creare nuovi problemi per la fede dei coniugi e per la stessa crescita cristiana dei figli». Cf. anche CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 90.

[30] RICA 235-239: «Durante tutto il Tempo di Pasqua, nelle Messe domenicali, si riservino ai neofiti posti particolari tra i fedeli». «Tutti i neofiti si impegnino a partecipare alle messe con i loro padrini. Nell’omelia e, secondo l’opportunità, anche nella preghiera dei fedeli si faccia riferimento ad essi».

[31] RICA 17, can. 788, §1 CIC.

[32] RICA 22.

[33] Cf. infra Art. 16, 19.

 

 

→ Direttorio per l’Iniziazione cristiana degli adulti nella Chiesa di Faenza-Modigliana.pdf


Presentazione del libro “Chiesa e democrazia”

Presentazione del libro
Chiesa e democrazia

Venerdì 21 marzo, ore 20.45, Sala Giovanni Dalla Fabbriche (Via Laghi 81, Faenza, retro della filiale BCC)

Saluto di Edo Miserocchi

Intervento di Stefano Zamagni

Modera Piero Schiavazzi

 

 

Se la democrazia non gode di buona salute, perché soffre di una profonda crisi, ossia di una crisi istituzionale, e quindi una prima strada di impegno è quella di essere chiamati a rigenerare la democrazia superando populismi, individualismi libertari e neoliberismi, riformando gli stessi partiti che presentano liste bloccate;

se la crisi della democrazia maggiormente preoccupante è la crisi etico-culturale, e a motivo di questo finisce per perdere la sua anima, come già affermava Alexis de Tocqueville e come ha sottolineato il Presidente Sergio Mattarella a Trieste,[1] e quindi una seconda pista di impegno per la democrazia è quella di dare un’anima etica alla politica e alla democrazia, come indica la Dottrina sociale della Chiesa;[2]

se a fronte dell’affievolirsi delle «ragioni del Diritto» e di una corretta articolazione della convivenza tra gli Stati a livello internazionale, il presidente Mattarella, in occasione del XII anniversario del pontificato di papa Francesco, mentre è ancora ricoverato al Gemelli, sente il dovere di ringraziarlo per il suo Magistero a difesa dello Stato di diritto, dello Stato di diritto sociale come, peraltro, hanno fatto i suoi predecessori, in particolare Giovanni Paolo II, Benedetto XVI;

se in questi ultimi anni si è avuta una proliferazione di conflitti sulla faccia della terra – nel 2023 se ne sono registrati 52 –[3] e la Chiesa, specie a partire dalla Pacem in terris, ha proposto continuamente, con la legittima difesa in caso di un’ingiusta aggressione, il disarmo graduale e concertato delle armi atomiche;

se papa Francesco ha ultimamente proposto la creazione di un’agenzia internazionale per l’IA che ne promuova le applicazioni pacifiche nei vari contesti per ridurre le diseguaglianze e prevenirne gli usi dannosi, impedendone le conseguenze indesiderabili;

se in occasione dell’anno giubilare di quest’anno – si legga la bolla di indizione Spes non confundit – la Chiesa ha proposto la riduzione del debito estero e di quello ecologico dei Paesi più poveri giungendo ad indicare, con una sincera conversione spirituale e culturale, la riforma delle strutture di peccato, specie a livello internazionale;

se, come più volte papa Francesco ha stigmatizzato l’economia che uccide e se, come illustra un recente studio di Carl Rhodes (cf Il capitalismo Woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia, Fazi Editore, Torino 2023),[4] crescono coloro che sostengono il capitalismo woke e il primato dell’economia sulla politica, sulla democrazia non ritenuta più ministeriale al libero mercato, mentre i pontefici sostengono che il primato spetta alla politica che serve il bene comune;

se specie papa Francesco sostiene l’esigenza cogente di superare una democrazia a bassa intensità e di camminare verso una democrazia ad alta intensità;

se la forza della partecipazione civile, che rivela giovinezza e vitalità incipienti, non basta per dare attuazione, sul piano politico, al bene comune di un «noi comunitario» chiamato popolo; se, dunque, occorre anche una partecipazione politica (!), supportata da adeguata cultura e vita spirituale, da un’azione plurale, comunitaria, generativa; se occorre superare – non negare, bensì integrare e completare – il civile, se occorre essere presenti nel politico, là ove si prendono le decisioni e si approvano le leggi che aiutano la società civile a compiersi;

se tutto questo è vero, come è vero, ringrazio l’illustre professore Stefano Zamagni, già Presidente della Pontificia Accademia Sociale, per aver indicato nel volume che si è presentato questa sera uno strumento utile ad affrontare le importanti questioni che abbiamo sul tappeto. Ringrazio, inoltre, l’esimio prof. Piero Schiavazzi  – che già è stato tra noi allorché abbiamo ricordato la figura di S. Eminenza il Card. Pio Laghi -, docente di Geopolitica vaticana presso la Università degli Studi Link di Roma.

Ringrazio, infine, voi per la cordialità con cui avete partecipato a questo momento culturale che rientra nel programma della Chiesa italiana che sollecita i cattolici nel dopo la Settimana sociale dei cattolici in Italia, svoltasi a Trieste per riflettere sulle principali questioni sociali e politiche alla luce della DSC.

A questo proposito, mi permetto una riflessione finale di questo tipo, sperando di non tediarvi troppo. Parto da una domanda semplice, apparentemente banale. Ma non lo è.

Di quale DSC dobbiamo disporre per una buona politica, per una democrazia conforme alla dignità umana? È la stessa domanda che mi è stata posta dalle associazioni cattoliche e di ispirazione cristiana della Diocesi di Fidenza, dove mi sono recato qualche sera fa. Ecco, in breve, la risposta. Abbiamo bisogno di una DSC che è espressione innanzitutto di un’esperienza credente, ricca di cultura teologica ed umanista. In particolare, è bene non scordare che la DSC è frutto dell’esperienza dell’evento che è Gesù Cristo, che si incarna e redime l’umanità nella sua integralità, mediante la sua morte e risurrezione. Se desideriamo entrare nel cuore del mondo e della stessa vita sociale e democratica per redimerli – e, quindi, umanizzarli –, con Cristo, è irrinunciabile entrare nel Cuore di Cristo, cuore del mondo e del creato. Nell’Eucaristia che celebriamo, ci uniamo a Cristo, come scrive papa Francesco nell’enciclica Dilexit nos (=DN), che «è il cuore del mondo»! «La sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza». Tutte le creature, a motivo dell’Incarnazione, morte e risurrezione del Verbo che si fa umanità, «avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto» (DN n. 31).

Di qui le radici più profonde di una nuova evangelizzazione del sociale, dell’umanizzazione più piena delle relazioni interpersonali e comunitarie, non escluse quelle della vita democratica, secondo la misura alta dell’Uomo Nuovo, Gesù Cristo, che si dona totalmente al Padre e all’umanità. L’evangelizzazione e la DSC di cui possiamo disporre sono realtà che derivano dalla nostra esperienza di fede dell’Amore di Cristo, che ci sollecita a partecipare alla sua incarnazione, opera di trasfigurazione e ricapitolazione di tutte le cose nell’Uomo celeste (cf 1 Cor15, 45-49), quelle della terra e quelle del cielo.

La DSC diviene strumento di una nuova politica se suscita un discernimento continuo che coinvolge, con il riferimento al Verbo che si fa carne, soggetti ecclesiali le cui coscienze sono sostenute dall’Amore pieno di verità e, simultaneamente, sono capaci di quella profezia che declina nella cultura contemporanea ciò che è specifico del cristianesimo, in modo che si presenti ragionevole e praticabile anche per chi non crede.

                                      + Mario Toso

[1] Cf intervento del Presidente della Repubblica alla cerimonia di apertura della 50aedizione della Settimana sociale dei Cattolici in Italia (Trieste 3 luglio 2024).

[2] Su questo si legga B. Bignami, Dare un’anima alla politica, Edizioni San Paolo, Milano 2024.

[3] Cf A. Colombo, Il suicidio della pace. Perché l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989-2024), Raffaello Cortina Editore, Milano 2025, p. 272.

[4]È questo un testo fondamentale per comprendere uno dei trend politici ed economici più rilevanti dei nostri tempi. Secondo l’Autore il suo libro è un invito ad opporre resistenza al capitalismo woke e a non farsi ingannare.

 

 


Pellegrinaggio giubilare del Vicariato forese Ovest

Domenica 23 marzo 2025, il Vicariato Forese Ovest – Unità Pastorali Brisighella e Marradi organizza un pellegrinaggio in Cattedrale in occasione del Giubileo della Speranza. L’evento prevede un percorso di fede con diverse modalità di partecipazione: a piedi, in treno o in auto.

Il cammino a piedi partirà dalla stazione di Brisighella alle 9:45, con una tappa intermedia a Sarna per il pranzo al sacco. Per chi preferisce viaggiare in treno, la partenza è prevista da Crespino alle 14:53, con arrivo a Faenza alle 15:54. Coloro che viaggeranno in auto si ritroveranno invece alle 16:30 nel parcheggio di Faenza 1.

L’arrivo in Cattedrale alle 17:00, sarà seguito dalle confessioni e attività per i bambini in vescovado. La giornata culminerà alle 18:00 con la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Mario Toso.

Il rientro sarà possibile sia in treno (con partenza da Crespino alle 20:08) sia in pullman, previa prenotazione.

Un Segno di Carità

Durante l’evento, verranno raccolte offerte per la Caritas “Madonna del Monticino”, destinate all’acquisto di beni primari per le persone in difficoltà.

Per informazioni, è possibile contattare Don Mirko Santandrea al numero 333.5202522.