Author: marinocola

Presentazione del Messaggio di papa Leone XIV per la Giornata Mondiale della Pace

 

Sabato 3 gennaio 2026, a Faenza, si terrà un importante momento di riflessione e confronto dedicato al tema della pace, promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa. L’incontro avrà come titolo “Verso una pace disarmata e disarmante” e sarà incentrato sulla presentazione del Messaggio di papa Leone XIV per la Giornata Mondiale della Pace.

L’evento si svolgerà presso la Casa del Clero (via Bondiolo 42, Faenza) e vedrà la partecipazione di S.E. Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, che accompagnerà i presenti nella lettura e nell’approfondimento del messaggio pontificio, offrendo chiavi di interpretazione pastorale e sociale di grande attualità.

Il tema scelto richiama con forza l’urgenza di una pace che non sia solo assenza di conflitto, ma scelta concreta di disarmo interiore, culturale e strutturale. Una pace “disarmata”, perché libera da violenza, paura e logiche di potere, e allo stesso tempo “disarmante”, capace di toccare le coscienze e generare relazioni nuove fondate sul dialogo, sulla giustizia e sulla fraternità.

Il programma della giornata prevede l’inizio dei lavori alle 10.30, seguito dal pranzo alle 12.15. Nel pomeriggio, alle 14.00, i lavori riprenderanno con ulteriori interventi e momenti di confronto, per concludersi alle 17.00 con la celebrazione della Santa Messa, segno e compimento di un cammino vissuto insieme.

L’iniziativa si rivolge a sacerdoti, religiosi, laici, operatori pastorali e a tutti coloro che desiderano interrogarsi sul ruolo della Chiesa e dei cristiani nella costruzione di una pace autentica, in un tempo segnato da conflitti, tensioni internazionali e profonde fragilità sociali.

Per informazioni e iscrizioni è possibile contattare l’indirizzo info@coopfratejacopa.it.

Un appuntamento da non perdere per chi crede che la pace sia una responsabilità condivisa e una vocazione da vivere ogni giorno.


Chiusura del Giubileo in Diocesi, domenica 28 dicembre

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

vi scrivo rinnovando l’invito per la celebrazione eucaristica di chiusura del Giubileo della speranza nella quale eleveremo il nostro ringraziamento a Dio per la grazia che ha riversato nei nostri cuori in questo Anno santo. Vorrei leggere la chiusura del Giubileo “Pellegrini di speranza” nel contesto ecclesiale odierno, segnato dalla riscoperta dello stile sinodale, che siamo chiamati a sviluppare sempre di più.

Papa Leone XIV, in un discorso alle Équipe sinodali, ha ricordato:

«Credo che sia molto importante capire che il Giubileo è un invito alla conversione, alla riconciliazione e alla vita nuova che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo. Vivere lo spirito della sinodalità è vivere la spiritualità del Vangelo, della comunione, del voler essere Chiesa. Questi sono aspetti che possono veramente ispirarci a continuare a essere Chiesa e a costruire cammini di inclusione, invitando tutti ad accompagnarci, a camminare con noi. Credo che sia fondamentale un’autentica conversione e che scopriamo nel nostro cuore le radici di un’autentica spiritualità che inizia con l’ascolto della Parola di Dio e continua con il disce1nimento della presenza dello Spirito, proprio laddove ci sta chiamando. Questa esperienza può accendere nei nostri cuori il desiderio di essere insieme discepoli, discepoli missionari fedeli nel cammino» (LEONE XIV, Discorso, 24 ottobre 2025).

La conversione, il voler essere Chiesa, i cammini di inclusione, l’ascolto della Scrittura e il discernimento dello Spirito, l’impegno coraggioso nel bene: è questo il cammino che non si interrompe mai e che ci chiede continuamente di rinnovare il carisma battesimale che ci rende fratelli in Cristo, Figli di Dio. Pertanto, domenica 28 dicembre p.v. alle ore 18.00 in Cattedrale, tutta la Diocesi in ogni sua componente e le comunità sono convocate per la celebrazione giubilare a conclusione dell’Anno Santo. Per permettere la più ampia partecipazione del clero e dei laici, dispongo la sospensione di tutte le S. Messe di domenica 28 dicembre 2025 dalle ore 13 .00 alle ore 24.00.

Allego un volantino per diffondere e incentivare la più ampia partecipazione.

Con il mio fraterno saluto.
Faenza, 24 novembre 2025

+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana

 

 

 

→ Invito del Vescovo in pdf


Passi positivi per la libertà di educazione

LEGGE DI BILANCIO 2026 – PASSI POSITIVI PER LA LIBERTA’ DI EDUCAZIONE 

Le Associazioni di gestori e genitori di scuole paritarie cattoliche e d’ispirazione cristiana, AGeSC, Cdo Opere Educative-FOE, CIOFS scuola, FAES, FIDAE, FISM, Fondazione GESUITI EDUCAZIONE, Salesiani Don Bosco Italia-CNOS Scuola Italia, facenti parte di Agorà della parità, registrano con favore i passi avanti che la Legge di bilancio 2026 segna verso l’obiettivo della libertà di scelta educativa e del crescente riconoscimento della scuola paritaria come servizio pubblico indispensabile per il Paese. 

In particolare evidenziamo i seguenti provvedimenti: 

– l’incremento e stabilizzazione dei fondi a favore delle scuole paritarie; 

– la disposizione approvata in commissione bilancio del Senato che regola in modo definitivo il regime di esenzione dall’IMU per le scuole paritarie attraverso l’articolo 134-bis, fornendo un’interpretazione autentica della normativa vigente e stabilendo che le attività didattiche svolte dalle scuole paritarie sono da considerarsi non commerciali, ai sensi della Legge n. 62 del 2000, quando il corrispettivo medio percepito risulta inferiore al Costo Medio per Studente (CMS), determinato annualmente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito; 

– l’approvazione in commissione bilancio del Senato dell’emendamento alla Legge di bilancio 2026, che introduce un buono scuola nazionale fino ad euro 1.500 a studenti (con un indicatore ISEE non superiore ad euro 30.000) frequentanti una scuola paritaria secondaria di I grado o il primo biennio di una scuola paritaria di II grado. 

A 25 anni dalla Legge di parità 62/2000 le scriventi associazioni, pur consapevoli che la strada da fare per il pieno compimento della libertà di scelta educativa sia ancora lunga, esprimono soddisfazione per il riconoscimento che il Governo ed il Parlamento hanno dimostrato verso i sacrifici che tante famiglie compiono per affermare il diritto di scegliere la scuola per i propri figli e per gli enti gestori che in mezzo a tante difficoltà portano avanti un’ipotesi educativa da offrire ai ragazzi. 

Un grazie in particolare al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti alle quali le scriventi associazioni avevano rivolto le istanze più urgenti. Esprimiamo inoltre gratitudine al Viceministro per l’Economia Maurizio Leo che ha individuato una soluzione ad un annoso problema per gli enti gestori delle scuole paritarie in riferimento all’IMU e ai tanti parlamentari, in particolare Mariastella Gelmini, Claudio Lotito e Maurizio Lupi, che hanno presentato e sostenuto l’emendamento sull’introduzione del buono scuola nazionale; senza dimenticare, infine, il lavoro di tante associazioni della società civile che da anni sostengono il diritto alla libertà di educazione. 

Le associazioni firmatarie ribadiscono la disponibilità ad un dialogo proficuo con le Istituzioni per il bene di tutta la scuola italiana. 

 

19 dicembre 2025 

 

Umberto Palaia, Presidente nazionale AGeSC 

Massimiliano Tonarini, Presidente nazionale Cdo Opere Educative-FOE 

Carolina Monaca, Presidente nazionale CIOFS scuola ETS Figlie di Maria Ausiliatrice 

Stefano Mascazzini, Presidente nazionale Salesiani per la Scuola-CNOS Scuola Italia 

Giovanni Sanfilippo, Delegato nazionale per le Relazioni Istituzionali FAES 

Virginia Kaladich, Presidente nazionale FIDAE ETS 

Luca Iemmi, Presidente nazionale FISM 

Vitangelo Denora, Delegato Fondazione GESUITI EDUCAZIONE 

 

COMUNICATO STAMPA AGORA’ Legge bilancio 2026.pdf


Gli auguri del Vescovo Mario alla Scuola di formazione teologica

 

AUGURI DI NATALE
ALLA SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA
VESPRI 16 DICEMBRE 2025

 

È definitivamente morta la cristianità?

Cari professori, studenti, volontari, amici

della Scuola di formazione teologica “San Pier Damiani”,

celebrando i Vespri, invochiamo il Signore e gli chiediamo di venire a liberarci (Responsorio) mentre siamo avvolti da oscurità e da più di qualche disorientamento. Ma sappiamo che la notte non vincerà. La nascita di Gesù segna la vittoria della luce, di un Amore pieno di verità, per ogni persona e popolo. Infatti, Dio ci ha tanto amato da mandare il suo Figlio per noi, l’unica novità che può portare gioia, pace e giustizia al nostro mondo. Abbiamo ascoltato nella lettura breve l’insistente ripetizione del suo nome: Gesù Cristo. In Lui dobbiamo rimanere irreprensibili, poiché Dio ci chiama ad entrare nell’eterna comunione di amore che è Lui stesso, la Trinità.

Fare gli auguri di Natale alla Scuola di formazione teologica, a coloro che vi insegnano e la frequentano è porsi di fronte a un’Istituzione unica in una Diocesi, a protagonisti qualificati, a destinatari che intendono rendersi maggiormente capaci nella missionarietà e nella testimonianza cristiane, vivendo la Comunione con Cristo e nella Chiesa. Tutti i soggetti che compongono la Scuola di formazione teologica, specie in occasione dell’Avvento e dell’approssimarsi della celebrazione dell’evento dell’Incarnazione del Verbo di Dio, Colui che viene a iniziare una nuova creazione, si sentono chiamati a partecipare, con rinnovato ardore e più intenso desiderio di immedesimazione col Missionario per eccellenza, nel grande mistero della Redenzione, percorrendo il Cammino sinodale.

 È questo un periodo particolare dell’esperienza della Chiesa universale e locale, in un mondo che cambia,[1] che comprende notevoli trasformazioni sia per la vita dei credenti sia per le comunità civili e per l’umanità intera.

È stato affermato che «la cristianità è finita».[2] Sarebbe stato meglio dire che unacristianità è finita. Infatti, il cristianesimo, finché Cristo vive nella nostra storia, continua, come seme o lievito, a fermentarla, ad animarla, per far crescere in essa il Regno di Dio, il Regno dei cieli, e così, fermentando relazioni ed istituzioni, dar luogo a nuove incarnazioni del Vangelo, a nuovi tentativi di umanizzazione e divinizzazione della vita terrena. Alla cristianità medievale è succeduta quella del Rinascimento e poi quella dell’epoca moderna, in cui l’ordine temporale ha progressivamente conquistato la propria autonomia nei confronti del sacro. Ad una civiltà profana, che tendeva progressivamente a separarsi dall’Incarnazione, si è gradualmente sostituita una civiltà che si è rivolta al culto dell’umanità, del puro uomo.[3] Ultimamente, con l’avvento dell’intelligenza artificiale,[4]si è affacciato il progetto transumanista, altro contesto storico e culturale. Si presume che la macchina (intelligenza artificiale) possa sostituire completamente l’umano, andando oltre l’umano. Non solo. Si insegna nella Università della Singolarità, nata in California, che ormai il prossimo stadio sarà quello della coscienza artificiale (nel 2050). Il progetto transumanista pone in discussione lo stesso concetto di natura, finendo per minare gli stessi fondamenti della fede.

Ecco, allora, che in questi nuovi contesti storici, l’evangelizzazione, l’opera di un rinnovamento vitalmente «evangelico» dell’ordine temporale dovrà condurre a salvaguardare e a promuovere la dignità, la libertà umana, assegnando il primato a Dio, allo spirituale. A detta degli esperti, stanti i passi compiuti, il problema non sarà più solo l’algoretica, ossia il buon uso della tecnologia ex-post, porre dei limiti al suo uso, sarà invece l’algor-ontologia, cioè il controllo della tecnologia ex-ante. Bisognerà imporre ai produttori degli algoritmi dei limiti ontologici e morali prima che le macchine prendano decisioni autonome. Se ciò non avverrà l’uomo diventerà irrilevante, come anche Dio. Egli sarà considerato perfettamente sostituibile dalle macchine, quanto alla guarigione dalle malattie e all’acquisizione di una vita eterna.

Rispetto a simili prospettive, occorre impegnarsi sul piano culturale, perché non siano vanificati sia l’ordine della creazione (ove si colloca «naturalmente» l’intelligenza artificiale) sia l’ordine dell’Incarnazione, ossia la presenza trasfigurante del Figlio di Dio nell’umanità, nel sociale, nell’economico, nella politica, nel cosmo, ove prende forma una nuova creazione: quella iniziata con l’Incarnazione del Figlio di Dio e che ricomprende la prima creazione, redimendola dal peccato. La teologia non potrà limitarsi a ripetere un pensiero tradizionale, ma è chiamata ad aggiornarlo, a prospettare un pensiero nuovo e profondo, per offrire linee guida nel discernimento e nell’operatività, con un riferimento preciso all’uso sapienziale dell’IA. Tramite una cultura sapienziale si è sollecitati a riconoscere il primato a Dio e non all’intelligenza artificiale o ad altre cose. L’opera incessante dell’evangelizzazione della cultura impone al cristianesimo di deporre continuamente i vecchi involucri storici, i vecchi vestiti del passato e di attenersi alla regola aurea che «il successo di ieri non può contare per domani». Il fine primario del cristianesimo, essenzialmente spirituale e sovrannaturale, trascende il fine della vita terrena. Il cristianesimo, che si distingue dalle cristianità, è incessantemente impegnato a penetrare e a impiantarsi nel mondo temporale delle varie epoche storiche, senza tuttavia mai legarsi ed incrostarsi definitivamente ad esso, per evangelizzarlo, umanizzarlo e civilizzarlo. Dando così luogo a nuove figure della seminagione del cristianesimo, a nuove figure della cristianità, nei vari tornanti della vita temporale e delle sue istituzioni.

Ritengo importante segnalarvi, a questo proposito, un’indicazione di papa Leone XIV. Rispondendo ad alcune domande poste dalle Equipe sinodali, ha detto: «bisogna parlare di come la Chiesa possa essere una forza per la conversione, la trasformazione delle culture, secondo i valori del Vangelo. Purtroppo, molte volte la forma in cui viviamo la fede è più determinata dalla nostra cultura e meno dai nostri valori evangelici! È lì che noi tutti possiamo essere una forza, un’ispirazione, un invito per le nostre nazioni, le nostre comunità, le nostre culture»[5]. Il servizio proprio di una Scuola di formazione teologica dovrebbe rispondere a questa necessità di fondo: dare forma alla cultura odierna attraverso il Vangelo, e non accontentarci del contrario. Molte volte, invece, l’annuncio del Vangelo viene annacquato, viene distorto perché non urti le sensibilità della nostra cultura. Spesso «Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto»[6]. E «se un tempo i credenti potevano essere considerati imbarazzati di fronte alla sfida del pensiero, oggi si propongono come interlocutori fieri di poter affrontare le questioni fondamentali, senza complessi, se non quello di essere impopolari perché “non politicamente corretti”. Infatti, la domanda sul perché delle cose, sul senso ultimo della vita e sulla verità è per i cristiani intrinsecamente legata alla speranza, alla preghiera, alla lode»[7].

Usando le parole di papa Francesco, noi crediamo che «il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno. […] Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingannare, il messaggio che non può manipolare né illudere. È una risposta che scende nel più profondo dell’essere umano e che può sostenerlo ed elevarlo. È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare là dove nient’altro può arrivare»[8].

Per questo, è importante sviluppare una seria capacità di approfondimento. È importante promuovere e sviluppare, afferma Leone XIV, «la scientificità (ossia un sapere e una ricerca scientifici). […] Si riscontra a volte l’idea che la ricerca e lo studio non servano ai fini della vita reale, che ciò che conta nella Chiesa sia la pratica pastorale più che la preparazione teologica, biblica o giuridica. Il rischio è quello di scivolare nella tentazione di semplificare le questioni complesse per evitare la fatica del pensiero, col pericolo che, anche nell’agire pastorale e nei suoi linguaggi, si scada nella banalità, nell’approssimazione o nella rigidità. L’indagine scientifica e la fatica della ricerca sono necessarie. Abbiamo bisogno di laici e preti preparati e competenti. Perciò, vi esorto a non abbassare la guardia sulla scientificità, portando avanti una appassionata ricerca della verità e un serrato confronto con le altre scienze, con la realtà, con i problemi e i travagli della società»[9].

Da ultimo, ritengo importante sottolineare che la Scuola di formazione è chiamata a rispondere in maniera rinnovata alla sfida educativa presente. Intrecciandosi con gli orientamenti emersi nel cammino sinodale, essa si impegna a illustrare che «la formazione avviene nella comunità e come comunità, nei diversi livelli e luoghi in cui la Chiesa vive (dalla casa alla parrocchia, dalla Diocesi alle comunità religiose, dalle associazioni e movimenti agli ambiti di impegno sociale); si educa nelle relazioni e ci si educa insieme alla fede e alla vita cristiana, tutti, in ogni fase della vita e qualsiasi sia il ministero a noi affidato dalla Chiesa»[10]. Per questo incoraggio e ringrazio il nuovo Direttore e la Segreteria per l’impegno e le energie investite in questo servizio importante per la nostra Diocesi. Ringrazio anche i professori e voi tutti qui presenti per il vostro tempo, per la passione e la curiosità che vi ha spinto ad approfondire la vostra fede: sono contento di questo momento in cui poterci riunire insieme, per vederci, per sentirci uniti nella sfida che è la formazione. Penso sia importante incentivare questi momenti comuni per far crescere «la reciprocità e la fraternità»[11].

Infine, non dimentichiamo l’orizzonte del bene comune. «Il fine del processo educativo e accademico, infatti, dev’essere formare persone che, nella logica della gratuità e nella passione per la verità e la giustizia, possano essere costruttori di un mondo nuovo, solidale e fraterno. [La Scuola di formazione teologica diocesana] può e deve diffondere questa cultura, diventando segno ed espressione di questo mondo nuovo e della ricerca del bene comune»[12].

Carissimi, auguro a tutti buon Natale, che la luce del Verbo incarnato possa risplendere nei nostri cuori ed accenderli del suo amore. Amen.

+ Mario Toso

 

 

[1] Si leggano, ad esempio, D. Bendicenti, Al centro della tempesta. L’Europa tra ordine mondiale e disordine globale, prefazione di A. Tajani, Rai Libri-Luiss University Press, Roma 2025; S. Rizzo, 2027. Fuga dalla democrazia, Edizioni Solferino, Milano 2025; F. Fornaro, Una democrazia senza popolo, Bollati Boringhieri, Torino 2025.

[2] Ecco quanto più precisamente ha scritto il Card. Matteo Zuppi: «Affermando che “la cristianità è finita” si intende che la nostra società non è naturalmente più cristiana. Ma questo non deve spaventarci! Come osserva Charles Taylor, “il cambiamento che desidero definire e descrivere è quello che ci porta da una società in cui era praticamente impossibile non credere in Dio a una in cui la fede, anche per il credente più convinto, è una possibilità umana tra le altre”. La fine della cristianità non segna affatto la scomparsa della fede, ma il passaggio a un tempo in cui la fede non è più data per scontata dal contesto sociale, bensì è adesione personale e consapevole al Vangelo. Pensiamo alla società di Antiochia, al tempo della Chiesa nascente: i credenti si sono impegnati di persona a portare e comunicare la loro esperienza di fede. Se quindi la cristianità è finita, non lo è affatto il cristianesimo: ciò che tramonta è un ordine di potere e di cultura, non la forza viva del Vangelo. Per questo, non dobbiamo avere paura ma rinnovare il nostro impegno a essere testimoni gioiosi del Risorto. Non dobbiamo diventare mediocri, spaventati, paurosi nella paternità e nell’assumerci responsabilità, ma più evangelici e cristiani! Ricordo volentieri ancora san Paolo VI nell’allocuzione pronunciata durante l’ultima sessione pubblica del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui a breve ricorrono i sessant’anni (7 dicembre 1965): “Un tempo, che ognuno riconosce come rivolto alla conquista del regno della terra piuttosto che al regno dei cieli; un tempo, in cui la dimenticanza di Dio si fa abituale e sembra, a torto, suggerita dal progresso scientifico; […] un tempo, inoltre, nel quale le espressioni dello spirito raggiungono vertici d’irrazionalità e di desolazione; un tempo, infine, che registra anche nelle grandi religioni etniche del mondo turbamenti e decadenze non prima sperimentate». Non temiamo, dunque, questo tempo, che sembra sottrarre spazio alla fede: forse è il contrario. È questo il momento in cui l’annuncio del Vangelo deve essere più luminoso, come la lampada che arde nella notte. Il credente di oggi non è più il custode di un mondo cristiano, ma il pellegrino di una speranza che continua a farsi strada nei cuori. In questo orizzonte, la fine della cristianità non è una sconfitta, ma un kairos: l’occasione di tornare all’essenziale, alla libertà degli inizi, a quel “sì” pronunciato per amore, senza paura e senza garanzie. Il Vangelo non ha bisogno di un mondo che lo protegga, ma di cuori che lo incarnino. È in questa situazione di “vulnerabilità” che la Chiesa riscopre la sua forza: non quella del potere, peraltro spesso presunto come le ricostruzioni sulla rilevanza della Chiesa, ma quella dell’amore che si dona senza paura. «Una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno” (Leone XIV, Dilexi te, 120). La priorità è certamente trasmettere la fede, renderla viva, attraente, farla scoprire nascosta nelle attese e nei desideri del cuore, aiutando a ritrovarne le parole e la prassi. Ecco il nostro orizzonte e la nostra passione. Guardando tanti “senza tetto spirituali” sentiamo la loro condizione, spesso piena di sofferenza, una domanda per costruire case di preghiera, di fraternità con Dio e con il prossimo, dove sperimentare la maternità della Chiesa e vivere l’ascolto della parola che diventa vita. Non abbiamo alcuna ambizione politica o di guadagnare posizioni di potere! Non dobbiamo compiacere alcuno né alcuna forza politica, né abbiamo alcun consenso da guadagnare. Possiamo solo chiedere tanto amore politico, specialmente a chi, si ispira alla bellissima e umanissima dottrina sociale della Chiesa. Ci anima, con tutti i nostri limiti personali, l’amore per il bene del popolo italiano, per il mondo tutto. La nostra unica ambizione – e Dio ci aiuti a realizzarla – è servire il Vangelo di Gesù tra questa gente. Questa è la nostra libertà: la dedizione al servizio della Chiesa e del popolo» (Card. M- Zuppi, Prolusione all’81.ma Assemblea Generale della CEI [Assisi, 17-20 novembre 2025]).

[3] Cf M. Toso, Fede, ragione e civiltà. Saggio sul pensiero di Étienne Gilson, LAS, Roma 1986, pp. 181-183.

[4]Cf Francesco, Intelligenza artificiale e pace, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2023; Dicastero per la dottrina della fede-Dicastero per la cul­tura e l’educazione, Antiqua et nova, sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2025.Ma si legga anche: L. Floridi, La differenza fondamentale. Artificial Agency: una nuova filosofia dell’intelligenza artificiale, Mondadori, Milano 2025; C. Galli, Tecnica. Il fabbricare si intreccia sempre con rapporti di potere, che spesso consolida e talvolta sovverte, Il Mulino, Bologna 2025.

[5] Leone XIV, Discorso alle Equipe sinodali, 24 ottobre 2025.

[6] Leone XIV, Omelia, 9 maggio 2025.

[7] M. Delpini, Cattolico italiano, cosa pensi?

[8] Francesco, Evangelii gaudium, n. 265.

[9] Leone XIV, Discorso alla Pontificia Università Lateranense, 14 novembre 2025.

[10] Lievito di fraternità e di pace, n. 41.

[11] Leone XIV, Discorso alla Pontificia Università Lateranense, 14 novembre 2025.

[12] Ibidem.

 

 

 

 

 


Presentazione della nuova Esortazione apostolica “Dilexi te” di Papa Leone

Il Vescovo S.E. Mons. Mario Toso invita tutta la Diocesi alla presentazione della nuova Esortazione apostolica Dilexi te giovedì 4 dicembre, ore 20.30 in Cattedrale a Faenza.

 

 


 

Carissimi,

il 4 ottobre papa Leone XIV ha firmato Dilexi te, l’Esortazione apostolica dedicata all’amore verso i poveri preparata da papa Francesco come approfondimento dell’Enciclica Dilexit nos. Ora l’Esortazione rivista e approvata da papa Leone XIV viene donata a tutta la Chiesa perché «tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri» (Dilexi te, n. 3).

Dilexi te – Ti ho amato: in quel «tu» oggetto dell’amore di Dio, non riconosciamo solo l’individuo preso singolarmente, ma la Chiesa. Ci sentiamo tutti chiamati in causa come Popolo di Dio, Chiesa di Faenza-Modigliana. Infatti, in quest’anno giubilare il papa ci invita a comprendere sempre meglio che «la proposta del Vangelo non è soltanto quella di un rapporto individuale e intimo col Signore. La proposta è più ampia: “È il Regno di Dio” (cfr Le 4, 43); si tratta di amare Dio che regna nel mondo», (Dilexi te, 97) ovvero, riguarda la dimensione pubblica della fede che ci chiama a realizzare un mondo di fraternità e pace.

«Il cristiano non può considerare i poveri solo come un problema sociale: essi sono una “questione familiare”. Sono “dei nostri”. Il rapporto con loro non può essere ridotto a un ‘attività o a un ufficio della Chiesa» (Dilexi te, 104). Pertanto, per presentare adeguatamente questo importante documento del Magistero della Chiesa, desidero invitare ciascuno di voi e le realtà che rappresentate (Parrocchie, Settori pastorali, Associazioni e Movimenti ecclesiali) alla presentazione diocesana con il prof. Stefano Zamagni, giovedì 4 dicembre p.v. nella Cattedrale di Faenza, alle ore 20.30.

A questa presentazione diocesana dell’Esortazione apostolica, seguirà domenica 28 dicembre alle ore 18 la chiusura dell’Anno giubilare con una celebrazione in Cattedrale. Invito fin da subito ogni comunità a ritenere questi due momenti diocesani prioritari rispetto ad ogni altra iniziativa parrocchiale per testimoniare «una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato» (Leone XIV, Omelia per l’inizio del ministero petrino, 18 maggio 2025).

Vi saluto in Cristo,

+ Mario Toso

 

 

Invito Vescovo 4 dicembre pdf

 


Rito di ammissione al Catecumenato, in Cattedrale con il Vescovo

Domenica 30 novembre, in Cattedrale alle ore 18.00, nella celebrazione eucaristica della prima Domenica di Avvento,  il Vescovo S.E. Mons. Mario Toso ha accolto Valeria della parrocchia di Alfonsine, Alket, Nashifer e Sindi della parrocchia di Pieve Cesato fra i Catecumeni, ovvero le persone che sono in cammino verso i Sacramenti pasquali (Battesimo, Cresima, Eucaristia).

→ Omelia del Vescovo Mario

Il Settore Catecumenato, ha preparato un’intenzione per la preghiera dei fedeli perché tutta la Chiesa diocesana possa accompagnare questi nuovi figli nella preghiera:

Per Valeria, Alket, Nashifer, Sindi,
e per quanti si stanno preparando a celebrare i sacramenti pasquali:
perché possano camminare sempre alla luce del Signore
e sperimentare la sua presenza nella Chiesa.
Preghiamo.

Info e contatti:

Preghiera per i malati

 

 

TESTI DEL ROSARIO MEDITATO

 

→ ROSARIO  meditato per i Malati  – Mese di DICEMBRE 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di NOVEMBRE 2025

→ ROSARIO  meditato per i Malati  – Mese di OTTOBRE 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di SETTEMBRE 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di AGOSTO 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di LUGLIO 2025

→ Rosario della speranza mese di GIUGNO

→ Rosario della speranza mese di MAGGIO

→ Rosario meditato mese di APRILE

→ Litanie della speranza

 

Compito della Pastorale della Salute è creare una cultura nuova, più attenta ai bisogni dell’umanità che soffre, più evangelica nel rapporto con il prossimo; cultura il cui nome è “la civiltà dell’amore”

Oltre al Corso Base che da anni viene proposto nell’ambito del Ciclo Pastorale della Scuola Teologia, segnaliamo una iniziativa pastorale, di intercessione, di preghiera, caritativa, di consolazione, di sostegno spirituale.

Premessa:

Le sorelle dell’ARA CRUCIS hanno accettato di pregare il Rosario per tutti gli ammalati della Diocesi, ogni secondo lunedi di  ogni mese, con un Rosario meditato con testo da loro di volta in volta elaborato.

E ciò è proseguito per oltre 6 anni!

 

Progetto:

Ora la Pastorale della Salute sta continuando  a far proseguire questa iniziativa con  persone,  parrocchie, associazioni, gruppi di preghiera, fraternità, …. che si incaricano di elaborare a turno ogni mese un nuovo testo del Rosario, comunicando la propria disponibilità tramite mail a ‘pastoraledellasalute@diocesifaenza.it’.

 

Finalità Organizzativa:

Vorremmo arrivare al punto che prima dell’inizio di ogni anno pastorale si potesse comunicare una calendarizzazione,

es: GENNAIO: se ne occupa Parrocchia A, FEBBRAIO: Parrocchia B, MARZO: Parrocchia C, APRILE: Gruppo di Preghiera X, MAGGIO: Associazione A, GIUGNO: Sig.ra XY e così via.

 

Note importanti:

A) Le persone che desiderano proporre nomi di persone ammalate, sono pregate di segnalarli direttamente all’Ara Crucis tramite la seguente mail ‘aracrucis1@gmail.com’.

L’iniziativa potrà andare avanti con l’impegno di tutti, che sin da ora ringraziamo.

Per ogni chiarimento/necessità: cellulare nr. 333 2751874 (Diac. Gino Covizzi)

B) Nella  Homepage del sito Diocesano c’è il seguente avviso:

ROSARIO mensile per gli AMMALATI.

Fare CLICK  per collegarsi con la Pagina della Pastorale della Salute Diocesana che contiene le istruzioni ed i testi dei Rosari.

-In sostanza sensibilizzare l’attenzione ai malati e pregare per loro, perché il Rosario meditato dovrebbe essere pregato anche nelle Parrocchie….

Pastorale della Salute Diocesana – Faenza, 19/11/2025