Author: marinocola

In memoria di Mons. Pietro Magnanini. Le esequie il 30 settembre a Bagnacavallo

Questa mattina, 27 settembre 2025, all’ospedale civile di Faenza è morto serenamente all’età di 97 anni Mons. Pietro Magnanini.

Possiamo contare Mons. Pietro Magnanini nel numero e nella storia dei preti diocesani cultori degli studi umanistici e letterari. È ben nota la sua dedizione alle lingue antiche e moderne, all’insegnamento e alla manualistica.

Finché ebbe buona salute faceva le sue ferie in una parrocchia in Germania, per dare una mano e – diceva – tener allenata la lingua.

Un linguista enciclopedico: conosceva le principali lingue moderne europee dell’ovest e dell’est.

La sua dote naturale per le lingue gli ha permesso di imparare anche le lingue dell’oriente antico: tra le altre – e soprattutto – le lingue bibliche originali (ebraico, aramaico e greco). Negli ultimi anni di attività ha pubblicato gli appunti dei corsi tenuti nella sua lunga carriera di insegnamento. Nella sua libreria potevi trovare cose rare, ad esempio una grammatica di Geroglifico, o appunti sul dialetto aramaico moderno parlato a Ma’alula in Siria. Una intelligenza molto dotata e soprattutto curiosa e versatile.

Autore di grammatiche di Russo, Arabo, Ebraico e Aramaico, tra le sue pubblicazioni troviamo un’opera storica e culturale sull’Ebraismo e una, più nota, sull’Islamismo in sette volumi. La sua curiosità lo spingeva a conoscere mondi diversi e apparentemente lontani, e questo rimane un’eredità preziosa per noi e per i nostri tempi, in cui la conoscenza e l’incontro troppo spesso cedono il posto alla contrapposizione e alla violenza.

A questo proposito, chi ha conosciuto don Pietro ricorda di lui una personalità mite, per natura estraneo agli estremismi e alle contrapposizioni, anzi un uomo animato da un sincero spirito di ospitalità, con uno sguardo abitualmente illuminato da un sorriso buono e partecipante, di quelli che ti mettono a tuo agio.

Una mente raffinata e molto colta, in una persona semplice e alla mano.

Conoscendolo giorno dopo giorno, scoprivi che il Dottor Monsignor Magnanini era don Pietro, con una personalità positiva, accogliente, interessata all’altro, incoraggiante. Uno che, invecchiando, della natura umana si era fatto un’idea molto realista. Uno che, se ti trovavi in una situazione difficile o a un bivio della tua vita, ti si affiancava per individuare insieme vie d’uscita, possibilità e prospettive.

Fu soprattutto un prete autentico. Ha incarnato il tratto mite del Buon pastore. Ha vissuto la spiritualità del sacerdote di Cristo, immerso in lui e nell’ascolto di lui, un ascolto attento e silenzioso, intelligente e obbediente. Sono i tratti di chi ama Gesù davvero: sta fedelmente seduto ai piedi del Maestro, immerso nella sua Parola, completamente ricettivo e in grande pace.

 

+ Mario Toso, Vescovo

La Santa Messa esequiale per don Pietro, presieduta dal Vescovo Mario, sarà celebrata martedì 30 settembre alle 10.15 nella chiesa arcipretale di San Michele in Bagnacavallo. La salma, a cassa chiusa, sarà visitabile lunedì 29 dalle 8.30 fino alle 18 presso l’obitorio dell’ospedale civile di Faenza. 


Nominata la nuova Equipe del Cammino sinodale diocesano

Il Vescovo in data 28 luglio 2025, in seguito alla richiesta del Card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che richiede che “le équipe esistenti siano valorizzate ed eventualmente rinnovate”, ha nominato una nuova équipe per sostenere la fase attuativa del Cammino sinodale.

La nuova équipe, fra membri confermati e nuove nomine, è composta da:

Cristina Dalmonte, Referente diocesano
don Michele Morandi, Referente diocesano
Maria Elena Cembali
don Marco Corradini
diac. Giulio Donati
Vincenza Morini
Susanna Rondinini
Alessandra Scalini
Benedetta Scocca
Massimiliano Spata
sr. Maria Elisa Visani
Francesca Zinzani
Marino Angelocola, Segretario

 

Per ripercorrere la storia del Cammino sinodale e i documenti principali → www.diocesifaenza.it/la-storia-del-cammino-sinodale

Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

 

→ Decreto di S.E. Mons. Mario Toso (18 luglio 2025)

 

 

La domenica[1]

 

  1. Il primo giorno della settimana[2], passato il sabato[3], la Chiesa convocata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, si riunisce in assemblea per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all’Eucaristia celebrando la Pasqua, la morte e risurrezione del Signore Gesù. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la Santa Chiesa rende presente questo grande evento[4] e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza[5]instaurando una contemporaneità tra la Pasqua e il nostro «oggi», lo scorrere di tutti i secoli[6]. La domenica è, quindi, la festa primordiale, fondamento e nucleo di tutto l’anno liturgico[7].

 

La santificazione della festa nell’Eucaristia domenicale[8]

 

  1. Per questo motivo, la Chiesa, nostra madre, propone e chiede ad ogni discepolo di rinnovare la comunione con il mistero pasquale nel giorno del Signore crocifisso, sepolto e risorto (dies dominicus – il giorno del Signore). La santificazione della festa è l’opera di Cristo che con il suo sacrificio ci dona la salvezza eterna. Pur non essendo la sua unica azione nel mondo, l’Eucaristia è il culmine e la fonte della vita della Chiesa. Nella celebrazione di questo sacramento, la Chiesa celebra la sua stessa vita, la sua stessa sostanza, perché Cristo e la sua Pasqua irrompono nel nostro tempo e nel nostro spazio.
  1. Pertanto, la celebrazione propria della domenica, la santificazione propria della festa, non è frutto di un’iniziativa individuale o associata di fedeli, ma è iniziativa di Gesù Cristo che desidera salvarci insieme, nella Chiesa[9]. L’Eucaristia è intessuta di elementi propri (la convocazione dei fedeli, la presenza di un ministro ordinato mandato dal Vescovo, il rispetto di un “ordine”) che la preservano dal rischio di diventare espressione dell’emotività del momento o di un rigido rubricismo o di un “qualcosa” a nostra misura, perché non viviamo più per noi stessi, ma per Cristo morto e risorto, mediante lo Spirito Santo. Essa è «riunione dei fedeli per manifestare che la “chiesa” non è un’assemblea formatasi spontaneamente, ma convocata da Dio, e cioè il popolo di Dio organicamente strutturato, cui presiede il sacerdote nella persona di Cristo Capo»[10].
    Il protagonista è il Risorto[11]: fin dal segno di croce iniziale siamo convocati dall’amore trinitario a prendere vita dalla Pasqua[12]. Prima della comunità, prima di noi stessi, prima del sacerdote, è Cristo il protagonista dell’Eucaristia. Lui ci convoca ad entrare in comunione con questa offerta di sé al Padre nello Spirito.
  1. «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa. Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente»[13]. Questo precetto mostra come questa azione di Cristo e della Chiesa sia il fondamento del nostro essere discepoli, la sostanza di ogni nostra azione. Se non rimaniamo nella comunione con il Risorto, non abbiamo in noi la vita: è Lui che ci chiama ed entra nella nostra vita per rimanere con noi tramite i segni sacramentali[14].

 

La Liturgia della Parola e altre celebrazioni

 

  1. L’Eucarestia è fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione in quanto racchiude il bene più prezioso della Chiesa, cioè Cristo stesso. Pertanto, tutti i sacramenti, così come i ministeri e le opere di annuncio e carità sono strettamente unite all’Eucarestia nella quale Cristo ci unisce alla Sua offerta[15].
  1. Nessun’altra azione della Chiesa può sostituire la celebrazione dell’Eucaristia. La Liturgia delle Ore e la Liturgia della Parola, pur essendo preghiera di Cristo e della Chiesa, estendono, preparano, partecipano al mistero pasquale eucaristico, ma non lo possono in alcun modo sostituire[16]. In particolare, queste azioni liturgiche possono essere celebrate in preparazione dell’Eucaristia domenicale o nei Tempi di Quaresima e Avvento, in occasione di pellegrinaggi, feste patronali, ritiri spirituali, celebrazioni penitenziali, veglie di preghiera[17], ma non possono sostituire l’Eucaristia[18].
  1. Le trasmissioni televisive o radiofoniche non permettono in sé di soddisfare il precetto domenicale, che esige la partecipazione all’assemblea dei fratelli mediante la riunione in un medesimo luogo e la conseguente possibilità della comunione eucaristica[19].
  1. La partecipazione degli ammalati e delle persone impedite da gravi motivi (per es. la cura dei lattanti)[20] alla Pasqua di Cristo, invece, è già nella loro partecipazione alla sofferenza, alla malattia e alla costrizione. Questa condizione di per sé li pone nel cuore stesso di Dio. La comunione sacramentale, soprattutto se realmente portata la domenica con il pane consacrato nell’Eucaristia domenicale, la Scrittura ascoltata con fede, ne sono il segno più eloquente che è reso possibile attraverso il servizio di ministri ordinati, istituiti e straordinari. Per questo, è bene che a quanti sono impediti di partecipare alla celebrazione eucaristica della comunità, si porti con premura il cibo e il conforto dell’Eucaristia soprattutto nel giorno del Signore, nella domenica, perché possano così sentirsi uniti alla comunità stessa, e sostenuti dall’amore dei fratelli[21].
  1. Papa Francesco ricorda che «la pastorale d’insieme, organica, integrata, più che essere il risultato di elaborati programmi è la conseguenza del porre al centro della vita della comunità la celebrazione eucaristica domenicale, fondamento della comunione»[22].

 

Norme generali

 

  1. Non è consentita alcuna celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, nel giorno festivo domenicale. L’Ordinario può dispensare per giusta causa.
  1. La Liturgia della Parola con comunione sacramentale può essere celebrata negli altri giorni feriali della settimana alle seguenti condizioni[23]:

a. nulla osta dell’Ordinario;

b. convocazione e presenza del Popolo di Dio;

c. presidenza di un ministro ordinato (presbitero o diacono) o di un ministro istituito o incaricato dal Vescovo;

d. osservanza del Rito per una celebrazione comunitaria del Rituale della comunione fuori della Messa e culto eucaristico[24].

  1. Prima di richiedere il nulla osta all’Ordinario per la celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, si valutino attentamente i seguenti aspetti[25]:

a. si verifichino le distanze che rendono impossibile, anche a costo di un certo sacrificio, la partecipazione all’Eucaristia domenicale;

b. si faccia attenzione affinché nei fedeli non si generi confusione fra Eucaristia festiva e Liturgia della Parola con la Comunione o ci si abitui a tale situazione. Queste celebrazioni devono sempre essere propedeutiche alla Messa festiva;

c. si vigili affinché la mancanza della celebrazione della Messa festiva, e del presbitero stabilmente residente, non venga ad occultare il senso del ministero ordinato per la vita della Chiesa dando adito a visioni di Chiesa non aderenti alla verità del Vangelo e alla Tradizione ecclesiale, oppure si favorisca un senso di abbandono da parte della Chiesa che possa indurre a vivere solo saltuariamente la vita ecclesiale;

d. vi sia un segno minimo di comunità radunata, si favorisca una partecipazione attiva dei fedeli;

e. si preghi sempre durante la celebrazione per implorare il dono di vocazioni al presbiterato;

f. nella chiesa in cui vi è stata la celebrazione della Messa, non si celebri nello stesso giorno la Liturgia della Parola con comunione sacramentale.

  1. I parroci, personalmente e/o mediante il servizio dei presbiteri collaboratori, dei diaconi, degli accoliti e dei ministri straordinari della comunione, abbiano una cura particolare perché, soprattutto nel giorno di domenica, sia portata la Santa Comunione a tutti i fedeli impossibilitati a muoversi per grave causa – come la malattia, la cura dei malati o dei bambini.
  1. Resta ferma la necessità del nulla osta dell’Ordinario diocesano per la ripresa e la trasmissione delle azioni liturgiche[26], dato che non costituiscono una reale partecipazione all’azione liturgica e rischiano di generare prassi contrarie alla fede sacramentale della Chiesa.
  1. La cura, la preparazione, la bellezza, il canto, non sono elementi aggiuntivi alla liturgia, ma sono parte essenziale della celebrazione cristiana[27]. In ascolto del fedele popolo di Dio, si ricerchi in ogni rito la qualità e non la quantità, rispettando tutte le norme contenute nei libri liturgici approvati[28] perché l’azione liturgica risplenda di nobile semplicità[29].
  1. Si rivedano le celebrazioni eucaristiche festive secondo i seguenti criteri:

a. è possibile celebrare solo una S. Messa prefestiva nella stessa chiesa, valutando inoltre se non sia opportuno celebrarne solo una nella medesima Unità pastorale;

b. per evitare il rischio che la partecipazione all’Eucaristia sia un atto di devozione privato, che essa si riduca all’offerta di un servizio religioso slegato dalla vita della comunità, per consentire che più presbiteri possano essere disponibili per celebrare in zone della Diocesi senza la presenza permanente di un parroco, si riveda il numero delle S. Messe privilegiando l’individuazione di un’unica celebrazione comunitaria o comunque di ridurne al minimo il numero anche valutando la capienza stessa della chiesa;

c. si consideri attentamente l’opportunità di conservare le celebrazioni eucaristiche domenicali nelle quali non è possibile garantire il carattere festivo, il servizio liturgico, la cura del canto[30];

d. le celebrazioni del Triduo pasquale e delle solennità del Signore siano fatte in un’unica chiesa nella quale si possano garantire la celebrazione conveniente dei diversi riti, la presenza di ministri preparati, il canto delle parti proprie delle celebrazioni[31];

e. si preveda a livello di Vicariato la condivisione e la programmazione delle celebrazioni eucaristiche.

 

 

Faenza, 18 luglio 2025

 

 

Note

[1] Cfr. Can. 1246 – §1.

[2] Gv 20,1; Lc 24,1.

[3] Mc 16,1; cfr. Mt 28.

[4] Messale Romano, Annuncio della Pasqua, p. 996.

[5] Sacrosantum Concilium, n. 102.

[6] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 5.

[7] Sacrosantum Concilium, n. 106.

[8] Cfr. Can. 1247.

[9] Lumen gentium, n. 9.

[10] Congregatio pro Cultu Divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero, in Notitiae 263 (1988), n. 12.

[11] Francesco, Desiderio desideravi, n. 57.

[12] Francesco, Desiderio desideravi, n. 43.

[13] Cann. 1247, 1248 – §1.

[14] Cfr. Lc 24.

[15] Presbyterorum Ordinis, n. 15; cfr. Christus Dominus, n. 30

[16] Cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, n. 12.

[17] Chiesa di Faenza-Modigliana, Direttorio per il ministero e la formazione dei diaconi permanenti, nn. 36-38.

[18] Can. 897: «Gli altri sacramenti e tutte le opere ecclesiastiche di apostolato sono strettamente uniti alla santissima Eucaristia e ad essa sono ordinati».

[19] Cfr. Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54.

[20] Cfr. CCC 2181.

[21] Rituale Romano, La santa comunione fuori dalla Messa, n. 14.

[22] Francesco, Desiderio desideravi, n. 37.

[23] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.

[24] CEI, Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 1991 (1979), pp. 22-37. Durante la celebrazione si proclamino le letture bibliche del giorno secondo quanto indicato dal Lezionario.

[25] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.

[26] Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54; Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 57.

[27] Francesco, Desiderio desideravi, n. 22; Dicastero per la Dottrina della Fede, Nota Gestis verbisque, n. 20.

[28] Francesco, Desiderio desideravi, n. 23.

[29] Sacrosantum Concilium, n. 34.

[30] Cfr. Infra, n. 15.

[31] Messale Romano, p. 136: «Per svolgere con dignità le celebrazioni del sacro Triduo, si richiede un congruo numero di ministri laici, accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote riveste una particolare importanza nelle celebrazioni di questi giorni. […] Le celebrazioni del sacro Triduo si svolgano nelle chiese cattedrali e parrocchiali, e solo in quelle chiese in cui si possano compiere degnamente, cioè con la partecipazione dei fedeli, con un numero congruo di ministri e con la possibilità di proclamare in canto almeno alcune parti. Conviene dunque che le piccole comunità, le associazioni e i gruppi particolari di qualsiasi genere si riuniscano in tali chiese, perché le sacre celebrazioni possano svolgersi con la dovuta solennità».

 

→ Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

 

→ Il commento del Vicario generale, don Michele Morandi, per “Il Piccolo”


Lettera del Vescovo Mario alle comunità di San Francesco e Brisighella

Cari don Marco, don Paul, don Stefano e comunità cristiane di S. Francesco d’ Assisi in Faenza, S. Michele Arcangelo in Brisighella, S. Giovanni Battista in Ottavo, S. Pietro in Fognano.

Cari gruppi AGESCI Faenza 1 e Val di Lamone.

Questa settimana, in vista della partenza dei Frati minori conventuali, ho provveduto alle nuove nomine.

La scarsità numerica del clero richiede urgentemente una rinnovata impostazione del ministero presbiterale e, di conseguenza, delle comunità cristiane.  Il presbitero si configura sempre di più nel suo ministero di annuncio, di guida della comunità e di presidenza dei i sacramenti, in comunione con il Vescovo. Questo carattere di presidenza non è meramente per l’organizzazione, ma per garantire che quanto si annuncia, si celebra e si decide, sia secondo il Vangelo e la Tradizione degli Apostoli.

In questo senso, i presbiteri, non potranno e non dovranno essere ovunque, ma si dovranno occupare soprattutto della formazione dei fratelli adulti e giovani perché possano insieme con loro animare la comunità, far conoscere, amare e celebrare il Signore Gesù. In questo senso si curi particolarmente la formazione culturale e spirituale di ciascuno anche attraverso i colloqui individuali.

P. Paul sarà, amministratore cura animarum, di fatto Parroco, della Parrocchia di S. Francesco d’Assisi e don Stefano, che mantiene l’incarico gravoso di Economo diocesano, sarà Legale rappresentante della stessa parrocchia dovendo amministrare, in comunione con il Parroco e coadiuvato concretamente dal Consiglio per gli affari economici i beni della parrocchia. Don Stefano, per quanto concerne la cura pastorale, si occuperà della sola assistenza spirituale del gruppo AGESCI Faenza 1.

Per quanto concerne l’Unità pastorale di Brisighella, don Stefano si occuperà unicamente di animare, insieme al Parroco don Marco, la pastorale dei ragazzi e l’assistenza del Clan del gruppo Val di Lamone.

Chiedo a tutti, una decisa conversione pastorale, adeguata alle forze che ci sono, ma non per questo meno evangelica e ad accogliere le inevitabili diminuzioni del numero delle S. Messe fin troppo abbondanti data la partecipazione e la capienza delle Chiese.

Infine non dimentichiamo, di curare il discernimento vocazionale dei giovani perché rispondano con prontezza alla chiamata per il ministero ordinato a servizio della nostra Chiesa.

Faenza, 16 luglio 2025

+ Mario Toso, Vescovo


Nuovo direttore della Scuola diocesana di teologia San Pier Damiani

Il Vescovo Mario, accettando le dimissioni presentate da don Luca Ravaglia, il 7 luglio ha nominato il prof. Riccardo Drei Direttore della Scuola diocesana di Teologia “San Pier Damiani”.

Ringraziando don Luca per il servizio svolto in questi anni, in particolare per la riorganizzazione del piano di studi che ha dato maggior rilievo allo studio della Sacra Scrittura, auguriamo un fecondo lavoro al nuovo Direttore.

Riccardo Drei, Incaricato del Settore Cultura e Arte sacra, è laureato in Architettura presso l’Università di Ferrara. Presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna in Bologna, ha conseguito il baccalaureato in Sacra Teologia nel 2018 e il 4 giugno di questo anno ha conseguito la Licenza in Teologia dell’Evangelizzazione con una tesi intitolata “Ti interessa essere (come il) Padre. Una proposta spirituale per vivere la paternità oggi”.

 


Il vescovo Mario incontra papa Leone XIV

 

Il 17 giugno, papa Leone XIV ha incontrato i vescovi della Conferenza Episcopale Italiana in Vaticano nella Sala delle Benedizioni. Hanno partecipato 201 vescovi, tra cui S.E. Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, e oltre 50 vescovi emeriti. Ai vescovi italiani il papa ha lasciato tre significative esortazioni per il futuro:

“Andate avanti nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale. […] Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito. La sinodalità diventi mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire.

In secondo luogo, guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose! Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici.

Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica” (LEONE XIV, Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, 17 giugno 2025).

 

 


Preghiera per i malati

 

Il secondo lunedì di ogni mese – da oltre 6 anni – le sorelle dell’Ara Crucis pregano il Santo Rosario per gli ammalati, con un testo da loro di volta in volta elaborato, per chiedere l’intercessione alla Madonna per le persone ammalate, i cui nominativi che vengono loro segnalati da ogni parte (parrocchie, associazioni, Settore Pastorale della Salute…).

 

Ora le sorelle dell’Ara Crucis hanno incaricato la Pastorale della Salute di provvedere a continuare questa lodevole iniziativa, che può proseguire se a turno qualche persona (o parrocchie, associazioni, gruppi di preghiera, fraternità, ….) si incarica di elaborare a turno ogni mese un nuovo testo del Rosario, comunicando la propria disponibilità ed il relativo elaborato tramite mail a pastoraledellasalute@diocesifaenza.it.

 

Le persone che desiderano proporre nomi di persone ammalate, sono pregate di segnalarli direttamente all’Ara Crucis tramite la seguente mail aracrucis1@gmail.com.

 

L’iniziativa potrà andare avanti con l’impegno di tutti, che sin da ora ringraziamo.
Per ogni chiarimento/necessità telefonare al cellulare nr. 333 2751874 (Gino Covizzi)

 

 

TESTI DEL ROSARIO MEDITATO

 

→ ROSARIO  meditato per i Malati  – Mese di OTTOBRE 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di SETTEMBRE 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di AGOSTO 2025

→ ROSARIO meditato per i Malati – Mese di LUGLIO 2025

→ Rosario della speranza mese di GIUGNO

→ Rosario della speranza mese di MAGGIO

→ Rosario meditato mese di APRILE

→ Litanie della speranza

 


Atto di affidamento alla Vergine delle Grazie

Vergine Maria, Madre delle Grazie, volgiamo a te il nostro sguardo: tu sei la serva dal Signore che ha accolto l’incarnazione (1), tu sei la madre che alle nozze di Cana ci insegni ad ascoltarlo (2), sei l’addolorata sotto la croce(3), madre ed immagine della Chiesa, radunata nel cenacolo e sospinta dal fuoco dello Spirito (4).

Contemplando la tua vita luminosa vogliamo affidare alla tua materna protezione la nostra città e tutta la Diocesi di Faenza-Modigliana (5).

1

 

Maria, piena di grazia, veramente il Signore è con te, perché hai accolto la sua volontà in maniera unica, quando hai accettato di divenireMadre di Dio, Madre di Gesù.

A te affidiamo le nostre famiglie, le madri e i padri che si trovano in difficoltà, e tutti i bambini, anche quelli non ancora nati.

Ti affidiamo le situazioni in cui la vita è in pericolo sia al suo inizio che alla sua fine: aiutaci ad essere comunità accogliente, capace di rendere amorevoli le relazioni fra di noi perché nessun piccolo, nessun anziano, nessun ammalato, sia scartato.

Ti affidiamo quanti sono soli, soprattutto i nonni, quanti sono in situazione di bisogno e di povertà: donaci la forza di essere vicini ad ogni “prossimo” in difficoltà.

2

Madre in ascolto della Parola del tuo Figlio, insegnaci a coltivare l’incontro e l’amicizia con Gesù.

Ti affidiamo il ministero dei nostri presbiteri e diaconi, perché sia sempre fecondo e gioioso.  Nella loro vita altri giovani possano scorgere la bellezza dell’amore esclusivo a Te e alla Chiesa.

Ti affidiamo i religiosi, le religiose, i seminaristi e i propedeuti che sono in cammino, in ricerca della volontà di Dio sulla loro vita: aiutali nel discernimento e donaci le vocazioni di cui abbiamo bisogno.

Sostieni tutti i battezzati, gli accoliti, i lettori, i ministri straordinari per l’Eucaristia, i catechisti, gli operatori della Caritas, quanti collaborano con dedizione alla vita parrocchiale e diocesana: possano sentire la nostra riconoscenza e la gratitudine per il loro prezioso servizio.

 

3

 

Donna dei dolori, che sei stata sotto la croce del tuo Figlio, ti affidiamo tutte le nostre fragilità e tutto ciò che nella nostra vita ha il sapore della morte.

Ti affidiamo la nostra terra con cui dobbiamo instaurare un nuovo rapporto di cura.

Ti affidiamo questo territorio scosso dal terremoto, ma soprattutto inondato in breve tempo da cinque alluvioni, colpito dalle epidemie: la tua materna protezione ci sostenga, ci conforti, ci unisca nella consapevolezza che nessuno si salva da solo.

Ti affidiamo coloro che sono costituiti in autorità per conseguire il bene della famiglia umana: rifiutino la violenza della guerra che aggredisce e distrugge.

Ti affidiamo quanti subiscono la guerra in Ucraina, in Terra Santa e nei tanti conflitti della nuova guerra mondiale a pezzi.

Ti affidiamo, altresì, i timidi tentativi di pace e di dialogo.

Li sosteniamo con sincerità, divenendo instancabili artigiani e costruttori di pace. Attingiamo visioni di profezia ed energie d’amore dalla forza trasfiguratrice del Risorto, fonte di speranza che non delude.

4

Madre degli apostoli, donna del Cenacolo, guardandoti vediamo cosa dovremmo essere noi Chiesa: tutta di Cristo, risplendente della luce del Risorto, immacolata e pura, accesa dal fuoco dello Spirito; in uscita missionaria verso tutti.

Ti affidiamo quanti non riconoscono l’anelito di Infinito che dal profondo del cuore li sospinge verso il tuo Figlio Gesù Cristo e, tuttavia, non lo riconoscono come Via, Verità e Vita. Aiutaci ad essere testimoni credibili, consapevoli che la vita diventa un paradiso quando ascoltiamo il Vangelo.

Ti affidiamo i germogli di speranza che nel silenzio e senza proclami sono sbocciati nella nostra Chiesa, per una primavera portatrice di sapidi frutti: il Sinodo dei giovani, le nuove ordinazioni e professioni religiose, la Visita pastorale, le tante attività parrocchiali, il catecumenato, il cammino sinodale, che ci vuole tutti insieme discepoli missionari.

A te affidiamo i nostri fratelli defunti, in particolare Papa Francesco, grati per il suo appassionato e generoso ministero, unito all’amore per i piccoli, i poveri e gli ultimi.

Ti affidiamo chi è scelto a succedere al ministero di Pietro, perché sia vincolo di unità e di carità, maestro e padre per un’umanità smarrita e ferita, per tutta la Chiesa diffusa nel mondo.

5

  

Vergine delle Grazie, a te affidiamo la nostra città, la nostra Diocesi, perché tu possa essere Madre che cura e protegge, perché possiamo ricorrere a te, nei momenti tristi e lieti della nostra vita personale e comunitaria.

Aiutaci ad essere uniti e audaci davanti alle sfide sociali, culturali e religiose, che richiedono di sconfiggere l’ingiustizia, le diseguaglianze, il perbenismo, le consorterie che non sono a servizio del bene di tutti. Che non ci capiti la disgrazia di nascondere il nostro essere cristiani, di diventare indifferenti nei confronti del tuo Figlio, che è sempre presente in mezzo a noi, spronandoci ad essere buoni Samaritani. Che non ci accada di combattere addirittura contro Dio (cf At 5, 39), come fecero coloro che imprigionarono i discepoli che annunciavano Cristo e come fanno coloro che oggi perseguitano i cristiani nel mondo.

Come figli bisognosi vogliamo affidarti i nostri desideri, le nostre suppliche e preghiere, certi del tuo ascolto materno.

Sì, Maria, noi siamo certi che tu conosci le nostre difficoltà e le nostre gioie, che tu piangi con noi, fasci le nostre ferite, intercedi presso tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

 

+ Mario Toso

Vescovo di Faenza-Modigliana