Omelia per l’incontro Movimento Studenti Azione Cattolica

11-03-2018

Cari giovani del Movimento studentesco di Azione cattolica, benvenuti a Fognano, nella diocesi di Faenza-Modigliana.

Come ci narra il secondo Libro delle Cronache (2 Cr 36, 14-16. 19-23), il tempio di Gerusalemme è stato distrutto e il popolo di Israele viene deportato in schiavitù a Babilonia. Ma, nel 538 a.C., Ciro consente il ritorno in patria degli israeliti ed ordina la ricostruzione del tempio. È, questo, un fatto non banale, ma assolutamente decisivo per gli ebrei. Il tempio non è una costruzione qualsiasi. È il luogo preposto all’incontro con Jahweh, dove lo si prega, dove il popolo di Israele viene educato e cresce in unità. Nell’esilio in terra straniera, mancando il tempio, fulcro della vita degli israeliti, la loro identità di popolo viene destrutturata. La propria vocazione alla vita, alla gioia è perduta. Ma Dio non si dimentica di Israele. Mediante Ciro fa ricostruire il tempio offrendo l’opportunità di rinascita al popolo disperso. La Lettera di san Paolo agli Efesini ci fa capire che Dio Padre, da morti che eravamo a causa del peccato, ci risuscita, facendoci rivivere come popolo nuovo in Cristo, ossia per mezzo di Lui, Tempio singolarissimo. In Gesù Cristo siamo ricreati come persone per le opere buone (cf Ef 2, 4 e ss.). L’evangelista Giovanni lo ribadisce, affermando che il Padre ci ha tanto amati da mandare suo Figlio Gesù, non per condannarci, ma per essere salvati per mezzo di Lui (cf Gv 3, 14-21), per avere vita.

In questa domenica del “Laetare”, IV di Quaresima, la Parola di Dio, dunque, ci offre un annuncio confortante. Noi siamo amati. Anzi, siamo stati amati da sempre. Dio ci ha così tanto amati, come anche ha così tanto amato il creato, da mandare il suo Figlio, affinché potessimo rinascere, vivendo in Lui, l’Uomo nuovo, e così essere in grado di compiere opere buone.

Noi tutti sappiamo che siamo stati creati ad immagine di Dio come troviamo scritto nel Libro della Genesi. Ciò vuol dire che siamo strutturati come persone in comunione con Dio e tra noi. Siamo pensati e voluti come uomini e donne aperte all’altro, connessi – diremmo oggi con il linguaggio della comunicazione moderna -, con Dio e con il prossimo, viventi in una comunione reciproca, attraverso il dono incessante di noi stessi.

Il peccato deturpa la nostra strutturazione a tu, di persone strettamente connesse con Dio e tra di noi. Il peccato ci destruttura, ci imprigiona in noi stessi. Gesù Cristo, Uomo-Dio, Persona dalla piena comunione con il Padre e con l’umanità, della quale condivide ogni aspetto eccetto il peccato, è inviato a noi, diventa uno di noi, per farci ritornare ad essere persone in intima relazione con Dio e in comunione con i fratelli. Mediante l’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, veniamo risuscitati e restituiti alla vita che Dio ha voluto e continua a volere per noi, ossia un’esistenza nel suo Figlio unigenito, al fine di compiere opere buone. Il Signore Gesù ci è donato dal Padre, perché ci ama perdutamente. Se rifiutiamo questo amore, a noi rivelato dall’amore crocifisso di Cristo, significa che optiamo per le tenebre e non per la luce, preferiamo l’aridità dell’egoismo al dono, la solitudine dell’inimicizia alla fraternità.

So che in questi giorni, qui a Fognano, siete impegnati a crescere come responsabili del sistema scuola, in particolare della scuola che frequentate. E ciò, a cominciare dall’interessamento per le strutture che non debbono essere fatiscenti, fino a promuovere in essa un accompagnamento personalizzato. Vale a dire, capace di orientare uno studio che sia soprattutto per la vita, e di coltivare la qualità delle relazioni educative tra voi, i docenti, i genitori, la comunità civile e religiosa.

La Parola, che abbiamo ascoltato, proclama che Gesù Cristo non può essere considerato un intruso. Tantomeno può essere marginalizzato in questo vostro importante lavoro. È Lui, via, verità e vita, ad essere la sorgente di ogni desiderio di vero e di bene, e quindi anche del miglioramento degli ambienti educativi. Dal Vangelo di oggi apprendiamo che ogni studente è amato dal Signore Gesù più della sua stessa vita. Tant’è che accetta di morire per lui. Ogni studente vale il sangue del Figlio di Dio, come anche ogni docente è al centro del suo cuore. Egli lo tiene per mano. Per ogni studente, Gesù Cristo desidera una vita umanamente compiuta. Si offre a noi, affinché, come soggetti responsabili della scuola, riusciamo a svilupparla quale comunità di relazioni liberanti ed umanizzanti.

Cari giovani, chiedete ai vostri insegnanti non tanto di imbottirvi di nozioni. Domandate a loro di guidarvi nell’apprendimento di un metodo di studio, di coltivare in voi il senso critico, di farvi innamorare delle discipline che insegnano. Questo è molto importante, per poter crescere in sapienza e scoprire il gusto del vero, del bello e del buono. Se amate il vostro Paese, che è l’Italia, apritevi a considerare anche il sistema scolastico nel suo complesso, ossia come sistema integrato, comprensivo di scuole pubbliche statali e di scuole pubbliche paritarie e cattoliche, gestite da privati e da enti locali. Si tratta di un sistema veramente democratico, perché pluralista, fondato sul primato della persona e della società civile, sul principio della sussidiarietà. I vostri animatori sapranno spiegarvi quali saranno le conseguenze pratiche di tale impostazione.

In questa Eucaristia, preghiamo per tutti gli studenti d’Italia, per tutti i docenti, per i genitori, come anche per le parrocchie da cui proveniamo e che sono fondate sulla fede in Gesù Cristo, l’Uomo nuovo, Colui che è fonte e vertice di ogni impegno rinnovatore, ivi compreso, pertanto, quello della scuola. Preghiamo allora per la Chiesa, per i pastori e per gli educatori.