OMELIA per l’APERTURA della fase diocesana del processo di BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE del SERVO DI DIO DANIELE BADIALI

Faenza, Basilica Cattedrale, 20 marzo 2010
20-03-2010


La Chiesa di Faenza-Modigliana conserva con particolare affetto la memoria di P. Daniele Badiali, presbitero diocesano fidei donum ucciso tredici anni fa nella prelatura di Huari in Perù, in una circostanza di carità pastorale eroica, da lui vissuta nell’attività missionaria dell’Operazione Mato Grosso.


La liturgia della V domenica di quaresima che stiamo celebrando ci ha ricordato nelle parole del profeta Isaia che Dio sta facendo una cosa nuova: ‘Proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?’. La novità vera che Dio vuole compiere è la conversione del nostro cuore, perché accogliamo l’invito che Gesù fa a tutti noi peccatori: ‘Va’ e d’ora in poi non peccare più’. L’onnipotenza di Dio si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono, più ancora che nel prodigio della creazione. Direbbe P. Daniele: ‘Ogni giorno siamo sempre all’inizio della conversione ed è una grazia che riceviamo dal Signore poter ricominciare da capo’.


 


Anche quanto S. Paolo ha detto nel brano della lettera ai Filippesi illumina il nostro ricordo di P. Daniele: ‘Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui’.


 


Dio ci sta proponendo dei modelli di santità, per stimolarci a diventare nuove creature per la grazia della sua misericordia, nell’incontro con Gesù e nell’imitazione della sua vita.


 


In P. Daniele non è solo la sua vita che ci mostra una scelta definitiva per Cristo, ma anche le sue riflessioni, che arrivano a costituire un vero e proprio insegnamento, trasmesso nelle tante sue lettere, con una lucidità e una forza che stupiscono in un prete vissuto solo 35 anni.


 


Nell’occasione dell’apertura del processo diocesano per la causa di beatificazione, vogliamo cogliere alcuni spunti tra i più significativi del suo epistolario, che suggeriscono un messaggio quanto mai utile per il nostro tempo, in particolare per i giovani.


 


1 – La preoccupazione prevalente per P. Daniele è l’accorgersi ‘che l’uomo desidera vivere senza Dio e cerca di farsi una propria legge morale’ Si cerca di eliminare Dio’ in maniera a volte sottile e a volte palese, ma il risultato non cambia.


 


Porto dentro di me il dolore di tanti giovani d’oggi che hanno perso Dio, e vivono già su questa terra l’inferno’ Oggi come si dipingerebbe l’inferno? Un gran vuoto, un gran buio, il non senso’ Così in tanti ragazzi e soprattutto in me, il vuoto di Dio, la sua mancanza mi spinge a cercarlo con tutto il cuore attraverso i passi del Vangelo, la gratuità”.


 


La sua dolorosa constatazione non è un’accusa o una condanna, ma è una profonda sofferenza, che lo coinvolge a cominciare per primo a non emarginare mai Dio nella propria vita. Questo pensiero lo accompagna sempre nella sua missione tra i poveri, che sono la strada attraverso la quale Dio arriva a lui.


 


‘Il mondo vuole sostituirsi a Dio’ E si costruisce i suoi idoli’ i poveri non sono diversi dai ricchi, cambiano le situazioni, ma il nocciolo rimane identico: o metti Dio al primo posto della tua vita o lo rifiuti’. Con quanta pena scrive: ‘Gesù non interessa a nessuno’. Questo è per lui un cruccio che emerge in continuazione, e alimenta i vari percorsi che possono riportare Dio al centro della vita.


 


2 – Il primo di questi percorsi è la croce di Cristo. ‘Riconoscere i segni del Signore, è molto difficile, io non sono capace. Però m’accorgo se ciò che vivo va verso la croce o meno. Da questo capisco che Gesù mi chiede di fare sacrifici e di prendere un cammino in salita. Se non c’è la croce di mezzo dubito che sia il cammino di Gesù! E la croce non la scelgo io, sono gli altri che te la danno. È successo a Gesù e succede a chiunque procede verso il cammino del Vangelo. La scommessa è credere che Gesù alle persone più care, possa dare come regalo la croce. Ai martiri succede così!!!’


 


Una constatazione che lo fa molto soffrire è vedere il disimpegno dei preti, la proposta di una pastorale comoda e di un cristianesimo facile, l’accogliere questo mondo, che non è poi così malvagio, mentre lui sa che la via della salvezza passa per la croce, che ‘solo la croce sconfigge il mondo, e solo la croce sconfigge il diavolo che mi porto dentro’.


 


3 ‘ Un secondo percorso per incontrare Dio è dato dai poveri. È stato anche il suo primo percorso in ordine di tempo, quando rimase colpito dall’esperienza fatta con gli amici dell’Operazione Mato Grosso sia nei campi di lavoro, sia soprattutto nell’incontro con loro nella missione in Perù, accanto a P. Ugo.


 


‘Vi supplico di lasciarvi sempre commuovere dai poveri! È Gesù che tenta di aprire una breccia nel vostro cuore ormai divenuto di pietra’ la povertà distrugge la facile presunzione di aver messo la coscienza a posto.


 


Dio arriva al cuore dell’uomo solo attraverso l’amore, il dare tutto ciò che hai, il prenderti a cuore la vita intera di una persona’ Mi pare che nel mondo attuale la breccia aperta sia quella della Carità, del dare via ciò che si ha, demolendo così l’egoismo di questo mondo che sta in piedi solo per se stesso e non di certo per illuminare Dio. I nostri ragazzi ai quali chiediamo di fare la Carità, prima o poi arrivano al problema di Dio; non c’è nulla di umano che spieghi il perché della Carità. Oggi più che mai sento che la vita si gioca o a favore di Dio o contro di Lui. E siamo noi cristiani con la nostra vita che dobbiamo saper morire per ‘salvare Dio’ ‘.


 


4 ‘ La terza via per la quale secondo P. Daniele si arriva a Dio è il pensiero della morte. ‘L’uomo ha eliminato Dio, non gli serve per la sua vita oramai superprogrammata. Cerca di tappare tutte le strade attraverso le quali Dio può parlargli. Solo la morte non riesce a tapparla, e la morte è l’ora di Dio che supera tutte le altre’


 


Ciò che dovete constatare è la vita vuota di ognuno di noi, il mondo pieno di tutto, e sempre più vuoto di Dio’ Questo è il mondo che ci siamo creati, un mondo per vivere sempre qui, e lo riempiamo di anestetici per dimenticarci che dobbiamo morire’ Sto male al vedere distrazione di fronte all’unico dramma della vita dell’uomo; che viviamo senza preoccuparci di Dio e della salvezza della nostra anima’.


 


‘Ai ragazzi vorrei urlare: Non perdete tempo, il padrone arriva come un ladro di notte, non andate dietro a cose vane, imparate a guardare in faccia alla morte, solo così capirete quale direzione dare alla vostra vita’.


 


5 ‘ Oltre ai percorsi per arrivare ad accettare Dio nella propria vita, vi sono altre attenzioni nella vita di P. Daniele, tra le quali metteremo in evidenza le seguenti.


 


Anzitutto i giovani. Anche da parroco, saranno i bambini, i ragazzi e i giovani la sua maggiore premura, pur senza dimenticare gli anziani e le famiglie. Il carisma salesiano, arrivato attraverso il P. Ugo, trova ampio spazio nel suo ministero.  ‘Scopro che devo solo voler bene, i ragazzi mi ascolteranno solo se gli ho voluto bene, se si sono sentiti accolti e ascoltati da me’. Il suo anelito più profondo è fare incontrare Gesù ai bambini e ai ragazzi che prepara ai sacramenti, che accoglie a Messa, che sfama con un piatto di minestra. ‘Solo se voglio bene’ posso far entrare nell’anima dei ragazzi questa sete di Dio’.


 


‘Tocco con mano come i miei ragazzi si lascino vincere dal mondo facile e dal progresso’ chiamarli ad un cammino distinto, dove al primo posto ci sia Dio, è un affare che ti costa parecchio’.


 


Scrive il giorno prima di essere sequestrato: ‘Mi dispiace che in Italia non si guardi alla cosa più importante, la devozione, il timor di Dio. Senza questo è tutto ridicolo, una pagliacciata’.


 


6 ‘ L’amore alla Chiesa lo si trova affermato in continuazione, anche quando rileva la sua pena nel constatare il poco impegno per la nuova evangelizzazione promossa dal Papa. 


 


Scriveva al vescovo Mons. Bertozzi, il padre del suo sacerdozio che ha tanto amato: ‘So che non sono solo, e soprattutto in questi anni sto scoprendo la gioia di avere una Chiesa per madre che ti accompagna’. E qualche mese dopo: ‘Desidero e voglio, con l’aiuto del Signore, mettere tutta la mia vita a servizio della Chiesa di Faenza-Modigliana con piena obbedienza al vescovo che ora la guida e ai suoi successori e di conseguenza andare dove Lei e i suoi successori riterranno opportuno’.


 


Il suo pensiero è di essere sempre con la Chiesa, di servire la Chiesa e di portare tutti al Signore attraverso la mediazione della Chiesa.


 


7 ‘ Assai significativo è il suo affetto per la Madonna, nel nome della quale conclude molte delle sue lettere, e che ama di un amore tenerissimo. Colpisce il racconto della Messa che celebra, appena rientrato in Perù dopo l’ordinazione presbiterale, nella chiesa di Chacas dedicata alla Madonna Assunta: ‘Entrai in chiesa, mi inginocchiai davanti alla Madonna’ Ricordo bene la commozione, non riuscivo a trattenere le lacrime’ Ho pianto per tutta la Messa‘.


 


8 ‘ Un ultimo pensiero lo riserviamo ai suoi canti, che per lui erano un modo per pregare e far pregare. Ad un gruppo di ragazzi che avevano fatto un recital per far conoscere la sua missione scrive: ‘Vorrei venirvi accanto, ad ognuno, per suonare e cantare con voi questa musica affinché possa giungere al cuore di ogni uomo e farlo sciogliere, farlo piangere e commuovere’ Coraggio ragazzi, vi accompagno con la chitarra assieme a tutti i miei ragazzi oratoriani, suonate e cantate con la vostra vita questa dolce musica i cui echi riecheggiano in Paradiso’.


 


9 ‘ Da oggi sentiremo parlare del Servo di Dio Daniele Badiali, anche se per noi sarà sempre P. Daniele. ‘La gente mi chiama padre, questo nome tante volte mi fa paura, solo Dio sa essere padre’ la gente ti fa padre e sono obbligato ad accettare questa parte’. Potremo rivolgerci a lui nella preghiera personale e invocare la sua intercessione.


 

10 ‘ Iniziando la causa per la beatificazione e canonizzazione di P. Daniele noi chiediamo alla Chiesa di riconoscere l’eroicità delle virtù e la santità della sua vita. Se il Signore nei suoi disegni vorrà concedere la glorificazione qui in terra del suo servo, egli potrà diventare un esempio di vita santa e il suo messaggio un forte richiamo a mettere Dio come primo scopo della nostra vita, perché Lui sia la nostra gioia qui in terra e la beatitudine eterna nel Cielo