OMELIA per la GIORNATA MONDIALE della PACE

Faenza, Basilica Cattedrale, 1 gennaio 2008
01-01-2008


I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. La realtà della famiglia è la prima che viene incontrata dai pastori che hanno seguito l’invito degli angeli ad andare a Betlemme di Giudea per vedere il segno del salvatore che è nato. Non è sbagliato mettere il Cristo Signore, salvatore del mondo che porta la pace in terra agli uomini amati da Dio, nel contesto della sua famiglia umana, che è presente non per caso, ma per un preciso disegno voluto da Dio stesso; basti pensare cosa ha fatto Dio per mettere Giuseppe a fianco di Maria, la madre di Gesù.


‘Famiglia umana, comunità di pace’, è il messaggio per la giornata della pace 2008. La solennità della maternità divina di Maria non è in contrasto con questo tema; anzi può aiutarci a vederlo in modo pieno, nella sua proiezione trascendente. La pace infatti richiede un fondamento che sia all’origine di tutti gli uomini, che formano insieme una grande famiglia, figli tutti dell’unico Padre che è nei cieli.


Ma per evitare di parlare di famiglia umana come di una immagine e non come di una realtà, è necessario, come dice il Papa, vedere che proprio la famiglia naturale, formata dall’unione stabile di un uomo e di una donna nel matrimonio, è la cellula fondamentale della società, e ‘costituisce il luogo primario dell’umanizzazione della persona e della società’. In altre parole è nella famiglia che si impara a stare al mondo, a vivere insieme agli altri, a sapere che non tutto ci è dovuto, ma che, anzi, noi dobbiamo molto agli altri. O meglio: tutto questo è possibile che avvenga nella famiglia, se questa è rispettata come tale, e non è insidiata nella sua identità fondamentale.


Dice ancora il Papa: ‘In una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace’. E ne fa un elenco dettagliato, che pur essendo solo esemplificativo, è tuttavia assai interessante, perché fa vedere che senza una vera educazione alla pace, non crescono uomini e donne di pace. Possono crescere individui che pretendono la pace dagli altri, che sanno gridare il diritto alla pace, ma non sanno cogliere il dovere di costruire la pace, cominciando dalla propria famiglia per arrivare al mondo intero. Se è vero che la pace è un bene indivisibile, non la si può chiedere tra i vari popoli e non cercare di costruirla tra le persone, tra le famiglie, tra le classi sociali.


Le componenti fondamentali della pace che si apprendono in famiglia e che il Papa ricorda sono: ‘la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle’. Questo suppone ovviamente che vi sia l’esperienza di diversi figli, la quale purtroppo è sempre più rara. Verso la famiglia numerosa infatti continua una ottusa incomprensione da parte dello Stato, che non sa darle un sostegno vero per incoraggiarla.


Poi il Papa ricorda ‘la funzione dell’autorità espressa dai genitori’. Che al mondo ci debbano essere delle regole che stabiliscono una pacifica convivenza, lo si impara dall’esperienza che si fa in famiglia, nel rispetto della vita familiare con i suoi orari e le sue tradizioni, nelle scelte fatte dai genitori per tutti. Crescendo i figli daranno un contributo sempre maggiore alla famiglia, nel rispetto del bene comune e salvando sempre l’unità, in una delicata operazione di mantenimento della pace. Non per niente la pace in famiglia è uno dei beni più grandi, che si sperimentano in particolare in occasione delle feste come quella del Natale.


Infine il Papa richiama ‘il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, perdonarlo’. Come si vede è l’esercizio della carità per il bene di tutti; è la solidarietà per i membri più fragili; è la comprensione degli errori, sapendo che solo Dio conosce bene il cuore dell’uomo.


Non si deve pensare che ciò che fa la famiglia sia una partenza troppo lontana dalle situazioni internazionali; si tratta primariamente di formare una mentalità che sappia vedere il problema della pace nella sua luce di verità, che richiede certamente il fondamento del diritto internazionale, ma richiede anche il riconoscimento di un Fondamento trascendente che faccia della società non una aggregazione di vicini, ma una comunità di fratelli e di sorelle, chiamati a formare una grande famiglia (cfr. n. 6).


La comune origine e il comune destino di tutti gli uomini, la natura delle cose sono alla base della legge morale da seguire nel rapporto tra persone, aggregazioni e popoli; questo lo si impara dalla propria esperienza familiare, e si capisce che deve essere coerente a tutti i livelli. Per cogliere l’importanza di questa affermazione, basta vedere la coerenza della opposta situazione negativa: quando non si accetta una norma morale fondata sulla natura delle cose per la propria vita personale e familiare, si finisce per non riconoscerla nemmeno per i rapporti tra le nazioni e tra i popoli, come hanno dimostrato i totalitarismi dell’ultimo secolo che erano diventati sorgenti autonome del diritto.


Il messaggio del Papa richiama poi l’attenzione ad alcuni problemi attuali per la stabilità della pace nel mondo, come il rispetto dell’ambiente e l’uso delle risorse energetiche, l’economia nell’epoca della globalizzazione e la corsa agli armamenti.


È da 40 anni che la Chiesa con costanza richiama l’impegno di tutti per la pace nel mondo, e non solo in occasione di particolari conflitti. Proprio perché si deve constatare la fragilità degli argomenti umani, che tuttavia non vanno trascurati per l’importanza della cosa, i cristiani devono fare affidamento anche alla preghiera, implorando da Dio senza stancarsi il grande dono della pace. ‘I cristiani, conclude il Papa, sanno di potersi affidare all’intercessione di Colei che, essendo Madre del Figlio di Dio fattosi carne per la salvezza dell’intera umanità è Madre comune’.


La solennità della Madre di Dio viene celebrata dalla liturgia nel contesto dei misteri del Natale. Il figlio nato da Maria è il Verbo di Dio; quindi Maria si può chiamare a buon diritto Madre di Dio, come fu affermato dal Concilio di Efeso nel 431. questa verità non allontana da noi la Vergine santa, ma la colloca nella sua vera luce nel disegno divino della nostra salvezza. A Lei possiamo rivolgerci per chiedere le grazie che più ci stanno a cuore, come quella della pace nel mondo, Lei che ci ha donato il Principe della pace.