Non abbiate paura di Cristo

Saluto alla Città e Diocesi in occasione dell'ingresso
30-05-2004

‘Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo’.

Con questo saluto dell’Apostolo vengo a voi, fratelli di Faenza-Modigliana; con questo saluto rispondo a quello che mi hanno rivolto Mons. Vicario Generale e il Signor Sindaco di Faenza, che ringrazio per quanto hanno voluto esprimere a nome dei fedeli e del popolo di Faenza-Modigliana, fin da questo primo incontro.

E’ significativo per il Vescovo essere accolto nella Piazza del popolo, dove tutti siete stati convocati per il solo fatto di essere cittadini di questa terra, perché tutti insieme, nella varietà delle generazioni, delle provenienze e delle culture formate un solo popolo. A servizio di questo popolo, che ho amato pur senza conoscerlo appena ho saputo di essere stato qui inviato, intendo spendere gli anni del mio ministero episcopale.

Mi è caro fin da questo momento ricordare con affetto Sua Ecc.za Mons. Italo Castellani, che saluto di tutto cuore e ringrazio per quanto ha fatto per Faenza-Modigliana negli anni della sua presenza in mezzo a voi; e so che gli avete voluto bene.

Nel saluto del Signor Sindaco di Faenza, e dalla presenza di tanti sindaci, ho percepito il segno di una accoglienza cordiale da parte di tutte le amministrazioni locali del territorio, da Marradi ad Alfonsine; ringrazio tutte le autorità che hanno voluto essere presenti, e porgo loro il mio saluto sincero, in attesa di altre occasioni d’incontro per collaborare per il bene della nostra gente.

‘La Chiesa, perseguendo il suo proprio fine di salvezza, dice il Concilio, non solo comunica la vita divina, ma in qualche modo diffonde su tutto il mondo la sua luce, soprattutto perché eleva la dignità della persona umana’ La Chiesa con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, è convinta di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia’ (G.S. 40).

Il nostro mondo, minacciato a tutti i livelli di imbarbarimento, ha bisogno che tutti coloro che hanno qualche responsabilità nella vita associata, nel campo educativo, nella difesa dei diritti dei più deboli, nell’operare la giustizia e la pace facciano la loro parte. La Chiesa non si tira indietro; e ritiene di fare la propria parte non sostituendosi a compiti di altri, ma perseguendo il proprio fine di salvezza, nell’annuncio del Vangelo e nella costruzione della comunità dei figli di Dio.

Con questo siamo certi di essere accanto ai problemi veri della gente, perché, come dice ancora il Concilio, ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore’ (G.S. 1).

Gli uomini del nostro tempo hanno voluto provare a vivere come se Dio non esistesse; ma lontani da Dio non andremo lontano. Ce ne siamo accorti già nel consumo sregolato delle fonti di energia, contro il quale la natura si ribella; ce ne stiamo accorgendo nell’economia, dove se non si rispettano i comandamenti di Dio ci rimettono tutti; in ambito scientifico viene ormai riconosciuta la necessità di rispettare l’origine della vita almeno nel regno vegetale, anche se non si capisce la disinvoltura con cui si vorrebbe manipolare l’origine della vita umana; ce ne stiamo accorgendo, anche se qualcuno fa fatica ad ammetterlo, nel disfacimento della famiglia umana, con i danni provocati sui figli e con prospettive difficili anche per la pace sociale.

La Chiesa, esperta di umanità, e illuminata dalla fede, intende dare il proprio contributo per il bene di tutti gli uomini, perché ognuno possa sperare senza inganni, possa costruire una società più rispettosa di ogni singola persona, a cominciare dai più piccoli e indifesi, possa operare per una pace non velleitaria ma costruita sulla giustizia, la verità, l’amore e la libertà.

L’esperienza delle opere sociali promosse in modo generoso ed esemplare anche dai cristiani di questa terra, non è stato certo un espediente per farsi perdonare l’annuncio del Vangelo e la formazione cristiana dei ragazzi; è stata invece la risposta di uomini e di donne credenti in Cristo vincitore del peccato e della morte, che hanno sentito il bisogno di testimoniare con i fatti la loro fede e la loro speranza.

Con questo si vuol dire che è possibile diventare nuove creature: non vogliamo rassegnarci all’uomo che con la sua malvagità fa arrossire le belve; e nemmeno vogliamo fermarci a rimpiangere il passato. Caso mai il passato ci dice che ciò che è stato possibile allora è possibile anche adesso.

Ma non si deve pensare che la Chiesa possa promuovere opere sociali, educative e rieducative, o animare la carità volontaria, l’assistenza sociale e sanitaria, o costruire le case di accoglienza per gli anziani o per gli handicappati se viene meno il suo rapporto con il Signore Gesù nell’Eucaristia e nella preghiera. Non durerebbero un giorno in più tutte le opere caritative e sociali della Chiesa se ci mancasse la Messa, o venisse meno la preghiera delle Suore di Clausura e degli stessi cristiani; tutto questo è per noi come l’aria che respiriamo.

Non abbiate paura di Cristo, ci dice il Papa Giovanni Paolo II; non abbiate paura della Chiesa; non abbiate paura nemmeno dei cristiani, che pur con tutti i loro limiti, vogliono anch’essi operare per il bene di tutto l’uomo e di ogni uomo.

Questa è una terra che ha un glorioso passato, e oggi non vuole essere da meno di fronte alle sfide che l’attendono, perché vuole consegnare alle generazioni future le ragioni per vivere e sperare.

Il Vescovo che inizia oggi il suo cammino in questa Chiesa vuole continuare con essa un impegno che viene da lontano, che porta l’impronta dei Pastori, delle associazioni laicali, di religiosi e religiose che hanno operato per il bene di tutto il popolo di Faenza-Modigliana. Vogliamo insieme mantenere la dovuta attenzione alle vicende del mondo intero, ai problemi dei paesi in difficoltà, verso i quali si è già orientato l’impegno missionario di questa Chiesa, che ha inviato nel mondo i suoi figli che hanno saputo essere evangelizzatori, testimoni della carità e martiri.

La Chiesa desidera collaborare con tutti gli uomini di buona volontà anzitutto nella condivisione dei principi fondamentali della nostra civiltà, senza dei quali non è possibile vivere in pace nella diversità delle culture. Di cose da fare ce ne sono tante e ce ne saranno sempre; oggi è più importante però sapere come e perché, per fare i passi giusti nella direzione giusta, perché a tutti noi è chiesto di far incontrare agli uomini di oggi e di domani la più grande speranza.