[giu 28] Omelia – 65° Anniversario Sacerdotale di don Anselmo Fabbri e don Bruno Malavolti

28-06-2020

Brevi profili

Due sacerdoti marradesi ricordano, lunedì 29 giugno 2020, solennità dei Santi Pietro e Paolo, l’anniversario della loro Ordinazione Sacerdotale: sono ben 65 anni che esercitano il Ministero Sacro svolto interamente nel territorio di Marradi.

Don Anselmo, appena ordinato sacerdote, fu nominato parroco di Gamogna e successivamente di Lutirano, per trasferirsi poi a S. Adriano e assumere anche l’incarico di S. Martino in Gattara.

Incarichi che ha lasciato lo scorso anno per raggiunti limiti di età.

Don Bruno è stato cappellano a Marradi, parroco a Campigno e quindi a Crespino del Lamone dove tuttora è parroco.

Nel 1955 furono ordinati sacerdoti dal vescovo di Modigliana, mons. Massimiliano Massimiliani, assieme a don Arnaldo Caroli, anch’egli di origine modiglianese, defunto nel 2009.

Ai festeggiati esprimiamo l’augurio di ogni Benedizione celeste per loro e per le Comunità che hanno guidato nel corso del loro Ministero.

Omelia: Marradi 28 giugno 2020

Cari presbiteri, oggi, ricordando anche la solennità dei santi Pietro e Paolo, è certamente giorno di gratitudine. Specie per il dono che vi è stato fatto dal Signore: vi ha chiamati ad essere doppiamente suoi. Non solo perché appartenenti a lui, mediante il Battesimo, ma anche perché da lui consacrati per prolungarne nei sacramenti il dono della sua vita. È grande il mistero di coloro che impersonano Gesù Cristo, che perdona nel sacramento della Riconciliazione e che sull’altare ne rende attuale l’offerta totale al Padre, donando se stesso, versando il proprio sangue, perché tutti possano partecipare al suo sacrificio, al suo sacerdozio. Oggi rinnovate il vostro «magnificat», con il cuore traboccante di gioia. Il Signore, mediante voi, ha compiuto meraviglie: ha ricolmato di beni gli affamati, ha rinnovato i cuori, ha rialzato coloro che erano caduti, ha redento il suo popolo perché potesse essere nel mondo, con il suo Signore, sacerdote re e profeta.

Cari fratelli e sorelle, che partecipate questa sera all’anniversario di ordinazione presbiterale di don Bruno e di don Anselmo, tanto più potete esultare con loro e capire il dono che il Signore ha fatto a questo territorio, alla comunità cristiana, quanto più siete impegnati, per davvero, a essere lievito, sale e luce per le famiglie, le istituzioni e la società civile. Se non si partecipa alla loro festa dal profondo del cuore, felici di essere redenti, se siamo qui solo come spettatori estranei al mistero del loro ministero, come se non ci riguardasse, abbiamo la cartina tornasole per dire che forse non viviamo, nell’intimità di Cristo, con Lui, Verbo incarnato, morto e risorto per far nuove tutte le cose.

I sacerdoti sono tali per essere al servizio del loro popolo, per renderlo fiume che attraversa i deserti della vita e li fa fiorire, rendendoli rigogliosi e ricchi di frutti abbondanti. È alla luce di questo grande compito delle comunità cristiane che dobbiamo guardare all’anniversario dell’ordinazione presbiterale di don Anselmo e di don Bruno. E così comprendiamo meglio la loro vita di servizio alla trascendenza di Dio, per rendere ognuno più capace di fede, di pensiero nuovo, di sapienza. Hanno esercitato il loro ministero prima nella Diocesi di Modigliana con tenacia, sacrificio, vicini alla loro gente di montagna, e poi, com’è ancora, nella Diocesi di Faenza-Modigliana. I nostri don Anselmo e don Bruno potrebbero raccontarci tutta la loro dedizione alla gente in estate ed in inverno, il loro impegno nell’accompagnare piccoli, giovani, fidanzati, famiglie, adulti ed anziani, comunità, sparse sui pendii. E tutto ciò affidandosi al Signore, meditando sul suo Vangelo, studiando e qualificandosi per l’insegnamento, annunciando Gesù, vivendo la carità cristiana, dando il meglio di sé. Per la loro gente hanno vissuto con dedizione, hanno sofferto e condiviso anche le loro povertà. Conoscendoli, possiamo dire che hanno comunicato forza nell’amore, speranza. Hanno sempre puntato a fare dei loro parrocchiani i migliori, persone innamorate di Cristo, laboriose, capaci di condividere e di accontentarsi del poco. Oggi, forse, il loro cuore soffre per constatare: lo spopolamento che ha impoverito le comunità, per dover registrare parecchio distacco tra fede e vissuto quotidiano, la diminuzione del senso di appartenenza alla Chiesa, il deficit di conoscenza del Vangelo, della vita religiosa. Ma soprattutto perché non si vedono all’orizzonte nuove generazioni che siano determinate nel farsi carico dell’annuncio e della testimonianza cristiani in questo territorio. La loro sofferenza dovrebbe essere per noi uno sprone per riconsiderare la nostra chiamata e la nostra vocazione cristiana: essere e vivere per il dono più grande della vita, Dio. In particolare, vivere Gesù Cristo, essere suoi, condividere la sua vita e il suo dono immenso: l’oceano infinto dell’Amore di Dio, in cui abbeverare il nostro cuore sempre inquieto. Per tutto questo diventa urgente, cari presbiteri e cari fratelli e sorelle che preghiamo per le vocazioni, non escluse quelle presbiterali e quelle religiose. Come sacerdoti, genitori, catechisti, animatori non possiamo mollare. Accompagniamo i nostri giovani con simpatia. Non abbandoniamoli a se stessi. Facciamoli incontrare più profondamente con Gesù Cristo. Coinvolgiamoli in momenti di svago felice, ma anche di impegno a servizio degli altri, specie i più bisognosi. Rendiamoli protagonisti sia della costruzione della comunità cristiana, sia della costruzione di un nuovo mondo, più attento alla casa comune, alla giustizia e alla pace. Questo era, in fin dei conti, l’obiettivo del Sinodo dei giovani.

In questa Eucaristia di gioia ringraziamo il Signore per il sacerdozio di don Bruno Malavolti e di don Anselmo Fabbri. Preghiamo per le vocazioni. Siamo credenti autentici, facendo della nostra vita un dono incessante.

+ Mario Toso