Archivi della categoria: INIZIATIVE PASTORALI

Il 17 gennaio la Giornata del dialogo ebraico-cristiano: incontro a San Francesco

Martedì 17 gennaio alla chiesa di San Francesco di Faenza si terrà un incontro per la XXXIV Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Ospiti saranno Miriam Camerini, esperta in ebraismo e in collegamento da Gerusalemme, Lidia Maggi e Angelo Reginato, pastori della Chiesa Battista. Purtroppo, diversamente da quanto annunciato, per motivi di salute non riuscirà invece a essere rabbino capo di Ferrara Luciano Caro.

L’incontro, promosso dall’Ufficio Ecumenismo delle Diocesi di Faenza e Imola, ha il patrocinio del Comune di Faenza.

La giornata del 17 gennaio, che prelude alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, avrà quest’anno un respiro ecumenico, e sarà sempre il profeta Isaia ad accompagnare le riflessioni delle due iniziative passando dalla consolazione del capitolo 40 all’austerità del capitolo 1.
Scrive il consiglio dell’assemblea rabbinica nel sussidio promosso insieme alla CEI:
Nel calendario ebraico, si celebra d’estate un periodo speciale, particolarmente austero, di tre settimane, che inizia con un digiuno (il 17 di Tamuz) e finisce con un altro digiuno, ancora più rigoroso, quello del nove di Av. In questo giorno si ricordano le distruzioni del primo e del secondo Santuario di Gerusalemme e molte altri eventi luttuosi che hanno funestato la storia ebraica. Nel sabato che precede il 9 di Av si legge, con melodia struggente, il capitolo 1 di Isaia, quello della “Visione”, severa e minacciosa. Nel sabato successivo l’atmosfera cambia, è il momento della ripresa, della consolazione, il brano scelto per segnalarlo è proprio Isaia 40, che inizia con le parole Nachamù nachamù ‘amì, “Consolate, consolate il Mio popolo”. Questa volta la melodia è solenne e festiva. […]. Il popolo di Israele, pur colpito da sciagure, sa che dopo il lutto viene la consolazione, la vita riprende, il legame con il Signore torna ad esprimersi su toni più sereni, nell’attesa fiduciosa della completa redenzione, su questo percorso il messaggio è sempre valido. Tanto radicata è la consuetudine di quel brano, che si presta pure, nel linguaggio dialettale degli ebrei italiani, a un proverbio meteorologico: “Nachamù, nachamù e l’estate non c’è più”.
Nel sito si possono trovare i sussidi predisposti a livello nazionale per le iniziative. Per l’approfondimento e lo sviluppo dei dialogo con gli ebrei ci sono vari materiali qui

 


Gmg Lisbona 2023: Domenica 15 gennaio serata di presentazione in Seminario

Domenica 15 gennaio in Seminario a Faenza si terrà la serata diocesana di presentazione alla Giornata mondiale della Gioventù 2023 di Lisbona. Un incontro per tutti i giovani, gli educatori, i sacerdoti che vogliono conoscere il programma dettagliato del nostro pellegrinaggio a Lisbona. Il percorso di preparazione e tutte le info per vivere questa esperienza con papa Francesco e tutti i giovani del mondo.


Sinodo dei Giovani work in progress: nuovi incontri da gennaio 2023

L’area Giovani e Vocazioni della Diocesi di Faenza-Modigliana rilancia il cammino del Sinodo dei Giovani 2017-19 con nuovi eventi aperti a tutta la comunità. Gli incontri, dal taglio interattivo, saranno condotti da Riccardo Pollini, laureato in Scienze dell’Educazione presso l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, che presenterà la sua tesi dedicata proprio al Sinodo dei Giovani di Faenza. Si parte lunedì 16 gennaio alle 20.45 a Modigliana, nel salone del circolo parrocchiale (piazza Battisti, 9). Il secondo incontro sarà alla parrocchia di San Michele di Bagnacavallo lunedì 30 gennaio alle 20.45, mentre lunedì 6 febbraio alle 20.45 l’incontro avrà luogo nella parrocchia del Paradiso di Faenza.

A tutti e tre gli incontri parteciperà anche il vescovo monsignor Mario Toso.


Gli auguri di Buon Natale dal Vescovo Mario

vescovo mario primo piano

Vieni Signore Gesù! Vieni con la tua giustizia e la tua pace. Abbiamo manifestato per la pace. Abbiamo pianto perché popoli cristiani, che dicono di conoscerti e di amarti, continuano a combattersi, a uccidersi. Nonostante le tragedie umane, le distruzioni insensate, la ferocia contro i propri fratelli, la guerra non sembra placarsi. Le nubi hanno fatto piovere il Giusto. Il Salvatore è già venuto e per ogni giorno della nostra vita viene sempre. Dunque, cosa deve avvenire perché l’umanità non distrugga se stessa? Quale alba deve sorgere su di noi recidivi, ribelli rispetto al dono del Signore? Non bastano i morti, le famiglie distrutte, le inaudite violenze delle torture sugli innocenti? Non bastano la ferocia e l’accanimento distruttivo che lasciano solo macerie e non aprono spiragli alla voglia del perdono, all’abbraccio fraterno? Perché il fuoco che il Signore è venuto a portare non riscalda ancora i nostri cuori e non li mobilita, con slancio e bramosità di bene, nell’opera congiunta della costruzione diuturna della pace? Forse, in noi non c’è desiderio di Dio. Il nostro cuore è pieno di tutto e non c’è posto per Lui, che viene con splendore a visitarci, per farci dono di Lui stesso amore infinito, senza tramonto. Forse, in noi non c’è conversione vera e profonda. Forse, non vogliamo che Dio abiti in noi, con noi. Il nostro io si è ingrandito a dismisura, al punto che ci riempie con tutto sé stesso e non lascia spazio per Colui che ci ama e si fa uno di noi per dirci quanto ci ama perdutamente. Perché il nostro cuore e il nostro spirito non vibrano più per Colui che è Signore-nostra-vita, Signore-nostra-giustizia, Signore-nostra-pace? Siamo, forse, impazziti? Di fronte al Signore che viene a visitarci possiamo rallegrarci solo mediante una conversione che fa ritrovare noi stessi secondo quell’immagine secondo cui siamo fatti.

Carissimi tutti, piccoli, grandi, nonni, il vescovo che il Signore ha affidato alla vostra misericordia, vi supplica, vi prega, vi scongiura: non tenete chiuse le porte del vostro cuore a Colui che viene per donarci il Padre e lo Spirito d’amore, perché siamo davvero un’unica famiglia, che vive della sua Vita, della sua Bellezza, della sua Creatività. Il sovrabbondante dono che il Figlio ci reca è potenza di Dio che fa nuove tutte le cose, le nostre famiglie, le nostre comunità, associazioni, aggregazioni e movimenti. Accogliamo l’Amore pieno della Verità! Buon Natale e felice anno nuovo.

                                                    + Mario Toso

                                    Vescovo di Faenza-Modigliana

Pastorale della Disabilità: scarica le preghiere in CAA

In occasione del Natale la Pastorale della Disabilità della Diocesi di Faenza-Modigliana propone tre preghiere in CAA (Comunicazione aumentativa alternativa) per dare a tutti la possibilità di imparare le preghiere assieme. I testi dell’Ave Maria, Padre Nostro Gloria sono inoltre proposte in dialetto romagnolo. La Comunicazione Aumentativa Alternativa  è un approccio dai vari volti, ma dallo scopo univoco di offrire alle persone con bisogni comunicativi complessi la possibilità di comunicare tramite canali che si affiancano a quello orale.

Ave Maria

Padre Nostro

Gloria


Il 1° Gennaio la Diocesi invita tutti a partecipare alla Passeggiata per la Pace

Per riflettere sulle parole del Papa, domenica 1° gennaio, la Diocesi, propone una Passeggiata per la Pace in luoghi simbolici della città di Faenza. Il ritrovo è alle ore 16 presso il Seminario, in viale Stradone, 30. Parteciperanno al corteo ucraini e russi e fedeli di diverse religioni. In questo modo, si riprende un percorso di dialogo e riconciliazione, dallo stesso luogo in cui lo scorso 6 marzo si era tenuta la Preghiera ecumenica per la Pace, celebrata insieme a fratelli ucraini, moldavi e rumeni, di diverse confessioni cristiane.

Nel Seminario si ricorderà il Papa Giovanni XXIII, che proprio sessant’anni fa, pubblicò la sua ultima Enciclica: la “Pacem in terris” nella quale si definiva “follia” la guerra. Attraversando la strada si renderà omaggio ai sanitari impegnati in questi anni ad affrontare la pandemia. Si proseguirà per via Giovanni da Oriolo per transitare davanti alla chiesa di San Savino, in uso alla Chiesa ortodossa Moldava legata al Patriarcato di Mosca e poi davanti alla chiesa di San Vitale in uso alla Chiesa cattolica Ucraina. Si svolterà su via Paganelli e da qui, attraverso via Ugonia, si raggiungerà il Museo delle Ceramiche distrutto e poi ricostruito dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Si proseguirà su viale Baccarini, costeggiando il monumento alla Resistenza e poi su viale IV novembre e viale delle Ceramiche. Qui si ricorderanno due civili uccisi per rappresaglia, nel 1944, al Ponte di Felisio, vicino a Solarolo. Si proseguirà con la visita alle famiglie di profughi ucraini ospitati presso il monastero di Santa Chiara. Le clarisse, attualmente a Monte Paolo, festeggeranno nel 2023 ottocento anni di vita. Poi, attraverso corso Garibaldi si giungerà in piazza della Libertà e quindi piazza del Popolo. Accanto alla Torre dell’Orologio, vi è la targa che ricorda i 1015 faentini civili, morti nell’ultima guerra. Nei pressi l’asta portabandiera sormontata dal simbolo della Repubblica. Alla nascita della quale hanno contribuito in modo significativo anche due figli di Faenza: Pietro Nenni e Benigno Zaccagnini. Personaggi di prima grandezza, di opposti schieramenti politici dell’epoca, furono eletti il 2 giugno 1946 alla Costituente. Qui 75 anni fa, approvarono la Costituzione il cui art. 11 ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ritornando sui propri passi si salirà sulla scalinata del Duomo, dove si ricorderà San Nevolone, qui venerato. Francescano secolare del 1200 e pacificatore tra fazioni cittadine. Fu, probabilmente, tra coloro che, vivente San Francesco, si rifiutavano di giurare di seguire in armi il proprio Podestà in osservanza alla propria regola che vietava di giurare e usare e portare armi. Il Papa di allora li prese sotto la propria protezione. A seguito di ciò, ad essi vennero affidati servizi civili di assistenza e di manutenzione pubblica. La camminata si concluderà alle ore 18 all’interno della Cattedrale con la messa celebrata dal vescovo Mario Toso.


Il Messaggio del Papa per la 56esima Giornata Mondiale della Pace: “Nessuno può salvarsi da solo”

Nessuno può salvarsi da solo.
Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace

Messaggio del Santo Padre Francesco per la 56.ma Giornata
Mondiale della Pace (1° gennaio 2023), 16.12.2022

«Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte» (Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi 5,1-2).

1. Con queste parole, l’Apostolo Paolo invitava la comunità di Tessalonica perché, nell’attesa dell’incontro con il Signore, restasse salda, con i piedi e il cuore ben piantati sulla terra, capace di uno sguardo attento sulla realtà e sulle vicende della storia. Perciò, anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino. Per questo San Paolo esorta costantemente la Comunità a vigilare, cercando il bene, la giustizia e la verità: «Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri» (5,6). È un invito a restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nel dolore o nella rassegnazione, a non cedere alla distrazione, a non scoraggiarci ma ad essere invece come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba, soprattutto nelle ore più buie.

2. Il Covid-19 ci ha fatto piombare nel cuore della notte, destabilizzando la nostra vita ordinaria, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre abitudini, ribaltando l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti nostri fratelli e sorelle. Spinti nel vortice di sfide improvvise e in una situazione che non era del tutto chiara neanche dal punto di vista scientifico, il mondo della sanità si è mobilitato per lenire il dolore di tanti e per cercare di porvi rimedio; così come le Autorità politiche, che hanno dovuto adottare notevoli misure in termini di organizzazione e gestione dell’emergenza. Assieme alle manifestazioni fisiche, il Covid-19 ha provocato, anche con effetti a lungo termine, un malessere generale che si è concentrato nel cuore di tante persone e famiglie, con risvolti non trascurabili, alimentati dai lunghi periodi di isolamento e da diverse limitazioni di libertà. Inoltre, non possiamo dimenticare come la pandemia abbia toccato alcuni nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze. Ha minacciato la sicurezza lavorativa di tanti e aggravato la solitudine sempre più diffusa nelle nostre società, in particolare quella dei più deboli e dei poveri. Pensiamo, ad esempio, ai milioni di lavoratori informali in molte parti del mondo, rimasti senza impiego e senza alcun supporto durante tutto il periodo di confinamento. Raramente gli individui e la società progrediscono in situazioni che generano un tale senso di sconfitta e amarezza: esso infatti indebolisce gli sforzi spesi per la pace e provoca conflitti sociali, frustrazioni e violenze di vario genere. In questo senso, la pandemia sembra aver sconvolto anche le zone più pacifiche del nostro mondo, facendo emergere innumerevoli fragilità.

3. Dopo tre anni, è ora di prendere un tempo per interrogarci, imparare, crescere e lasciarci trasformare, come singoli e come comunità; un tempo privilegiato per prepararsi al “giorno del Signore”. Ho già avuto modo di ripetere più volte che dai momenti di crisi non si esce mai uguali: se ne esce o migliori o peggiori. Oggi siamo chiamati a chiederci: che cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia? Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini, per essere meglio preparati, per osare la novità? Quali segni di vita e di speranza possiamo cogliere per andare avanti e cercare di rendere migliore il nostro mondo? Di certo, avendo toccato con mano la fragilità che contraddistingue la realtà umana e la nostra esistenza personale, possiamo dire che la più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo. È urgente dunque ricercare e promuovere insieme i valori universali che tracciano il cammino di questa fratellanza umana. Abbiamo anche imparato che la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace. Nel nostro mondo che corre a grande velocità, molto spesso i diffusi problemi di squilibri, ingiustizie, povertà ed emarginazioni alimentano malesseri e conflitti, e generano violenze e anche guerre. Mentre, da una parte, la pandemia ha fatto emergere tutto questo, abbiamo potuto, dall’altra, fare scoperte positive: un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali.

4. Al tempo stesso, nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia da Covid-19 fosse stato superato, una nuova terribile sciagura si è abbattuta sull’umanità. Abbiamo assistito all’insorgere di un altro flagello: un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte umane colpevoli. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante. Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr Vangelo di Marco 7,17-23).

5. Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune. Per fare questo e vivere in modo migliore dopo l’emergenza del Covid-19, non si può ignorare un dato fondamentale: le tante crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo sono tutte interconnesse, e quelli che guardiamo come singoli problemi sono in realtà uno la causa o la conseguenza dell’altro. E allora, siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione. Dobbiamo rivisitare il tema della garanzia della salute pubblica per tutti; promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà; prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune e attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico; combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà. Lo scandalo dei popoli affamati ci ferisce. Abbiamo bisogno di sviluppare, con politiche adeguate, l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati nelle nostre società. Solo spendendoci in queste situazioni, con un desiderio altruista ispirato all’amore infinito e misericordioso di Dio, potremo costruire un mondo nuovo e contribuire a edificare il Regno di Dio, che è Regno di amore, di giustizia e di pace. Nel condividere queste riflessioni, auspico che nel nuovo anno possiamo camminare insieme facendo tesoro di quanto la storia ci può insegnare. Formulo i migliori voti ai Capi di Stato e di Governo, ai Responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai Leaders delle diverse religioni. A tutti gli uomini e le donne di buona volontà auguro di costruire giorno per giorno, come artigiani di pace, un buon anno! Maria Immacolata, Madre di Gesù e Regina della Pace, interceda per noi e per il mondo intero.

Dal Vaticano, 8 dicembre 2022
FRANCESCO

Parte il 2° anno di Cammino sinodale. Ecco i 4 cantieri

Il 28 novembre scorso si sono ritrovati in Seminario a Faenza un’ottantina di persone tra moderatori e segretari che l’anno scorso hanno coordinato il servizio di ascolto dei gruppi sinodali. Serata ricca di spunti a partire dalla riflessione di apertura di monsignor Mario Toso che ha delineato i due grandi assi di questo secondo anno di ascolto: approfondimento e allargamento. Approfondimento di quanto emerso nel primo anno. Allargamento, quale tentativo di coinvolgimento di nuove persone e gruppi.

La referente diocesana Cristina Dalmonte ha ampliato la riflessione facendo riferimento al Concilio Vaticano II e mostrando come il cammino sia un lungo percorso che ci precede e del quale vediamo solo a distanza di anni i primi frutti. La parte centrale della serata è stata la presentazione di Alessandra Scalini dello Strumento diocesano elaborato dalla squadra sinodale, in cui si declinano i cantieri scelti a livello nazionale con il frutto ‘locale’ dell’ascolto del primo anno. Questa scelta è frutto del discernimento dell’équipe e costituisce un punto di riferimento significativo che rende concreto e accessibile la domanda del Sinodo per il nostro territorio.

Il cantiere dell’Annuncio

L’approfondimento di quest’anno sarà sulle parole, sulla voce del Popolo di Dio della Chiesa di Faenza-Modigliana. Nel primo anno è emersa con forza la tematica dell’annuncio, il problema dei linguaggi con cui la Chiesa cerca di mettere in collegamento il Vangelo con il mondo, il tema dei giovani come soggetto con cui camminare e con i quali stare al passo, la ferialità come luogo quotidiano della presenza silenziosa dello Spirito: ecco il primo cantiere dell’annuncio, dell’attenzione ai vari ambiti in cui portare la buona notizia di un Dio che è Amore.

Il cantiere delle Relazioni

Nel primo anno abbiamo ascoltato il desiderio di relazione, e quindi il problema della frammentazione che caratterizza la nostra Chiesa, la sfida della catechesi come cammino di accompagnamento nella crescita della fede: ecco il secondo cantiere, quello delle relazioni. Di come viviamo le strutture e il nostro modo di esser Chiesa.

Il cantiere dei Ministeri

Poi vorremmo approfondire il tema dei ministeri, ovvero dei servizi e del servizio di guida all’interno della Chiesa, il tema dei preti come servitori particolari della Chiesa, e della formazione orientata all’ascolto del Maestro. Ecco il terzo cantiere dei ministeri.

Il cantiere della Liturgia

Infine, la nostra Diocesi ha scelto di approfondire il cantiere della liturgia, ovvero della celebrazione della messa, dei sacramenti e della Liturgia delle Ore: la grande domanda sulla spiritualità e sui riti è riconosciuta come un elemento fondamentale e imprescindibile del nostro essere Chiesa.

Quindi saremo chiamati ad approfondire il cantiere dell’annuncio, il cantiere delle relazioni, il cantiere dei ministeri e il cantiere della liturgia. In queste quattro tematiche vediamo il desiderio delle persone di un coinvolgimento e di un rinnovato modo di partecipazione.

Si riprende il cammino: ogni gruppo è chiamato ad approfondire uno dei 4 cantieri

E proprio la nostra Chiesa è chiamata a confrontarsi con queste quattro tematiche che non vogliono essere solo parole, ma vogliono fin da subito trovare una realizzazione concreta in iniziative, laboratori, eventi, momenti di preghiera. La Cei ha scelto il nome di cantieri proprio per evidenziare la progressività del lavoro e la sua concretezza in questo secondo anno. In parallelo sono stati pensati alcuni ambiti considerati ‘lontani’ in cui allargare l’ascolto. Ospedali, mercati, cooperative agricole, aziende, biblioteca, web… sono tutti luoghi nei quali la nostra Chiesa vuole essere presente e ampliare la sua capacità di accoglienza e di ascolto.

Fatti sentire. La Chiesa ti vuole ascoltare.

In questa direzione va anche il potenziamento della sezione del sito dedicata al cammino sinodale che si arricchisce di nuovi spunti e che vuole essere un luogo di condivisione delle varie esperienze sperimentate sul territorio. Entro fine anno ciascun gruppo è chiamato a delimitare la tematica, o meglio il cantiere, da approfondire. Nei primi mesi del 2023, poi, si provvederà a calendarizzare gli appuntamenti dei vari gruppi. In aprile inizieranno lavori di sintesi su ciascun cantiere per riuscire a raccogliere i frutti più significativi.

Il sito diocesano: la sezione dedicata al Cammino sinodale

Fra gli ambiti in cui la Chiesa vuole allargare l’ascolto c’è il web. Il sito diocesano è stato aggiornato con una nuova sezione rivolta a un target ampio: la Chiesa vuole ascoltare più persone possibili per migliorare la propria missione. Nuove pagine, nuovi strumenti scaricabili, un maggior numero di informazioni per tutti. Il tentativo è di vivere questo ambiente digitale come luogo di incontro e di condivisione di esperienze.

L’invito è quello di mandare a sinodo@diocesifaenza.it le iniziative che possono essere utili per altri gruppi che stanno affrontando lo stesso cantiere per mettere in circolo idee e buone pratiche. In questo vogliamo rendere concreto quanto emerso dall’ascolto: i cantieri ci chiedono azioni concrete.

Vai a dare subito un’occhiata cliccando qui.


Monastero invisibile: sussidio di dicembre 2022

Chi aderisce all’iniziativa Monastero invisibile riceve mensilmente e gratuitamente un semplice sussidio: lungo tutto il 2022 saranno gli amici e le amiche di Gesù ‘della prima ora’ a orientare l’intercessione chiedendo innanzitutto a noi di coinvolgerci e di farci discepoli.  Chi concorda… può prendere contatti con Ufficio Giovani e vocazione e anche estendere l’invito ad altri. Accordati nel Signore, saremo esauditi. Parola Sua!

Per aderire al Monastero invisibile o condividere proposte, idee e opinioni, scrivere a pastoralevocazionale@diocesifaenza.it

L’equipe diocesana del Monastero invisibile

Referenti Monastero invisibile:

Nel caso decidessi di partecipare a questo percorso, ecco alcuni contatti che ti possono aiutare, guidare e accompagnare lungo il cammino :

Santa Maria Maddalena in Faenza, Luciana 333 2155714
San Savino (Beata Vergine del Paradiso) in Faenza, Rosangela 334 9566029
Santa Maria del Rosario in Errano, Cristina 389 9920412
Parrocchia di San Martino in Reda, Antonietta 3393798202

Scarica il sussidio di dicembre

Monastero invisibile dicembre 2022


Gmg diocesana: in 250 giovani a Errano. Le prime info su Lisbona 2023

Fede, amicizia, condivisione. In 250 giovani sabato scorso hanno partecipato alla Gmg diocesana ospitata dalla parrocchia di Errano. Un’occasione per riflettere assieme sulla spiritualità del cammino, con il capo formatore Agesci Andrea Provini. E poi la veglia e la professione di fede per 25 giovani presieduta dal vescovo Mario. Non sono mancati momenti di festa, accompagnati dalla musica dei BastardJazz. A Errano sono state infine date le prime info sulla Gmg mondiale di Lisbona, in programma nell’estate 2023. Approfondiamo alcuni di questi temi con don Massimo Geminiani, incaricato alla Pastorale giovanile.

Intervista a don Massimo Geminiani: “I giovani cercano testimoni autentici, ripartire da lì”

Don Massimo, quali riflessioni ed emozioni ci lascia la Gmg diocesana che si è svolta a Errano?

La presenza di così tanti giovani: non ci aspettavamo una risposta così grande. Questo è segno del desiderio dei nostri ragazzi e ragazze di ripartire e di essere parte della Chiesa. I giovani hanno potuto guardarsi attorno e vedere che tanti altri condividono lo stesso cammino con loro. Siamo molto soddisfatti di questa giornata: l’organizzazione è stata faticosa, ma è stata pienamente ripagata. Il messaggio del Papa in vista della Gmg di Lisbona – Maria si alzò e andò in fretta – ha guidato il tempo trascorso assieme. Il Papa invita i giovani a mettersi in cammino e non chiudersi in se stessi. Maria appena incinta, per tanti motivi, avrebbe potuto pensare prima a se stessa. Eppure è subito corsa a salutare Elisabetta che in quel momento aveva bisogno di lei. Questo messaggio ci invita a riflettere su quali “frette” ci muovono, quali sono quelle giuste e quali invece vanno evitate. Quelle buone sono quelle che ci aprono alla relazione con Dio e con gli altri.

Su cosa punterete quest’anno come Pastorale Giovanile?

Il messaggio del Papa sarà il filo rosso che avrà poi nella Gmg di Lisbona il suo coronamento. La dimensione del viaggio e del camminare insieme, oltre che del Sinodo, sarà costituiva di quest’anno di Pastorale giovanile. Un viaggio che sarà fatto di momenti di festa, di preghiera, di condivisione con le varie comunità parrocchiali; queste ultime sono la prima grande base in cui i giovani fanno l’esperienza di Chiesa. Un cammino che è fatto insieme a tante altre realtà, associazioni e movimenti, ognuna con il suo carisma.

Qual è la chiave per avvicinare i giovani alla Chiesa?

Sono sempre più convinto che a fare la differenza sia l’aria che si respira nei nostri ambienti, il clima che si percepisce. I giovani hanno le “antenne dritte” su questi aspetti e colgono subito se un ambiente è autentico. Quello che li fa restare nei nostri ambienti è il tipo di relazioni che riusciamo a costruire, che va oltre il semplice divertimento. Questo i giovani lo percepiscono e vanno aiutati a capire che Dio sta proprio in quel tipo di relazioni; non è quindi un pensiero astratto, ma qualcuno con cui entri in relazione e che rende speciale lo stare assieme.

Come funzioneranno le iscrizioni alla Gmg di Lisbona?

L’organizzazione è romagnola e le iscrizioni verranno gestite dal nostro ufficio. La piattaforma italiana inerente la Gmg aprirà a gennaio. I pacchetti previsti dalla nostra Diocesi saranno vari: quello di base prevede il viaggio a Lisbona dall’1 al 6 agosto. Stiamo lavorando poi a due ulteriori possibilità: la prima prevede il passaggio a Lourdes, con alcuni giorni di soggiorno lì, mentre con l’altra opzione stiamo valutando un gemellaggio con una diocesi portoghese la settimana antecedente la Gmg. Rispetto ad altri anni ci sono difficoltà in più dal punto di vista organizzativo, in particolare per l’aumento dei costi di trasporto. Sarà dunque necessario muoversi anche in un’ottica di autofinanziamento. La fatica sarà però ripagata dal poter vivere assieme questo grande incontro di Chiesa.