Author: samuelemarchi

Servizio civile: 13 posti alla Caritas diocesana per giovani tra i 18 e i 28 anni. Scadenza prorogata al 27 febbraio

Il 18 dicembre 2024 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un bando per la selezione di 62.549 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. Il bando è rivolto ai giovani italiani e stranieri in età compresa tra i 18 ed i 28 anni (compiuti).

La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è presente nel bando con 4 progetti per un totale di 13 posti! Tutti i progetti proposti dalla Caritas hanno una durata di 12 mesi. Prevedono un impegno di 25 ore alla settimana oppure di 1.145 ore nel corso dell’anno, su 5 giorni alla settimana ed è previsto un assegno mensile di € 507,30. I progetti prevedono anche un percorso di tutoraggio negli ultimi tre mesi di servizio, con l’obiettivo di accompagnare i giovani nell’elaborazione dell’esperienza e nella certificazione delle competenze acquisite, per incrementarne la spendibilità nel mondo del lavoro.

I nostri progetti

“SEMI DI CITTADINANZA – FAENZA E RAVENNA”: 3 posti presso l’Ufficio Educazione alla Mondialità in via d’Azzo Ubaldini 13 a Faenza.

Il progetto interviene nei contesti scolastici ed educativi, a favore di adolescenti e ragazzi. I volontari in servizio civile sono coinvolti nella realizzazione di percorsi e laboratori formativi, per favorire un miglioramento delle relazioni e sperimentare azioni solidaristiche. Le capacità umane di confrontarsi all’altro sono le basi sulle quali si costruisce una comunità di cittadini attivi, attenti alle persone e all’ambiente che li circonda, e in questo processo i giovani sono protagonisti in prima persona, non relegati al ruolo di meri spettatori. 1 posto è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

Questa è la scheda sintetica del progetto “SEMI DI CITTADINANZA – FAENZA E RAVENNA”!

“SOLIDARIETÀ COME LINFA – RAVENNA E FAENZA”: 4 posti presso il Centro di Ascolto diocesano, in via d’Azzo Ubaldini 7 a Faenza.

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’operato del Centro di ascolto diocesano, a cui si rivolgono individui e famiglie che versano in condizione di povertà ed emarginazione. Fondamentali sono i servizi di ascolto e prima accoglienza (come la distribuzione di beni alimentari e di vestiario, la mensa, il servizio docce, etc.). Si intende anche potenziare le azioni di orientamento e accompagnamento, per favorire l’inclusione sociale dell’utenza. 1 posto è destinato a giovani con bassa scolarizzazione (titolo di studio non superiore al diploma di scuola secondaria inferiore).

Questa è la scheda sintetica del progetto “SOLIDARIETÀ COME LINFA-FAENZA E RAVENNA”!

“CURIAMO COMUNITÀ – FAENZA”: 2 posti presso la struttura dell’A.M.I. a Fognano (Brisighella), in v. Brenti 35, e 2 posti presso la segreteria dell’A.M.I. a Faenza, in v. Minardi 6.

L’obiettivo del progetto è aumentare gli strumenti e le occasioni di inclusione offerti sia ai migranti accolti sia alla popolazione locale, per creare una comunità più accogliente e multiculturale. I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’accoglienza di donne e dei loro figli, richiedenti asilo perché in fuga dalla guerra, presso la sede di Fognano. La comunità locale viene a sua volta coinvolta in azioni di sensibilizzazione, grazie all’apporto dei volontari in servizio civile presso la sede di Faenza. 1 posto presso la sede di Faenza è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

Questa è la scheda sintetica del progetto “CURIAMO COMUNITÀ – FAENZA”!

“COLTIVIAMO SOGNI – RAVENNA E FAENZA”: 2 posti presso l’oratorio della parrocchia di Russi, via Trieste 37.

Destinatari del progetto sono bambini e adolescenti che frequentano il centro di aggregazione parrocchiale sia come doposcuola che come oratorio. I volontari in servizio civile collaborano nei progetti di sostegno scolastico e nella realizzazione di attività formative o esperienziali, volti a migliorare il rendimento scolastico dei minori e a promuovere il benessere sociale e relazionale dei minori.

Questa è la scheda sintetica del progetto “COLTIVIAMO SOGNI – RAVENNA E FAENZA”!

Per gli altri progetti finanziati sulla Provincia di Ravenna, si può consultare il Coordinamento Provinciale degli Enti di Servizio Civile.

Come presentare domanda

La scadenza per le domande da parte dei giovani è prevista il 27 febbraio febbraio 2025 alle ore 14.00.

Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma https://domandaonline.serviziocivile.it/ raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone. I cittadini italiani possono accedervi esclusivamente con credenziali SPID di livello di sicurezza 2. I cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere. Le domande trasmesse con modalità diverse da quella indicata non saranno prese in considerazione.

Per ricevere informazioni sui progetti della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana si può contattare Giorgia Sani: 375 7744952, e-mail: scv.caritas@diocesifaenza.it. Per scegliere consapevolmente per quale progetto e sede presentare domanda, è consigliato informarsi sulle caratteristiche dei progetti e si può anche concordare una visita presso le sedi.


Vespri di Quaresima al Seminario Vescovile di Faenza

Durante il tempo di Quaresima, ogni domenica dalle 19 alle 20, il Seminario Vescovile Pio XII di Faenza ospiterà la preghiera dei Vespri, preceduta da un momento di Adorazione e da una meditazione sul Vangelo del giorno.

Gli incontri offriranno l’opportunità di vivere più intensamente il cammino quaresimale attraverso riflessioni ispirate ai testi evangelici. Ogni domenica verrà approfondito un tema specifico: il 9 marzo si mediterà sul passo “Se tu sei figlio di Dio, gettati giù”, il 16 marzo su “All’entrare nella nube, ebbero paura”, il 23 marzo su “Portare frutti”. Il 30 marzo, in un appuntamento speciale, dalle 19 alle 20.30 sarà possibile accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, per poi concludere con i Vespri sul tema “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita”. Infine, il 6 aprile, la riflessione sarà incentrata sulla frase evangelica “Neanch’io ti condanno”.

Inoltre, in occasione del Giubileo, ogni domenica un diverso vicariato della diocesi sarà impegnato in un pellegrinaggio in Cattedrale. I giovani del vicariato di riferimento sono invitati a partecipare a questa esperienza di fede e comunione.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare Arianna Franchino al numero 377 404 0080.


Il vescovo Mario sull’impegno politico: “Bisogna andare oltre la nostalgia del passato. I cattolici devono fare rete”

mario toso presentazione libro

Dalla Settimana Sociale dei cattolici italiani al dibattito sul riposizionamento politico: il vescovo monsignor Mario Toso, riflette sull’impegno politico dei cattolici oggi. L’importanza della Dottrina sociale della Chiesa, il superamento dell’analfabetismo democratico e il ruolo della formazione nel creare una nuova classe dirigente.

Intervista al vescovo Mario Toso: dal popolarismo alla Dottrina sociale della Chiesa, come progettare un percorso comune, “non bisogna andare sparsi”

C’è un forte dibattito attorno a un rinnovato protagonismo dei cattolici nella vita politica italiana. Ma non mancano, al contempo, contraddizioni e perplessità su come e dove può avvenire questo nuovo protagonismo pubblico. Qual è la Sua opinione al riguardo? Si può affermare che il recente e rinnovato protagonismo dei cattolici ha una sua data di nascita, ossia la Settimana Sociale dei cattolici in Italia, svoltasi, nei mesi scorsi, precisamente dal 3 al 7 luglio 2024, a Trieste. Qui, indubbiamente, l’intervento di Sergio Mattarella, colto, ricco di riferimenti storici e teorici, estesi anche alla grande stagione del cattolicesimo democratico, ha dato una spinta e una motivazione notevoli a tale protagonismo. Lo ha sollecitato, ovviamente, assieme ad altri importanti fattori: la terza guerra mondiale a pezzi, il cambiamento geopolitico in atto, una non improbabile sconfitta dell’Occidente – a detta, ad esempio, di Emmanuel Todd, lucido ed acuto storico francese (a motivo del declino demografico, delle strutture familiari, della scomparsa della religione e del trionfo del nichilismo) – la crisi internazionale del mondo del lavoro in cerca di nuovi equilibri con l’IA, la questione ambientale, i flussi dei migranti, la crisi della democrazia, degli stessi partiti, il crescente astensionismo. Non a caso, Mattarella ha insistito sull’importanza della partecipazione, e ciò almeno per due motivi. Il primo perché la democrazia richiede l’impegno dei cittadini. Non basta il voto. Occorre prendersi cura più ampiamente della cosa pubblica. Il secondo perché, in tempi di astensionismo elettorale, con punte che superano il cinquanta per cento degli aventi diritto al voto, è un richiamo a tutti, certo, ma, in quel contesto, soprattutto ai cattolici, a una assunzione di ulteriori responsabilità. Il 18 gennaio scorso, sulla scia, si sono svolti due incontri organizzati da due componenti distinte interne al PD: uno a Milano, promosso dagli ex popolari con in testa Graziano Del Rio e un altro ad Orvieto con i liberal democratici che fanno riferimento all’associazione Libertà Eguale. Dai pronunciamenti e da quanto è stato riferito da alcuni partecipanti il tutto si è svolto con l’obiettivo principale di un riposizionamento dei cattolici più che altro all’interno del PD, in vista delle prossime elezioni, per sconfiggere la «destra», meno con l’obiettivo di riflettere intorno all’impegno in politica alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, rispetto alle grandi sfide in atto. A breve, a metà febbraio, si svolgerà un altro incontro, organizzato da Francesco Russo. Si tratta di una rete di alcune centinaia di amministratori locali, di matrice cattolica, che non avrebbe l’obbiettivo né di fondare un nuovo partito né di collocarsi in uno solo. L’obiettivo principale sarebbe quello di elaborare una politica nuova, capace di rispondere ai grandi problemi che si hanno davanti, interni ed internazionali, alla luce di un pensiero pensante, di un nuovo umanesimo trascendente e della rinnovata Dottrina sociale della Chiesa. Queste iniziative, assieme ad altre, che hanno avuto meno risonanza nei media o nei social, sembra costituiscano una fase nuova, che si spera non si riduca ad un fuoco di paglia, ma che continui e si consolidi, allargandosi sempre più all’associazionismo e alla società civile, nelle sue diverse articolazioni, per superare un crescente analfabetismo politico e democratico, vivendo la dimensione pubblica della fede. Naturalmente non mancano voci che affermano che esiste già uno schieramento, quello di centro destra, aperto all’impegno e al contributo dei cattolici. La Settimana sociale dei cattolici in Italia ha compiuto la sua seminagione e continuerà a farlo. Non sono sufficienti, però, due giorni perché germoglino cose nuove. Occorre attendere operosamente, pregando, formando ad una spiritualità incarnata, al discernimento sociale, elaborando una nuova cultura politica anche cattolica. La stagione e la storia della Democrazia Cristiana appartengono, come ovvio, al passato. Eppure, anche da parte dei suoi storici detrattori, c’è una sorta di forte rimpianto per quella esperienza politica, culturale e di governo. Qual è il Suo giudizio su quella classe dirigente che, seppur fra alti e bassi, ha saputo ricostruire il nostro paese? Non si sbaglia nel dire che, nonostante errori inevitabili, vi è una certa nostalgia di quei decenni, e non soltanto da parte dei cattolici. Sono stati anni di crescita complessiva per il Paese. Un’altra epoca. Era un’altra Italia. Non è difficile anche dire che, senza forse, c’era un’altra classe dirigente, e non soltanto politica, anche imprenditoriale. Però, la nostalgia non porta da nessuna parte. Neanche ci porta da qualche parte evocare i politici di allora. Ci serve, invece, comprendere che quelle personalità furono il risultato di una temperie storica, di un movimento collettivo, politico, culturale, valoriale, per cui il loro emergere, meglio le ragioni del loro emergere non vanno ricondotte esclusivamente alle loro qualità individuali, indubbiamente presenti. Adesso, non possiamo pensare di ricostituire quella temperie storica, certo, ma dobbiamo capire che non è molto utile muoversi in ordine sparso. È opportuno collegarsi, fare rete, ridare vita con forza a movimenti ampi, di tipo culturale, politico e valoriale, e vedere dove ci conduce e quali personalità fa emergere. Se, invece, si procede in ordine sparso, non si possono nutrire grandi speranze. Come può decollare, all’interno dell’arcipelago cattolico contemporaneo, una rinnovata spinta all’impegno politico ed amministrativo? Esistono, cioè, luoghi e momenti che contribuiscono a formare una nuova ed autorevole classe dirigente cristianamente ispirata? Questa domanda, in realtà, è strettamente collegata alla precedente, quindi, consente di sviluppare ulteriormente la risposta precedente. È bene dire, anzitutto, dove non si forma una classe dirigente. Non si forma in laboratorio. Nessuna classe dirigente, nella storia, si è formata in laboratorio. Ad esempio, le scuole di formazione all’impegno sociale e politico sono importanti, importantissime, ma non bastano. In realtà, una classe dirigente si forma all’interno di un’esperienza storica complessa e articolata. E, nella formazione, incidono una serie di fattori: famiglia, scuola, imprese, corpi intermedi, università, valori, cultura, religione. Senza l’effetto positivo di questi fattori, ovvero senza l’effetto positivo di una serie di agenzie educative, pensare alla formazione di una classe dirigente adeguata, diffusa nella società, e capace di accompagnarla e di guidarla, sarebbe del tutto utopistico. L’educazione religiosa è fondamentale, perché trasmette un’apertura alla trascendenza, senza la quale la dimensione individuale rischia pesantemente di rimanere schiacciata su una mera dimensione utilitaristica e materialistica, tecnicista. Educa, in altri termini, ad andare oltre sé stessi, e a mettersi, pertanto, anche al servizio della cosa pubblica in modo eticamente corretto, alla luce di un compimento in Dio. Pochi giorni fa abbiamo ricordato “l’appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Il popolarismo di ispirazione cristiana continua, a Suo giudizio, ad essere un punto di rifermento per la qualità della nostra democrazia e la freschezza e credibilità del nostro sistema politico? Alla sua domanda non si può che rispondere positivamente: il popolarismo rimane una sorgente inesauribile per dare forza e futuro alla democrazia. Soprattutto, in tempi, come i nostri, che sono tempi di populismo, tempi di degenerazione democratica. Il popolarismo si pone in aperta e totale contrapposizione con il populismo. Mentre quest’ultimo si declina e si manifesta nel segno di una politica conflittuale, urlata, ostile alla mediazione, il popolarismo pone al centro della propria azione una politica ragionata, fondata sulla mediazione con le altre forze politiche e culturali, quelle, naturalmente, rispettose della centralità della persona e della libertà. Se si guarda al popolarismo con lo sguardo esteso alla sua storia, infatti, vediamo, da un lato, che ha combattuto i totalitarismi, negatori, in quanto tali, della centralità della persona. Dall’altro, ha collaborato e ha attuato una mediazione fruttuosa con altre forze e culture politiche, rispettose di tale centralità, dando vita a momenti fondamentali della storia italiana repubblicana. Ha contribuito alla stesura della Costituzione, ed anche a una stagione di riforme significative nella prima metà della seconda parte del Novecento.

Stefania Parisi – Il Domani d’Italia

Si celebra la 47ª Giornata per la vita e la 33ª Giornata del malato. Domenica 2 febbraio torna Una primula per la vita.

Tornano gli appuntamenti con la 47ª Giornata per la Vita e la 33ª Giornata Mondiale del Malato. Un’occasione per riflettere sul dono della vita e sulla vicinanza ai malati attraverso momenti di preghiera, incontri e gesti di solidarietà. Il programma si articola in diverse iniziative che coinvolgeranno parrocchie e comunità locali.

Domenica 2 febbraio l’iniziativa “Una primula per la vita”

La 47ª Giornata Nazionale per la Vita sarà celebrata domenica 2 febbraio con l’iniziativa “Una primula per la vita”, promossa dal Movimento per la Vita. In diverse parrocchie verranno distribuite le primule, simbolo della bellezza e della fragilità della vita, per sensibilizzare la comunità sull’importanza della difesa della vita e raccogliere fondi a sostegno di progetti pro-life. In piazza sabato 1 febbraio truccabimbi e domenica 2 dalle 15 musica con Le Panche di legno

Martedì 16 febbraio: Giornata Mondiale del Malato

Domenica 16 febbraio alle 20.30 presso il Seminario vescovile in via degli Insorti, incontro sul tema Vita: speranza che non delude. Incontro con Milena Grimolizzi, ginecologa presso il Morgagni di Forlì e i coniugi Maicol Lucchi e Francesca Ghetti, medico palliativista. Modera l’incontro Claudia Monti, consulente familiare presso il consultorio Ucipem Faenza.


Ecco le nostre impronte di pace: in tanti alla marcia diocesana di Faenza

Colorata, intensa e ricca di testimonianze significative per incidere e lasciare un’impronta sul presente e sul futuro. Domenica 26 gennaio scorso a Faenza si è svolta la tradizionale Marcia per la pace diocesana. Dopo una mattinata piovosa, in un bel pomeriggio di sole i bambini e i ragazzi della diocesi si sono ritrovati presso il seminario diocesano dove, grazie alla collaborazione tra Azione Cattolica dei Ragazzi diocesana, Pastorale Missionaria diocesana e Comunità Cristiana Evangelica di Faenza è stato organizzato un momento a loro dedicato.

Dopo l’accoglienza e la divisione in squadre sono state svolte diverse attività, ciascuna delle quali li ha aiutati a riflettere sul tema della pace e sul tema giubileo, essere pellegrini di speranza. Hanno ascoltato le testimonianze di Giandomenico Sacchini e fra Mirko Montefiori, hanno cantato canti di gioia e speranza e si sono sfidati in giochi e in una staffetta dove al termine del percorso ogni ragazzo ha impresso una piccola impronta su un’orma più grande come proprio segno di pace. Al termine delle attività è poi partita la marcia che ha portato il corteo in cattedrale dove, insieme al corteo degli adulti, si è svolta la preghiera finale guidata dal vescovo, monsignor Mario Toso.
Durante la preghiera i ragazzi, come gesto, hanno portato in Cattedrale le orme realizzate durante la staffetta. Queste impronte rappresentano l’impegno di pace che bambini e ragazzi desiderano intraprendere assieme e averle portate ai piedi dell’altare indica il voler intraprendere il cammino di speranza sostenuti e accompagnati dal Signore.

Per quanto riguarda il corteo degli adulti, coordinato dalla Pastorale sociale e del lavoro, questo è partito dalla chiesa di Sant’Antonino in Borgo, uno dei luoghi simbolo legati all’alluvione che ha colpito il nostro territorio. L’iniziativa ha evidenziato ancora di più l’importanza di promuovere un messaggio di speranza e di pace, che deve farsi concreto e camminare con noi nella vita di tutti i giorni.

Le parole del vescovo Mario: “La speranza va annunciata e costruita”

vescovo toso marcia pace

Di seguito riportiamo alcuni passaggi del Commento al Messaggio per la 58esima Giornata mondiale della pace redatto dal vescovo, monsignor Mario Toso e distribuito domenica scorsa al termine della celebrazione in Cattedrale. Il Commento è disponibile rivolgendosi agli uffici della Curia (viale Stradone 30).

Nella nostra esistenza terrena, contrassegnata da ingiustizie, conflitti, diseguaglianze, prevaricazioni sui più deboli, sfruttamenti delle risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, trattamenti disumani delle persone migranti, non possiamo limitarci, per conseguenza, ad aspettare. Dobbiamo annunciare, organizzare, costruire la speranza! Come pellegrini della speranza, che è Cristo Gesù, proprio per essere segni efficaci e luminosi di speranza, dobbiamo tracciare e concretizzare cammini di speranza per tutti. Tocca a tutti organizzare la speranza e tradurla nella quotidianità, nei rapporti umani, nei legami con il pianeta, nell’impegno sociale e politico. (…)

Celebrare il Giubileo, connesso con il mistero della redenzione di Cristo, significa sentirsi chiamati a rompere le catene dell’ingiustizia. Ma, prima ancora, significa riconoscere l’errore di negare di avere un unico Padre, Dio, che destina i beni della terra a tutti. Ignorare di avere un unico Padre porta a negare la fraternità tra gli uomini, la destinazione universale dei beni, la solidarietà. Porta alla mancanza sia di gratitudine nei confronti di Dio sia di responsabilità nei confronti dei propri fratelli. È spalancata la porta dello sfruttamento dei propri fratelli, della crisi del debito estero dei Paesi più poveri sulle cui spalle pesa talvolta il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. È chiedendo perdono a Dio, mediante conversione, che poniamo le condizioni per riconoscere la fraternità tra i popoli, per rimuovere le ingiustizie e le diseguaglianze. Papa Benedetto insegnava che «convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente e illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo».


Pellegrini di speranza: la marcia della pace a Faenza il 26 gennaio

Il 26 gennaio 2025 la comunità della Diocesi di Faenza-Modigliana si riunirà per vivere un momento di condivisione e riflessione nel segno della pace. L’iniziativa, intitolata “Pellegrini di Speranza – Lasciamo impronte di pace”, invita i fedeli a un pellegrinaggio a piedi che si concluderà con l’arrivo alla Cattedrale di Faenza.

L’evento inizierà alle 15.30 con il ritrovo nella Parrocchia di Sant’Antonino, in corso Europa 73 da cui partirà il cammino verso la Cattedrale. Un’attenzione particolare è rivolta ai più giovani: i bambini e i ragazzi, dalla prima elementare alla terza media, si ritroveranno alle ore 14.30 al Seminario in Via degli Insorti 56, Faenza, per un momento loro dedicato.

Il pellegrinaggio si concluderà alle 17.30 con un momento comune presso la Cattedrale, in Piazza della Libertà. Per chi parteciperà, è consigliato il parcheggio in Piazza delle Erbe, facilmente accessibile.

L’evento è organizzato dalla Pastorale Sociale della diocesi, con il contributo di diverse realtà ecclesiali e associative locali, tra cui Caritas Diocesana, Azione Cattolica Faenza-Modigliana, Acli, Agesci e Movimento Cristiano Lavoratori. L’iniziativa rappresenta un’opportunità per testimoniare la propria fede e promuovere un messaggio di speranza e di pace.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’organizzazione all’indirizzo email pastoralesociale@diocesifaenza.it.


Ri-creazione. Vita da studente. Incontri aperti in Seminario dal 3 al 7 febbraio

aula studio

Dal 3 al 7 febbraio, con inizio alle 17, nella rinnovata aula San Pier Damiani (presso le aule studio della Biblioteca Cicognani del Seminario di Faenza e di fianco alla nuova sede de il Piccolo) si terranno gli incontri “Ri-Creazione. Vita da studente”. Venti minuti di spunti di riflessione e di condivisione sulla vita universitaria con il rettore del Seminario, don Michele Morandi.
La partecipazione è gratuita, non occorre iscriversi.


In Cattedrale il rosario alla Beata Vergine delle Grazie nell’anno del Giubileo

beata vergine grazie

Nell’Anno del Giubileo della Speranza, l’Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie promuove un momento quotidiano di raccoglimento spirituale con il Rosario dedicato alla Vergine Maria. A partire da martedì 7 gennaio 2025, i fedeli sono invitati a partecipare alla recita del Rosario ogni giorno, dal lunedì al venerdì, alle 17:20.

Un momento particolare sarà rappresentato dagli incontri mensili dell’Arciconfraternita, che si terranno ogni primo martedì del mese. Durante queste occasioni, i partecipanti potranno prendere parte al Rosario alle ore 17:20, seguito dalla Santa Messa celebrata alle 18 presso l’Altare della Madonna. Tra le date più significative, spicca quella di venerdì 4 aprile, giorno della Festa del Voto, un evento di profonda devozione e tradizione.

Il calendario proseguirà con gli appuntamenti mensili fino al mese di dicembre, culminando nella grande celebrazione della Festa della Patrona, Beata Vergine delle Grazie, che si svolgerà dal 4 all’11 maggio 2025. Questo importante celebrazione rappresenta un momento di unità per tutta la comunità, radunata nel nome della Madre Celeste per rinnovare il proprio cammino di fede.

L’iniziativa si propone come un’occasione preziosa per vivere un percorso di preghiera e comunione, incentrato sulla figura della Beata Vergine, guida e sostegno per i fedeli nell’Anno del Giubileo della Speranza.


Giornata del dialogo cristiano ebraico: il 18 gennaio incontro con Miriam Camerini e don Marcello

Sabato 18 gennaio alle 18,30 alla chiesa di San Francesco di Faenza si terrà l’incontro per la XXXVI Giornata del dialogo cristiano ebraico  con Miriam Camerini e don Marcello Fabrizio preceduto da un laboratorio per i giovani in seminario a cura degli stessi relatori nella giornata del 17 gennaio.

Come consuetudine questa giornata rappresenta per la città di Faenza il primo degli appuntamenti collegati al giorno della Memoria con la possibilità specialmente per le scuole di visitare la mostra documentaria su Amalia Fleischer presso il convento di Santa Chiara.

Qui si possono scaricare i materiali per la giornata che quest’anno è dedicata al Giubileo: https://unedi.chiesacattolica.it/2024/12/02/giornata-del-dialogo-tra-cattolici-ed-ebrei-il-sussidio/

Scrive la Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo nel sussidio: In questi ultimi tempi, segnati dal tragico atto terroristico del 7 ottobre 2023, dalla guerra successiva e dall’escalation del conflitto in Medio Oriente, i rapporti tra cattolici ed ebrei, in Italia, sono stati difficili con momenti di sospetto, incomprensioni e pregiudizi. Ma il dialogo non si è interrotto. In Europa sono tornati deprecabili atti di antisemitismo e incaute prese di posizione, a volte anche violente. Proprio per questo il dialogo va rafforzato. Continuiamo a crederci. Sicuramente il dialogo non è semplice anche a causa del passato, dell’“insegnamento del disprezzo” (J. Isaac) e della troppo scarsa partecipazione delle comunità cristiane. È necessario che il dialogo non sia più una questione di nicchia. Come Chiesa cattolica ci auguriamo che l’anno giubilare porti al rilancio e all’allargamento del dialogo.

Il Giubileo è sempre un tempo di ‘ripartenza’, un tempo per fermarsi e ripartire guardando con speranza al futuro. Per fare questo è necessario fare teshuvah, cioè ritornare ad attingere alla sorgente. Proprio come dice Nostra Aetate di cui celebriamo quest’anno il 60° anniversario: “Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo” (n. 4). Ci auguriamo che l’anno Giubilare, alla luce dei tempi che stiamo vivendo, sia la rinnovata occasione per cristiani ed ebrei, di ritornare ai testi biblici letti insieme fraternamente secondo le proprie tradizioni.

Un’interessante intervista a Miriam si può leggere su Avvenire: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/camerini

Qui si fa riferimento anche ad un’opera del faentino Giuseppe Sarti che è stata rappresentata a Gerusalemme nello scorso giugno e che la regista ha potuto preparare anche visitando i manoscritti presenti nella biblioteca Manfrediana.

 

don Mirko Santandrea

incaricato all’Ecumenismo e al Dialogo interreligioso

 


Padre Domenico Galluzzi, fondatore dell’Ara Crucis, si chiude la fase diocesana della causa di beatificazione. Il 12 gennaio la celebrazione in Seminario

galluzzi

Il prossimo 12 gennaio alle 15 nella chiesa del Seminario di Faenza si chiuderà ufficialmente la fase diocesana della causa di beatificazione di padre Domenico Galluzzi, domenicano, fondatore negli anni ‘50 del monastero Ara Crucis di via degli Insorti a Faenza e morto nel 1992, all’età di 86 anni. È stato formatore di novizi e di giovani frati, accompagnatore spirituale di vescovi, presbiteri, religiosi, consacrate, giovani, ragazze, laici, famiglie. Dagli incontri con lui si ripartiva comunque rinfrancati, seppur coi problemi rimasti irrisolti.

Delle attuali dieci monache del monastero dell’Ara Crucis, otto l’hanno conosciuto personalmente. “Mostrava Dio alle persone grazie alla cordialità, ma soprattutto alla pace che riusciva a trasmettere – raccontano -. Accogliente, saggio, capace di consolare, equilibrato, desideroso di far contenti gli altri: così lo ricordano. Spesso raccolto, sapeva ridere di gusto. Non è mai stato trascinatore di folle o scrittore brillante. Solo su una cosa si riteneva imbattibile: si è sentito molto amato e per questo ha amato tanto. Il Signore, Maria, San Domenico e tutti i santi, le persone che incontrava, i malati, i piccoli e naturalmente i sacerdoti, dei quali ha conosciuto anche le più sconcertanti debolezze. Proprio perché amava, questa scoperta non l’ha scandalizzato, ma l’ha attivato e coinvolto”.

Per la santificazione dei sacerdoti ha fondato negli anni ‘50 il monastero Ara Crucis di Faenza, che ancora oggi, prosegue la sua missione. Dopo la chiusura dPadre Domenico banner 2ella fase diocesana della causa di beatificazione, tutti i documenti raccolti verranno inviati a Roma, al Dicastero per le Cause dei santi, per la fase romana. “Il nostro intento – precisano le monache – era quello di ascoltare i testimoni, di riordinare e approfondire gli insegnamenti di padre Domenico. Quindi l’obiettivo è raggiunto in ogni caso. E ne siamo grate, perché ci sentiamo ancora più consapevoli del dono ricevuto”.

Chi era padre Domenico Galluzzi

Il Servo di Dio padre Domenico Galluzzi op nasce a Cattolica il 15 gennaio 1906. Al battesimo è chiamato Giovanni, ma riceve il nome di Domenico quando, terminato il servizio militare in Marina, nel 1928 entra tra i frati domenicani. Divenuto sacerdote il 23 luglio 1936, si spende a Bologna per la formazione dei giovani frati. Nel 1948 viene assegnato al convento di Faenza, dove la fiducia dei vescovi gli accorda incarichi importanti e delicati. Suo ideale è la santità dei sacerdoti: per loro consacra se stesso e fonda l’Ara Crucis, monastero domenicano di vita contemplativa, di cui è maestro e guida per oltre trent’anni. Si dedica all’ascolto delle persone, all’accompagnamento spirituale, ad animare gruppi di preghiera. Padre Domenico muore a Faenza il 13 gennaio 1992. Il 30 ottobre 2010 si apre l’inchiesta diocesana sulla sua vita.