→ Decreto di S.E. Mons. Mario Toso (18 luglio 2025)
La domenica[1]
- Il primo giorno della settimana[2], passato il sabato[3], la Chiesa convocata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, si riunisce in assemblea per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all’Eucaristia celebrando la Pasqua, la morte e risurrezione del Signore Gesù. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la Santa Chiesa rende presente questo grande evento[4] e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza[5]instaurando una contemporaneità tra la Pasqua e il nostro «oggi», lo scorrere di tutti i secoli[6]. La domenica è, quindi, la festa primordiale, fondamento e nucleo di tutto l’anno liturgico[7].
La santificazione della festa nell’Eucaristia domenicale[8]
- Per questo motivo, la Chiesa, nostra madre, propone e chiede ad ogni discepolo di rinnovare la comunione con il mistero pasquale nel giorno del Signore crocifisso, sepolto e risorto (dies dominicus – il giorno del Signore). La santificazione della festa è l’opera di Cristo che con il suo sacrificio ci dona la salvezza eterna. Pur non essendo la sua unica azione nel mondo, l’Eucaristia è il culmine e la fonte della vita della Chiesa. Nella celebrazione di questo sacramento, la Chiesa celebra la sua stessa vita, la sua stessa sostanza, perché Cristo e la sua Pasqua irrompono nel nostro tempo e nel nostro spazio.
- Pertanto, la celebrazione propria della domenica, la santificazione propria della festa, non è frutto di un’iniziativa individuale o associata di fedeli, ma è iniziativa di Gesù Cristo che desidera salvarci insieme, nella Chiesa[9]. L’Eucaristia è intessuta di elementi propri (la convocazione dei fedeli, la presenza di un ministro ordinato mandato dal Vescovo, il rispetto di un “ordine”) che la preservano dal rischio di diventare espressione dell’emotività del momento o di un rigido rubricismo o di un “qualcosa” a nostra misura, perché non viviamo più per noi stessi, ma per Cristo morto e risorto, mediante lo Spirito Santo. Essa è «riunione dei fedeli per manifestare che la “chiesa” non è un’assemblea formatasi spontaneamente, ma convocata da Dio, e cioè il popolo di Dio organicamente strutturato, cui presiede il sacerdote nella persona di Cristo Capo»[10].
Il protagonista è il Risorto[11]: fin dal segno di croce iniziale siamo convocati dall’amore trinitario a prendere vita dalla Pasqua[12]. Prima della comunità, prima di noi stessi, prima del sacerdote, è Cristo il protagonista dell’Eucaristia. Lui ci convoca ad entrare in comunione con questa offerta di sé al Padre nello Spirito.
- «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa. Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente»[13]. Questo precetto mostra come questa azione di Cristo e della Chiesa sia il fondamento del nostro essere discepoli, la sostanza di ogni nostra azione. Se non rimaniamo nella comunione con il Risorto, non abbiamo in noi la vita: è Lui che ci chiama ed entra nella nostra vita per rimanere con noi tramite i segni sacramentali[14].
La Liturgia della Parola e altre celebrazioni
- L’Eucarestia è fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione in quanto racchiude il bene più prezioso della Chiesa, cioè Cristo stesso. Pertanto, tutti i sacramenti, così come i ministeri e le opere di annuncio e carità sono strettamente unite all’Eucarestia nella quale Cristo ci unisce alla Sua offerta[15].
- Nessun’altra azione della Chiesa può sostituire la celebrazione dell’Eucaristia. La Liturgia delle Ore e la Liturgia della Parola, pur essendo preghiera di Cristo e della Chiesa, estendono, preparano, partecipano al mistero pasquale eucaristico, ma non lo possono in alcun modo sostituire[16]. In particolare, queste azioni liturgiche possono essere celebrate in preparazione dell’Eucaristia domenicale o nei Tempi di Quaresima e Avvento, in occasione di pellegrinaggi, feste patronali, ritiri spirituali, celebrazioni penitenziali, veglie di preghiera[17], ma non possono sostituire l’Eucaristia[18].
- Le trasmissioni televisive o radiofoniche non permettono in sé di soddisfare il precetto domenicale, che esige la partecipazione all’assemblea dei fratelli mediante la riunione in un medesimo luogo e la conseguente possibilità della comunione eucaristica[19].
- La partecipazione degli ammalati e delle persone impedite da gravi motivi (per es. la cura dei lattanti)[20] alla Pasqua di Cristo, invece, è già nella loro partecipazione alla sofferenza, alla malattia e alla costrizione. Questa condizione di per sé li pone nel cuore stesso di Dio. La comunione sacramentale, soprattutto se realmente portata la domenica con il pane consacrato nell’Eucaristia domenicale, la Scrittura ascoltata con fede, ne sono il segno più eloquente che è reso possibile attraverso il servizio di ministri ordinati, istituiti e straordinari. Per questo, è bene che a quanti sono impediti di partecipare alla celebrazione eucaristica della comunità, si porti con premura il cibo e il conforto dell’Eucaristia soprattutto nel giorno del Signore, nella domenica, perché possano così sentirsi uniti alla comunità stessa, e sostenuti dall’amore dei fratelli[21].
- Papa Francesco ricorda che «la pastorale d’insieme, organica, integrata, più che essere il risultato di elaborati programmi è la conseguenza del porre al centro della vita della comunità la celebrazione eucaristica domenicale, fondamento della comunione»[22].
Norme generali
- Non è consentita alcuna celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, nel giorno festivo domenicale. L’Ordinario può dispensare per giusta causa.
- La Liturgia della Parola con comunione sacramentale può essere celebrata negli altri giorni feriali della settimana alle seguenti condizioni[23]:
a. nulla osta dell’Ordinario;
b. convocazione e presenza del Popolo di Dio;
c. presidenza di un ministro ordinato (presbitero o diacono) o di un ministro istituito o incaricato dal Vescovo;
d. osservanza del Rito per una celebrazione comunitaria del Rituale della comunione fuori della Messa e culto eucaristico[24].
- Prima di richiedere il nulla osta all’Ordinario per la celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, si valutino attentamente i seguenti aspetti[25]:
a. si verifichino le distanze che rendono impossibile, anche a costo di un certo sacrificio, la partecipazione all’Eucaristia domenicale;
b. si faccia attenzione affinché nei fedeli non si generi confusione fra Eucaristia festiva e Liturgia della Parola con la Comunione o ci si abitui a tale situazione. Queste celebrazioni devono sempre essere propedeutiche alla Messa festiva;
c. si vigili affinché la mancanza della celebrazione della Messa festiva, e del presbitero stabilmente residente, non venga ad occultare il senso del ministero ordinato per la vita della Chiesa dando adito a visioni di Chiesa non aderenti alla verità del Vangelo e alla Tradizione ecclesiale, oppure si favorisca un senso di abbandono da parte della Chiesa che possa indurre a vivere solo saltuariamente la vita ecclesiale;
d. vi sia un segno minimo di comunità radunata, si favorisca una partecipazione attiva dei fedeli;
e. si preghi sempre durante la celebrazione per implorare il dono di vocazioni al presbiterato;
f. nella chiesa in cui vi è stata la celebrazione della Messa, non si celebri nello stesso giorno la Liturgia della Parola con comunione sacramentale.
- I parroci, personalmente e/o mediante il servizio dei presbiteri collaboratori, dei diaconi, degli accoliti e dei ministri straordinari della comunione, abbiano una cura particolare perché, soprattutto nel giorno di domenica, sia portata la Santa Comunione a tutti i fedeli impossibilitati a muoversi per grave causa – come la malattia, la cura dei malati o dei bambini.
- Resta ferma la necessità del nulla osta dell’Ordinario diocesano per la ripresa e la trasmissione delle azioni liturgiche[26], dato che non costituiscono una reale partecipazione all’azione liturgica e rischiano di generare prassi contrarie alla fede sacramentale della Chiesa.
- La cura, la preparazione, la bellezza, il canto, non sono elementi aggiuntivi alla liturgia, ma sono parte essenziale della celebrazione cristiana[27]. In ascolto del fedele popolo di Dio, si ricerchi in ogni rito la qualità e non la quantità, rispettando tutte le norme contenute nei libri liturgici approvati[28] perché l’azione liturgica risplenda di nobile semplicità[29].
- Si rivedano le celebrazioni eucaristiche festive secondo i seguenti criteri:
a. è possibile celebrare solo una S. Messa prefestiva nella stessa chiesa, valutando inoltre se non sia opportuno celebrarne solo una nella medesima Unità pastorale;
b. per evitare il rischio che la partecipazione all’Eucaristia sia un atto di devozione privato, che essa si riduca all’offerta di un servizio religioso slegato dalla vita della comunità, per consentire che più presbiteri possano essere disponibili per celebrare in zone della Diocesi senza la presenza permanente di un parroco, si riveda il numero delle S. Messe privilegiando l’individuazione di un’unica celebrazione comunitaria o comunque di ridurne al minimo il numero anche valutando la capienza stessa della chiesa;
c. si consideri attentamente l’opportunità di conservare le celebrazioni eucaristiche domenicali nelle quali non è possibile garantire il carattere festivo, il servizio liturgico, la cura del canto[30];
d. le celebrazioni del Triduo pasquale e delle solennità del Signore siano fatte in un’unica chiesa nella quale si possano garantire la celebrazione conveniente dei diversi riti, la presenza di ministri preparati, il canto delle parti proprie delle celebrazioni[31];
e. si preveda a livello di Vicariato la condivisione e la programmazione delle celebrazioni eucaristiche.
Faenza, 18 luglio 2025
Note
[1] Cfr. Can. 1246 – §1.
[2] Gv 20,1; Lc 24,1.
[3] Mc 16,1; cfr. Mt 28.
[4] Messale Romano, Annuncio della Pasqua, p. 996.
[5] Sacrosantum Concilium, n. 102.
[6] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 5.
[7] Sacrosantum Concilium, n. 106.
[8] Cfr. Can. 1247.
[9] Lumen gentium, n. 9.
[10] Congregatio pro Cultu Divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero, in Notitiae 263 (1988), n. 12.
[11] Francesco, Desiderio desideravi, n. 57.
[12] Francesco, Desiderio desideravi, n. 43.
[13] Cann. 1247, 1248 – §1.
[14] Cfr. Lc 24.
[15] Presbyterorum Ordinis, n. 15; cfr. Christus Dominus, n. 30
[16] Cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, n. 12.
[17] Chiesa di Faenza-Modigliana, Direttorio per il ministero e la formazione dei diaconi permanenti, nn. 36-38.
[18] Can. 897: «Gli altri sacramenti e tutte le opere ecclesiastiche di apostolato sono strettamente uniti alla santissima Eucaristia e ad essa sono ordinati».
[19] Cfr. Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54.
[20] Cfr. CCC 2181.
[21] Rituale Romano, La santa comunione fuori dalla Messa, n. 14.
[22] Francesco, Desiderio desideravi, n. 37.
[23] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.
[24] CEI, Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 1991 (1979), pp. 22-37. Durante la celebrazione si proclamino le letture bibliche del giorno secondo quanto indicato dal Lezionario.
[25] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.
[26] Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54; Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 57.
[27] Francesco, Desiderio desideravi, n. 22; Dicastero per la Dottrina della Fede, Nota Gestis verbisque, n. 20.
[28] Francesco, Desiderio desideravi, n. 23.
[29] Sacrosantum Concilium, n. 34.
[30] Cfr. Infra, n. 15.
[31] Messale Romano, p. 136: «Per svolgere con dignità le celebrazioni del sacro Triduo, si richiede un congruo numero di ministri laici, accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote riveste una particolare importanza nelle celebrazioni di questi giorni. […] Le celebrazioni del sacro Triduo si svolgano nelle chiese cattedrali e parrocchiali, e solo in quelle chiese in cui si possano compiere degnamente, cioè con la partecipazione dei fedeli, con un numero congruo di ministri e con la possibilità di proclamare in canto almeno alcune parti. Conviene dunque che le piccole comunità, le associazioni e i gruppi particolari di qualsiasi genere si riuniscano in tali chiese, perché le sacre celebrazioni possano svolgersi con la dovuta solennità».
→ Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

→ Il commento del Vicario generale, don Michele Morandi, per “Il Piccolo”