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In memoria di Mons. Pietro Magnanini. Le esequie il 30 settembre a Bagnacavallo

Questa mattina, 27 settembre 2025, all’ospedale civile di Faenza è morto serenamente all’età di 97 anni Mons. Pietro Magnanini.

Possiamo contare Mons. Pietro Magnanini nel numero e nella storia dei preti diocesani cultori degli studi umanistici e letterari. È ben nota la sua dedizione alle lingue antiche e moderne, all’insegnamento e alla manualistica.

Finché ebbe buona salute faceva le sue ferie in una parrocchia in Germania, per dare una mano e – diceva – tener allenata la lingua.

Un linguista enciclopedico: conosceva le principali lingue moderne europee dell’ovest e dell’est.

La sua dote naturale per le lingue gli ha permesso di imparare anche le lingue dell’oriente antico: tra le altre – e soprattutto – le lingue bibliche originali (ebraico, aramaico e greco). Negli ultimi anni di attività ha pubblicato gli appunti dei corsi tenuti nella sua lunga carriera di insegnamento. Nella sua libreria potevi trovare cose rare, ad esempio una grammatica di Geroglifico, o appunti sul dialetto aramaico moderno parlato a Ma’alula in Siria. Una intelligenza molto dotata e soprattutto curiosa e versatile.

Autore di grammatiche di Russo, Arabo, Ebraico e Aramaico, tra le sue pubblicazioni troviamo un’opera storica e culturale sull’Ebraismo e una, più nota, sull’Islamismo in sette volumi. La sua curiosità lo spingeva a conoscere mondi diversi e apparentemente lontani, e questo rimane un’eredità preziosa per noi e per i nostri tempi, in cui la conoscenza e l’incontro troppo spesso cedono il posto alla contrapposizione e alla violenza.

A questo proposito, chi ha conosciuto don Pietro ricorda di lui una personalità mite, per natura estraneo agli estremismi e alle contrapposizioni, anzi un uomo animato da un sincero spirito di ospitalità, con uno sguardo abitualmente illuminato da un sorriso buono e partecipante, di quelli che ti mettono a tuo agio.

Una mente raffinata e molto colta, in una persona semplice e alla mano.

Conoscendolo giorno dopo giorno, scoprivi che il Dottor Monsignor Magnanini era don Pietro, con una personalità positiva, accogliente, interessata all’altro, incoraggiante. Uno che, invecchiando, della natura umana si era fatto un’idea molto realista. Uno che, se ti trovavi in una situazione difficile o a un bivio della tua vita, ti si affiancava per individuare insieme vie d’uscita, possibilità e prospettive.

Fu soprattutto un prete autentico. Ha incarnato il tratto mite del Buon pastore. Ha vissuto la spiritualità del sacerdote di Cristo, immerso in lui e nell’ascolto di lui, un ascolto attento e silenzioso, intelligente e obbediente. Sono i tratti di chi ama Gesù davvero: sta fedelmente seduto ai piedi del Maestro, immerso nella sua Parola, completamente ricettivo e in grande pace.

 

+ Mario Toso, Vescovo

La Santa Messa esequiale per don Pietro, presieduta dal Vescovo Mario, sarà celebrata martedì 30 settembre alle 10.15 nella chiesa arcipretale di San Michele in Bagnacavallo. La salma, a cassa chiusa, sarà visitabile lunedì 29 dalle 8.30 fino alle 18 presso l’obitorio dell’ospedale civile di Faenza. 


Al via i corsi della Scuola di formazione teologica

La fede non è mai un capitolo chiuso, e la formazione cristiana non può esaurirsi nei pochi anni del catechismo o nelle lezioni seguite da ragazzi. «La nostra conoscenza di Gesù non può rimanere ferma all’infanzia o alla giovinezza – spiega Riccardo Drei, nuovo direttore della Scuola di formazione teologica San Pier Damiani –. La vita ci porta a crescere, a fare incontri, esperienze, scelte. Gesù desidera entrare in questo processo, accompagnarci fino all’ultimo giorno. Lo studio della teologia ci aiuta ad affinare l’orecchio, ad ascoltare Dio che ci parla attraverso la Scrittura, la liturgia, le relazioni e persino il lavoro quotidiano». Con questo spirito si apre il nuovo anno 2025-26 della Scuola diocesana, un percorso pensato per tutti: laici, catechisti, operatori pastorali, insegnanti di religione, consacrati, ma anche semplici credenti desiderosi di approfondire la propria fede e persone in ricerca.

Tutte le info su corsi, orari e varie sul nuovo sito della Scuola.

Il ciclo istituzionale

L’offerta formativa si articola in due grandi filoni. Il ciclo istituzionale propone un percorso strutturato di quattro anni: un anno base seguito da tre cicli di corsi che si alternano. Chi si iscrive al primo anno avrà lezioni di Introduzione alla teologia, Introduzione alla Sacra Scrittura, Ecclesiologia, Teologia morale, Teologia spirituale e Introduzione alla liturgia. Negli anni successivi si affrontano materie quali Cristologia, Antropologia filosofica e teologica, Morale sociale, Sacramenti, Liturgia delle Ore e lo studio di testi biblici come i Libri sapienziali e il Vangelo di Giovanni.

I corsi del ciclo pastorale

Accanto a questo, il ciclo pastorale offre una serie di corsi singoli e tematici, pensati per affrontare le sfide più attuali della Chiesa e della società. Per il nuovo anno spiccano titoli come Le sfide dell’intelligenza artificiale, Ero malato e mi avete visitato, Occasioni missionarie nella parrocchia, Vivere secondo la domenica, Chiesa, famiglia educante, Introduzione all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. Un’occasione per riflettere insieme su pastorale, catechesi, impegno sociale, dialogo e missione, con uno sguardo attento al mondo contemporaneo.

 

 

Ecco alcuni dei corsi in partenza nei prossimi giorni. Tra i corsi della Scuola di formazione teologica, figura anche quello in collaborazione con la Pastorale della salute, Ero malato e mi avete visitato. Il primo incontro sarà lunedì 27 ottobre Il malato nel nuovo testamento con don Luca Ravaglia. A seguire, il 3 novembre, La speranza nella relazione di cura, con la dottoressa Stefania Fabbri, psicologa e psicoterapeuta. Infine lunedì 10 novembre don Alberto Luccaroni tratterà de I sacramenti nella consolazione.

Il settore Ministeri istituiti propone invece il percorso Occasioni missionarie nelle parrocchie. Il primo incontro sarà mercoledì 29 ottobre La parrocchia missionaria con il vicario generale don Michele Morandi. Il successivo incontro sarà il 5 novembre con don Stefano Vecchi e l’équipe della Pastorale familiare, Incontrando le famiglie. Il terzo incontro è il 12 novembre con suor Nadia Pompili Quali esperienze proporre ai giovani “lontani”. Il 19 novembre Accoglienza e ri-accoglienza nella Chiesa con don Matteo Babini e l’équipe Catecumenato. Il 26 novembre Il tempo del creato con don Mirko Santandrea e infine il 3 dicembre Il consiglio pastorale con l’équipe del Cammino sinodale.

Un’ulteriore occasione di formazione è il percorso Temi di Pastorale sociale. Il primo incontro sarà lunedì 17 novembre con Giampaolo Venturi su Encicliche sociali tra Ottocento e Novecento. Seguiranno ulteriori incontri il 24 novembre e il 1 dicembre. Tutti gli incontri si svolgono in Seminario nella sala San Pier Damiani alle 20.30 (viale Stradone 30, contributo serata 5 euro).

La Scuola non rilascia titoli di studio accademici, ma un attestato diocesano che certifica i corsi frequentati e gli esami sostenuti. I contributi sono 90 euro l’anno per il ciclo istituzionale (o 30 euro a corso) e 5 euro a serata per i corsi pastorali. «L’intento – sottolinea Drei – è quello di proporre a tutti un cammino sostenibile, senza barriere economiche, ma con serietà e impegno».

Il vescovo Mario: “Contrastare il divorzio tra fede e vita”

La missione della Scuola, come ricorda il vescovo Mario nel documento di presentazione, è quella di «contrastare il divorzio tra teologia e pastorale, tra fede e vita». Non uno studio astratto, dunque, ma un’occasione per leggere la realtà alla luce del Vangelo al servizio della Chiesa (Lumen Gentium). I riferimenti sono quelli del Concilio Vaticano II: la Scrittura come “anima di tutta la teologia” (Dei Verbum), la liturgia come “sorgente del vero spirito cristiano” (Sacrosanctum Concilium), la Dottrina sociale come via di dialogo con i problemi e le ferite del nostro tempo (Gaudium et spes).

«La teologia – spiega Drei – non serve a riempire la testa di concetti, ma ad allargare lo sguardo. Ci aiuta a vedere Dio all’opera non solo nei luoghi sacri, ma anche nella quotidianità: nello studio, nel lavoro, nelle relazioni. Può darci le parole giuste per rendere ragione della nostra fede, ma anche, semplicemente, può insegnarci a porci le domande giuste, quelle che fanno crescere». L’obiettivo è creare una «mentalità teologale», cioè un modo di pensare che unisca ragione e fede, capace di illuminare la vita personale e comunitaria. «La formazione teologica – conclude Drei – non è solo un arricchimento individuale: porta frutto nelle nostre comunità. Un catechista formato, un insegnante preparato, un laico consapevole diventano risorsa preziosa per tutta la Chiesa». La scuola vuole così essere un servizio alla diocesi e al territorio, perché la fede cresca matura e capace di dialogare con la storia e con il mondo di oggi.

Il nuovo anno è alle porte. Le iscrizioni sono aperte, i programmi dettagliati sono consultabili sul sito della diocesi. Non occorrono prerequisiti particolari, se non il desiderio di mettersi in gioco e di approfondire la fede. L’invito è chiaro: varcare la soglia della Scuola di formazione teologica non significa intraprendere un percorso “per specialisti”, ma accogliere un dono che può cambiare lo sguardo sulla vita e rendere più feconda la nostra appartenenza alla Chiesa.

La lezione inaugurale sarà mercoledì 1 ottobre alle 20.30 nel refettorio del Seminario diocesano con un incontro sull’Intelligenza artificiale: ospite sarà don Luca Peyron, uno dei massimi esperti italiani in materia, che tratterà di Vivere e sperare nel tempo delle macchine intelligenti.


Il 22 agosto digiuno e preghiera per la pace e giustizia. La Chiesa italiana aderisce all’invito del Papa

Il 20 agosto, al termine dell’Udienza Generale, Papa Leone XIV ha invitato “tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti in corso”. La Chiesa in Italia aderisce a questo invito, chiedendo alle comunità ecclesiali di invocare il dono della riconciliazione per la nostra Terra che, ha sottolineato il Pontefice, “continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina, e in molte altre regioni del mondo”.
“Ci uniamo al pressante appello del Santo Padre: il perdurare di situazioni di violenza, odio e morte ci impegna a intensificare la preghiera per una pace disarmata e disarmante, supplicando la Beata Vergine Maria Regina della Pace di allontanare da ogni popolo l’orrore della guerra e di illuminare le menti di quanti hanno responsabilità politiche e diplomatiche”, afferma il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI ricordando che “la pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa (Leone XIV, Udienza ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, 17 giugno 2025).

 


Il 12 settembre a Traversara la Giornata di Preghiera per la Cura del Creato

Il 12 settembre 2025 le comunità delle Diocesi di Faenza-Modigliana e di Ravvena-Cervia si ritroveranno a Traversara di Bagnacavallo per celebrare la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, un appuntamento che unisce fede, spiritualità e responsabilità verso l’ambiente. L’incontro, dal titolo “Semi di pace e di speranza”, si terrà alle 18 in via Traversara 26. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo S.E. Mons. Mario Toso e vedrà la presenza di S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, in un momento di intensa preghiera e riflessione condivisa. Alla liturgia parteciperanno anche rappresentanti delle Chiese Ortodosse, a sottolineare l’importanza del dialogo ecumenico attorno alla salvaguardia del creato.

Al termine della preghiera, i partecipanti saranno invitati a condividere la cena comunitaria. Il ricavato delle libere offerte sarà destinato a sostenere la comunità di Traversara, in un gesto concreto di solidarietà.

L’evento è promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e dall’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, con il contributo di Coldiretti Ravenna, Confcooperative Romagna, dei Carabinieri – Comando Gruppo Nucleo Forestale Ravenna, e di associazioni come MCL Ravenna e ACLI Ravenna. Una sinergia che ribadisce quanto la cura del creato sia una responsabilità comune, capace di unire istituzioni, realtà associative e cittadini in un’unica missione.

“Abbiamo scelto questa parrocchia e frazione – spiega don Luca Ghirotti, del Settore di Pastorale sociale perché è una delle più colpite dalle diverse alluvioni. L’incuria per la casa Comune, il cambiamento climatico, in quel luogo, hanno prodotto danni visibili. Là vogliamo andare a pregare insieme con i nostri vescovi (la giornata è organizzata insieme all’arcidiocesi di Ravenna), ai preti delle chiese ortodosse e alle famiglie ancora in difficoltà. Pregare per la custodia del creato è pregare per la pace. Pregheremo anche per la pace, consapevoli che molti degli attuali conflitti sono in atto per le risorse della Terra e per luoghi diventati inospitali all’uomo. La preghiera è il fuoco che alimenta la storia ed è capace di cambiarla, nulla è impossibile a Dio. Dopo la preghiera si è pensato ad un momento di fraternità con la possibilità di cenare e devolvere il ricavato della cena a Traversara tramite i canali della Caritas”.


Il gesto. Il 27 luglio nella Diocesi di Faenza suoneranno le campane per chiedere la fine della guerra a Gaza

In accordo con altri vescovi italiani, il vescovo monsignor Mario Toso invita a un gesto concreto per la pace in Palestina. Domani alle 22 anche a Faenza e nelle parrocchie della Diocesi suoneranno le campane di molte chiese per chiedere la fine del conflitto a Gaza.

Il Vescovo insieme ad altri presuli, ha aderito a questa iniziativa e ci sollecita a far sentire la voce delle comunità cristiane che chiedono la pace. Chiediamo al Signore dii essere costanti e convinti nella preghiera, nell’azione formativa e nell’impegno concreto, per costruire istituzioni di Pace.

Don Tiziano Zoli nominato assistente ecclesiale CSI e ANSPI

Volendo provvedere alla cura pastorale del Centro Sportivo Italiano, S.E. Monsignor Mario Toso ha nominato il 16 luglio scorso Don Tiziano Zoli assistente ecclesiale del CSI di Faenza-Modigliana per un quinquennio dalla data odierna.

Il CSI si propone di tradurre nella pratica sportiva gli insegnamenti della Chiesa Italiana.

Inoltre il Vescovo Mario ha nominato, il 22 luglio scorso, Don Tiziano Zoli come assistente spirituale del Comitato Zonale Anspi Faenza-Modigliana per il quadriennio in corso.


Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

 

→ Decreto di S.E. Mons. Mario Toso (18 luglio 2025)

 

 

La domenica[1]

 

  1. Il primo giorno della settimana[2], passato il sabato[3], la Chiesa convocata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, si riunisce in assemblea per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all’Eucaristia celebrando la Pasqua, la morte e risurrezione del Signore Gesù. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la Santa Chiesa rende presente questo grande evento[4] e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza[5]instaurando una contemporaneità tra la Pasqua e il nostro «oggi», lo scorrere di tutti i secoli[6]. La domenica è, quindi, la festa primordiale, fondamento e nucleo di tutto l’anno liturgico[7].

 

La santificazione della festa nell’Eucaristia domenicale[8]

 

  1. Per questo motivo, la Chiesa, nostra madre, propone e chiede ad ogni discepolo di rinnovare la comunione con il mistero pasquale nel giorno del Signore crocifisso, sepolto e risorto (dies dominicus – il giorno del Signore). La santificazione della festa è l’opera di Cristo che con il suo sacrificio ci dona la salvezza eterna. Pur non essendo la sua unica azione nel mondo, l’Eucaristia è il culmine e la fonte della vita della Chiesa. Nella celebrazione di questo sacramento, la Chiesa celebra la sua stessa vita, la sua stessa sostanza, perché Cristo e la sua Pasqua irrompono nel nostro tempo e nel nostro spazio.
  1. Pertanto, la celebrazione propria della domenica, la santificazione propria della festa, non è frutto di un’iniziativa individuale o associata di fedeli, ma è iniziativa di Gesù Cristo che desidera salvarci insieme, nella Chiesa[9]. L’Eucaristia è intessuta di elementi propri (la convocazione dei fedeli, la presenza di un ministro ordinato mandato dal Vescovo, il rispetto di un “ordine”) che la preservano dal rischio di diventare espressione dell’emotività del momento o di un rigido rubricismo o di un “qualcosa” a nostra misura, perché non viviamo più per noi stessi, ma per Cristo morto e risorto, mediante lo Spirito Santo. Essa è «riunione dei fedeli per manifestare che la “chiesa” non è un’assemblea formatasi spontaneamente, ma convocata da Dio, e cioè il popolo di Dio organicamente strutturato, cui presiede il sacerdote nella persona di Cristo Capo»[10].
    Il protagonista è il Risorto[11]: fin dal segno di croce iniziale siamo convocati dall’amore trinitario a prendere vita dalla Pasqua[12]. Prima della comunità, prima di noi stessi, prima del sacerdote, è Cristo il protagonista dell’Eucaristia. Lui ci convoca ad entrare in comunione con questa offerta di sé al Padre nello Spirito.
  1. «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa. Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente»[13]. Questo precetto mostra come questa azione di Cristo e della Chiesa sia il fondamento del nostro essere discepoli, la sostanza di ogni nostra azione. Se non rimaniamo nella comunione con il Risorto, non abbiamo in noi la vita: è Lui che ci chiama ed entra nella nostra vita per rimanere con noi tramite i segni sacramentali[14].

 

La Liturgia della Parola e altre celebrazioni

 

  1. L’Eucarestia è fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione in quanto racchiude il bene più prezioso della Chiesa, cioè Cristo stesso. Pertanto, tutti i sacramenti, così come i ministeri e le opere di annuncio e carità sono strettamente unite all’Eucarestia nella quale Cristo ci unisce alla Sua offerta[15].
  1. Nessun’altra azione della Chiesa può sostituire la celebrazione dell’Eucaristia. La Liturgia delle Ore e la Liturgia della Parola, pur essendo preghiera di Cristo e della Chiesa, estendono, preparano, partecipano al mistero pasquale eucaristico, ma non lo possono in alcun modo sostituire[16]. In particolare, queste azioni liturgiche possono essere celebrate in preparazione dell’Eucaristia domenicale o nei Tempi di Quaresima e Avvento, in occasione di pellegrinaggi, feste patronali, ritiri spirituali, celebrazioni penitenziali, veglie di preghiera[17], ma non possono sostituire l’Eucaristia[18].
  1. Le trasmissioni televisive o radiofoniche non permettono in sé di soddisfare il precetto domenicale, che esige la partecipazione all’assemblea dei fratelli mediante la riunione in un medesimo luogo e la conseguente possibilità della comunione eucaristica[19].
  1. La partecipazione degli ammalati e delle persone impedite da gravi motivi (per es. la cura dei lattanti)[20] alla Pasqua di Cristo, invece, è già nella loro partecipazione alla sofferenza, alla malattia e alla costrizione. Questa condizione di per sé li pone nel cuore stesso di Dio. La comunione sacramentale, soprattutto se realmente portata la domenica con il pane consacrato nell’Eucaristia domenicale, la Scrittura ascoltata con fede, ne sono il segno più eloquente che è reso possibile attraverso il servizio di ministri ordinati, istituiti e straordinari. Per questo, è bene che a quanti sono impediti di partecipare alla celebrazione eucaristica della comunità, si porti con premura il cibo e il conforto dell’Eucaristia soprattutto nel giorno del Signore, nella domenica, perché possano così sentirsi uniti alla comunità stessa, e sostenuti dall’amore dei fratelli[21].
  1. Papa Francesco ricorda che «la pastorale d’insieme, organica, integrata, più che essere il risultato di elaborati programmi è la conseguenza del porre al centro della vita della comunità la celebrazione eucaristica domenicale, fondamento della comunione»[22].

 

Norme generali

 

  1. Non è consentita alcuna celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, nel giorno festivo domenicale. L’Ordinario può dispensare per giusta causa.
  1. La Liturgia della Parola con comunione sacramentale può essere celebrata negli altri giorni feriali della settimana alle seguenti condizioni[23]:

a. nulla osta dell’Ordinario;

b. convocazione e presenza del Popolo di Dio;

c. presidenza di un ministro ordinato (presbitero o diacono) o di un ministro istituito o incaricato dal Vescovo;

d. osservanza del Rito per una celebrazione comunitaria del Rituale della comunione fuori della Messa e culto eucaristico[24].

  1. Prima di richiedere il nulla osta all’Ordinario per la celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, si valutino attentamente i seguenti aspetti[25]:

a. si verifichino le distanze che rendono impossibile, anche a costo di un certo sacrificio, la partecipazione all’Eucaristia domenicale;

b. si faccia attenzione affinché nei fedeli non si generi confusione fra Eucaristia festiva e Liturgia della Parola con la Comunione o ci si abitui a tale situazione. Queste celebrazioni devono sempre essere propedeutiche alla Messa festiva;

c. si vigili affinché la mancanza della celebrazione della Messa festiva, e del presbitero stabilmente residente, non venga ad occultare il senso del ministero ordinato per la vita della Chiesa dando adito a visioni di Chiesa non aderenti alla verità del Vangelo e alla Tradizione ecclesiale, oppure si favorisca un senso di abbandono da parte della Chiesa che possa indurre a vivere solo saltuariamente la vita ecclesiale;

d. vi sia un segno minimo di comunità radunata, si favorisca una partecipazione attiva dei fedeli;

e. si preghi sempre durante la celebrazione per implorare il dono di vocazioni al presbiterato;

f. nella chiesa in cui vi è stata la celebrazione della Messa, non si celebri nello stesso giorno la Liturgia della Parola con comunione sacramentale.

  1. I parroci, personalmente e/o mediante il servizio dei presbiteri collaboratori, dei diaconi, degli accoliti e dei ministri straordinari della comunione, abbiano una cura particolare perché, soprattutto nel giorno di domenica, sia portata la Santa Comunione a tutti i fedeli impossibilitati a muoversi per grave causa – come la malattia, la cura dei malati o dei bambini.
  1. Resta ferma la necessità del nulla osta dell’Ordinario diocesano per la ripresa e la trasmissione delle azioni liturgiche[26], dato che non costituiscono una reale partecipazione all’azione liturgica e rischiano di generare prassi contrarie alla fede sacramentale della Chiesa.
  1. La cura, la preparazione, la bellezza, il canto, non sono elementi aggiuntivi alla liturgia, ma sono parte essenziale della celebrazione cristiana[27]. In ascolto del fedele popolo di Dio, si ricerchi in ogni rito la qualità e non la quantità, rispettando tutte le norme contenute nei libri liturgici approvati[28] perché l’azione liturgica risplenda di nobile semplicità[29].
  1. Si rivedano le celebrazioni eucaristiche festive secondo i seguenti criteri:

a. è possibile celebrare solo una S. Messa prefestiva nella stessa chiesa, valutando inoltre se non sia opportuno celebrarne solo una nella medesima Unità pastorale;

b. per evitare il rischio che la partecipazione all’Eucaristia sia un atto di devozione privato, che essa si riduca all’offerta di un servizio religioso slegato dalla vita della comunità, per consentire che più presbiteri possano essere disponibili per celebrare in zone della Diocesi senza la presenza permanente di un parroco, si riveda il numero delle S. Messe privilegiando l’individuazione di un’unica celebrazione comunitaria o comunque di ridurne al minimo il numero anche valutando la capienza stessa della chiesa;

c. si consideri attentamente l’opportunità di conservare le celebrazioni eucaristiche domenicali nelle quali non è possibile garantire il carattere festivo, il servizio liturgico, la cura del canto[30];

d. le celebrazioni del Triduo pasquale e delle solennità del Signore siano fatte in un’unica chiesa nella quale si possano garantire la celebrazione conveniente dei diversi riti, la presenza di ministri preparati, il canto delle parti proprie delle celebrazioni[31];

e. si preveda a livello di Vicariato la condivisione e la programmazione delle celebrazioni eucaristiche.

 

 

Faenza, 18 luglio 2025

 

 

Note

[1] Cfr. Can. 1246 – §1.

[2] Gv 20,1; Lc 24,1.

[3] Mc 16,1; cfr. Mt 28.

[4] Messale Romano, Annuncio della Pasqua, p. 996.

[5] Sacrosantum Concilium, n. 102.

[6] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 5.

[7] Sacrosantum Concilium, n. 106.

[8] Cfr. Can. 1247.

[9] Lumen gentium, n. 9.

[10] Congregatio pro Cultu Divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero, in Notitiae 263 (1988), n. 12.

[11] Francesco, Desiderio desideravi, n. 57.

[12] Francesco, Desiderio desideravi, n. 43.

[13] Cann. 1247, 1248 – §1.

[14] Cfr. Lc 24.

[15] Presbyterorum Ordinis, n. 15; cfr. Christus Dominus, n. 30

[16] Cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, n. 12.

[17] Chiesa di Faenza-Modigliana, Direttorio per il ministero e la formazione dei diaconi permanenti, nn. 36-38.

[18] Can. 897: «Gli altri sacramenti e tutte le opere ecclesiastiche di apostolato sono strettamente uniti alla santissima Eucaristia e ad essa sono ordinati».

[19] Cfr. Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54.

[20] Cfr. CCC 2181.

[21] Rituale Romano, La santa comunione fuori dalla Messa, n. 14.

[22] Francesco, Desiderio desideravi, n. 37.

[23] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.

[24] CEI, Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 1991 (1979), pp. 22-37. Durante la celebrazione si proclamino le letture bibliche del giorno secondo quanto indicato dal Lezionario.

[25] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.

[26] Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54; Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 57.

[27] Francesco, Desiderio desideravi, n. 22; Dicastero per la Dottrina della Fede, Nota Gestis verbisque, n. 20.

[28] Francesco, Desiderio desideravi, n. 23.

[29] Sacrosantum Concilium, n. 34.

[30] Cfr. Infra, n. 15.

[31] Messale Romano, p. 136: «Per svolgere con dignità le celebrazioni del sacro Triduo, si richiede un congruo numero di ministri laici, accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote riveste una particolare importanza nelle celebrazioni di questi giorni. […] Le celebrazioni del sacro Triduo si svolgano nelle chiese cattedrali e parrocchiali, e solo in quelle chiese in cui si possano compiere degnamente, cioè con la partecipazione dei fedeli, con un numero congruo di ministri e con la possibilità di proclamare in canto almeno alcune parti. Conviene dunque che le piccole comunità, le associazioni e i gruppi particolari di qualsiasi genere si riuniscano in tali chiese, perché le sacre celebrazioni possano svolgersi con la dovuta solennità».

 

→ Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

 

→ Il commento del Vicario generale, don Michele Morandi, per “Il Piccolo”


Don Jean Romain Ngoa nominato consigliere spirituale diocesano del “Rinnovamento nello Spirito Santo”

Il Vescovo S.E.  Monsignor Mario Toso, volendo garantire un servizio di assistenza spirituale all’associazione “Rinnovamento nello Spirito Santo” che opera per il rinnovamento della vita cristiana, il 16 luglio scorso ha nominato don Jean Romain Ngoa come consigliere spirituale diocesano dell’associazione per il quadriennio in corso. Don Jean Romain succede a don Claudio Platani a questo servizio.