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Il Vescovo Mario nomina Don Roberto Cornacchia parroco in solido non moderatore della Parrocchia di San Lorenzo in Marradi

don roberto cornacchia

Il Vescovo Mons. Mario Toso, volendo assicurare la presenza di un altro presbitero che provveda alla cura pastorale delle parrocchie dell’Unità pastorale Marradi, ha nominato il 26 agosto scorso Don Roberto Cornacchia parroco in solido non moderatore della Parrocchia di San Lorenzo in Marradi. Affiancherà il parroco Don Mirko Santandrea nella cura pastorale della comunità. Salesiano, originario della nostra Diocesi, Don Roberto rappresenta un arricchimento prezioso per tutta la comunità diocesana che lo accoglie con gioia.

Don Roberto Cornacchia, la biografia

Nasce a Faenza il 1° novembre 1968 da Graziella e Vittorio, secondo di quattro figli, unico maschio. All’età di nove anni perde prematuramente la sorella maggiore a causa di un tragico incidente, ma la successiva nascita di due sorelle gemelle, Marina e Monica – ora sposate – riporta vita e serenità in famiglia. Partecipa assiduamente fin da piccolo alle attività della parrocchia di S. Stefano; qui riceve i sacramenti e matura nella fede, grazie anche all’amicizia con l’anziano parroco.

Frequentando la scuola media presso l’istituto delle Benedettine Vallombrosane di S. Umiltà, viene avviato allo studio della musica che culminerà con il diploma di clarinetto al Conservatorio di Pesaro. La passione per il ciclismo, ereditata dal papà, lo porterà a praticare questo sport anche a livello agonistico. Dopo il servizio militare, la ricerca di un lavoro stabile lo riconduce provvidenzialmente all’istituto di S. Umiltà come insegnante di Educazione Musicale nella scuola media e canto corale nell’istituto magistrale. Contemporaneamente inizia a frequentare l’Oratorio Salesiano. La familiarità con i Salesiani, il contatto con i giovani della scuola e dell’Oratorio lo confermano nel pensiero che il Signore gli chiede di donare la vita per il bene dei giovani. Così a 25 anni entra nel noviziato salesiano di Lanuvio presso Roma e l’8 settembre 1994 emette la prima professione religiosa come Salesiano di Don Bosco. Riceve l’Ordinazione sacerdotale il 22 giugno del 2002 nella cattedrale di Faenza. Nel 2003 consegue alla Lateranense (Roma) la Licenza in Teologia della Vita Consacrata.

I primi anni di ministero sacerdotale lo portano a Macerata (2003-2005) come animatore vocazionale dell’Ispettoria Adriatica e catechista della scuola media. Inviato in Abruzzo vi trascorre un anno a Vasto, collaborando nelle varie attività di quella Parrocchia-Oratorio, e quattro anni (2006-2010) come incaricato dell’oratorio di Sulmona.

Dopo la nascita dell’attuale Circoscrizione Salesiana dell’Italia Centrale per tre anni è chiamato ad occuparsi della formazione dei futuri salesiani, come Socio del maestro, al Noviziato Salesiano di Genzano (2010-2013).

Ultimamente dopo una breve esperienza a Frascati come insegnante di religione, giunge a Terni dove gli viene affidata la conduzione dell’Oratorio. Invitato poi a collaborare nella parrocchia-Oratorio di Livorno, nel settembre 2016 è entrato a far parte della comunità di Macerata.

Dal 2020 al 2023 è stato nell’opera Salesiana di Latina, presso la Cattedrale di San Marco, come collaboratore in parrocchia e nelle varie attività dell’oratorio centro giovanile.

Nell’estate del 2023 viene inviato nella comunità della Parrocchia – Oratorio di Civitavecchia.  Dal 2020 ad oggi (2025) è segretario della Regione Mediterranea dei Salesiani di Don Bosco.


Il 6 settembre la Festa diocesana dei nonni a San Biagio

La comunità diocesana, alla parrocchia di San Biagio a Faenza, si prepara a vivere un momento di gioia e di condivisione con la festa dedicata ai nonni, in programma sabato 6 settembre 2025. L’iniziativa, promossa dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e diverse realtà associative del territorio (Pastorale Salute, Caritas, Unitalsi, Avulss, Anteas, Centro sociale Laderchi, Auser, Centro sociale Amici dell’Abbondanza, Centro sociale Granarolo, Centro sociale Porta Nuova Russi) si terrà dalle 15.30 alle 18.30 presso la parrocchia di via Strocchi di San Biagio, 27.

Il pomeriggio sarà un’occasione speciale per celebrare la presenza e l’importanza dei nonni nella vita delle famiglie e delle comunità. Tra musica, intrattenimento e convivialità, il programma prevede anche un momento di preghiera comunitaria: alle ore 17 verrà celebrata la Santa Messa, fulcro dell’incontro.

L’iniziativa, che si svolgerà anche in caso di maltempo negli spazi interni della parrocchia, intende essere non solo una festa, ma anche un segno concreto di vicinanza e gratitudine verso le persone anziane. Per chi avesse necessità di un passaggio o desiderasse ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi ai referenti parrocchiali, alle associazioni o ai centri sociali coinvolti.

Un appuntamento che vuole mettere al centro il valore della memoria, dell’esperienza e dell’amore dei nonni, in una giornata di fraternità e di incontro.

 


Il 22 agosto digiuno e preghiera per la pace e giustizia. La Chiesa italiana aderisce all’invito del Papa

Il 20 agosto, al termine dell’Udienza Generale, Papa Leone XIV ha invitato “tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti in corso”. La Chiesa in Italia aderisce a questo invito, chiedendo alle comunità ecclesiali di invocare il dono della riconciliazione per la nostra Terra che, ha sottolineato il Pontefice, “continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina, e in molte altre regioni del mondo”.
“Ci uniamo al pressante appello del Santo Padre: il perdurare di situazioni di violenza, odio e morte ci impegna a intensificare la preghiera per una pace disarmata e disarmante, supplicando la Beata Vergine Maria Regina della Pace di allontanare da ogni popolo l’orrore della guerra e di illuminare le menti di quanti hanno responsabilità politiche e diplomatiche”, afferma il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI ricordando che “la pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa (Leone XIV, Udienza ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, 17 giugno 2025).

 


Il 12 settembre a Traversara la Giornata di Preghiera per la Cura del Creato

Il 12 settembre 2025 le comunità delle Diocesi di Faenza-Modigliana e di Ravvena-Cervia si ritroveranno a Traversara di Bagnacavallo per celebrare la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, un appuntamento che unisce fede, spiritualità e responsabilità verso l’ambiente. L’incontro, dal titolo “Semi di pace e di speranza”, si terrà alle 18 in via Traversara 26. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo S.E. Mons. Mario Toso e vedrà la presenza di S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, in un momento di intensa preghiera e riflessione condivisa. Alla liturgia parteciperanno anche rappresentanti delle Chiese Ortodosse, a sottolineare l’importanza del dialogo ecumenico attorno alla salvaguardia del creato.

Al termine della preghiera, i partecipanti saranno invitati a condividere la cena comunitaria. Il ricavato delle libere offerte sarà destinato a sostenere la comunità di Traversara, in un gesto concreto di solidarietà.

L’evento è promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e dall’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, con il contributo di Coldiretti Ravenna, Confcooperative Romagna, dei Carabinieri – Comando Gruppo Nucleo Forestale Ravenna, e di associazioni come MCL Ravenna e ACLI Ravenna. Una sinergia che ribadisce quanto la cura del creato sia una responsabilità comune, capace di unire istituzioni, realtà associative e cittadini in un’unica missione.

“Abbiamo scelto questa parrocchia e frazione – spiega don Luca Ghirotti, del Settore di Pastorale sociale perché è una delle più colpite dalle diverse alluvioni. L’incuria per la casa Comune, il cambiamento climatico, in quel luogo, hanno prodotto danni visibili. Là vogliamo andare a pregare insieme con i nostri vescovi (la giornata è organizzata insieme all’arcidiocesi di Ravenna), ai preti delle chiese ortodosse e alle famiglie ancora in difficoltà. Pregare per la custodia del creato è pregare per la pace. Pregheremo anche per la pace, consapevoli che molti degli attuali conflitti sono in atto per le risorse della Terra e per luoghi diventati inospitali all’uomo. La preghiera è il fuoco che alimenta la storia ed è capace di cambiarla, nulla è impossibile a Dio. Dopo la preghiera si è pensato ad un momento di fraternità con la possibilità di cenare e devolvere il ricavato della cena a Traversara tramite i canali della Caritas”.


Nominata la nuova Equipe del Cammino sinodale diocesano

Il Vescovo in data 28 luglio 2025, in seguito alla richiesta del Card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che richiede che “le équipe esistenti siano valorizzate ed eventualmente rinnovate”, ha nominato una nuova équipe per sostenere la fase attuativa del Cammino sinodale.

La nuova équipe, fra membri confermati e nuove nomine, è composta da:

Cristina Dalmonte, Referente diocesano
don Michele Morandi, Referente diocesano
Maria Elena Cembali
don Marco Corradini
diac. Giulio Donati
Vincenza Morini
Susanna Rondinini
Alessandra Scalini
Benedetta Scocca
Massimiliano Spata
sr. Maria Elisa Visani
Francesca Zinzani
Marino Angelocola, Segretario

 

Per ripercorrere la storia del Cammino sinodale e i documenti principali → www.diocesifaenza.it/la-storia-del-cammino-sinodale

Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

 

→ Decreto di S.E. Mons. Mario Toso (18 luglio 2025)

 

 

La domenica[1]

 

  1. Il primo giorno della settimana[2], passato il sabato[3], la Chiesa convocata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, si riunisce in assemblea per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all’Eucaristia celebrando la Pasqua, la morte e risurrezione del Signore Gesù. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la Santa Chiesa rende presente questo grande evento[4] e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza[5]instaurando una contemporaneità tra la Pasqua e il nostro «oggi», lo scorrere di tutti i secoli[6]. La domenica è, quindi, la festa primordiale, fondamento e nucleo di tutto l’anno liturgico[7].

 

La santificazione della festa nell’Eucaristia domenicale[8]

 

  1. Per questo motivo, la Chiesa, nostra madre, propone e chiede ad ogni discepolo di rinnovare la comunione con il mistero pasquale nel giorno del Signore crocifisso, sepolto e risorto (dies dominicus – il giorno del Signore). La santificazione della festa è l’opera di Cristo che con il suo sacrificio ci dona la salvezza eterna. Pur non essendo la sua unica azione nel mondo, l’Eucaristia è il culmine e la fonte della vita della Chiesa. Nella celebrazione di questo sacramento, la Chiesa celebra la sua stessa vita, la sua stessa sostanza, perché Cristo e la sua Pasqua irrompono nel nostro tempo e nel nostro spazio.
  1. Pertanto, la celebrazione propria della domenica, la santificazione propria della festa, non è frutto di un’iniziativa individuale o associata di fedeli, ma è iniziativa di Gesù Cristo che desidera salvarci insieme, nella Chiesa[9]. L’Eucaristia è intessuta di elementi propri (la convocazione dei fedeli, la presenza di un ministro ordinato mandato dal Vescovo, il rispetto di un “ordine”) che la preservano dal rischio di diventare espressione dell’emotività del momento o di un rigido rubricismo o di un “qualcosa” a nostra misura, perché non viviamo più per noi stessi, ma per Cristo morto e risorto, mediante lo Spirito Santo. Essa è «riunione dei fedeli per manifestare che la “chiesa” non è un’assemblea formatasi spontaneamente, ma convocata da Dio, e cioè il popolo di Dio organicamente strutturato, cui presiede il sacerdote nella persona di Cristo Capo»[10].
    Il protagonista è il Risorto[11]: fin dal segno di croce iniziale siamo convocati dall’amore trinitario a prendere vita dalla Pasqua[12]. Prima della comunità, prima di noi stessi, prima del sacerdote, è Cristo il protagonista dell’Eucaristia. Lui ci convoca ad entrare in comunione con questa offerta di sé al Padre nello Spirito.
  1. «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa. Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente»[13]. Questo precetto mostra come questa azione di Cristo e della Chiesa sia il fondamento del nostro essere discepoli, la sostanza di ogni nostra azione. Se non rimaniamo nella comunione con il Risorto, non abbiamo in noi la vita: è Lui che ci chiama ed entra nella nostra vita per rimanere con noi tramite i segni sacramentali[14].

 

La Liturgia della Parola e altre celebrazioni

 

  1. L’Eucarestia è fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione in quanto racchiude il bene più prezioso della Chiesa, cioè Cristo stesso. Pertanto, tutti i sacramenti, così come i ministeri e le opere di annuncio e carità sono strettamente unite all’Eucarestia nella quale Cristo ci unisce alla Sua offerta[15].
  1. Nessun’altra azione della Chiesa può sostituire la celebrazione dell’Eucaristia. La Liturgia delle Ore e la Liturgia della Parola, pur essendo preghiera di Cristo e della Chiesa, estendono, preparano, partecipano al mistero pasquale eucaristico, ma non lo possono in alcun modo sostituire[16]. In particolare, queste azioni liturgiche possono essere celebrate in preparazione dell’Eucaristia domenicale o nei Tempi di Quaresima e Avvento, in occasione di pellegrinaggi, feste patronali, ritiri spirituali, celebrazioni penitenziali, veglie di preghiera[17], ma non possono sostituire l’Eucaristia[18].
  1. Le trasmissioni televisive o radiofoniche non permettono in sé di soddisfare il precetto domenicale, che esige la partecipazione all’assemblea dei fratelli mediante la riunione in un medesimo luogo e la conseguente possibilità della comunione eucaristica[19].
  1. La partecipazione degli ammalati e delle persone impedite da gravi motivi (per es. la cura dei lattanti)[20] alla Pasqua di Cristo, invece, è già nella loro partecipazione alla sofferenza, alla malattia e alla costrizione. Questa condizione di per sé li pone nel cuore stesso di Dio. La comunione sacramentale, soprattutto se realmente portata la domenica con il pane consacrato nell’Eucaristia domenicale, la Scrittura ascoltata con fede, ne sono il segno più eloquente che è reso possibile attraverso il servizio di ministri ordinati, istituiti e straordinari. Per questo, è bene che a quanti sono impediti di partecipare alla celebrazione eucaristica della comunità, si porti con premura il cibo e il conforto dell’Eucaristia soprattutto nel giorno del Signore, nella domenica, perché possano così sentirsi uniti alla comunità stessa, e sostenuti dall’amore dei fratelli[21].
  1. Papa Francesco ricorda che «la pastorale d’insieme, organica, integrata, più che essere il risultato di elaborati programmi è la conseguenza del porre al centro della vita della comunità la celebrazione eucaristica domenicale, fondamento della comunione»[22].

 

Norme generali

 

  1. Non è consentita alcuna celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, nel giorno festivo domenicale. L’Ordinario può dispensare per giusta causa.
  1. La Liturgia della Parola con comunione sacramentale può essere celebrata negli altri giorni feriali della settimana alle seguenti condizioni[23]:

a. nulla osta dell’Ordinario;

b. convocazione e presenza del Popolo di Dio;

c. presidenza di un ministro ordinato (presbitero o diacono) o di un ministro istituito o incaricato dal Vescovo;

d. osservanza del Rito per una celebrazione comunitaria del Rituale della comunione fuori della Messa e culto eucaristico[24].

  1. Prima di richiedere il nulla osta all’Ordinario per la celebrazione della Liturgia della Parola con comunione sacramentale, si valutino attentamente i seguenti aspetti[25]:

a. si verifichino le distanze che rendono impossibile, anche a costo di un certo sacrificio, la partecipazione all’Eucaristia domenicale;

b. si faccia attenzione affinché nei fedeli non si generi confusione fra Eucaristia festiva e Liturgia della Parola con la Comunione o ci si abitui a tale situazione. Queste celebrazioni devono sempre essere propedeutiche alla Messa festiva;

c. si vigili affinché la mancanza della celebrazione della Messa festiva, e del presbitero stabilmente residente, non venga ad occultare il senso del ministero ordinato per la vita della Chiesa dando adito a visioni di Chiesa non aderenti alla verità del Vangelo e alla Tradizione ecclesiale, oppure si favorisca un senso di abbandono da parte della Chiesa che possa indurre a vivere solo saltuariamente la vita ecclesiale;

d. vi sia un segno minimo di comunità radunata, si favorisca una partecipazione attiva dei fedeli;

e. si preghi sempre durante la celebrazione per implorare il dono di vocazioni al presbiterato;

f. nella chiesa in cui vi è stata la celebrazione della Messa, non si celebri nello stesso giorno la Liturgia della Parola con comunione sacramentale.

  1. I parroci, personalmente e/o mediante il servizio dei presbiteri collaboratori, dei diaconi, degli accoliti e dei ministri straordinari della comunione, abbiano una cura particolare perché, soprattutto nel giorno di domenica, sia portata la Santa Comunione a tutti i fedeli impossibilitati a muoversi per grave causa – come la malattia, la cura dei malati o dei bambini.
  1. Resta ferma la necessità del nulla osta dell’Ordinario diocesano per la ripresa e la trasmissione delle azioni liturgiche[26], dato che non costituiscono una reale partecipazione all’azione liturgica e rischiano di generare prassi contrarie alla fede sacramentale della Chiesa.
  1. La cura, la preparazione, la bellezza, il canto, non sono elementi aggiuntivi alla liturgia, ma sono parte essenziale della celebrazione cristiana[27]. In ascolto del fedele popolo di Dio, si ricerchi in ogni rito la qualità e non la quantità, rispettando tutte le norme contenute nei libri liturgici approvati[28] perché l’azione liturgica risplenda di nobile semplicità[29].
  1. Si rivedano le celebrazioni eucaristiche festive secondo i seguenti criteri:

a. è possibile celebrare solo una S. Messa prefestiva nella stessa chiesa, valutando inoltre se non sia opportuno celebrarne solo una nella medesima Unità pastorale;

b. per evitare il rischio che la partecipazione all’Eucaristia sia un atto di devozione privato, che essa si riduca all’offerta di un servizio religioso slegato dalla vita della comunità, per consentire che più presbiteri possano essere disponibili per celebrare in zone della Diocesi senza la presenza permanente di un parroco, si riveda il numero delle S. Messe privilegiando l’individuazione di un’unica celebrazione comunitaria o comunque di ridurne al minimo il numero anche valutando la capienza stessa della chiesa;

c. si consideri attentamente l’opportunità di conservare le celebrazioni eucaristiche domenicali nelle quali non è possibile garantire il carattere festivo, il servizio liturgico, la cura del canto[30];

d. le celebrazioni del Triduo pasquale e delle solennità del Signore siano fatte in un’unica chiesa nella quale si possano garantire la celebrazione conveniente dei diversi riti, la presenza di ministri preparati, il canto delle parti proprie delle celebrazioni[31];

e. si preveda a livello di Vicariato la condivisione e la programmazione delle celebrazioni eucaristiche.

 

 

Faenza, 18 luglio 2025

 

 

Note

[1] Cfr. Can. 1246 – §1.

[2] Gv 20,1; Lc 24,1.

[3] Mc 16,1; cfr. Mt 28.

[4] Messale Romano, Annuncio della Pasqua, p. 996.

[5] Sacrosantum Concilium, n. 102.

[6] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 5.

[7] Sacrosantum Concilium, n. 106.

[8] Cfr. Can. 1247.

[9] Lumen gentium, n. 9.

[10] Congregatio pro Cultu Divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero, in Notitiae 263 (1988), n. 12.

[11] Francesco, Desiderio desideravi, n. 57.

[12] Francesco, Desiderio desideravi, n. 43.

[13] Cann. 1247, 1248 – §1.

[14] Cfr. Lc 24.

[15] Presbyterorum Ordinis, n. 15; cfr. Christus Dominus, n. 30

[16] Cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, n. 12.

[17] Chiesa di Faenza-Modigliana, Direttorio per il ministero e la formazione dei diaconi permanenti, nn. 36-38.

[18] Can. 897: «Gli altri sacramenti e tutte le opere ecclesiastiche di apostolato sono strettamente uniti alla santissima Eucaristia e ad essa sono ordinati».

[19] Cfr. Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54.

[20] Cfr. CCC 2181.

[21] Rituale Romano, La santa comunione fuori dalla Messa, n. 14.

[22] Francesco, Desiderio desideravi, n. 37.

[23] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.

[24] CEI, Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 1991 (1979), pp. 22-37. Durante la celebrazione si proclamino le letture bibliche del giorno secondo quanto indicato dal Lezionario.

[25] CEER, Radunati nel giorno del Signore, §§ 7-8.

[26] Giovanni Paolo II, Dies Domini, n. 54; Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 57.

[27] Francesco, Desiderio desideravi, n. 22; Dicastero per la Dottrina della Fede, Nota Gestis verbisque, n. 20.

[28] Francesco, Desiderio desideravi, n. 23.

[29] Sacrosantum Concilium, n. 34.

[30] Cfr. Infra, n. 15.

[31] Messale Romano, p. 136: «Per svolgere con dignità le celebrazioni del sacro Triduo, si richiede un congruo numero di ministri laici, accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote riveste una particolare importanza nelle celebrazioni di questi giorni. […] Le celebrazioni del sacro Triduo si svolgano nelle chiese cattedrali e parrocchiali, e solo in quelle chiese in cui si possano compiere degnamente, cioè con la partecipazione dei fedeli, con un numero congruo di ministri e con la possibilità di proclamare in canto almeno alcune parti. Conviene dunque che le piccole comunità, le associazioni e i gruppi particolari di qualsiasi genere si riuniscano in tali chiese, perché le sacre celebrazioni possano svolgersi con la dovuta solennità».

 

→ Direttorio per la celebrazione della Domenica e della Liturgia della Parola con comunione eucaristica

 

→ Il commento del Vicario generale, don Michele Morandi, per “Il Piccolo”


Introduzione al volume “Movimenti religiosi femminili pretridentini nel territorio di Ravennatensia (sec. XIV-XVI)

Di seguito pubblichiamo l’Introduzione scritta da S.E. Mons. Mario Toso al volume “Movimenti religiosi femminili pretridentini nel territorio di Ravennatensia (secoli XIV-XVI)” a cura di Mons. Maurizio Tagliaferri.

 

Sig. Presidente, illustri relatrici e relatori, benvenuti a Faenza. Sono lieto di accogliervi a nome anche della Diocesi di Faenza e Modigliana. Ci onorate con la vostra presenza e con un importante Convegno che ci aiuterà a conoscere meglio la storia e la cultura religiosa del nostro territorio, ma non solo. Ringrazio, pertanto, il Presidente del Centro studi e ricerche Antica Provincia Ecclesiastica Ravennate per la scelta di questa sede; come anche esprimo la mia riconoscenza ad un così qualificato gruppo di esperti di fama nazionale e internazionale, che con la loro competenza e i loro molteplici approcci consentiranno di addentrarci in un mondo che non sempre conosciamo in tutta la sua complessità e ricchezza.

Al Presidente e ai singoli relatori, dunque, le mie più vive congratulazioni con l’augurio di un felice esito dei lavori. Il tema che avete scelto Movimenti religiosi femminili pretridentini nel territorio di Ravennatensia (secoli XIV-XVI) è di grande interesse e attualità e vede, come già detto, la partecipazione di esperti di fama nazionale e internazionale. Mi sia concesso l’onore di salutare in particolare la professoressa Gabriella Zarri autentica pioniera in questo settore di studi. Usando le sue parole possiamo dire che negli ultimi quaranta/cinquant’anni si è affermata una disciplina specifica: gli Women’s Studies, che hanno di fatto portato alla luce e valorizzato l’apporto delle donne nei diversi aspetti della cultura, dell’arte, del lavoro e della politica e hanno posto le basi teoriche della “storia del gender”. Proprio gli studi storici – sosteneva la stessa Gabriella Zarri qualche anno fa – hanno dimostrato che la religione è stata per molti secoli il milieu privilegiato in cui le donne hanno potuto realizzare sé stesse e mostrare le proprie capacità culturali, organizzative, sociali, dando un contributo originale al pensiero teologico e spirituale delle Chiese cristiane e alla convivenza umana e sociale. In tal modo, hanno contribuito, con la loro vita protesa alla trasfigurazione dell’umano e al dono di se stesse, a strutturare quell’Umanesimo trascendente di cui il creato e il mondo odierno hanno un estremo bisogno. I movimenti religiosi sono stati luogo dell’incarnazione e della manifestazione di Dio nella finitudine dell’esistenza. Con ciò stesso essi hanno avviato processi di graduale divinizzazione e, quindi, di ulteriore umanizzazione delle persone, degli stili di vita, della condotta, della cultura, delle istituzioni. Sono apparsi, nel tempo e negli spazi, fonte generativa di nuovi inizi a fronte di crisi etiche, di conflitti, di ingiustizie, di tragedie epocali. Sono divenuti segno di speranza e della giustizia più grande, pur nei limiti della condizione umana. La diminuzione dei movimenti religiosi femminili, di cui soffre la Chiesa in non poche parti del mondo, non può non apparire che un depotenziamento dell’umano chiamato alla sua pienezza in Gesù Cristo, l’assoluto umano di Dio.

La conoscenza della storia e delle sue grandi direttrici non si può attingere se non per mezzo di indagini accurate e appassionate, alla ricerca delle trasfigurazioni, ben situate nel tempo e nello spazio, provocate dall’Incarnazione del Verbo. Ciò risulta ancor più reale e pregnante quando si tratta di storia religiosa e di vita ecclesiale. Nel 2026 il vostro Centro Studi celebrerà i suoi sessant’anni di attività. In tutti questi anni sono cresciute non solo tra gli studiosi, ma anche all’interno dell’episcopato emiliano romagnolo, le simpatie verso le vostre iniziative e questo è motivo di compiacimento e speranza.

Buon lavoro a tutti.

Mons. Mario Toso
Faenza, Seminario, 29 settembre 2023


Lettera del Vescovo Mario alle comunità di San Francesco e Brisighella

Cari don Marco, don Paul, don Stefano e comunità cristiane di S. Francesco d’ Assisi in Faenza, S. Michele Arcangelo in Brisighella, S. Giovanni Battista in Ottavo, S. Pietro in Fognano.

Cari gruppi AGESCI Faenza 1 e Val di Lamone.

Questa settimana, in vista della partenza dei Frati minori conventuali, ho provveduto alle nuove nomine.

La scarsità numerica del clero richiede urgentemente una rinnovata impostazione del ministero presbiterale e, di conseguenza, delle comunità cristiane.  Il presbitero si configura sempre di più nel suo ministero di annuncio, di guida della comunità e di presidenza dei i sacramenti, in comunione con il Vescovo. Questo carattere di presidenza non è meramente per l’organizzazione, ma per garantire che quanto si annuncia, si celebra e si decide, sia secondo il Vangelo e la Tradizione degli Apostoli.

In questo senso, i presbiteri, non potranno e non dovranno essere ovunque, ma si dovranno occupare soprattutto della formazione dei fratelli adulti e giovani perché possano insieme con loro animare la comunità, far conoscere, amare e celebrare il Signore Gesù. In questo senso si curi particolarmente la formazione culturale e spirituale di ciascuno anche attraverso i colloqui individuali.

P. Paul sarà, amministratore cura animarum, di fatto Parroco, della Parrocchia di S. Francesco d’Assisi e don Stefano, che mantiene l’incarico gravoso di Economo diocesano, sarà Legale rappresentante della stessa parrocchia dovendo amministrare, in comunione con il Parroco e coadiuvato concretamente dal Consiglio per gli affari economici i beni della parrocchia. Don Stefano, per quanto concerne la cura pastorale, si occuperà della sola assistenza spirituale del gruppo AGESCI Faenza 1.

Per quanto concerne l’Unità pastorale di Brisighella, don Stefano si occuperà unicamente di animare, insieme al Parroco don Marco, la pastorale dei ragazzi e l’assistenza del Clan del gruppo Val di Lamone.

Chiedo a tutti, una decisa conversione pastorale, adeguata alle forze che ci sono, ma non per questo meno evangelica e ad accogliere le inevitabili diminuzioni del numero delle S. Messe fin troppo abbondanti data la partecipazione e la capienza delle Chiese.

Infine non dimentichiamo, di curare il discernimento vocazionale dei giovani perché rispondano con prontezza alla chiamata per il ministero ordinato a servizio della nostra Chiesa.

Faenza, 16 luglio 2025

+ Mario Toso, Vescovo


Nomine per la Parrocchia di San Francesco

Preso atto della partenza dei Frati Minori Conventuali, volendo provvedere al bene spirituale della comunità parrocchiale di San Francesco a Faenza, il Vescovo S.E. Monsignor Mario Toso ha nominato il 14 luglio scorso don Maria Paulraj Kasparraj, 45 anni, amministratore parrocchiale della Parrocchia di San Francesco, con tutti i diritti e i doveri esclusivamente connessi alla cura animarum, cioè la cura pastorale. Don Paul, originario dall’India, è da circa due anni in servizio presso la nostra diocesi.

Inoltre, il Vescovo Mario Toso ha nominato don Stefano Lega amministratore parrocchiale della parrocchia di San Francesco munendolo di tutti i diritti e i doveri previsti dal diritto per la legale rappresentanza. Dal punto di vista pastorale, don Stefano Lega -, che mantiene gli uffici diocesani attualmente ricoperti e la cura pastorale dei giovani dell’Unità Pastorale di Brisighella –  per la parrocchia di San Francesco curerà il servizio di assistenza ecclesiale del Gruppo Scout Agesci Faenza 1.

La nomina ha effetto dal 7 settembre 2025 e, per sua natura, è ad nutum Episcopi.