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A Faenza, il 7 novembre un convegno per i 50 anni del Movimento cristiano dei lavoratori

Lunedì 7 novembre alle 17.30, in occasione dei 50 anni del Movimento cristiano dei lavoratori (Mcl), la sezione faentina ha organizzato un convegno dal titolo “Cinquant’anni al servizio dei lavoratori: 8 dicembre 1972 – 8 dicembre 2022”. L’appuntamento avrà luogo al circolo Mcl Giuseppe Fanin (via Severoli 12). I lavori del convegno saranno aperti da Flavio Venturi, presidente unione provinciale Mcl Ravenna. A seguire interverranno il prof. Giampaolo Venturi (L’opera dl Mcl e del sen. Giovanni Bersani a favore dei lavoratori), l’onorevole Edoardo Patriarca (Il contributo dei cattolici in un tempo di profondi cambiamenti), il vescovo monsignor Mario Toso, il segretario generale Cisl Romagna Francesco Marinelli, il presidente di Confcooperative Romagna Mauro Neri, il presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte, Everardo Minardi delle Acli di Faenza, Annarosa Bandini, responsabile Mlac Diocesi di Faenza-Modigliana. La conclusione dei lavori è affidata ad Antonio Di Matteo, presidente nazionale Mcl.


Diocesi Faenza e Settimane sociali dei cattolici: mettiamo in rete le buone pratiche presentate a Taranto

Trasformare scarti vitivinicoli in nuove risorse, dare vita a orti inclusivi che generano riscatto sociale, sviluppare una mobilità sostenibile capace di trasportare un milione di persone in una piccola città come Faenza. Tasselli diversi tra loro, ma che fanno parte di un unico mosaico virtuoso in cui tutto è connesso, e nel quale l’economia diventa vera ecologia integrale, a servizio dell’uomo e del creato. Sono queste alcune delle buone pratiche del nostro territorio presentate venerdì 21 ottobre 2022 al convegno promosso dalla Pastorale sociale della Diocesi di Faenza-Modigliana a un anno di distanza dalla Settimana sociale dei cattolici di Taranto. Un’occasione per fare il punto sui passi che la nostra Diocesi sta compiendo per mettere in atto i semi di speranza gettati nell’ottobre 2021. E un’opportunità per conoscersi e fare rete, come sottolineato nel suo intervento conclusivo dal vescovo monsignor Mario Toso, facendo così massa critica nei confronti delle istituzioni per avere un reale cambiamento – economico, sociale, culturale – nel segno del bene comune.

Le 7 buone pratiche

A condividere la propria esperienza, moderati dall’incaricato alla Pastorale sociale e del lavoro, Flavio Venturi, sono state sette realtà aziendali e sociali del nostro territorio: il Gruppo Caviro, il Gruppo Tampieri, Terra Condivisa (Caritas-Farsi Prossimo), Fondazione Marri Sant’Umiltà, Ortinsieme, San Pier Damiano Hospital e il Gruppo Erbacci.

«La parola sostenibilità per Caviro non è qualcosa di astratto – spiega il direttore generale Fabio Baldazzi – ma prende forma in tre aspetti: ambientale, sociale e di governance. Per quanto riguarda il primo ambito: ogni anno recuperiamo 600mila tonnellate di scarti da cui ricaviamo biogas e metano puro, con cui riforniamo le autovetture»

Un cerchio completo, ma non chiuso: questo è quello che mette in atto ogni giorno il Gruppo Tampieri. «Tutto quello che entra in azienda, sia come materia prima o seconda – spiega la responsabile della comunicazione Vittoria Graziani -, trova una seconda o terza vita sia all’interno del nostro ciclo produttivo e anche all’esterno». Dagli scarti vitivinicoli all’acqua usata negli impianti. E riprendendo la Dottrina sociale della Chiesa, ricorda che le «componenti dell’impresa devono essere consapevoli che la comunità nella quale operano rappresenta un bene per tutti e non una struttura che permette di soddisfare esclusivamente gli interessi personali di qualcuno».

Grazie ai fondi 8xmille ha preso vita da qualche anno sulle colline di Castel Raniero il progetto di Terra Condivisa. L’orto, come sottolineato dalla responsabile Chiara Resta, diventa un mezzo di riscatto per persone socialmente fragili e, come sottolineato in una tesi di laurea, tutta la comunità trae beneficio da questo progetto, diventando più inclusiva e accogliente.

Lavorare la terra può essere anche un importante strumento educativo. Ne è testimonianza l’orto inclusivo realizzato dalla scuola Sant’Umiltà. Sorto in piena pandemia per l’intuizione di alcuni docenti di sostegno, è cresciuto nel tempo ospitando oggi erbe aromatiche come la salvia, oppure aglio e ceci. Come spiegano il presidente della Fondazione, Luca Cavallari, e la docente Lucia Capiani, i bambini hanno così modo di toccare con mano i tempi lunghi della natura arrivando poi a degustare le piante stesse che hanno coltivato.

Di buone pratiche nello smaltimento rifiuti in ambito ospedaliero ha parlato Massimo Cingolani (San Pier Damiano hospital). In questo ambito il Gruppo Villa Maria sta facendo investimenti importanti, mettendo in pratica nuovi sistemi innovativi di sterilizzazione che vanno a beneficio di una raccolta differenziata più sicura e virtuosa.

Fabio Bassi ha invece illustrato le attività di Ortinsieme di Russi, un progetto di inclusione lavorativa nato in partenariato con il Comune e la Confraternita del Santissimo Sacramento di Russi che ha messo a disposizione terreno di poco più tre terreni.
Nel giro di qualche mese questa realtà otterrà la certificazione biologica. Ortinsieme ha il pregio di unire assieme diversi ambiti imprescindibili come quello della casa per i lavoratori (di cui abbiamo trattato anche negli scorsi numeri de Il Piccolo) e dell’autosufficienza energetica con pannelli fotovoltaici.

Infine ha preso la parola Giorgio Erbacci, presidente dell’omonimo Gruppo, che ha ripercorso lo sviluppo del progetto di mobilità sostenibile Green-go bus. Nato in maniera quasi casuale nel 2013 come supporto a un parcheggio scambiatore, da allora ha trasportato, con le proprie navette elettriche, più di un milione di persone in maniera gratuita e green.
«Il progetto è sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico – sottolinea – perché il costo delle navette è sostenuto grazie agli incassi dei parcheggi in centro storico».

Il vescovo Mario: «Serve unità e una rappresentanza politica che si metta realmente a servizio del bene comune»

vescovo mario pastorale sociale

«Mettere in rete queste e le altre buone pratiche presenti nella nostra Diocesi è fondamentale – ha detto nel suo intervento conclusivo monsignor Toso -. Conoscersi e relazionarsi a vicenda è importante per fare vera massa critica verso le istituzioni». Come sottolinea il vescovo «nella democrazia rappresentativa è importante essere uniti, ma anche avere rappresentanti, all’interno delle istituzioni, pronti e sensibili a realizzare cambiamenti che sono urgenti e non possono attendere, come è il caso dell’energia rinnovabile. Ci sono oggi questi rappresentanti capaci?». Anche movimenti e associazioni cattolici, spiega il vescovo, devono cambiare passo per trovare nuovi canali di rappresentanza. «Dobbiamo conoscerci di più – l’invito del vescovo – e lavorare di più insieme per servire il bene comune. Il tema prossima Settimana sociale dei cattolici non a caso sarà Partecipazione, che sarà analizzato nella sua ampiezza massima, per affrontare in maniera efficace i nodi del nostro tempo”.


VIDEO / Rapporto Povertà e Risorse 2021: in 1.500 persone hanno chiesto aiuto alla Caritas diocesana

toso caritas

Comprendere le cause che portano alla povertà del nostro territorio ed essere più consapevoli su come intervenire. A distanza di due anni dall’inizio della pandemia, il contesto sociale del territorio faentino è ancora molto fragile, come testimonia il Rapporto Povertà e Risorse della Caritas diocesana inerente al 2021. I numeri delle persone che hanno richiesto servizi alla Caritas sono in calo rispetto ai momenti più complessi della pandemia, ma se confrontati con il periodo precedente al Covid, sono più alti come numero di accessi. Nel 2021 in 1.500 persone hanno chiesto aiuto alla Caritas tramite i diversi servizi che offre (dalla mensa del Centro di Ascolto, all’accoglienza notturna a San Domenico fino al supporto delle Caritas parrocchiali). Nel 2016 sono stati dati 4.500 pasti, nel 2019 erano 6.505, nel 2021 si è arrivati a 9mila (30 al giorno), un numero inferiore rispetto al 2020, ma ancora molto elevato rispetto al periodo pre-Covid. Sono stati 3.003 gli accessi al dormitorio maschile, 586 all’accoglienza femminile. Dagli scenari illustrati emerge un contesto che presenta ancora forti criticità.

Non solo stranieri. A chiedere aiuto anche tanti italiani, e 1 su 4 ha anche un lavoro

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La mensa del Centro di Ascolto diocesano.

Il Rapporto è stato presentato il 30 settembre scorso alla sala Fellini di Faenza. L’incontro è stato aperto dal vescovo monsignor Mario Toso. «Dopo aver letto il Rapporto in me si è confermata una convinzione, che è condivisa dagli operatori della Caritas – ha detto il vescovo – e cioè che nella Diocesi di Faenza-Modigliana esiste per davvero un grande tesoro in umanità e in grazia». Il titolo del Rapporto 2021 è La relazione, chiave di volta del costruire. «La relazione è sempre centrale – spiega Maria Chiara Lama, responsabile dell’Osservatorio Caritas -. Noi stessi, come uomini, realizziamo la nostra identità solo in un rapporto con gli altri e con il creato. La sensazione comune a più volontari è che, mentre il mondo si stravolge, noi ritroviamo la nostra essenza solo confrontandoci con l’altro. Quindi Caritas diventa luogo e momento di relazioni che nutre soprattutto l’anima». Non è raro, spiegano gli operatori, che alcune persone sole cerchino la Caritas per avere prima di tutto un contatto umano, oltre che supporto materiale.

Cresce anche il ruolo delle 25 Caritas parrocchiali che, grazie alla loro prossimità al territorio, possono creare più facilmente un rapporto diretto e continuativo con le persone più ai margini. A queste realtà si sono rivolte 990 persone. Il 35% sono italiani, la nazione più rappresentata, a seguire Marocco, Albania, Nigeria e Senegal. L’età media è 48 anni. Il 65% sono donne, il 68% vive in famiglia. Le persone che si sono presentate invece al Centro di Ascolto diocesano di via D’Azzo Ubaldini, in centro a Faenza, nel 2021 sono state 485.

Accoglienza Ucraina, la Diocesi ha ospitato 140 profughi

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Profughi ucraini al monastero Santa Chiara

Quattro i temi principali del Rapporto che vi avevamo anticipato sullo scorso numero de il Piccolo: Alloggi, Lavoro, Accoglienza Ucraina e Giovani. Sul lavoro, il Rapporto evidenzia come si può essere poveri anche se si sta lavorando. Una persona su quattro ha un lavoro che non è sufficiente al bilancio familiare, senza considerare le situazioni di lavoro grigio. A ottobre 2021 erano 390 persone nella Romagna faentina a ricevere il reddito di cittadinanza (280 a Faenza, 36 a Brisighella, 13 a Solarolo) e solo cinque persone sono poi risultate non idonee. «Per quanto riguarda l’accoglienza Ucraina – spiega don Marco Ferrini, direttore Caritas- a Faenza sono state ospitate circa 300 persone in tutto, numeri più contenuti, fortunatamente, rispetto a quelli preannunciati. La nostra Diocesi ha aperto le braccia a queste persone e ne ha accolte 140. Oggi sono presenti ancora 72 persone, e ci si è attivati per trovare una prima occupazione a una trentina di loro, mentre 37 minori sono stati accolti nelle scuole. Le accoglienze più numerose sono presso il monastero di Santa Chiara, che è arrivato a ospitare fino a 29 persone, ad oggi 25, e Villa Bersana, che a oggi ospita 21 persone. Anche le accoglienze parrocchiali sono state fondamentali per fronteggiare l’emergenza».

Samuele Marchi


Parte la raccolta fondi del Museo Diocesano per riscoprire la grande tela devozionale di Romolo Liverani

L’arte è di tutti e dovrebbe essere accessibile a tutti. A volte, abbiamo a due passi da casa opere d’arte di immenso valore ma inaccessibili e delle quali neanche sappiamo l’esistenza. Sacrum Facere è un progetto del Museo Diocesano di Faenza che intende riscoprire un’opera d’arte unica nel suo genere, una grande scenografia di Romolo Liverani,pittore faentino del XIX secolo. Questa imponente opera, pensata per mettere in scena i drammi sacri sulla passione e morte di Cristo, è stata realizzata per la Chiesa di S. Maria dell’Angelo a Faenza, luogo nel quale è custodita e nel quale sarà nuovamente esposta.

Obiettivo 6mila euro, il crowdfunding su Idea Ginger

Il presidente del Consiglio Comunale, Niccolò Bosi, il direttore del Museo Diocesano Mons. Mariano Faccani Pignatelli e Giovanni Gardini, vice direttore del Museo.

Grazie a una raccolta fondi promossa sulla piattaforma Idea Ginger (ideaginer.it) con il supporto di tutti coloro che vorranno donare un’offerta e grazie al contributo de La Bcc sarà possibile riallestirla e renderla accessibile alla comunità, ai fedeli e a tutti gli amanti dell’arte, affinché sia nuovamente sfondo di celebrazioni religiose e opere teatrali, musicali e artistiche. L’obiettivo è arrivare a 6mila euroentro il prossimo 31 ottobre. Per i donatori che sosterranno il progetto sono previsti numerosi premi che spaziano da una visita guidata alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo per due persone a posti in prima fila per spettacoli ed eventi realizzati ad hoc per questa iniziativa, come per esempio Anastasis,opera di Nevio Spadoni. Inoltre, i nomi di tutti i donatori, anche a fronte di una piccola offerta (le offerte sono a partire da 10 euro), saranno ricordati in occasione dell’esposizione.

Tutte le informazioni su come sostenere il progetto SACRUM FACERE sono al seguente link: https://www.ideaginger.it/progetti/sacrum-facere-il-teatro-sacro-di-romolo-liverani.html

Diverse le collaborazioni che sosterranno questa iniziativa il Museo Diocesano: il Comune di Faenza, la Pro Loco, la Scuola di Musica Sarti, Ravenna Teatro, la Biblioteca Diocesana Card. Cicognani.

Il progetto

Il pittore e scenografo faentino Romolo Liverani dipinse per la chiesa di Santa Maria dell’Angelo un grandioso apparato scenografico per la rappresentazione dei drammi sacri legati alla devozione del Venerdì Santo. Questa straordinaria scenografia, imponente per le dimensioni e per la resa teatrale, restaurata ed esposta diversi anni fa, da tempo non èpiù stata ripresentata al pubblico.

La raccolta fondi serve per finanziare tre distinte fasi di lavoro con l’obiettivo di valorizzare al meglio l’immenso potenziale artistico (pittorico, scenografico, drammaturgico, religioso, culturale) dell’opera. Un primo tempo (gennaio-febbraio 2022) è dedicato alla verifica dello stato di conservazione, a una eventuale opera di consolidamento pittorico e strutturale dell’impalcatura portante.

Dopo questa prima verifica, che sarà accompagnata da un tempo di studio sull’autore e sull’opera attraverso una fase di ricerca documentaria si intende allestire la scenografia del Liverani nella sua cornice originaria (febbraio – marzo 2023), la chiesa di Santa Maria dell’Angelo.

Una terza fase del progetto consiste nella valorizzazione e fruizione dell’opera. Nella terza fase (marzo-luglio 2023), che vede l’opera allestita, si intendono organizzare conferenze, visite guidate, eventi musicali, poetici e teatrali che sappiano leggere e reinterpretare, anche in chiave contemporanea, la potenza espressiva del teatro sacro ottocentesco. Sempre in questo periodo si intendono invitare le scuole del territorio di ogni ordine e grado anche attraverso la possibilità di laboratori. L’opera del Liverani sarà inoltre messa in dialogo con opere d’arte antiche e contemporanee.


Museo Diocesano: a Santa Maria dell’Angelo la mostra “Altrove. Viandanti, pellegrini, sognatori”

Tre importanti appuntamenti al Museo Diocesano di Faenza alla Chiesa di Santa Maria dell’Angelo – spazio espositivo del Diocesano (Via Santa Maria dell’Angelo 9) – legati al tema del viaggio, dell’errare. Un tema innanzitutto interiore, spirituale, che accomuna gli uomini di tutti i tempi e che lega insieme differenti tradizioni religiose e culturali.   Dopo l’anteprima in occasione di Argillà Italia che in tre giorni visto 1200 visitatori, la mostra Altrove. viandanti, pellegrini, sognatori inaugura ufficialmente venerdì 9 settembre alle 18.30 alla presenza del vescovo monsignor Mario Toso, delle autorità e degli artisti.

Un viaggio che tocca le corde della ricerca interiore

La mostra Altrove. Viandanti, pellegrini, sognatori, che insieme al Museo Diocesano vede la collaborazione del Comune di Faenza e del Comune di Ravenna, presenta opere di CaCO3, Victor Fotso Nyie, Sara Guberti, Antonio Violetta, Sergio Zanni. La mostra rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2023 e durante i mesi di apertura saranno previsti diversi appuntamenti, tra cui presentazioni di libri, laboratori ed eventi poetici. “Sguardi differenti, per poetica e per gesto artistico, si confrontano nella Chiesa di Santa Maria dell’Angelo – spazio espositivo del Museo Diocesano di Faenza – e offrono preziosi spunti di riflessione su una delle grandi dimensioni dell’uomo, quella del viaggio”. Con queste parole Giovanni Gardini, vice direttore del Museo Diocesano di Faenza, presenta la mostra. “Un viaggio – prosegue Gardini – da intendersi non solo e non tanto nella sua accezione fisica quanto in quella più propriamente spirituale, l’esperienza del partire – del lasciare le proprie certezze per esplorare nuovi confini – tocca le corde della ricerca interiore ed è tempo prezioso anche quando espone l’uomo al rischio dell’errare o alla possibilità di smarrirsi, specialmente in un tempo come quello odierno, contrassegnato dalla violenza e dai conflitti”.

“Migrare, viaggiare, andare oltre il tuo orizzonte per cercare, scoprire qualcosa di diverso o migliore – aggiunge monsignor Mariano Faccani Pignatelli, direttore del Museo Diocesano -; nella necessità sperare di trovare condizioni favorevoli: il ventaglio potrebbe allargarsi davvero all’infinito. Questa probabilmente è l’esperienza di molta parte dell’umanità. Esiste tuttavia una modalità piuttosto diversa: andare verso l’ignoto perché Dio ti ha chiamato a farlo, mentre tu sostanzialmente stavi bene dove eri. Dunque per il credente pellegrino, il percorso è chiamata di Dio, vocazione. Per i molti che oggi percorrono le antiche vie dei pellegrini, questa coscienza è assai meno presente, mentre sicuramente affiora maggiormente la ricerca di sé stessi, del senso della propria vita.


In occasione di Argillà Italia, il Museo Diocesano propone 3 mostre a Santa Maria dell’Angelo sul tema del viaggio

In occasione di Argillà Italia il Museo Diocesano di Faenza propone alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo – spazio espositivo del Diocesano (Via Santa Maria dell’Angelo 9) -, tre importanti appuntamenti legati al tema del viaggio, dell’errare, un tema innanzitutto interiore, spirituale, che accomuna gli uomini di tutti i tempi e che lega insieme differenti tradizioni religiose. La mostra AltroveViandanti, pellegrini, sognatori con opere di CaCO3, Victor Fotso Nyie, Sara Guberti, Antonio Violetta, Sergio Zanni è la prima delle tre mostre che in occasione di Argillà Italia sarà visitabile, come anteprima, per essere poi inaugurata ufficialmente il 9 settembre alle 18.30 alla presenza delle autorità e degli artisti. La mostra, poi, rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2023.

La seconda mostra, Quid quaeris?, è una personale dell’artista ligure Rosanna La Spesa, un evento pensato esclusivamente per Argillà. Nella mostra sarà affrontato il tema del cammino come dialogo tra le religioni. La mostra sarà visitabile dal 2 al 18 settembre 2022.

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La terza mostra dal titolo La cena di Emmaus presenta opere di Carlos Lalvay Estrada, Arvin Golrokh, Alessandro Sanna, Norberto Spinaa cura di Andrea Dall’Asta s.j. e Claudia ManentiLa mostra è promossa da Devotio in collaborazione con Dies Domini – Centro Studi per l’architettura sacra della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro e il Museo Diocesano di Faenza e sarà visitabile fino 25 settembre 2022.

Gli orari

Nei giorni di Argillà le mostre saranno visitabili nei seguenti orari: venerdì 2 settembre 16 – 21; sabato 3 e domenica 4 settembre 10 – 21. Ingresso libero.

ALTROVEViandanti, pellegrini, sognatori

9 settembre 2022 – 8 gennaio 2023 opere di CaCO3, Victor Fotso Nyie, Sara Guberti, Antonio Violetta, Sergio Zanni

Preview in occasione di Argillà Italia

INAUGURAZIONE venerdì 9 settembre 2022 ore 18.30

QUID QUAERIS?

2-18 settembre 2022, opere di Rosanna La Spesa, a cura del Museo Diocesano di Faenza.

LA CENA DI EMMAUS

2-25 settembre 2022, opere di Carlos Lalvay Estrada, Arvin Golrokh, Alessandro Sanna, Norberto Spina. A cura di Andrea Dall’Asta s.j. e Claudia Manenti, promossa da Devotio in collaborazione con Dies Domini – Centro Studi per l’architettura sacra della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro e il Museo Diocesano di Faenza.

ORARI IN OCCASIONE DI ARGILLÀ

venerdì 2 settembre 16.00 – 21.00

sabato 3 e domenica 4 settembre 10.00 – 21.00

ingresso libero


Torna il Calciotto, torneo rivolto a tutti i giovani della Diocesi. Iscrizioni entro il 28 agosto

Da inizio settembre all’1 ottobre Faenza torna a ospitare il torneo del Calciotto, una competizione di calcio a 8, maschile e femminile, rivolta a tutti i giovani della Diocesi di Faenza-Modigliana e giunta alla sua seconda edizione.

La prima parte del torneo si svolgerà nelle parrocchie di Sant’Antonino e del Paradiso, mentre la fase finale si terrà al campo degli ex Salesiani.

Il Calciotto viene proposto grazie alla collaborazione tra ufficio Giovani e Vocazioni, Azione Cattolica, Anspi, Csi, Faventia Sales e Agesci “questa proposta ha come obiettivo quello di diventare un appuntamento fisso per la nostra diocesi”, scrivono i promotori.

Per iscriversi, c’è tempo fino al 28 agosto.

Foto: Francesco Dalmonte

Un’iniziativa nata dal Sinodo dei Giovani

Il Calciotto nasce dalla volontà di mettere a frutto alcune indicazioni prodotte del percorso diocesano triennale del ‘Sinodo dei Giovani 2017-2019 Chiamati alla Gioia’; in modo particolare raccogliendo l’invito, nato durante il Sinodo, di proporre attività e progetti per una Chiesa in uscita. Una Chiesa che incontra i giovani, là dove sono: in un ambiente vissuto e frequentato da questi ultimi e non solo in ambienti che già posseggono ‘un’etichetta ecclesiale’. Da questo è nata la collaborazione con Faventia Sales: l’ex Complesso dei Salesiani, in pieno centro a Faenza, con il suo campo da calcio e tutti i suoi luoghi ad alta frequentazione giovanile (Scuola di musica ‘G. Sarti’, E-Work Cafè, Università di Bologna, Mens Sana, ecc.), sono stati considerati il luogo adatto per creare questo torneo.

Il Trofeo ‘Calciotto (È Calzòt)’ si da alcuni obiettivi: mettere in comunicazione le comunità ecclesiali di diverse zone geografiche della Diocesi al fine di favorire la conoscenza e lo scambio tra i giovani e gli adulti; coinvolgere tramite lo sport altri giovani non presenti nei gruppi parrocchiali. Tale dimensione è complementare alla precedente e vuole sottolineare la missionarietà di questa iniziativa ecclesiale.

 


“Ricostruire la pace”. Il programma del Seminario al Comune di Predazzo (22-26 agosto)

libro vescovo Mario pace

Dal 22 al 26 agosto nell’aula magna del Municipio di Predazzo si terrà il seminario “Si vis pacem, para civitatem. Ricostruire la pace”, promosso dalla Fraternità Francescana e Cooperativa sociale Frate Jacopa.  I lavori del seminario saranno aperti, alle ore 17 di lunedì 22 agosto, dall’intervento del nostro vescovo, monsignor Mario Toso, che presenterà il proprio saggio “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”. 

I lavori del seminario saranno visibili anche tramite la pagina facebook “Comune di Predazzo”


Ecologia integrale, il cambiamento parte dall’Eucaristia. Concluso Creattivo: le parole del vescovo Mario

Un cambio di stile che trova le sue radici nell’Eucaristia. Così si è concluso il 31 luglio scorso, con la Messa celebrata dall’arcivescovo Lorenzo e dal vescovo di Faenza-Modigliana Mario Toso a Santa Teresa, Creattivo, il camp per giovani sui temi della sostenibilità e dei nuovi stili di vita organizzato dalla Caritas e dalla Pastorale Sociale e del Lavoro assieme a tante realtà del territorio. Una quindicina di giovani (e altrettanti dell’organizzazione) per 4 giorni hanno riflettuto, condiviso esperienze, giocato, esplorato best practices del territorio, pensato e progettato un’attenzione al Creato e alla casa comune che certamente avevano già dentro che che non può che essere cresciuta in questi giorni.

Una piccola luce per la nostra diocesi e per il territorio, così l’ha definita il diacono Luciano di Buò al termine della Messa, “che abbiamo acceso e che vorremmo far crescere”, anzitutto a partire dalla Giornata del creato, in programma il 23 settembre.

Ma le radici di questo cambiamento, come ha sottolineato monsignor Mario Toso nell’omelia, stanno appunto nell’Eucaristia: “se siamo risorti con Cristo, ci siamo svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e abbiamo rivestito l’uomo nuovo”. Un passo da fare ogni giorno, alla luce della Parola e della Messa.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del vescovo Mario Toso a conclusione della prima edizione di Creattivo

Cara Eccellenza, sig. arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, caro diacono Luciano di Buò, cari fratelli e sorelle, cari giovani partecipanti al CreAttivo. Nuovi stili per il Creato, in questi giorni abbiamo riflettuto sull’urgenza del cambio dei nostri stili di vita per assumerne di nuovi – san Paolo nella lettera ai Colossesi ci ha ricordato che, se siamo risorti con Cristo, ci siamo svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e abbiamo rivestito l’uomo nuovo (cf Col 3,1-5.9-11). Abbiamo riflettuto anche sulla necessaria intensificazione delle buone pratiche in vista dell’obiettivo di coltivare il creato e di rimediare ai danni subiti dalla nostra casa comune.

Celebrando l’Eucaristia non ci poniamo ai margini del grande impegno personale e comunitario richiestoci dall’ecologia integrale. Ci collochiamo al centro della sua scaturigine. Infatti, il memoriale dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, è per noi il «luogo» ove partecipiamo più intensamente alla «nuova creazione», iniziata da Cristo con la sua incarnazione. Vivendo il mistero della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo, di cui facciamo memoria nell’Eucaristia, ci uniamo alla grande opera della creazione continua che il Risorto compie nella storia dell’umanità e dell’universo. L’Eucaristia è il centro della rigenerazione del creato ferito e dilapidato. È causa della sua rinascita, come della rigenerazione dell’uomo.

Nell’Eucarestia, ove Cristo si dona totalmente per amore del Padre e dell’uomo, ponendoci in comunione con Dio e tra di noi, ci autotrascendiamo, superiamo i nostri individualismi egoistici, infrangiamo l’isolamento delle nostre coscienze e la loro autoreferenzialità. Veniamo aperti, attraverso la comunione con Dio Trinità, alla condivisione, alla cura per gli altri e per l’ambiente. La coscienza di essere uniti all’opera di rinnovamento di Cristo si traduce in nuove relazioni ed abitudini, in nuove scelte e stili di vita, in una rete mondiale di popoli e movimenti ecologici. Risveglia una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, per la gioiosa celebrazione della vita (cf Laudato sì , n. 207).

Più precisamente, l’Eucaristia ci fa compiere un salto verso il Mistero. E così, dall’immersione in Dio Trinità, sgorga l’etica ecologica – un’etica di condivisione e di responsabilità sociale -, di cui abbiamo urgente bisogno. Non solo ci offre informazioni importanti sul rapporto tra la persona, i popoli e il creato, che è stato dato da Dio a tutti gli uomini, non a pochi. Non solo ci dice, rispetto ad ecologismi immanentisti, l’eccedenza della persona sulla natura, ma ci ricorda anche i legami invisibili di solidarietà che ci uniscono in una sorta di famiglia universale. Inoltre, ci fornisce i mezzi culturali per superare i «miti» della modernità basati sulla ragione strumentale ed utilitarista, su un antropocentrismo piegato verso il consumismo e la tecnocrazia. Ci aiuta a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio.

L’Eucaristia che celebriamo, e che guarisce i nostri occhi avidi, le relazioni che strumentalizzano e devastano il pianeta, ci sospinge verso uno stupore contemplativo, verso una spiritualità che alimenta la passione per la cura del creato. Ci fa vivere una mistica che anima, motiva, incoraggia e dà senso all’azione personale e comunitaria. Sollecita una conversione ecologica, implicante l’assunzione di nuove scelte, di nuovi atteggiamenti e stili di vita, di piccoli gesti di cura reciproca. Incrementa l’amore per la società e il bene comune.

Per l’esperienza cristiana, tutte le relazioni umane, tutte le istituzioni, tutte le creature dell’universo materiale trovano il loro senso nel Verbo incarnato. E ciò perché il Figlio di Dio ha incorporato nella sua persona sia l’umano e le relazioni interpersonali e comunitarie, sia la materia e la corporeità. In Cristo incarnato, morto e risorto, si ha il risanamento delle relazioni dell’uomo con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il mondo.

Le persone, risanate nel loro essere relazionale e comunitario, contribuiscono al rinnovamento del creato mediante molteplici percorsi ed apporti, quali: il cambio del modello di sviluppo globale (non solo economico e tecnologico), la diversificazione produttiva con minore impatto ambientale, una finanza a servizio dell’ecologia integrale, un’economia circolare (o del riciclaggio), la transizione dalle energie fossili alle energie rinnovabili, politiche relative ai cambiamenti climatici e alla protezione dell’ambiente; movimenti ecologici dal basso, capaci di influenzare la politica in ordine alla riforma delle istituzioni pubbliche, di coordinarle e di dotarle di buone pratiche (cf LS nn. 179-183); movimenti di consumatori e stili di vita che intaccano i profitti delle imprese e le obbligano a produrre in altro modo; cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso (cf LS n. 179); la conversione, l’educazione e la cittadinanza «ecologiche», implicanti la riduzione del consumo dell’acqua, la differenziazione dei rifiuti, la cura degli altri esseri viventi, il risparmio della luce e dell’energia; in particolare una spiritualità avente il suo perno nella domenica, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata. Il giorno della domenica annuncia e celebra la festa della vittoria della vita sulla morte, come anche il riposo eterno dell’umanità in Dio. Diffonde la sua luce sull’intera settimana ed incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveri.

Quanto detto sin qui ha elencato un insieme di scelte, di atteggiamenti e di stili di vita che rappresentano il nostro contributo alla rigenerazione di tutte le cose in Cristo, che san Paolo descrive come un parto (cf Romani 8,22), doloroso, ma necessario, che dà alla luce cieli nuovi e terra nuova. L’Eucaristia che ci fa partecipare alla redenzione integrale di Cristo, una redenzione di tutto l’uomo e di tutto il creato ci ricorda la nostra vocazione di annuncio del Vangelo all’umanità e alla creazione.

Il Vangelo da proclamare è la vita e la persona di Gesù, colui che ha vissuto in pienezza la presenza di Dio in lui come “essere per la vita”, essere dono di sé fino alla fine, fino al compimento, in un amore che neanche la morte può vincere.

+ Mario Toso