Preghiera per la Visita pastorale
Si avvicinò e camminava con loro.
TEMI DI DISCERNIMENTO
DIOCESI DI FAENZA – MODIGLIANA
FASE SAPIENZIALE
2023-2024
Domanda fondamentale per elaborare le proposte
Quali spazi nuovi, tempi, modalità e stili lo Spirito ci chiede di intraprendere per trovare ciò che permetta al Vangelo di arrivare al mondo e raggiungere tutti?
Ovvero:
Quali sono, sul tema scelto, i “ponti” percorribili che collegano i sogni condivisi di una Chiesa più evangelica con la loro praticabilità? Quali resistenze bloccano l’apertura di questi cammini? Quali sono le scelte concrete e possibili che accompagnano i passaggi dalla prassi pastorale attuale a quella desiderata?
I
MISSIONE E PROSSIMITÀ
La relazione tra noi e con la realtà, come coordinate fondamentali per la testimonianza del Vangelo: prima dei contenuti uno stile.
RELAZIONI
Emerge il desiderio di una Chiesa aperta alle relazioni, che cerca le persone, le ascolta, non le giudica, non esclude. La fede non si vive da soli, occorre fare esperienza dell’unità e della comunità, anche in senso fattivo. Le comunità possono diventare spazi di prossimità, dove ciascuno sperimenta accoglienza, ascolto, compagnia; in uno stile di ospitalità occorre favorire l’incontro con tutti. Sinodalità è andare a cercare le persone, prendere l’iniziativa ed interessarsi a loro, vederle, incontrarle, ascoltarle: la relazione personale è la dimensione fondamentale per essere in cammino coi fratelli. Rendere permanente lo stile sinodale, cercando nuove forme di incontro e ascolto.
FRAMMENTAZIONE E FATICA
Si rileva come però la dimensione della fede venga vissuta tuttalpiù in senso individuale, quasi in solitudine e la comunità cristiana non riesca ad assicurare una presenza visibile nei luoghi di lavoro. La mancanza di coinvolgimento e di partecipazione condivisa rendono la comunità ecclesiale frammentata e questo genera fatica e sconforto, oltre al fatto che responsabilità e servizi sono delegati sempre alle stesse poche persone. Per sentirsi parte di un unico cammino è importante uscire dalla propria autoreferenzialità (individuale, di gruppo, di parrocchia, …) e aprirsi all’incontro con l’altro. Giovani, ammalati, disabili, anziani, persone con qualche fragilità avvertono spesso una Chiesa distante e disattenta, poco disponibile a prendersi cura di loro.
ANNUNCIO
Al centro del nostro essere Chiesa stanno l’incontro e il rapporto con Gesù, radice, base, centro, bussola. È essenziale tornare alla sorgente, Gesù Cristo, con la Sua Parola, per impregnare di Vangelo i gesti, le fatiche, la vita di ogni giorno, e così riscoprire la straordinarietà del quotidiano. La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo, ma non è facile annunciare la bellezza e la gioia dell’incontro con Cristo oggi. Si segnala l’importanza di adottare uno stile di prossimità e non di conquista, per arrivare anche a chi si sente ai margini dell’esperienza della comunione ecclesiale, e di elaborare nuove forme di inculturazione.
II
LINGUAGGIO E LITURGIA
Scrittura e pane spezzato: le forme e i linguaggi della relazione con Dio
LINGUAGGIO
Emerge il bisogno di rinnovare il linguaggio ecclesiale, utilizzare parole che tocchino il cuore e interpellino i bisogni più profondi dell’uomo di oggi, che trasmettano vita e gioia, con una attenzione specifica al destinatario. Si desidera un linguaggio che incroci i vissuti e la ricerca di senso delle persone, del quale la parola parlata non sia l’unico veicolo, per una comunicazione che nasca dall’esperienza.
SCRITTURA E LITURGIA
Va riscoperta la liturgia, per valorizzare la bellezza e colmare il divario con la vita, in particolar modo nella celebrazionedell’Eucaristia, fonte e centro della vita cristiana. Se la Liturgia è lo specchio della comunità e l’Eucaristia domenicale ne è il culmine, è importante aggiornare forme e tempi:linguaggio, orari, stili celebrativi, un’omelia declinata sull’esperienza concreta. È importante una cura dei vari aspetti, con una attenzione al coinvolgimento dei laici e delle famiglie. Va incrementata l’attenzione ai destinatari (bambini, giovani, adulti) per favorirne la partecipazione.
III
FORMAZIONE E VITA
Snodi dell’incontro tra Vangelo e mondo: sfide non rimandabili
FORMAZIONE E CATECHESI
Si intuisce la necessità di un coraggioso e nuovo slancio nel compito educativo della formazione della persona, per rigenerare le forme ereditate dal passato.
Si propone di puntare a una formazione alla vita cristiana curata in ogni età, superando il modello scolastico e l’infantilizzazione, ridando centralità alla Parola di Dio e valorizzando gli ambienti di vita (associazioni, movimenti, oratori, scuole, università, …).
Si ritiene utile una formazione specifica per chi nella Chiesa ha un esplicito compito educativo, in primis i sacerdoti, per un incremento delle loro competenze di relazione e di accompagnamento.
Per quanto riguarda la catechesi, si chiede che avvenga il passaggio dalla dottrina alla vita, dalla teoria alla testimonianza e all’attività; che cambino i percorsi di iniziazione cristiana con l’eventuale coinvolgimento di famiglie e delle varie generazioni; che gli educatori siano formati e diventino credibili nel loro servizio alla crescita spirituale dei più piccoli.
Anche la catechesi per i giovani e per gli adulti potrebbe essere ripensata, con itinerari che aiutino a crescere nella vita spirituale e a essere testimoni nella società. Per un dialogo e confronto con le realtà sociali e culturali del nostro tempo è infatti necessario formarsi.
ADULTI E GIOVANI
Si sottolinea che nella Chiesa i giovani non si sentono rappresentati. Perché non prevalga la frattura generazionale oggi imperante, pare essenziale offrire loro particolare attenzione e coinvolgerli nella vita della comunità attraverso esperienze belle e significative, all’interno di spazi fisici curati e di impatto, accompagnati da educatori giovani che prendano sul serio le loro domande.
Per recuperare il rapporto con le giovani generazioni c’è bisogno non di stratagemmi mediali, ma di favorire l’incontro con Gesù.
QUOTIDIANITÀ
La complessità del reale e le nuove sfide nel campo della morale richiedono una maturazione umana e comunitaria alla quale può contribuire il cammino di formazione: spirito critico, capacità di valutare e di attribuire senso ne saranno i frutti.
Famiglia e lavoro sono due ambiti fondamentali per l’evangelizzazione, come pure la vita sociale e politica.
Il contributo e la testimonianza dei laici sono considerati essenziali per un impegno attivo in alcuni ambiti cruciali (pace, ambiente, inclusione…). La Chiesa potrebbe fornire un apporto decisivo incoraggiando la ricerca spirituale di ciascuno, invitando alla riflessione e alla preghiera, coltivando le domande di senso.
IV
CORRESPONSABILITÀ E MINISTERI
Partecipazione e corresponsabilità come riappropriazione battesimale
MINISTERI
Emerge il desiderio di riscoprire la vocazione battesimale che rende tutti ministri al servizio del Regno di Dio. Ogni battezzato ha carismi che sono un dono per la comunità: andrebbero riconosciuti e tradotti in ministeri, servizi, in funzione missionaria. Sarebbe bello riscoprire in radice il contributo femminile all’interno della Chiesa per una piena valorizzazione nella corresponsabilità. Gli spazi e gli strumenti per l’esercizio della corresponsabilità andrebberopotenziati in senso sinodale. Realizzare il cammino sinodale non è progettare un percorso parallelo a quello ecclesiale in cui già siamo inseriti, ma camminare lì dove siamo in modo nuovo, “facendo nuove” le attività che già viviamo.
PRETI E GUIDE
Anche i sacerdoti vanno curati con una formazione permanente più attenta al piano umano, relazionale, spirituale, alleggerendo il carico amministrativo che si trovano a gestire con fatica, condividendolo con i laici. Occorrono guide sicure, riferimenti chiari, testimoni e padri spirituali (anche in appoggio ai presbiteri) per poter riscoprire la vocazione di ciascuno alla profezia.
“Quello che ci apprestiamo a vivere, nella fase sapienziale del nostro Cammino sinodale, è proprio il discernimento comunitario “realistico”, cioè operativo, orientato all’individuazione dei mezzi per costruire una Chiesa più aderente al Vangelo. Non è questione di nuovi contenuti, ma di un nuovo stile: sinodale, cioè capace di ascoltare la voce dello Spirito e di ascoltarsi reciprocamente, di camminare insieme, di attendersi con pazienza, di spronarsi con audacia“. (Orientamenti metodologici della CEI)
Nei due anni della fase narrativa, l’impegno e la partecipazione di tutti hanno permesso di realizzare l’ASCOLTO della nostra Diocesi. Ora desideriamo ripartire per continuare a camminare insieme, incoraggiandoci e sostenendoci in stile sinodale.
Questo invito è rivolto a TUTTI, soprattutto ai moderatori e segretari: anche a quelli che sono riusciti a “lavorare” solo nel primo anno e che poi nel secondo anno hanno dovuto sospendere; anche a quelli che non hanno più un gruppo perché si è sciolto o non è più interessato a proseguire; anche a chi non ha partecipato a gruppi sinodali fino ad oggi, ma è interessato.
Desideriamo riunirci per fare il punto della situazione:
– per dare uno sguardo alla Sintesi del secondo anno e per la condivisione dei vostri contributi;
– per avviare il nuovo anno con il lancio della fase sapienziale, che desideriamo ricca come le precedenti.
Incontro di condivisione e presentazione Fase Sapienziale (anno 2023-2024).
26 ottobre 2023
Incontro di formazione con don Giuliano Zanchi, membro del Comitato nazionale del Cammino sinodale, teologo, direttore della Rivista del Clero:
Incontro di approfondimento sui contenuti oggetti di discernimento.
→ Sintesi II° anno in formato pdf
La Chiesa di Faenza – Modigliana ha intrapreso il cammino sinodale seguendo in questi due anni gli orientamenti nazionali, declinati a livello locale. Ne sono stati segni visibili gli incontri formativi, le assemblee, le celebrazioni e i gruppi sinodali coinvolti nel biennio.
Al termine del primo anno i gruppi hanno chiesto che l’ascolto sinodale diventasse lo stile del nostro stare insieme. Hanno sentito la bellezza di una Chiesa che “mi viene a cercare, che vuole ascoltarmi”: una Chiesa che mette al centro le relazioni, perché “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).
Dai gruppi sono emerse 11 tematiche principali che hanno costituito la sintesi del primo anno: relazioni, frammentazione, Gesù, liturgia, ferialità, catechesi, linguaggio, giovani, preti, formazione, guide. A queste si è aggiunta una dodicesima tematica, quella dell’annuncio, inserita dall’equipe perché la sua assenza nei riscontri offerti dai gruppi è stata considerata “eloquente”.
Nel secondo anno, in sintonia con la proposta nazionale, le 12 tematiche sono confluite nei quattro “cantieri”:
– il cantiere della strada e del villaggio che ha raccolto il tema dell’annuncio;
– il cantiere della casa e dell’ospitalità che ha raccolto il tema delle relazioni;
– il cantiere dei ministeri;
– il cantiere liturgia proposto dalla Diocesi.
Il primo anno il coinvolgimento è stato ampio e ha raggiunto persone oltre la cerchia di quelle che frequentano la comunità. Il secondo anno è stato caratterizzato dal desiderio dell’approfondimento di quanto emerso nel primo anno e dell’allargamento del numero delle persone coinvolte.
Per questo scopo sono stati elaborati:
– uno “Strumento” pensato per i gruppi di ascolto già costituiti nel primo anno;
– le “cartoline” diffuse in ambienti di ritrovo e di passaggio delle persone (mense, banche, biblioteche, ambulatori, …);
– un questionario online, raggiungibile attraverso il sito diocesano.
Cartoline e questionario online avevano l’obiettivo di ampliare il raggio di consultazione per offrire a chiunque la possibilità di esprimersi.
Il lancio di questo secondo anno del cammino sinodale è avvenuto contemporaneamente alla ripresa di tante iniziative dopo il lungo periodo di limitazioni causato dal Covid e quindi mentre le persone erano già molto impegnate nel sostenere la ripartenza delle normali attività di vita e pastorali. Si è perciò subito colta una certa fatica poiché risultava difficile progettare le esperienze specifiche dei “cantieri” in una quotidianità già piena. Molte realtà erano preoccupate dei “compiti” che il percorso sinodale aggiungeva piuttosto che interessate alla possibilità di incontro e di ascolto dello Spirito che la proposta offriva.
Nel dialogo intrapreso per riavviare il lavoro dei gruppi, l’equipe diocesana ha presentato il cammino sinodale non come ulteriore carico di cose da fare, ma come l’opportunità di riflettere su cosa è importante ed essenziale, nella riscoperta del bello che già esiste lì dove siamo.
Un’occasione significativa è stata l’Assemblea Diocesana del 12 marzo 2023 in cui abbiamo messo al centro la celebrazione della Parola e ascoltato l’intervento del Card. Zuppi che ha rilanciato la fase di ascolto e incoraggiato tutti a vivere come popolo il cammino sinodale.
A differenza delle aspettative iniziali, sono stati numerosi i gruppi che hanno lavorato utilizzando lo “Strumento” per approfondire l’ascolto in uno dei quattro “cantieri”. Sono arrivate più di 40 sintesi: oltre una decina di gruppi hanno scelto il cantiere dell’annuncio e altrettanti quello delle relazioni, 4 il cantiere liturgia e 3 il cantiere ministeri; alcuni gruppi invece non hanno affrontato un cantiere specifico. In merito al tentativo di allargamento dell’ascolto, invece, la risposta alle cartoline e al questionario online non è stata numerosa.
Il termine per consegnare il materiale dei gruppi era stato fissato al 13 maggio. Solo tre giorni dopo, il 16 maggio 2023, l’alluvione ha segnato in modo indelebile tutto il territorio della Diocesi. È stato colpito un gran numero di persone che durante la notte ha perso la propria casa, le proprie cose, le proprie sicurezze, il proprio lavoro. L’alluvione ha lasciato le nostre città ricoperte di fango, ha riempito le strade di cumuli di mobili, elettrodomestici e rifiuti, con i mezzi dell’esercito e della protezione civile impegnati in tante richieste di soccorso. Le comunità della collina sono state isolate; frane e smottamenti hanno reso irraggiungibili alcune frazioni; un territorio ampissimo ha cambiato morfologia e risulta irriconoscibile. Anche le coltivazioni agricole e molte attività imprenditoriali ed economiche sono state duramente colpite, mettendo in crisi un’intera filiera produttiva. In questa situazione sono molte le persone senza una sistemazione stabile e una prospettiva di sicurezza per il futuro.
Ma insieme a tutto questo, subito dopo l’alluvione, le persone distrutte e smarrite hanno mantenuto una ferma dignità ed hanno saputo reagire con solidarietà: le forze dell’ordine e numerosissimi volontari hanno iniziato subito ad aiutare mettendosi al fianco delle persone più colpite.
La Diocesi stessa è diventata un grande “cantiere”!
Come equipe non possiamo non ascoltare ciò che è successo, che ha cambiato radicalmente e in profondità la vita di migliaia di persone.
Avevamo programmato un lavoro sinodale con i moderatori e i segretari dei gruppi, per elaborare insieme questa sintesi ma, date le circostanze legate all’emergenza, questo non è stato possibile.
RELAZIONI, GIUDIZI, ABITUDINE, OBIETTIVO
In questi due anni, rimane dominante il tema delle relazioni e il desiderio che la Chiesa sia aperta e casa accogliente. Le persone vorrebbero una Chiesa che ascolta, non indaffarata e presa da altre cose. Nel nostro essere parte della Chiesa ci aspettiamo che siano gli altri ad invitarci quando invece dovremmo essere noi stessi ad aprirci a Dio e andare incontro ai fratelli.
Spesso si percepisce una Chiesa che giudica, che esclude le persone ed emette giudizi (non vengono accettate le prese di posizione rispetto alle questioni più dibattute).
Si vive la fede da soli, si vive con abitudine e autoreferenzialità il far parte della Chiesa. In particolare, i giovani non si sentono rappresentati.
Dove però si è provato ad uscire dal proprio gruppo sinodale, dalla propria parrocchia e Chiesa, si è sperimentata l’unità con altri, ed è stata una bella testimonianza. Legato a questo tema, più voci chiedono la formulazione di un obiettivo comune, un punto di incontro condiviso, verso il quale orientare le forze e le azioni, come modalità per sviluppare un’azione comunitaria.
Riscoprire quei gesti di attenzione che sono alla base della relazione, per aprirci all’altro, per fare spazio, entrare in dialogo e per divenire davvero popolo e comunità. Forse la pastorale potrebbe ripartire da ciascuno di noi, nel nostro servizio, e incontrando i vicini di casa, quelli che sono soli, addolorati e bisognosi, può costruire/consolidare le relazioni umane.
Gentile, benevolo, sorridente: è il volto della Chiesa, il volto che desideriamo avere tutti noi.
Diventare Chiesa / Parrocchia accogliente: attenta a chi è fuori e lontano, che ascolta e consola le persone anziane, sole ed emarginate, i più deboli, gli ultimi per sentirsi tutti a casa, sentirsi famiglia (essere come il buon samaritano).
Unità pastorali e Consigli Pastorali esprimano davvero quel cuore aperto che cerca l’unione e la comunione, che rappresenta tutta la comunità, che si prende cura di tutti e degli ultimi.
Senza relazione non c’è annuncio del Dio misericordioso.
GESÙ, PAROLA, RISCOPERTA
Emerge il desiderio di una Chiesa che sia esperienza di Gesù Cristo. Serve tornare alla sorgente per riprendere vita, ritrovare il silenzio nel quale incontrarLo. Anche nel frullatore delle nostre giornate così frenetiche, dobbiamo riconoscere che “di una cosa sola c’è bisogno”: desideriamo che al centro della nostra vita ci sia anzitutto l’esperienza profonda dell’incontro con Cristo e in Lui la cosciente percezione della misericordia del Padre, che attraverso di noi e in noi realizza qualcosa di grande e di bello. Molti esprimono il desiderio che il punto di partenza del nostro essere Chiesa e del nostro stare insieme sia la Parola.
Raccogliamo la pesantezza del mantenere impegni nell’esperienza ecclesiale: siamo assorbiti dalle cose da fare (servizi, appuntamenti, iniziative, parole, …), mentre il cambiamento si innesca anzitutto nella coscienza che lo Spirito vive in noi. Se ci lasciamo condurre da Lui possiamo riscoprire che ciò che facciamo può diventare la manifestazione e il segno di Dio. Non si tratta di aggiungere ma di riscoprire l’esperienza quotidiana come straordinaria: impregnare di vangelo i gesti, le fatiche, la vita di ogni giorno e trasformare così l’ordinario in un sentiero di fede.
Percepiamo che realizzare il “cammino sinodale” non è progettare un cammino parallelo o una strada diversa, ma camminare lì dove già siamo in modo “nuovo”: quindi non tanto proporre iniziative nuove, ma “fare nuove” le attività che già viviamo, così che diventino occasioni per incontrare il Signore, sostenuti dalla Parola e aperti all’ascolto nell’incontro con l’altro.
Partendo dall’esperienza spirituale, anche la fatica è superata dalla gioia di poterla condividere. Questi anni diventano il tempo nel quale sperimentare la bellezza dell’incontro con il Signore, la gioia nel riscoprirci discepoli per aver camminato insieme a Lui.
Rispondere al desiderio di ciascuno di ripartire dalla Parola. Ogni gruppo in ciascuna occasione e circostanza di ritrovo fra le persone e in parrocchia, può trovare la modalità in cui mettersi anzitutto in ascolto della Parola di Dio: potranno essere l’ascolto della Scrittura, momenti di silenzio, adorazione eucaristica, lectio divina, ritiri spirituali, sacramento della penitenza, tempi, esperienze, eventi forti di spiritualità, nei quali alimentare il nostro servizio.
Adottare la conversazione spirituale per aiutarci, laici e preti, nel parlare, trasmettere, condividere, camminare insieme…
COMPRENSIONE, DOMENICA, OMELIA
Emerge la richiesta di una maggiore comprensione e una maggiore formazione alla liturgia. La domenica come celebrazione dell’Eucarestia è la forma più evidente e più semplice del nostro stare insieme.
Si chiedono cambiamenti molto concreti (omelia, preghiera dei fedeli) e si desidera familiarizzare con la grammatica del rito e dei simboli. Abbiamo perso la capacità di decifrare questo linguaggio particolare, per cui il rito rimane qualcosa di distante da noi. L’omelia è la questione che genera più interrogativi e sul quale si concentra l’attenzione maggiore: la si vorrebbe declinata sulla vita concreta e reale. Si riconosce che è prioritario curare la celebrazione dell’Eucarestia anche se è frequentata da pochi. La Liturgia delle Ore è poco conosciuta.
Evitare di affidarsi solo alle intenzioni di Preghiera dei Fedeli del foglietto proponendo di formularle con la partecipazione di tutti, curare il canto, omelia adatta all’assemblea, sono alcuni esempi…
Una proposta è di vivere veramente la domenica come Giorno del Signore, invitando la comunità e le famiglie a vivere momenti di fraternità (servizio dell’accoglienza, raccolta intenzioni di preghiera, preparazione all’ascolto della Parola e alla Messa, pranzo condiviso…), cammini di formazione e catechesi, con al centro la celebrazione dell’Eucarestia.
ADULTI, CATECHESI, FORMAZIONE, MINISTERI
Il tema che in questo secondo anno è emerso in modo distinto è quello degli adulti, fotografati spesso come testimoni di fede poco credibili nei confronti dei giovani, disinteressati verso le fragilità, incapaci di vivere spiritualmente l’ordinario.
Se da un lato è difficile suscitare il desiderio di formazione, dall’altro c’è richiesta di itinerari di catechesi pensati proprio per loro, adeguati alla vita reale, che aiutino a crescere nella vita spirituale e a essere testimoni nella società.
Adulti e famiglie riconoscono la fatica di trasmettere la fede ed emerge che la catechesi stessa potrebbe essere ripensata a partire dal loro coinvolgimento nei percorsi dei ragazzi.
È necessario anche riscoprire il sacramento del Battesimo che realmente rende tutti re, sacerdoti e profeti, per vivere con gratuità e generosità il proprio ministero a servizio del regno di Dio, ciascuno secondo la propria vocazione (condizione, professione, età, stato di vita, servizio, capacità, passione…).
Serve puntare su percorsi intergenerazionali per aiutare a crescere nella fede. Catechesi non per età ma per progetti.
Formazione: modalità nuove, esperienze forti, momenti di aggregazione, uscite, testimonianze, incontri informali, approfondimenti su temi di frontiera, pastorale sociale, non fermandosi alle questioni che creano scandalo. Formazione alla ministerialità (non per creare nuovi ministeri ma vivere appieno la propria vocazione). Percorsi stabili, consistenti, riconosciuti, in cui si dia spessore (teologico, biblico, comunicativo, psicologico e spirituale) al percorso personale di formazione.
Catechesi, partendo da coloro che sono impegnati in un servizio per arrivare ai genitori dei bambini del catechismo.
CIASCUNO DONO PER TUTTI
«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (Gv 6,9)
Questa domanda dell’apostolo Andrea al Signore è l’interrogativo che sintetizza il percorso della Chiesa di Faenza-Modigliana in questi due anni di ascolto del popolo di Dio.
C’è una grande folla che ha fame, un bisogno fondamentale che non può essere ignorato e i mezzi a disposizione sembrano insignificanti. Sentiamo la consapevolezza di essere una Chiesa fragile, appesantita da tante realtà, chiamata a sollevarsi affidandosi totalmente al Signore che non ci abbandona.
A partire dall’ascolto di tante persone e avendo negli occhi la testimonianza di quanto sperimentato in questi giorni difficili (la dignità degli alluvionati, i numerosi volontari, la premura di essere accanto a chi è nel bisogno, la vicinanza nella preghiera, etc…), possiamo affermare che se ci apriamo davvero, se mettiamo tutto quel poco che siamo e abbiamo nelle mani amorevoli di Dio, allora Lui saprà donare quanto basta affinché tutti siano saziati e “perché nulla vada perduto” (Gv 6, 12).
Solo Lui può dare pienezza alla vita dell’uomo.
Non possiamo aspettare che siano gli altri a dover cambiare: la Parola ci interpella in prima persona. È quanto emerso dall’Assemblea diocesana: finché ciascuno di noi non risponde offrendo con slancio i propri pani e pesci, non si realizza la Chiesa in cammino, promessa di comunione e di vita nuova per il mondo intero.
20 giugno 2023

Carissimi,
anche in occasione della seconda alluvione, nell’arco di poco tempo, desidero esprimervi la mia vicinanza e assicurarvi il ricordo alla Beata Vergine delle Grazie, che abbiamo appena celebrato, e al Signore Gesù. Oltre agli ingenti danni a persone, famiglie, imprese, comunità civili, colline, colture, frutteti, vie di comunicazione, al momento nella nostra Diocesi contiamo due vittime a Russi e una a Faenza a cui vanno le nostre preghiere. In questo scenario drammatico, anche questa volta, con l’efficace protezione della nostra Patrona, c’è stata anche una mobilitazione corale e coesa della popolazione, della Protezione civile, delle Forze dell’Ordine, degli Amministratori, di gruppi di volontari.
Non è mancata la solidarietà civile e cristiana, che fa ben sperare in una pronta ripresa in ogni settore della società e delle istituzioni. In tutto questo anche le comunità cristiane si sono rese disponibili nonostante le ferite subite per l’accoglienza di persone e gruppi di sfollati. Il Seminario, già cittadella di solidarietà, in questa drammatica occasione ha aperto ancora di più le sue porte e le sue braccia nell’accoglienza: suore clarisse di Montepaolo, 22 ragazzi minorenni, alcune famiglie di sfollati. La Caritas diocesana è pienamente mobilitata ma le urgenze sono molte.
Amiamoci gli uni gli altri, incoraggiandoci e sostenendoci reciprocamente. Operiamo con intelligenza e con il cuore aperto al dono. Non tralasciamo la preghiera e l’Eucaristia. Uniamo i nostri monasteri, le parrocchie, le famiglie, le associazioni in un cammino di più intensa condivisione nei beni spirituali e materiali. Lo spirito di Verità ci aiuti a vedere meglio gli obiettivi fondamentali e la fragilità delle nostre vite. La Beata Vergine delle Grazie accompagni le nostre comunità. Aiutiamo i nostri giovani, specie quelli che si accingono a partecipare alla prossima Giornata mondiale della gioventù. Penso che coinvolgerli nel movimento di solidarietà che la Diocesi e la società stanno vivendo a favore degli alluvionati sia un ottimo tirocinio nel vivere concretamente la propria vita come dono. Vi benedico nel Signore Gesù.
+ Vescovo Mario
18 maggio 2023
L’intervista del Vescovo sul quotidiano Avvenire:
19 maggio 2023
«Le chiese inondate sono San Francesco e Santa Margherita a Faenza, quelle di Gaiano, Casanola, Solarolo, Sant’Agata sul Santerno. Tutti i comuni della diocesi sono stati colpiti. Tredozio, Modigliana, Marradi, Brisighella, Castel Bolognese, Faenza, Bagnacavallo, Fusignano, Russi, Alfonsine, Cotignola ». Il vescovo di Faenza-Modigliana, Mario Toso, ci legge i messaggi ricevuti su Whatsapp dal vicario generale, don Michele Morandi. Un elenco che assomiglia alla conta dei danni dopo un sisma. Con annessa una lista di sacerdoti e religiosi che risultano isolati per le frane o bisognosi di un tetto.
Eccellenza, vedo che sono state toccate anche delle suore di clausura, le clarisse di Montepaolo.
Hanno lasciato il convento su sollecitazione della Protezione civile perché la strada per raggiungerle risulta interrotta in quattro punti. Staranno per un po’ negli ambienti del Seminario.
La lista dei preti in difficoltà si sta assottigliando?
Per ora di un nome, don Renzo Tarlazzi, che è stato accolto nella Casa del Clero di Faenza. Dal parroco di Zattaglia, don Alfiero Nannini, e dal parroco di Tredozio, don Massimo Monti, non abbiamo ancora ricevuto risposta. Speriamo in buone notizie nelle prossime ore. La Valle Acerrata mercoledì risultava completamente isolata. Per fortuna non sono state riscontrate emergenze sanitarie.
La Cattedrale è stata danneggiata?
Ci ha salvato essere leggermente sopraelevati. In episcopio è entrata l’acqua dal giardino sul retro, ha invaso una cantina, un deposito di libri, ha fatto qualche danno ma non come nelle abitazioni che sono 20 metri più in basso e hanno avuto anche tre metri d’acqua. Io ho passato la notte al piano superiore, come ci avevano detto di fare. Qui c’è ancora la luce, al piano terra no.
C’è chi dice che le mura in città abbiano creato un effetto catino.
No, le mura sono ridotte a poco. È piuttosto il cedimento in diversi punti degli argini del fiume che ha causato il dilagare dell’acqua.
Com’è l’umore della gente e anche del clero?
I sacerdoti mi sembrano sereni e la popolazione attiva, come al solito, molto solidale. La ripartenza sarà difficile e ci vorrà del tempo. Abbiamo avuto due alluvioni, una dopo l’altra. Già la prima aveva fatto danni ingenti, danni alle colture, ai frutteti. Con la seconda l’acqua ha invaso gran parte della città, un duro colpo. Però questa è gente che si dà molto da fare e si rialzerà.
La solidarietà non sembra mancare anche da fuori.
Certamente. Nella precedente alluvione abbiamo ricevuto aiuti dalla Caritas di Senigallia ma anche dalla Caritas ambrosiana. La Cei, in particolare il presidente, il cardinale Zuppi, e il segretario generale, l’arcivescovo Baturi, hanno assicurato vicinanza e aiuto concreto.
Cosa cambierà questo disastro nella consapevolezza della popolazione?
Viviamo in un contesto geologico che ha delle evidenti fragilità. Le frane che si sono verificate nella parte collinare sono avvenute in punti già soggetti, in passato, a smottamenti. Abbiamo la “vena del gesso” nella parte appenninica. A Brisighella (paese che diede i natali al cardinale Achille Silvestrini, ndr) stavamo ristrutturando la chiesa arcipetrale che si stava sventrando. C’è bisogno di cura. Si può spremere il fiume Lamone fino all’ultima goccia, ma se poi il greto non viene pulito e curato succedono dei guai.
Il lavoro materiale lo metteranno la gente e le istituzioni. L’impegno della preghiera spetta però alla Chiesa.
L’aiuto materiale c’è anche da parte nostra, con la Caritas, con l’ospitalità nelle canoniche. Per quanto riguarda la preghiera, è appena terminata la festa della patrona, la Beata Vergine delle Grazie, c’era qui anche il cardinale Bassetti. Abbiamo pregato perché la Madonna ci assistesse.
L’assistenza servirà forse ancora di più nella fase che inizia ora.
Già. Intanto l’acqua inizia a ritirarsi.
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