

Consegnata al vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, “la florovivaista”, nuova statuina del Presepe 2022 creata da Fondazione Symbola, Coldiretti e Confartigianato. L’iniziativa, promossa sotto l’egida del Manifesto di Assisi per diffondere la forza straordinariamente attuale del Presepe, raggiungerà prima di Natale tutte le 226 Diocesi italiane, aggiungendo al racconto della nascita di Gesù, figure che ci parlino del presente ma anche del futuro. Quest’anno, appunto, è stata scelta la florovivaista che ha affrontato le difficoltà della pandemia e della guerra per continuare a garantire servizi e prodotti ai cittadini nonostante l’aumento esponenziale dei costi energetici nei campi e nelle serre. Inserire questa “nuova” figura, simbolo delle imprese impegnate nella cura e manutenzione del nostro patrimonio verde e della biodiversità, è un’idea inedita per parlare di un’agricoltura plurale e differenziata, che produce cibo e insieme, beni immateriali indispensabili per la qualità della vita.
“Il florovivaismo – ha commentato il presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte, presente alla consegna insieme al direttore Assuero Zampini, al presidente Confartigianato dell’Unione della Romagna Faentina Umberto Campalmonti e al segretario Alberto Mazzoni – è un comparto strategico del Made in Italy che coinvolge oltre 20mila imprese, espressione di una agricoltura multifunzionale capace di generare esternalità positive per il bene della comunità e dell’ambiente, nonostante i rincari e le grandi difficoltà economiche”. Un lavoro antico e prezioso che trova riconoscimento nella maggioranza delle case degli italiani che durante le festività sono colorate e profumate da piante e fiori tipici del Natale. “Quest’anno – sottolinea il presidente Campalmonti – portiamo nel Presepe un simbolo della sostenibilità espressa dagli artigiani e dalle piccole imprese, quella sostenibilità che è simbolo del ‘vero valore artigiano’ che crea, trasforma, ripara, rigenera, include, unisce. E’ la risposta positiva a questo tempo di grande incertezza, un modello di ecologia umana, di imprese che Confartigianato porta nel futuro, con l’impegno a renderle sempre più protagoniste nella transizione green, nella tutela dell’ambiente, nel risparmio ed efficienza energetici, nell’economia circolare, nella riqualificazione urbana e del territorio, nel miglioramento della qualità della vita”. Il momento di incontro col vescovo Mario, oltre al tradizione scambio di auguri, è stato l’occasione per riflettere insieme sul cambiamento del modo di occuparsi della comunità e dell’ambiente, presentando agricoltori e artigiani come protagonisti di un modello di economia integrale e di sostenibilità sociale.
Una serata per riflettere sull’impegno politico dei cattolici e indicare alcuni ambiti sui quali agire concretamente per ritrovare rappresentatività e massa critica per incidere. È stato questo il tema dell’incontro del 6 dicembre scorso in Seminario a Faenza, con il professor Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. La serata, aperta dai saluti del vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, è stata l’occasione per riflettere su diversi aspetti: dal ruolo dei cattolici in Parlamento all’equilibrio tra diritti e doveri dei cittadini fino all’importanza del pensiero cattolico per superare l’estremo individualismo verso cui tende la società contemporanea. L’incontro, moderato da Erika Ercolani (Università di Bologna), è stato promosso dalle Diocesi di Faenza-Modigliana, San Marino Montefeltro, Imola, Cesena-Sarsina, Forlì-Bertinoro e l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia.
Il ruolo dei cattolici non può essere limitato ai contesti, pur importanti, della società civile: questa la prima riflessione su cui si è soffermato il professor Zamagni. “Associazioni e movimenti di ispirazione cristiana fanno bene a scendere in piazza per esprimere il proprio pensiero – ha esordito – ma questo non basta per incidere nella società. Chi ha effettivamente in mano le regole del gioco, in una democrazia liberale, è il Parlamento, ed è qui che il pensiero cattolico deve arrivare”. È infatti in questa sede che si approvano e modificano le leggi. “Spesso si dice che i cattolici siano assenti dalla politica – ha proseguito Zamagni -, ma non è vero. Nell’attuale Parlamento il 40% degli eletti si professa cattolico. Eppure non sono capaci di incidere all’interno dei propri partiti politici”. Un apparente paradosso che l’analisi di Zamagni ci aiuta a comprendere attraverso l’analisi storica degli ultimi trent’anni. “Dopo lo scioglimento della Dc – spiega – l’indicazione data ai cattolici è stata quella di distribuirsi nei vari partiti, affinché fossero lievito del pensiero cattolico a destra così come a sinistra. Questo è stato un grande errore, perché non ha fatto altro che disperdere la massa critica cattolica. All’interno dei partiti, i rappresentanti cattolici infatti sono comunque in minoranza e non hanno la forza, o il coraggio, per paura di ripercussioni, di prendere decisioni scomode e coerenti. Eppure perché oggi se un politico che siede in Parlamento si dichiara socialista o liberale viene visto come qualcosa di naturale, mentre se si dichiara cattolico sembra che debba svestirsi di questa identità? In questo modo, pur professandoci cattolici, perdiamo la nostra storia e identità all’interno del Parlamento, che come è detto è il luogo privilegiato nel quale una democrazia prende le proprie decisioni”.
In sintesi “nel contesto politico non mancano tanto i cattolici, ma un pensiero cattolico capace di incidere”. La riproposizione di un partito cattolico sul modello della Dc oggi per Zamagni “non avrebbe senso”. Una possibile risposta sarebbe la proposta di un partito laico ma di matrice valoriale cattolica. Su questa base è nato per esempio Insieme, che vede tra i fondatori lo stesso Zamagni e che si candiderà alle regionali di Lombardia e Sardegna. “Dire che i cattolici debbano rinunciare a una propria rappresentatività o alla propria identità è delinquenziale – commenta l’economista -. Bisogna reagire a tutto questo. Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollecitudo rei socialis (1987) approfondisce il concetto già anticipato da Paolo VI delle “Strutture di peccato”. Queste ultime sono le istituzioni, o le regole del gioco, che costringono i buoni a fare il male. Il problema tra cattolici e politica oggi non è tanto nei singoli, ma nel sapere incidere in strutture che vanno cambiate. Su diversi ambiti che hanno una profonda ricaduta sociale – penso per esempio a quelli relativi a speculazioni finanziarie o paradisi fiscali – il Parlamento non è stato in grado di decidere, ed è dunque responsabile”.
Eppure, nonostante queste criticità, Zamagni vede diversi “segni di speranza” per il futuro. Il pensiero cattolico può e deve giocare ancora un ruolo di primo piano nel contesto italiano ed europeo. “I partiti politici senza una reale identità si riducono a forme di meccanismo di consenso fine a se stesse. Sono questi, per esempio, i partiti populisti, mentre un partito che si richiami ai valori e all’identità del cattolicesimo tiene saldo il concetto di bene comune e offre risposte reali alle persone in un mondo che lascia sempre più gli individui soli”. La grande sfida oggi, nella società del pluralismo – sottolinea Zamagni -, è “riuscire a creare una reale comunanza etica. Nessuna società infatti, è capace di durare nel tempo se non ha un sistema comune di principi e di valori nei quali tutti concordano. Il pluralismo, se non tende verso la comunanza etica, trasforma la società nel caos. Non è un caso la disaffezione alla politica degli ultimi anni. Ecco allora che qui devono avere un ruolo i cattolici: altri pensieri politici non possono o non vogliono proporre questa comunanza etica. Il cattolico ha questa visione di convergenza legata al bene comune. Mentre invece nel mondo contemporaneo domina un’altra corrente, quella del singolarismo”.
Quest’ultima è una visione dell’uomo transumanista, nata negli Stati Uniti, che va addirittura oltre all’individualismo che ha caratterizzato gli ultimi decenni. “Secondo questa visione – spiega Zamagni – il singolo per esprimersi al massimo deve recidere qualsiasi legame con gli altri, persino la famiglia. È il modello di società che ci viene promosso da grandi aziende come Google, Amazon, Facebook. Loro incentivano questa visione per motivi economici, ma ciò ha ricadute sociali, culturali e antropologiche profonde, che formano sempre più individui soli e disperati. E per rispondere a questo bisogno di solitudine, queste aziende offrono, come soluzione effimera, i propri prodotti”.
Proprio a causa del singolarismo oggi tanti giovani non si riconoscono più nell’associazionismo o in legami duraturi. E da qui anche una società nei quali i diritti civili prevalgono incondizionatamente sui diritti sociali, senza alcun tipo di riflessione critica. “È questa la grande contraddizione – ha detto Zamagni – che caratterizza per esempio i partiti di sinistra, che hanno dimenticato l’equilibrio necessario che c’è tra diritti e doveri, e appoggiano invece la corrente singolarista”. Il cattolicesimo invece può offrire un’alternativa concreta, nel segno di un Neo-umanesimo, e non deve essere relegato “solo agli aspetti di aiuto sociale e delle Caritas”.
Tra gli ambiti nei quali per Zamagni è necessario cambiare fin da subito la rotta: in primis la scuola. “Deve tornare a essere luogo di educazione e non solo di istruzione o trapasso di nozioni – ha detto l’economista -. Oggi un docente che educa in classe, ossia che aiuta gli studenti a formarsi un pensiero critico, può essere infatti tranquillamente denunciato. Chi si assume dunque questo rischio? In pochi. Anche qui il Parlamento ha le sue responsabilità…”.
E poi l’economia, su cui la Chiesa sta facendo una grande operazione di cambio culturale e di giustizia sociale grazie a Economy of Francesco.
Un altro grande tema è quello del lavoro, che non solo deve essere giusto e ben retribuito, ma anche decente. Il professore ha spiegato nel dettaglio il significato di quest’ultimo termine. “Deve dare all’uomo la possibilità di esprimere i propri talenti: è questa infatti la dimensione espressiva del lavoro che troppe volte viene sottovalutata e che già san Giovanni Paolo II aveva evidenziato nell’enciclica Laborem exercens (1981). Non è un caso che negli ultimi anni solo in Italia un milione di persone con un lavoro sicuro abbiano deciso di licenziarsi, perché non si sentivano appagate dal proprio contesto lavorativo, se non addirittura umiliate. Per non parlare poi dell’umiliazione a cui tante donne sono costrette perché non viene consentita loro la giusta armonia casa e lavoro”. In questo è necessaria una vera rivoluzione culturale ed economica, che metta al centro la persona.
‘La paura fa 90 e la speranza fa 21’ è il titolo dell’iniziativa messa a punto da una serie di realtà parrocchiali della Diocesi di faenza e Modigliana per approfondire il tema della sindrome di Down. La giornata, organizzata dalla Pastorale di Reda e dalle comunità della chiesa di Santo Stefano in Corleto e di Santa Maria in Basiago, con il patrocinio del Comune di Faenza, è quella di domenica 11 dicembre. Dopo le funzioni religiose, alle 10 a Basiago e alle 11 a Corleto, alle 12, nell’area della chiesa di Basiago, è in programma il pranzo a buffet. Seguirà la relazione ‘Una strada verso la scoperta di nuovi approcci terapeutici per la trisomia 21, la sindrome di Down’ tenuta da Pierluigi Strippoli, genetista e docente presso l’Università di Bologna. La giornata proseguirà con momenti musicali del Trio Italiano e la ‘truccabimbi’ Meris.
Prenotazioni attraverso un sms o whatsapp entro l’8 dicembre a: Alberto 3285814056; Piero 3283161164 e Marco 3661032689. Ai partecipanti verrà richiesto un contributo: per gli adulti 20 euro; dagli 8 ai 16 anni 10 euro, gratis per i bambini fino agli 8 anni.
Riconoscere tutti gli esseri umani degni di uguale dignità, è il concetto su cui si fondano le ricerche guidate dal prof. Pierluigi Strippoli del Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’Università di Bologna. Tali studi mirano alla ricerca di nuovi approcci terapeutici per migliorare le condizioni della disabilità intellettiva associata alla sindrome di Down, la più comune anomalia genetica umana (1 su 700 nati vivi). Le ricerche guidate dal prof. Strippoli hanno dimostrato che nel plasma dei bambini con sindrome di Down vi sono specifiche alterazioni metaboliche. Si apre così la prospettiva di poter agire su basi razionali per il ripristino di un equilibrio metabolico importante per le funzioni cognitive: e si sta progettando una sperimentazione clinica a questo riguardo.
Questi progetti sono sostenuti dalle donazioni dei privati; lo Stato purtroppo non finanzia questo genere di ricerca, orientandosi piuttosto verso gli studi rivolti alla diagnosi prenatale della sindrome invece che verso la cura. Altre informazioni sulla ricerca e sui ricercatori coinvolti si trovano a questo link: http://apollo11.isto.unibo.it – poi clic su “Le nostre ricerche sulla trisomia 21” (in basso) (con anche le istruzioni per le donazioni)
Domenica 11 dicembre, a Basiago, le parrocchie di Basiago e Pieve Corleto organizzano un pranzo per una raccolta fondi dedicata ai progetti di ricerca descritti sopra. Siamo alla quarta edizione e siamo fiduciosi di ottenere ancora, il vostro concreto aiuto.
Il 23 novembre scorso si è svolto al Seminario diocesano di Faenza un evento rivolto alla cittadinanza organizzato dall’Ausl Romagna in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La direzione di Ausl Romagna, che ha avviato un progetto denominato WellFare – Rete per le donne, si è servita della modalità del role playing per far conoscere la rete dei servizi a protezione della donna. Una simulazione a partire da un fittizio caso di violenza, infatti, ha dato modo ai partecipanti di apprezzare il lavoro di rete delle diverse realtà dell’ospedale e del territorio. C’è stata anche occasione di esporre quali provvedimenti si adottano nel momento in cui si verifica il coinvolgimento di minorenni. Proprio a motivo di questo riferimento, don Mattia Gallegati ha potuto presentare il Servizio diocesano tutela minori e adulti vulnerabili di cui è il referente per Faenza-Modigliana. La diocesi non si sostituisce a nessuno dei nodi della rete in quanto svolge un servizio di natura pastorale, ma è molto significativo partecipare – e nel caso specifico anche ospitare – un incontro dove le diverse realtà presenti nel territorio si fanno conoscere e dialogano pubblicamente tra di loro.
Sabato 10 dicembre al cinema Europa di Faenza (via Sant’Antonino 4) è in programma il monologo teatrale Pierre e Mohamed. Un cristiano e un musulmano amici. Fino alla morte. Insieme. Lo spettacolo è ispirato alla storia vera raccontata nell’omonimo libro di Adrien Candiard. I due amici sono Pierre Claverie, un vescovo cattolico, e Mohamed Bouchikhi, un giovane musulmano. A salire sul palco è Lorenzo Bassotto, con adattamento teatrale regia e musiche di Francesco Argello.
L’evento è promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana, dal Tavolo del dialogo interreligioso, dal Comune e dall’Unione della Romagna faentina, dalla Consulta del Volontariato, in collaborazione della Regione.
Ingresso a offerta libera.
Una serata per riflettere sull’impegno politico dei cattolici. Martedì 6 dicembre alle 20.30 nell’aula magna del seminario Pio XII di Faenza (via degli Insorti 2a) la Diocesi di Faenza-Modigliana propone un incontro pubblico con il professor Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. La serata, moderata da Erika Ercolani (Università di Bologna), sarà aperta dai saluti iniziali del vescovo monsignor Mario Toso. All’evento partecipano anche la Diocesi di San Marino Montefeltro, l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, la Diocesi di Imola e la Diocesi di Forlì-Bertinoro.
La necessità di una riflessione sull’impegno politico dei cattolici è urgente. In Italia la partecipazione alla vita democratica della Repubblica ha subito un calo di 9 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni politiche (2018). Il 25 settembre scorso 4 persone su 10 aventi diritto al voto non hanno partecipato alla vita politica del proprio Paese, nemmeno nell’espressione di una preferenza su chi affidare la responsabilità di legiferare e governare in direzione del bene comune. Come può questa realtà continuare a non provocarci? Da cristiani, cittadini, adulti quali siamo, come motiviamo ancora il disimpegno di molti e le nostre divisioni?
Abbiamo bisogno di conversione e di unirci a chi non ha mai smesso di camminare in quel sentiero che è l’impegno politico. Il professor Zamagni il 6 dicembre raccoglierà questi interrogativi e offrirà delle prospettive, declinando concretamente l’aggiornato Magistero Sociale della Chiesa. Al termine, ci sarà spazio per domande e interventi del pubblico.
Per info: psl@diocesifaenza.it
a formazione interregionale dei progetti Policoro dell’Emilia-Romagna e Marche, alla quale hanno partecipato i 12 animatori di comunità (AdC) e i tutor delle sette diocesi aderenti, è tornata a Faenza dopo tre anni. Il Progetto Policoro è un progetto organico della Chiesa italiana che tenta di dar una risposta concreta alla disoccupazione soprattutto giovanile in Italia. Policoro, città in provincia di Matera, è il luogo dove si svolse il primo incontro per fondare il progetto il 14 dicembre 1995, voluto da don Mario Operti.
Il Progetto Policoro presta una speciale attenzione alla formazione rivolta agli Animatori di Comunità che svolgono il servizio presso le proprie Diocesi. La formazione accompagna l’AdC lungo tutto il triennio di impegno ed è curata da una équipe di formatori che operano a livello regionale e nazionale.
La formazione del 22 ottobre era focalizzata particolarmente sul tema delle comunità energetiche rinnovabili: cosa sono e come parteciparvi. La giornata è iniziata con sessione informativa sulle comunità energetiche rinnovabili e green community presentata ed approfondita da Fabio Guglielmi (Confcooperative – Unione Provinciale Reggio Emilia, responsabile per la promozione, sviluppo e sostenibilità) e Chiara Onorati (AdC di Progetto Policoro Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche, dottoranda in Civil law and Constitutional legality presso l’Università di Camerino, con ricerca degli aspetti tecnico-giuridici di comunità energetiche e di green community). Dopo il light lunch offerto dal centro di formazione professionale Cefal di Villa San Martino di Lugo, la formazione è proseguita con la condivisione delle buone pratiche nel territorio faentino, dove Gianluca e Michele, di Fronte Comune APS, hanno presentato loro progetto “Comunità Controcorrente”. Chiara Resta, referente di Farsi Prossimo, ha presentato progetto inclusivo “Terra Condivisa”.
Si può chiedere l’eutanasia in Italia? Cosa cambia dopo l’inammissibilità del referendum? Qual è il ruolo del medico nel contesto del fine vita? Sono questi alcuni degli interrogativi che verranno approfonditi nel corso dell’incontro pubblico di venerdì 11 novembre alle 20.30 ad Alfonsine Alla sera della vita. Riflessioni sulla fase terminale della vita terrena.
L’evento, che si terrà alla parrocchia di Santa Maria in Alfonsine (corso Repubblica, 30), è promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e da il Piccolo. I relatori della serata saranno l’avvocato Paolo Bontempi, il dottor Angelo Gambi e la dottoressa Gabriella Reggi.