Faenza, Casa del clero, 5 gennaio 2025
Nella seconda domenica dopo Natale siamo ancora una volta chiamati a fermare l’attenzione sull’Incarnazione del Verbo. Siamo sollecitati a credere in Lui, per gustare la gioia di essere figli di Dio. Il Verbo pianta la sua tenda nell’umanità, affonda le sue radici nel popolo che si è scelto. Lo compagina e lo struttura come una comunione numerosa e gloriosa di eletti, di figli santi ed immacolati nella carità, secondo il disegno d’amore della sua volontà (cf Ef 1, 5).
Il Padre, Dio del Signore nostro Gesù Cristo, illumina i nostri occhi per farci comprendere a quale speranza siamo chiamati (cf Ef 1, 18). La nostra speranza, speranza che non delude, è Cristo risorto, che siede glorioso alla destra del Padre.
In tal modo, è indicato a noi sia il cammino sia il traguardo del nostro essere pellegrini di speranza. Siamo posti in marcia verso l’umanità in pienezza del Figlio di Dio che si è incarnato e che pone nel nostro cuore una sete di infinito, l’inquietudine che si spegnerà quando riposeremo in Dio.
La Parola di Dio di questa domenica ci ricorda, dunque, la nostra vocazione di pellegrini della speranza. Ci immette nel milieu dell’Anno Giubilare che ci vuole popolo che traccia percorsi di speranza per l’umanità intera, trasfigurandola, portandola a vivere la grazia e il tesoro di gloria che Cristo ha seminato in essa. Se il Verbo, come dice l’evangelista Giovanni, è venuto tra i suoi, è venuto per abitare in mezzo a loro, nel loro cuore, riversando in essi il suo Spirito d’amore. Il Figlio di Dio diventa umanità per stabilire un’unità indissolubile con noi. Così, Egli vive in ogni persona, uomo o donna, innestando nell’umanità stessa il motivo del superamento di ogni discriminazione, di ogni disumanizzazione, di ogni ingiustizia, nonché la ragione dell’annientamento della cultura dello scarto. L’uomo non è per l’uomo un lupo, un nemico irriducibile. L’uomo è per l’uomo un fratello, l’immagine vivente di Cristo. La persona in cui abita e vive Cristo, diviene per l’altra persona non un mezzo, bensì un fine, un assoluto morale, secondo solo a Dio. Il senso della storia non è quello che viene forgiato costantemente dall’individualismo e dall’utilitarismo, propagandati a tamburo battente dalla cultura fluida e consumista che ci avvolge e ci permea.
Abitati dallo Spirito d’amore di Cristo siamo attirati e sospinti incessantemente verso il cuore di Cristo crocifisso e risorto, centro della storia e dell’universo. Siamo incamminati verso il massimo della pienezza umana, presente nel Verbo fattosi carne per la nostra salvezza, per porre le fondamenta di una nuova creazione.
Proprio perché noi siamo di Cristo e siamo suoi (cf Gv 1,11), Egli non ci tratta come estranei. Non ci tratta come servi (cf Gv 15,15). Ci tratta con affetto, ci custodisce nel suo Amore, anche quando siamo contrastati, discriminati e osteggiati a causa del suo nome. Lo Spirito di Amore e di Verità, che Egli riversa nei nostri cuori, ci guida, ci conduce, ci costruisce. Vivendo nel Cristo risorto, che avvolge misteriosamente noi e tutte le creature, il cosmo stesso, siamo orientati ad un destino di pienezza gloriosa. Siamo chiamati a svilupparci in Dio, che tutti sostiene e colma con il suo respiro. Nell’anno Giubilare non siamo soli. Se cercheremo, come singoli ma soprattutto come popolo nuovo, di convertirci, di cambiare le strutture di peccato, di tracciare sentieri di speranza per tutti coloro che sono feriti, scartati, umiliati, non ci allontaneremo da Cristo. Al contrario, Gesù è accanto, agisce in noi. Egli lavora, lotta e fa del bene con noi. In modo misterioso, è il suo amore che si manifesta attraverso il nostro servizio. È Lui stesso che parla al mondo con quel linguaggio che a volte non può avere parole ma compie azioni benevolenti. Con lui possiamo divenire segni di speranza, come tutti coloro che con la loro santità costituiscono un firmamento di stelle luminose, che annunciano il permanente splendore della Bellezza di Dio Amore tra di noi e che sono per noi l’indicazione di un cammino.
Celebrando l’Eucaristia, unendo cioè la nostra vita all’Incarnazione, morte e risurrezione di Cristo, costruiamo il Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace, giorno dopo giorno, con il dono totale di noi stessi, modellando sempre più il nostro cuore su quello del Signore Gesù: cuore che è estasi, uscita, incontro, prossimità, vicinanza amorevole e fraterna. Con l’annuncio di Gesù Cristo, della sua amicizia per tutti, testimoniamo in mezzo all’umanità Colui che tutti convoca e tutti invia verso un Giubileo evento di tutti. Aiutiamo le nuove generazioni a prendere sempre più coscienza che sono richiesti per il Signore, per Lui solo (cf 1 Sam 1,28).
Il Signore Gesù, la Madre di Dio e della Chiesa, ci sollecitano a farci luminosi entro e in continuità con la grande ed universale Epifania del Figlio di Dio a tutti i popoli.
+ Mario Toso