[gen 01] Omelia – Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

01-01-2025

Modigliana, Chiesa di san Domenico, 1° gennaio 2025.

Cari fratelli e sorelle, caro don Marco e caro don Stefano, autorità civili e militari, è ormai divenuto un appuntamento fisso trovarci qui a san Domenico per celebrare la solennità di Maria santissima Madre di Dio e presentare alcuni contenuti dei Messaggi per la Giornata mondiale della pace. Quest’anno il Messaggio per la Giornata mondiale della pace 1° gennaio 2025 porta il seguente titolo: «Rimetti a noi i nostri debiti, concedi la tua pace».

Il suddetto Messaggio ci porta immediatamente dentro lo spirito dell’anno santo del Giubileo, che papa Francesco ha inaugurato proprio la notte stessa del Natale scorso. L’ha fatto per dirci come la grazia che dobbiamo accogliere e vivere con/nel Giubileo è la stessa che riceviamo con il Natale di Dio. Egli, divenendo Bambino, viene ad abitare nella nostra umanità per divinizzarla, per renderla nuova, capace di amare, di perdonare come Lui. Per papa Francesco, la vita nuova che, durante il Giubileo, siamo chiamati a concretizzare e a estendere nel mondo, ferito da ingiustizie, guerre fratricide, povertà, disastri ecologici, a seguito anche di alluvioni e di terremoti, è la stessa vita di bontà, di servizio solerte al bene comune – specie nei confronti dei più poveri -, che ci è portata da Gesù, il Figlio di Dio, nato da Maria, che oggi veneriamo come Madre di Dio.

Anche la nostra Diocesi di Faenza-Modigliana, come le diocesi d’Italia, ha aperto l’Anno Giubilare, il 29 dicembre scorso, con una cattedrale piena di gente.

Se l’anno giubilare, che si celebra ogni 25 anni, per noi credenti è anno di speranza, esattamente perché si innesta nella speranza che scaturisce da Cristo che diviene l’Emmanuele, il Dio con Noi, è bene capire meglio perché c’è un nesso stretto tra anno santo e Natale.

L’ incarnazione del Figlio di Dio ci pone in una comunione mirabile con Lui. Ne condividiamo l’amore e la vita immortale. Se noi siamo associati alla vita del Figlio, per essere come Lui, il percorso della nostra vita è, in certo modo, indicato. Noi cresciamo in pienezza nella nostra singola umanità, ma anche come famiglia umana, se viviamo in comunione con il Signore Gesù che ci divinizza. Solo Lui ci rende capaci di amare come Dio è in grado di fare. Lui che siede con la sua umanità gloriosa accanto al Padre ci attende lassù per condividerla.

È così che noi diveniamo pellegrini di speranza. Aneliamo a partecipare al compimento umano che Cristo ha già realizzato. L’amore di Cristo, a noi partecipato con il suo Natale, ci mette in marcia verso un’umanità in pienezza. Siamo chiamati non a qualcosa di astratto, di etereo, bensì verso Gesù Cristo, che è l’insuperabile assoluto umano di Dio!

Nella nostra esistenza terrena, contrassegnata da ingiustizie, conflitti, diseguaglianze, prevaricazioni sui più deboli, sfruttamenti delle risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, trattamenti disumani delle persone migranti, non possiamo limitarci ad aspettare. Dobbiamo annunciare, organizzare, costruire la speranza. Come pellegrini della speranza, che è Cristo Gesù, speranza che non delude, proprio per essere segni efficaci e luminosi di speranza, dobbiamo tracciare e concretizzare cammini di speranza per tutti. Tocca a tutti organizzare la speranza e tradurla nella quotidianità concreta, nei rapporti umani, nei legami con il pianeta, nell’impegno sociale e politico. Tocca, ovviamente, anche alla Chiesa e ai credenti, pena la contro testimonianza, la rinuncia a vivere il sacerdozio, la profezia, la regalità di Cristo, che si è incarnato, è morto e risorto per noi, per l’umanità.

Il Giubileo va vissuto nei confronti dei grandi eventi negativi che colpiscono il pianeta e la famiglia umana. Come già accennato, assistiamo a guerre, ma anche a migrazioni di massa, alla rivendicazione assurda di una mano invisibile per il mercato globale, ad un’autorità politica mondiale incompiuta, all’esistenza di popolazioni gravate sia dal debito estero internazionale sia dal peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. Permane la grave piaga della fame e della povertà, come anche la necessità di concepire le acque non più come una mera «risorsa commerciale» bensì come una fonte di vita sul pianeta.[1] Rispetto a tutto ciò urge intraprendere azioni di riforma sia dell’ONU in senso più democratico soprattutto mediante l’abolizione del diritto di veto, sia di condono del debito estero come anche del debito ecologico. È, quindi, giunto il momento di riscrivere lo statuto delle grandi istituzioni internazionali, come il Fondo monetario, la Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio. Infatti, diversi Paesi dell’Africa devono ancora pagare di più per gli interessi che devono agli enti elencati, senza poter estinguere il debito che hanno.  Peraltro, incombe l’urgenza della creazione di un’Agenzia internazionale per l’IA che ne promuova le applicazioni pacifiche nei vari contesti civili, perché non siano sostituite le capacità dell’uomo anziché aumentarle, per ridurre effettivamente le diseguaglianze.[2] Vediamo come la casa comune ci chiede di dire basta al nostro stile di vita che forza la terra oltre i suoi limiti e provoca l’erosione del suolo, la scomparsa dei campi, l’espansione dei deserti, l’acidificazione dei mari e l’intensificazione delle tempeste e di fenomeni climatici.

Il Giubileo va vissuto anche nei confronti di impoverimenti del tessuto famigliare, delle realtà comunicative, sanitarie, culturali e religiose.

Cresce la scristianizzazione. L’italiano medio, come ci informa una recente ricerca del Censis, sprofonda in un ambiente di subcultura. Aumenta l’analfabetismo democratico, che diminuisce la partecipazione della gente.

In breve, noi potremo vivere bene il Giubileo, con frutto per noi, per la famiglia, per i nostri fratelli, per l’umanità, per il creato, a condizione che ci convertiamo, solo se vivremo in piena comunione con Gesù Cristo, con il suo Amore, che redime e trasfigura il mondo.

Accogliamo la sfida del Giubileo: è un’occasione per rispondere all’Amore del Signore, per metterci in cammino, per riconoscere e comprendere sempre meglio dove Lui ci vuole condurre, poiché noi siamo richiesti per il Signore (cf 1 Sam 1, 28). In mezzo ai fallimenti della vita, davanti alla pretesa del mondo di bastare a sé stesso, contro l’individualismo che ci chiude dentro i nostri bisogni e orizzonti limitati, davanti alla tragedia delle guerre, noi siamo richiesti per Lui, e Lui solo! Siamo, dunque, costruttori di cammini di speranza, di pace. La Madre di Dio ci aiuti.

 

                                                      + Mario Toso

 

[1] Cf J. Rifkin, Pianeta acqua. Ripensare la nostra casa nell’universo, Mondadori, Milano 2024.

[2] Diventa sempre più urgente, a detta degli stessi inventori della IA, di produrre una regolamentazione di essa, affinché non cresca la possibilità della distruzione dell’umanità. La questione decisiva sarà però la formazione etica e culturale delle persone. Infatti, per un uso positivo dell’IA non sarà sufficiente la sua regolamentazione, bensì la formazione umana delle persone che sono chiamate ad impiegarla, svilupparla, affinché sia a servizio della gente, del bene comune.