[dic 31] Omelia – Te Deum

31-12-2024

Faenza, cattedrale 31 dicembre 2024.

Cari fratelli e sorelle, celebriamo questa sera la santa Messa vespertina nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Nella Lettera ai Galati ove san Paolo ci dice che «Dio mandò il suo Figlio nato da donna» (Gal4,4) troviamo condensata la verità fondamentale su Gesù che, con il Natale, è Persona divina che assume la nostra natura umana. In Lui Dio si abbassa per farsi uomo, in Lui la persona umana è divinizzata.

Gesù è, al tempo stesso, da Dio e da Maria. La Madre di Gesù si può e si deve chiamare Madre di Dio e Madre della Chiesa.  Noi, grazie a Maria che partorisce Gesù, riceviamo l’adozione a figli perché il Figlio di Dio si fa carne. In tal modo, diventiamo figli nel Figlio e possediamo nei nostri cuori il suo Spirito che grida: «Abbà! Padre!» (cf Gal 4,7). Che sublime scambio tra Dio e l’umanità: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, la natura mortale è innalzata a dignità perenne. Uniti in una comunione mirabile col Figlio ne condividiamo l’amore e la vita immortale. Per il credente il percorso è tracciato: la vita è un cammino con Cristo che si incarna, more e risorge; la meta è approdare là ove Lui siede glorioso accanto al Padre.

In questa celebrazione eucaristica, essendo l’ultimo giorno dell’anno civile, siamo soliti innalzare il nostro ringraziamento a Dio per tutto il bene ricevuto dal Figlio che si abbassa per servire e per renderci missionari del Padre come Lui.

Come vescovo, desidero ringraziare, assieme a voi, per le grazie che abbiamo avuto in particolare dal Signore in quanto Chiesa di Faenza-Modigliana, durante la Visita Pastorale, iniziata l’anno scorso nel maggio 2023 e terminata quest’anno nel novembre 2024.

La Visita pastorale, così come è stata pensata, ossia come l’occasione per riconoscere tutto il bene presente nelle nostre Unità pastorali e per guardare al futuro dell’evangelizzazione nel nostro territorio, ha consentito sia una maggior conoscenza reciproca fra le parrocchie sia l’interscambio delle migliori esperienze pastorali. Ciò, peraltro, con i motivi di gioia, ha fatto emergere alcuni aspetti critici che qui accenno e che possono costituire un punto di partenza per ulteriori riflessioni rispetto all’annuncio del Vangelo e alla trasmissione della fede: la scarsità delle vocazioni presbiterali e religiose, la permanenza di talune resistenze a camminare insieme – anche fra aggregazioni, associazioni e movimenti -, a superare sterili campanilismi, una certa sclerosi dei cuori, che fanno rimanere chiusi in schemi vecchi e ripetitivi, abitudinari, senza il dovuto rinnovamento.

Tutto questo è stato controbilanciato da numerosi aspetti positivi o segni di speranza, rappresentati: dalla fede robusta e sempre viva di molti nonni, da un buon numero di famiglie solide, fondate sulla roccia della fedeltà a Dio, dalla solarità e dalla trasparenza dello slancio d’amore dei nostri piccoli, che negli asili nido e nelle scuole materne possono sperimentare la tenerezza di Dio mediante la vicinanza e la capacità pedagogica delle maestre e del personale ausiliario. Per noi le scuole paritarie restano un ambiente favorevole alla continuazione dell’evangelizzazione delle comunità parrocchiali e alla necessaria inculturazione della fede.

Un altro segno di particolare speranza mi è parso di cogliere nel constatare come Dio, nonostante segni evidenti di scristianizzazione crescente, continua a lavorare nelle coscienze e nell’animo di non pochi ragazzi e giovani, che sono attratti dalla bellezza e dallo stupore nei confronti di Gesù Cristo. Rispetto a ciò va evidentemente accresciuto, da parte nostra, un più puntuale impegno nel discernimento vocazionale, nonché l’accompagnamento spirituale, passo dopo passo, senza stancarsi.

 

Un ulteriore ed inequivocabile segno di speranza, perché fonte inesauribile per tutte le rinascite spirituali e morali è la presenza di Dio fra di noi, specie mediante i sacramenti della Liturgia che continua ad essere celebrata con sufficiente dignità e preparazione nei fedeli. L’educazione alla partecipazione comunitaria ai sacramenti, specie all’Eucaristia e al sacramento della Riconciliazione, il percorso del cammino sinodale, hanno sospinto a divenire protagonisti convinti ed entusiasti nella missione della Chiesa, nell’essere segni e strumenti della vita nuova. In tal modo, le nostre comunità hanno acquisito un volto più accogliente, dinamico, vicino alla gente, gioioso nel dono.

Una Chiesa in uscita, naturalmente predisposta a vivere la grazia dell’Anno Giubilare – mediante la Caritas, i numerosi volontari non solo locali, la stessa associazione Farsi prossimo – è chiaramente cresciuta attraverso la grande solidarietà sviluppata nei confronti delle persone disabili, dei poveri, come anche, ultimamente, nei confronti degli alluvionati e dei terremotati, dei danneggiati dalla tromba d’aria. I responsabili della Caritas e i suoi operatori, le numerose persone di buona volontà, hanno contribuito ad anticipare nella nostra Diocesi, ferita da eventi devastanti, lo spirito del Grande Giubileo 2025. Siamo stati sollecitati ad incontrare e ad aiutare coloro che hanno perso casa più di una volta e avevano bisogno di tutto, ma anche coloro che prima erano fuggiti dall’Ucraina, dopo l’aggressione militare della Russia. Così, abbiamo destinato alcune abitazioni, altre saranno rese disponibili appena possibile, dopo l’avvio dei lavori consentiti dai permessi delle competenti autorità dei beni artistici. Il lavoro di solidarietà della Diocesi è stato e viene realizzato con un amore benevolente, più che meramente assistenziale. Per questo ringraziamo il Signore.

 

Nella visita pastorale mi ha, poi, accompagnato e incoraggiato la chiara percezione che la nostra Diocesi è contraddistinta da eloquenti segni di santità.  Un numero significativo di santi, beati, venerabili, servi di Dio ne arricchisce la storia passata e presente. Quest’anno sono stati proclamati venerabili Padre Guglielmo Gattiani e Madre Zauli. Altri si stanno affacciando nel firmamento dei santi come il Servo di Dio padre Domenico Galluzzi OP, per il quale il prossimo 12 gennaio, alle 15,30 nella Chiesa del Seminario diocesano, si terrà la chiusura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, virtù e fama di santità della causa di beatificazione e canonizzazione.

Per il vescovo e la comunità diocesana è stato senz’altro segno di speranza l’intelligente trasformazione – seppure opera esigente ed impegnativa – del Seminario, con le varie attività e le varie iniziative di rinnovamento della pastorale vocazionale, sia sul piano della vita familiare, sia sul piano del presbiterato e della vita religiosa, sia sul piano della pastorale culturale.

Il lavoro di riforma della Curia, la costituzione e l’incessante rimodellamento delle Unità pastorali, il potenziamento dei corsi di formazione biblica, teologica, catechetica, pastorale, il Sinodo dei giovani con i suoi significativi germogli, la Scuola triennale per la formazione all’impegno sociale e politico, la formazione ad una spiritualità incarnata, il rinnovamento del giornale diocesano Il Piccolo (entrato in collaborazione con i giornali diocesani della Diocesi di Cesena-Sarsina e di Ravenna-Cervia) hanno avuto l’obiettivo di incrementare sempre più la capacità apostolica delle nostre comunità, delle associazioni e delle aggregazioni, come dei movimenti, in una missionarietà che proclamasse e testimoniasse Gesù Cristo come l’assoluto umano di Dio. Anche per tutto questo vi invito a ringraziare, assieme a me, il Signore.

Ma non ci si può attardare nella considerazione di alcuni piccoli traguardi. Cresce, infatti, la scristianizzazione della nostra gente, nonché l’indifferenza nei confronti di Dio e dell’umanesimo trascendente.

Come ha evidenziato il recente rapporto del Censis, l’italiano medio sta sprofondando in un ambiente di subcultura. Non si può, poi, dimenticare che il Documento preparatorio della Settimana sociale dei cattolici, celebratasi a Trieste nel luglio scorso, ha parlato di un crescente analfabetismo democratico. Papa Francesco con il suo ultimo viaggio apostolico in Corsica ha invitato tutti i credenti a ravvivare le radici cristiane dell’Europa. La fede ha una dimensione pubblica che va sviluppata e testimoniata.

Personalmente, sento, infine, il dovere di ringraziare tutti i collaboratori della Curia, ma anche voi che siete qui presenti. Se si è potuto seminare Cristo e il bene di una cultura cattolica nei solchi della storia di questo territorio, lo si deve alla vostra fede e al vostro entusiasmo nel Signore Gesù.

Buona fine anno 2024. Buon anno nuovo, nel grande segno di speranza che è il Giubileo 2025, che è stato inaugurato lo scorso 29 dicembre. La Madre di Dio ci accompagni.

 

                                                            + Mario Toso