[set 30] Omelia – Nelle esequie di don Pietro Magnanini

30-09-2025

Bagnacavallo, 30 settembre 2025.

Cara Maria Vittoria, cari nipoti Franco e Antonio, cari parenti di Mons. Pietro Magnanini, cari presbiteri e diaconi, cari fratelli e sorelle, pregando per il nostro fratello sacerdote, facendo riferimento a come è vissuto e ha operato tra noi, ci viene da riflettere, ancora una volta, sul mistero dell’incarnazione, morte e risurrezione Gesù Cristo. In particolare, ci viene in mente il prologo del Vangelo di Giovanni. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui. In Lui era la vita. E il Verbo si è fatto carne, ci ricorda ancora l’evangelista Giovanni. Venne ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1, 1-14). Si è fatto uno di noi per farci come Lui, riassume in forma efficace un canto natalizio.

Se fissiamo l’attenzione sull’altare nuovo di questa chiesa arcipretale notiamo che il travertino noce, con le sue fessure e soprattutto con l’incisione a forma di «tau», ci rimanda al mistero dell’incarnazione morte e risurrezione. Gli antichi Padri della Chiesa, meditando sulla Parola di Dio, ci hanno insegnato che Cristo fu vittima, sacerdote e altare del suo stesso sacrificio. Come si può capire dalla «tau» rappresentata al centro dell’altare, Gesù Cristo è impiantato nell’umanità come l’uomo celeste per eccellenza. È rappresentato come Colui che è Crocifisso, con le braccia spalancate, protese ad abbracciare il cosmo. Egli è venuto nell’umanità – simboleggiata dal travertino color terra – per divinizzarla, per farla divenire cielo, Dio. Noi, credenti, se desideriamo divenire persone nuove, se cioè desideriamo divenire esseri celesti come il Figlio di Dio, siamo chiamati ad unirci con la nostra vita alla sua, al suo Sacrificio. Siamo invitati a compiere il memoriale della sua Pasqua non solo nel culto ma anche nella vita.

Mons. Pietro Magnanini, che noi abbiamo conosciuto come persona colta, versatile nelle lingue – conosceva le principali lingue moderne europee dell’ovest e dell’est; imparò e coltivò anche le lingue dell’oriente antico: tra le altre e, soprattutto, le lingue bibliche originali (ebraico, aramaico e greco) -, penso ne fosse un cultore assiduo e tenace, non tanto perché voleva essere un fine letterato. Egli appariva interessato ad approfondire la Parola di Dio, il pensiero di Dio, quel Verbo che era presso Dio e che si è fatto carne, per amarlo e donarsi a Lui. Parlando con lui si coglieva nei suoi ragionamenti, sempre pacati, una vena di rammarico nel fatto che nel nostro presbiterio non si trovassero più giovani sacerdoti interessati ad apprendere le lingue bibliche originali. Secondo Monsignore Piero ciò rappresentava una ferita non solo sul piano culturale ma in particolare sul piano religioso, della fede. La conoscenza delle lingue bibliche è fondamentale per cogliere le sfumature nel linguaggio di Gesù, per ricavare il senso compiuto e pregnante dei suoi discorsi. Per essere maggiormente dotato nella capacità interpretativa delle espressioni tipiche di una lingua, nella sua libreria si trovavano strumenti rari, come ad esempio una grammatica di Geroglifico, o appunti sul dialetto aramaico moderno, parlato a Ma’alula, in Siria. Quale vero appassionato delle discipline in cui era profondo conoscitore, negli ultimi anni di attività, ha pubblicato gli appunti dei corsi tenuti nella sua lunga carriera di studioso e di insegnamento. Autore di grammatiche di russo, arabo, ebraico e aramaico, tra le sue pubblicazioni si trovano un’opera storica e culturale sull’ebraismo e una, più nota, sull’islamismo, in sette volumi. La sua curiosità lo spingeva a conoscere mondi diversi e apparentemente lontani, per scoprire somiglianze, radici comuni del pensiero e della comunicazione di Dio all’uomo. Aveva fame e sete del suo Signore. Voleva discernere i sussulti dello Spirito nell’insegnamento del Figlio, anche quelli più impercettibili, perché tutti decisivi nel creare un nuovo futuro. Per monsignore Magnanini, esperto nel discernimento del senso e delle esigenze della Parola, non c’era contraddizione tra l’essere saldamente radicati nella verità e nello stesso tempo essere aperti a una maggiore comprensione. Noi che viviamo in una società sempre più complessa, multireligiosa, ove è richiesto un dialogo fraterno a partire dalle proprie identità, dovremmo fare tesoro della sua esperienza e della sua eredità, ricca di sapienza evangelica, di discernimento sapienziale. Nei nostri tempi la conoscenza e l’incontro troppo spesso cedono il posto alla contrapposizione se non al conflitto. Non si è più abituati nel cogliere le sfumature dei discorsi, l’insospettabilità dei sogni degli anziani, le visioni profetiche e genuine dei giovani (cf Gioele 3,1).

A questo proposito, chi ha conosciuto Monsignor Pietro ricorda di lui una personalità incline al dialogo, per natura estraneo agli estremismi e alle contrapposizioni. Seppure convinto del suo pensiero, rispettava quello altrui.

Conoscendolo giorno dopo giorno, si scopriva che il professore Monsignor Magnanini era don Pietro, con una personalità positiva, accogliente, sempre incoraggiante. Uno che, invecchiando, della natura umana si era fatto un’idea disincantata, e nello stesso tempo ricca di fermenti di speranza, perché Cristo, avendola assunta, l’ha arricchita di radici e di aperture che attingono linfa vitale dal mondo celeste di Dio.

Fu soprattutto un prete autentico, cultore dell’incarnazione di Cristo e della sua comunicazione. Ha incarnato il tratto mite del Buon pastore. Ha vissuto la spiritualità del sacerdote di Cristo, immerso in Lui e nell’ascolto di Lui, un ascolto attento e silenzioso, intelligente e obbediente. Sono i tratti di chi ama Gesù davvero e sta fedelmente seduto ai suoi piedi, il Maestro. Immerso nella sua Parola, completamente ricettivo, la ruminava nella sua mente e nel suo spirito, e viveva in grande pace.

Il cambio d’epoca in cui viviamo ci esorta a guardare a presbiteri che fanno della loro vita un’esistenza di contemplazione e di intensa spiritualità. Grazie monsignore Pietro, per averci insegnato e testimoniato a tenerci fondati sulla ricchezza della Parola di Dio, a percorrere la via del Verbo che si fa carne, per redimere tutto dell’umanità, per essere gloria di Dio.

                                             + Mario Toso