[set 14] Omelia – Entrata di don Paul Kasparraj a San Francesco

14-09-2025

Faenza, san Francesco 14 settembre 2025.

«Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna» (Gv 3, 13-17).

Cari fratelli e sorelle, caro don Paul Kasparraj, in occasione del tuo ingresso, dopo la partenza dei fratelli francescani conventuali, celebriamo l’esaltazione della Croce.

Ponendo al centro della nostra attenzione il legno della croce che, per la morte e risurrezione di Cristo, diventa anche per noi albero della vita, siamo sollecitati a leggere con fede quanto la nostra comunità di san Francesco di Assisi sta vivendo in questo tempo.

Pochi giorni fa, salutando i frati conventuali, invitavo tutti noi a ringraziare il Signore per la loro centenaria e benemerita presenza in questo territorio, nella nostra Diocesi. Nello stesso tempo sollecitavo ad incrementare lo slancio missionario che san Francesco d’Assisi aveva trasmesso ai suoi figli spirituali e che, grazie a loro, è giunto sino a noi.

Oggi, con l’ingresso di don Paul, siamo invitati, all’inizio del suo ministero, a vivere, tutti insieme, coralmente, il carisma, la spiritualità di san Francesco. Siamo sollecitati a farne una modalità d’essere collettiva, comunitaria, ossia vissuta con orgoglio da parte di tutti i soggetti ecclesiali: gruppi della catechesi, Caritas, Agesci, Circolo Anspi, terz’ordine francescano. Si tratta, cioè, di rendere più nostra, più intense la ricchezza e l’originalità dell’esperienza della vita di Gesù fatta da san Francesco d’Assisi.

Detto diversamente, nella celebrazione dell’esaltazione della Croce, noi stessi siamo sollecitati a essere san Francesco, i francescani conventuali, qui a Faenza, attingendo ispirazione, vasta e profonda, proprio dal Crocifisso. Non sembri questa affermazione qualcosa che ci vuole distrarre e allontanare da Gesù Cristo. L’invito, in realtà, è quello di vivere Cristo Crocifisso, come l’ha vissuto san Francesco. Chi, infatti, più di san Francesco, si è immedesimato in Lui, e nella chiesetta di san Pier Damiano si è messo a sua disposizione per «riparare» la Chiesa, specie dal punto di vista spirituale?  Chi ama realmente san Francesco, chi ama i frati Conventuali che sono partiti, non a parole ma coi fatti, deve mettersi in prima persona, maggiormente a disposizione di Cristo e della sua Chiesa, vivendo nella propria carne le stesse stimmate d’amore del Crocifisso, come ha fatto il poverello d’Assisi.

Ma, non dimentichiamolo, la memoria, corale e comunitaria, del carisma e della spiritualità francescana va vissuta nell’oggi.

Come?

Anzitutto, accogliendo l’invito di Leone XIV, che ricevendo le associazioni, le aggregazioni, i movimenti ecclesiali a Roma, li ha sollecitati a vivere, nella comunità parrocchiale e diocesana, formando una rete di soggetti che si contraddistinguono per la comune missione, per la comunione con Cristo e, quindi, vivono nell’evangelizzazione e nella testimonianza della carità, con un’umile corresponsabilità. Se non si vive così, integrandosi, camminando insieme, si rischia l’autoreferenzialità, si corre il pericolo di ignorarsi e di divenire indifferenti gli uni verso gli altri, di non riconoscersi più parte dello stesso Corpo vivo che è la Chiesa di Cristo. Vinciamo l’autoreferenzialità che spesso sconfina verso l’indifferenza nei confronti della propria comunità, di Gesù Cristo stesso.

In secondo luogo, accrescendo il coinvolgimento e la corresponsabilità dei vari gruppi parrocchiali, in particolare del laicato associato, nel coadiuvare il parroco don Paul e don Stefano, amministratore parrocchiale, nella progettazione e nell’azione pastorale, mediante la partecipazione attiva e saggia ai vari Consigli, ad un eventuale gruppo ministeriale. Se attualmente vi sono alcuni ministri istituiti (due accoliti, due lettori), questi, a seconda delle molteplici esigenze pastorali e caritative (nei confronti dei poveri, degli ammalati, degli anziani), senz’altro aumentate per la partenza dei frati, possono essere accresciuti, previa adeguata preparazione.

In terzo luogo, segnalo due attenzioni. La prima: il fatto che la comunità di san Francesco d’Assisi si trova in un territorio caratterizzato da una forte presenza di stranieri e di immigrati per i quali occorre attivare una pastorale peculiare, che li coinvolga possibilmente in azioni di solidarietà, di mutuo soccorso, di integrazione non solo linguistica, lavorativa ma anche socioculturale, in vista di una partecipazione responsabile sul piano religioso, civile e politico. La seconda: attorno alla parrocchia si danno aree di disagio, rispetto alle quali vanno pensate iniziative proporzionate, coinvolgendo anche i responsabili pubblici.

Da ultimo, la propria comunità parrocchiale, con i suoi vari soggetti, deve tenersi aperta all’unità pastorale cittadina, specie del centro storico. Occorre mettere insieme le forze, valorizzare le potenzialità, fronteggiare le esiguità dei numeri e la pochezza delle risorse disponibili. Ci si deve porre la domanda: come annunciare il Signore Gesù nel centro di Faenza? Da soli? Non si può non alzare lo sguardo da sé stessi e guardare in avanti. Va costruita assieme alle altre parrocchie un modello di pastorale sostenibile nei prossimi anni e decenni, attenta in particolare alle nuove generazioni. È il tempo in cui si è chiamati ad aprirsi più che a chiudersi nelle catacombe. Seminiamo, insieme alle altre parrocchie, il buon seme che è Gesù Cristo, morto, risorto, sempre presente in mezzo a noi, sempre veniente. Siamo comunità di pace e di dialogo. Non rinunciamo a sognare, guardando agli orizzonti che Dio ha posto innanzi a noi. Saremo aiutati a sperare con fondamento, se i nostri cuori saranno infiammati d’amore per Gesù, se vivremo l’Eucaristia con convinzione e assiduità, se approfondiremo la Parola di Dio, se riconosceremo la presenza del Signore nel povero, nel sofferente, nelle persone e nei giovani che spesso, nonostante i tanti social che frequentano, sono soli. Cari don Paul e don Stefano, vi sorregga lo Spirito d’amore, Spirito di consolazione, che il Risorto ha donato ai suoi discepoli.

                                                          + Mario Toso

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