[ag 2] Omelia – Santa Maria degli Angeli, Bortigali

02-08-2025

SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Bortigali, 2 agosto 2025.

Caro Sig. Parroco, don Agostino Carboni, cara Prioressa Annamaria Serra, cari confratelli delle Confraternite, cari fratelli e sorelle, festeggiare santa Maria degli Angeli, patrona della comunità parrocchiale, è un momento di maggior unione tra componenti ecclesiali, tra comunità religiosa e comunità civile.  Siamo qui per venerare la Madre di Dio, nostro modello di vita e di impegno missionario. Desideriamo immedesimarsi in Lei, fare nostri i suoi pensieri, le sue preghiere, volere, come Lei, che tutti si salvino e vadano in cielo. Infatti, la Beata vergine Maria apparendo a san Francesco di Assisi suscitò in lui un profondo desiderio di paradiso, non solo per sé ma per tutti. Dopo l’apparizione di Maria a Lui nella chiesetta della Porziuncola, san Francesco si convinse di voler aiutare tutti a giungere in paradiso, perché tutti possedessero la vita di Dio, il Cielo. Segno di questa volontà è l’istituzione dell’indulgenza del Perdono d’Assisi.

Nel corso del tempo l’indulgenza fu estesa a tutte le chiese francescane ed infine, dall’1 al 2 agosto, anche a tutte le chiese parrocchiali.[1]

Riflettendo su Santa Maria degli Angeli, Patrona di questa comunità parrocchiale, ci viene da pensare che Lei, Madre di Dio e Madre nostra, desidera per tutti – credenti, famiglie, confraternite, associazioni, ragazzi, giovani e nonni – la cosa più bella che può donare, ossia il Figlio suo, Gesù Cristo, il Figlio del Padre, che Lei portò in grembo e offrì al mondo per la salvezza di tutti. Maria sognò e volle per tutti i suoi figli e figlie Dio, il Cielo. Desiderò che in ciascuno di noi, nel nostro cuore, nella nostra vita, nelle nostre case e contrade, nelle nostre famiglie, nel nostro lavoro ci fosse Dio! Volle che noi terra diventassimoDio, Cielo, sorriso di Dio, da portare ai piccoli, agli ammalati, agli anziani.

In questa solennità dobbiamo guardare alla Madonna degli Angeli per imparare da Lei a volere il paradiso ovunque siamo, viviamo, soffriamo, lavoriamo, educhiamo, abbiamo cura di chi soffre nello spirito e nell’anima. Maria degli Angeli, cioè Maria che spera per noi una vita di piena comunione con Dio, la incontriamo nelle nostre chiese, in tutte le nostre chiese, nelle nostre case, ai crocicchi delle strade. Le nostre chiese parrocchiali o di campagna ci ricordano la Madre che, come Santa Maria, Santa Mariedda de Sauccu, che ora è qui in questa Chiesa parrocchiale, vive ovunque, anche sui monti con i pastori, gli allevatori, i pellegrini, per ricordare a loro che Lei, sempre, vuole per loro le cose più belle, il cielo, Dio.

Sappiamo che con la sua incarnazione morte e risurrezione, il Figlio di Dio si è posto nel cuore del mondo, nelle fondamenta – è sceso negli Inferi -, per iniziare un’opera di divinizzazione e di umanizzazione dell’umanità e dei rapporti con il creato. La celebrazione della festa della Patrona, Madre di Dio, Madre degli Angeli e di una nuova umanità, ci ricorda che non possiamo accettare un mondo pieno di guerre insensate, nelle quali innocenti, come a Gaza, sono crudelmente ammazzati. La Madre degli Angeli ci rammenta la Sacra famiglia in cui Lei, assieme a Giuseppe, fu modello di fedeltà e di amore al Signore Gesù. La Madre degli Angeli è indissolubilmente la Madre addolorata ai piedi della Croce da cui il Figlio effonde sul mondo il suo Spirito d’amore. Lì, presso la Croce, unita al Figlio, Maria partorisce di nuovo con Lui un’umanità una con Dio, un’umanità che affratella tutti i popoli. In unità con il Figlio, quasi morta per il dolore, genera la pace. Con Lui morto, deposto tra le sue braccia, custodisce silenziosa un’umanità che sarà travolta e trasfigurata dalla potenza della risurrezione, che trasfigura ed accende il mondo di vita nuova. Non dimentichiamolo: Maria degli Angeli è Maria dell’ascolto, del silenzio, del Cenacolo con gli apostoli, della Chiesa, sempre generata e inviata dallo Spirito del suo Figlio nel mondo.

Lei, in definitiva, ci dona, ci consegna e ci affida l’intero misterodell’incarnazione, morte e risurrezione del Signore Gesù. Perché ce l’ha affidato come la cosa più preziosa che una Madre può donare ai suoi figli e alle sue figlie? Perché venga accolto, celebrato, vissuto da tutti e, da tutti, reso presente negli ambiti della vita familiare e sociale. Detto con altre parole, tutti noi qui presenti, a cominciare dal vescovo, dal parroco, dalle confraternite e dalle associazioni celebriamo Maria che ci fa dono del suo Figlio – e con ciò ci sollecita a vivere il suo amore tutti i giorni -, perché portiamo il paradiso o, meglio, un lembo di cielo – ovvero un’intensa comunione tra Dio e noi – nella nostra vita quotidiana: esistenza indaffarata, senza soste, spesso ferita da preoccupazioni, da malattie, in continua ricerca di senso. Con queste intenzioni, tutta la comunità è qui rappresentata e si dispone a vivere il grande mistero dell’incarnazione morte e risurrezione. Celebrando l’Eucaristia, siamo convocati a partecipare alla nuova creazione da Lui iniziata e mai interrotta. Perché continua sempre? Perché, dopo la sua risurrezione, Gesù non si assenta da questo nostro mondo. Egli è sempre veniente, è sempre presente e all’opera. Il Beato Angelico, che ha voluto raffigurare Cristo Risorto davanti alla sua tomba, mentre Maria di Magdala cerca di toccarlo con una mano protesa, lo rappresenta così: con la zappa in spalla, per dire che, dopo la sua morte e risurrezione, Egli non se ne è andato dal nostro mondo. Seppur invisibile, continua ad operare nel creato e lo coltiva con amore.

Celebrando la santa Messa, dunque, ci uniamo a Cristo Risorto che, salito al cielo, è ancora nel mondo. Lo abbraccia e lo pervade con il suo Spirito d’amore. Con la sua pienezza di vita lo fa avanzare verso il suo compimento.

Cibandoci di Cristo, ci alimentiamo della sua vita di amore. Riceviamo la forza per associarci all’impegno di Cristo nel realizzare la nuova creazione. Siamo sollecitati a vivere non un cristianesimo tiepido, incostante nell’impegno di trasfigurazione della vita ecclesiale e sociale. La comunione con Cristo ci sospinge ad essere molto di più dei cristiani delle grandi occasioni, che ogni tanto danno spazio a qualche buon sentimento religioso e partecipano a qualche celebrazione, come a cresime, matrimoni e funerali. Dobbiamo essere pronti a lavorare ogni giorno nel campo di Dio, coltivando nel cuore il seme del Vangelo, per poi portarlo nella vita quotidiana: in famiglia, nei luoghi del lavoro, di studio, nei vari ambienti sociali e a chi si trovava nel bisogno. Solo così si può contribuire efficacemente alla crescita del Regno di Dio. Preghiamo Maria degli Angeli perché ci siano vocazioni forti alla famiglia, alla vita religiosa e presbiterale.

Penso sia doveroso in questa Eucaristia un ringraziamento sentito a tutti coloro che, in vario modo, hanno concorso a preparare la Festa patronale e al Comitato Festeggiamenti Madonna degli Angeli.

+ Mario Toso

[1] Ancora oggi in questa data è possibile ricevere l’indulgenza del Perdono di Assisi in tutte le chiese parrocchiali del mondo, ricevendo il Sacramento della Confessione e dell’Eucaristia, in atteggiamento di preghiera e penitenza e in accordo con le intenzioni del Santo Padre sotto la cui protezione oggi, come al tempo di san Francesco, è posta la custodia e la cura del Perdono di Assisi.