[lug 11] Omelia – Esequie per don Antonio Baldassari

11-07-2022

San Biagio in Cosina, 11 luglio 2022.

Carissimi tutti, cari fratelli e sorelle di don Antonio Baldassarri, celebriamo le esequie di don Antonio, presbitero della Diocesi di Faenza e Modigliana, in particolare di questo territorio. Possiamo subito dire che in lui ardeva un grande amore per la sua terra: egli non solo la contemplava ma la amava e la coltivava con passione. Come amava il Signore Gesù così amava questo lembo di creato, quasi consumandosi per esso, come fanno tanti coltivatori. Lo conosceva palmo a palmo. Cercava ovunque i segni della presenza del cristianesimo: nelle persone, nelle pietre, nei cippi sormontati da una croce e piantati in varie parti per segnare confini e per indicare luoghi di fede. In tutto questo lo sosteneva quell’intelligenza d’amore che guida i credenti che cercano ovunque i segni del Verbo incarnato, fattosi prossimo ad ogni uomo e ad ogni donna per incontrarlo, per offrire quell’amore che sollecita risposte d’amore. Don Antonio amava sì il territorio in cui lavorava la vigna del campo, ma soprattutto amava la «vigna del Signore», i suoi fratelli nella fede, le sue comunità, luoghi eminenti del Regno, presente e venturo. Cari fratelli e care sorelle, vi sarete certamente accorti quanto don Antonio vi amasse nel Signore e guardasse in avanti, confidando in una rinascita della fede in queste terre. Egli tenne le posizioni con tenacia. Mise a servizio delle diverse comunità parrocchiali, in cui viveva il suo ministero presbiterale, la cultura accumulata nei suoi studi a Roma acquisendo la Licenza in liturgia presso l’Anselmianum, come anche l’amore per il canto: tutte cose che ebbe modo di coltivare ulteriormente quando divenne Vicerettore del Seminario di Faenza. A san Biagio in Cosina ha valorizzato con sapienza un piccolo organo antico. Lo fece restaurare e lo adoperava per animare l’assemblea. Tutti nelle sue comunità hanno apprezzato la sua determinazione. Voleva andare a fondo delle cose. Si buttava nelle varie problematiche per capirne le radici. Così, i suoi parrocchiani hanno potuto apprezzare quanto lavorasse: studiava con l’ausilio di una piccola biblioteca da lui costituita ed ordinata. Si preparava in maniera meticolosa nell’approfondimento della Sacra Scrittura, per aiutare sia a conoscere sia a vivere la Parola di Dio: una Parola non solo da annunciare, ma da accrescere nella vita di ognuno e nella storia. La Parola di Dio, infatti, come insegna il Deuteronomio, le cui affermazioni abbiamo udito appena ieri, non è «lontana da noi». Ci è «vicina». Non ci è esterna. È incarnata nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. È scritta nel nostro stesso essere. Siamo stati creati, infatti, Cristo-conformi. Tutto sussiste in Lui. Tutti siamo destinati a vivere in vista di Lui. Siamo chiamati a partecipare al suo impegno di portare a compimento quella «nuova creazione» che è venuto ad iniziare con la sua incarnazione. Da Cristo che, dopo la sua risurrezione ed ascensione, è ancora presente nel mondo e lavora al completamento della nuova creazione, siamo in particolare sollecitati a vivere coltivando il giardino del creato, a ricapitolare nel Figlio di Dio, cresciuto nella casa di Giuseppe il falegname, il lavoro della terra, l’economia, la finanza, la politica, l’educazione, il ripopolamento delle nostre colline, l’economia circolare, le comunità energetiche. Si evangelizza non solo facendo la catechesi, ma vivendo la dimensione sociale della fede nelle molteplici attività umane. Don Antonio, ha saputo tradurre il suo amore per Dio, che si fa presente sulla terra mediante il Figlio incarnato, diventando sia una guida spirituale ricca di sapienza – aveva ben presenti le parole di Gesù: «è questa la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 6, 39-40) – sia un appassionato viticultore, un intelligente agricoltore ed imprenditore, che seleziona e crea prodotti di qualità, per la gioia dell’uomo, per la gloria di Dio.

Tre anni fa mi ha accompagnato a visitare i luoghi ove ha svolto il suo ministero nei vari anni di parroco o di amministratore parrocchiale. Sono rimasto colpito dalla sua competenza storica, dalla sua preziosa conoscenza sulla presenza del cristianesimo in Romagna. Parlava con entusiasmo delle varie comunità cristiane poste sui cocuzzoli e sui pendii delle colline di Oriolo dei Fichi, di san Mamante, di san Biagio Vecchio: comunità che sovrastano e incoronano san Biagio in Cosina, base di irradiazione della pastorale di don Antonio. Da come mi parlava ho compreso il suo grande attaccamento a questo territorio e alla sua gente. Nonostante le crescenti fragilità fisiche era sempre presente e attivo. Quanto più crescevano i suoi acciacchi tanto più rimase impermeabile a qualsiasi idea di trasferirsi in un luogo ove poter essere curato, corrispondentemente alle esigenze della sua vecchiaia. Voleva morire in parrocchia. Visse, allora, nella sua canonica con caparbietà e non pochi sacrifici. Solo verso la fine ha accettato qualcuno che potesse aiutarlo nelle necessità più elementari. È morto rimanendo in parrocchia, come un parroco di altri tempi. Come testimonia mons. Ivo Guerra in un suo scritto, che mi ha fatto pervenire, non era facile convincerlo su cose che non condivideva: lui andava avanti per la sua strada. Fosse stato più docile e i Superiori fossero stati più decisi, afferma sempre don Ivo, suo compagno di studi, don Antonio avrebbe potuto dare un apporto più significativo alla Diocesi. Il sottoscritto l’ha conosciuto negli ultimi anni della sua vita. Credo che egli si sia fatto apprezzare da credenti e non credenti, perché ha saputo spezzare il pane del Vangelo con la perizia che lo contraddistingueva, mostrando in esso la radice di una nuova cultura e di un nuovo umanesimo. Le prospettive di trascendenza del cristianesimo lo hanno guidato sia nel suo lavoro apostolico sia nella preservazione di reperti e di beni carichi di memoria storica, sia nell’attività dei campi e nella coltivazione della vite. Chi non ha assaggiato il suo ottimo vino, che produceva anche con l’aiuto del fratello sacerdote don Romano, che l’ha preceduto poco tempo fa nella casa del Signore? Il Signore Gesù accolga anche don Antonio nel suo abbraccio. Rimanga nei nostri cuori come presbitero che ama il suo Signore e desidera che sia consegnato a tutti, compresi i posteri, con amore e con verità. Ringraziamo tutti coloro che l’hanno aiutato in questi ultimi anni, in particolare i parrocchiani, la solerte colf Nina e l’amabile dottoressa Rosa.

                                            + Mario Toso