Bagnacavallo 29 settembre 2025.
Autorità civili e militari, reverendissimo sig. Parroco don Ugo Facchini, reverendo don Marco Fusini, caro Matteo Cattani, cari fratelli e sorelle, nella festa degli arcangeli Santi Michele, Gabriele e Raffaele celebriamo il patrono di questa comunità parrocchiale: san Michele arcangelo.
Quando una città e una parrocchia – si legge nel vostro Bollettino parrocchiale – celebrano il Patrono vuol dire che intendono affidare la propria storia e la propria religiosità alla protezione, all’aiuto e alla benevolenza del santo che da tempo le caratterizza e le contraddistingue. Nella storia c’è sempre qualche motivazione o avvenimento particolare o eventi che legano la devozione religiosa della comunità al santo che la protegge e la custodisce.
Qui a Bagnacavallo, quest’anno la festa patronale coincide con un pezzo di storia per nulla insignificante, legato ad alluvioni che hanno provocato gravi danni alle abitazioni, agli edifici istituzionali, alle imprese, all’agricoltura, agli ambienti parrocchiali di Traversara, alle infrastrutture. Coincide con la riapertura di questa collegiata, ove sono ben visibili i lavori di restauro e riqualificazione. In particolare, possiamo ammirare l’adeguamento liturgico del presbiterio. Si tratta di un’opera magistrale, completata su progetto di Giorgio Gualdrini, Andrea Gualdrini e Marco Tassinari. L’ambiente liturgico è ridefinito e porta in dote un grande impatto comunicativo. Pone al centro i poli rinnovati della celebrazione in maniera pedagogica. È evidente l’intento educativo e pastorale. Altare, ambone e sede del presidente occupano le medesime posizioni dei poli preesistenti. Ma presentano un volto totalmente differente a partire dalla consistenza del materiale. Guardiamo anche solo all’altare. Il travertino noce, con le sue fessure evoca i segni cristologici delle «ferite». Risalta nel fronte dell’altare un’incisione a forma di «tau» che ricorda la positura delle braccia del Crocifisso dipinto nel 1270 dal Maestro dei crocifissi francescani, ospitato nella Pinacoteca Comunale di Faenza. L’incisione a forma di «tau» appare un segno di grande forza espressiva dell’altare. Ne esalta la centralità nell’indicare il mistero della redenzione operata da Cristo, l’uomo celeste per eccellenza, venuto nell’umanità, simboleggiata dal travertino color terra – per divinizzarla, per farlo divenire cielo. Ma fermiamoci qui. Vi saranno certamente altri momenti per meditare il senso complessivo dell’adeguamento liturgico del presbiterio.
Nel racconto del libro dell’Apocalisse, Michele guida gli eserciti celesti contro le forze del male, rappresentate da Lucifero e dagli angeli ribelli. È considerato il difensore della fede e il protettore contro Satana. Il suo nome, che significa «Chi è come Dio?», rappresenta un’esclamazione di sfida contro l’orgoglio di Lucifero, che osò mettersi al pari di Dio.
Ebbene, cari fratelli e sorelle, come possiamo imitarlo? Cosa può voler dire per noi che egli è colui che si pone a capo degli esseri celesti? Sembra che la lotta che egli ingaggia – tra esseri celesti e le forze del male – non ci riguardi. Dove sono gli esseri celesti e coloro che si ribellano a Dio? La lotta di cui ci parla l’Apocalisse non è una lotta che riguarda solo gli ultimi tempi. È una lotta che riguarda anche i nostri giorni, proprio qui sulla terra. Non vi pare che oggi sia ingaggiata una lotta titanica tra il bene e il male? Questo ci diviene più chiaro se pensiamo che siamo coinvolti in una terza guerra mondiale, in guerre con eserciti, droni e missili come quella fra Israele e Gaza, in guerre commerciali che contrappongono blocchi di Nazioni ad altre Nazioni. La lotta che si sviluppa nei cieli dell’Apocalisse si svolge anche sulla terra. Ma per fortuna essa coinvolge l’Uomo celeste per eccellenza, Gesù Cristo, venuto nell’umanità – e il Verbo di è fatto carne – per farla diventare Dio, per divinizzarla. Chi è stato battezzato, cresimato ed eucaristizzato sa di vivere non da solo, ma unito all’Uomo celeste che è Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto, sempre veniente col suo Spirito d’amore. Il Figlio di Dio si incarna, si fa uomo, per aiutarlo a contrapporsi al male e a costruire un mondo fatto di relazioni di fraternità, di giustizia e di pace. Ricevendo e vivendo lo Spirito santo, cari fratelli e sorelle, cari giovani e adulti, siamo messi in grado di divenire protettori, con l’aiuto degli Arcangeli e degli angeli, dei nostri fratelli e sorelle contro il nemico di Dio, Satana, che vuole mettersi al suo posto. Siamo chiamati a pensare al nostro compito, nella Chiesa e nel mondo, come coloro che aiutano i propri simili a non sostituirsi a Dio. Il che significa costituire una comunità di persone celesti, che non vivono con boria, pensando di essere autosufficienti e, quindi, di non aver bisogno di Dio, del suo aiuto, del suo amore, che perdona e rigenera lo spirito. Se c’è un male da cui bisogna che i giovani, come gli adulti, siano protetti è proprio quello dell’orgoglio e della superbia. Quei mali che purtroppo sembrano caratterizzare non pochi potenti della terra. Essi pensano di realizzare la pace, di risolvere i problemi della gente con la violenza, con le guerre militari o economiche, sputando sulla fraternità e sulla dignità delle persone, distruggendo la vita dei più deboli, specie dei più piccoli. Di fronte a situazioni di ingiustizia e di inadempienza delle nostre responsabilità non scoraggiamoci. Siamo fieri di essere di Cristo. Accogliamo la forza del suo amore che si fa dono, che lo rende Servo nell’umiltà. Rifiutiamo l’orgoglio e la superbia di Lucifero che osò mettersi alla pari con Dio, per essere legge a sé stesso, padrone della vita, del creato intero.
Affidiamoci a san Michele Arcangelo perché ci aiuti a scegliere, come fece Gesù Cristo, Dio: per donarci a Lui con tutto il nostro essere, con tutto il nostro cuore. Non abbiamo bisogno di persone litigiose, divisive. Abbiamo bisogno di onorare la dignità umana, la fraternità, la comunione. Abbiamo bisogno di una potente protezione spirituale contro le calamità, le malattie del corpo, ma soprattutto dell’anima. Ci sono mali subdoli che si intromettono nelle nostre vite mediante anche i social. Questi offrono grandi possibilità ma possono rovinare i nostri sentimenti, le nostre menti e talora il nostro mondo psicologico. Non dimentichiamo che le nostre famiglie, le nostre associazioni, le nostre parrocchie possono rinascere e possono crescere in uno stile di umile corresponsabilità, di servizio degli altri e del territorio, del bene comune, se crescono nell’amore dello Spirito santo, che è Spirito del Figlio e del Padre. Possiamo ricostruire le nostre chiese, pietra su pietra, possiamo poggiare le nostre famiglie sulla roccia che è Cristo, possiamo ridare unità alla nostra nazione in preda a continue baruffe di parte, possiamo dare un’anima alla stessa Europa che appare arteriosclerotica rispetto alle proprie radici, se saremo scossi, animati e condotti dallo Spirito dell’amore. Non dimentichiamolo: costruire noi stessi, le nostre famiglie, le nostre associazioni, risalire la china dell’inverno demografico, innamorarci della vita è anzitutto un atto spirituale, un atto di amore a Dio, al suo disegno. Mettiamo sotto la protezione di san Michele l’impegno per la ricostruzione del nostro territorio martoriato da devastazioni alluvionali e dal terremoto. Mettiamo sotto la protezione del nostro Patrono la ripresa delle lezioni scolastiche, dei ritmi lavorativi, il nuovo anno pastorale. Facciamo il proposito di crescere come comunità compatta, che non teme di annunciare Cristo e la sua pace. Preghiamo per don Pietro Magnanini, che è morto nell’ospedale civile di Faenza sabato scorso. Viveva qui a Bagnacavallo. Insegnante di inglese a Lugo, oltre che docente di letteratura e lingua araba all’Università di Bologna. Persona erudita, conosceva più lingue e ha retto la parrocchia del Carmine dal 1988 al 1992. Ultimamente è stato amministratore parrocchiale di Rossetta. Le esequie saranno qui a san Michele martedì mattina alle ore 10,15.
+ Mario Toso