[lug 20] Omelia – Eccidio di Crespino

20-07-2025

Crespino, 20 luglio 2025.

Autorità civili e militari, caro don Bruno, cari familiari dei caduti, nella santa Messa che ci accingiamo a celebrare ricordiamo tutti coloro che sono stati uccisi nell’eccidio nazista di Crespino del Lamone e Fantino nel 81° anniversario.  Tra coloro che sono stati trucidati non dimentichiamo il parroco don Fortunato Trioschi.

Quest’anno la nostra celebrazione è incastonata nel contesto dell’anno giubilare 2025, indetto da papa Francesco, che qui ricordiamo con riconoscenza. Celebrare il Giubileo, connesso con il mistero della redenzione di Cristo, significa sentirsi chiamati a rompere le catene dell’ingiustizia, a costruire la pace. Il motivo è che con la venuta del Figlio di Dio a ciascuno è affidato un tale compito. In ognuno di noi vive, come ci ha detto san Paolo, il mistero di Cristo crocifisso (cf Col 1, 24-28), Principe della pace.

Qui, presso il monumento dedicato a coloro che sono stati trucidati, nella santa Messa venga accolto, celebrato, reso presente nelle nostre vite Cristo, il suo amore, la pace che Egli dona al mondo.

Mentre facciamo la comunione con Cristo, con il suo Amore, un fiume di pace scorre verso di noi, verso l’umanità e la sua Chiesa (cf Is 66, 10-14c). Accogliendo Cristo, cibandoci di Lui, siamo resi un torrente in piena, che va a riversarsi sui popoli della terra. Se davvero crediamo in Gesù Cristo e nella sua opera di salvezza, e vi collaboriamo, possiamo divenire per il mondo, dilaniato oggi da più di trenta conflitti, un fiume di pace.

Possiamo divenire un fiume di pace per la Chiesa stessa e per il mondo, quando il nostro cuore si fonde con il cuore di Cristo, quando portiamo in noi le sue stigmate (cf Gal 6, 14-18), ossia i segni di un amore crocifisso. Noi diveniamo creature nuove, portatrici di pace, quando il nostro cuore vive dentro il cuore di Gesù, crocifisso per noi sulla Croce.

Facendo nostra la vita di Cristo diventiamo semi di pace e di speranza. Diveniamo capaci di costruire la pace, il Regno di Dio. Siamo semi di una cultura di giustizia, artefici di istituzioni di pace.

La pace non va solo invocata nelle piazze. La pace non nasce solo dal disarmo. Va costruita ogni giorno negli ambienti di vita. Nasce dall’impegno positivo di costruire famiglie nuove, società nuove, fondate su verità, giustizia, libertà e amore. Siamo chiamati a educare persone capaci di abitare le professioni, la cultura, l’economia con spirito di amore, di giustizia e di pace. I giovani non possono restarne fuori! Non possiamo permettere che il futuro sia costruito da chi odia e usa la violenza. Vanno educate le intelligenze e i cuori. Vanno istituiti cammini di speranza.

Sono germogli di speranza e di pace le famiglie, le scuole, le università, le associazioni, i movimenti, le società civili, i popoli del mondo, le istituzioni internazionali riformate profondamente, non escluse le comunità religiose, i monasteri di clausura. «Anche i conventi, con la loro “energia nucleare spirituale” – scriveva Giorgio La Pira, già sindaco di Firenze, all’allora ministro della difesa Giulio Andreotti – sono istituzioni di pace. Sono parte di quella rete invisibile, ma potentissima, che sostiene il mondo».

Non possiamo essere rassegnati ed inoperosi. Dobbiamo annunciare, organizzare, costruire cammini di speranza per tutti! Tocca a tutti organizzare la speranza e a tradurla nella quotidianità, nei rapporti umani, nei legami con il pianeta, nell’impegno sociale e politico. Preghiamo per tutti coloro che sono stati uccisi per difendere e costruire la pace. Preghiamo per i popoli, le famiglie e i bambini che sono ammazzati dall’odio fratricida.

                                                 + Mario Toso