La solidarietà poi diventa addirittura indispensabile nelle situazioni di emergenza come la malattia, la vecchiaia, le calamità naturali. Da soli, che cosa possiamo fare?
Pensare allora come sia devastante per il bene comune la tentazione di chiudersi in un individualismo egoistico, a cominciare dall’accogliere la vita del nascituro solo se ci va bene; o dalla pretesa di volere il figlio al momento che decidiamo noi anche con pratiche permesse dalla legge ma non dalla morale; oppure decidere di accogliere il figlio solo se è sano, come se i figli sani non dessero problemi a volte più di quelli che hanno qualche limite.
La solidarietà che viene invocata nel messaggio dei vescovi si estende alla partecipazione delle situazioni degli altri nel dare una famiglia a chi non ce l’ha, o nell’adottare una famiglia, o nell’accogliere i migranti. Dobbiamo chiederci se il futuro del mondo sarà migliore con una solidarietà diffusa nelle famiglie e tra le famiglie e verso chi può avere bisogno, o se sarà più vivibile un mondo dove ognuno bada a se stesso, e cerca di soddisfare in modo egoistico il proprio interesse, pronti solo a pretendere dalla comunità senza sentirsi in dovere di dare.
Una giornata di riflessione e di preghiera può far bene a tutti, soprattutto per preparare un futuro migliore per i figli che verranno.