[mag 25] Omelia – Professione perpetua

25-05-2025

Eccellenza Mons. Claudio Stagni, Badessa della comunità di santa Umiltà Suor Gian Paola, Sorelle delle diverse Congregazioni o Ordini religiosi, Cari presbiteri e diaconi,

Carissime suor IBA [Ibadaries]

e suor PIDIANG [Pdianghunlang],

cari fratelli e sorelle,

 

ascoltando il Vangelo, siamo ricondotti all’essenza dell’annuncio pasquale: il Signore morendo e risorgendo, rimanendo in mezzo a noi con il suo Spirito, ci dona la sua pace; quando il Signore è presente, riconosciamo e crediamo che Lui è la pace.

 

Potrebbe sembrare paradossale affermare che la pace è con noi mentre assistiamo quotidianamente agli orrori provocati dai conflitti della “terza guerra mondiale a pezzi”. Ma «non come la dà il mondo» (Gv 14) a noi viene donata la pace.

Essa per il mondo è l’assenza di conflitto. Per noi cristiani, invece, la pace è molto di più. È la vita trasfigurata dall’amore del Signore. Detto altrimenti, la pace non è solo assenza di guerra. È data da società libere, giuste e fraterne.

La pace è primariamente un dono del Risorto: ce lo ha ricordato papa Leone XIV iniziando il suo ministero con le parole di Gesù ai discepoli riuniti nel cenacolo; ce lo ricorda la liturgia quando ci invita a scambiarci un «segno di pace» mentre ci accingiamo a condividere lo stesso Signore Gesù.

Ma oltre ad essere dono, la pace è anche una missione dei credenti: «A fronte dei gravi problemi che stanno tragicamente manifestandosi oggi non basta per i credenti sostenere un pacifismo di testimonianza, che da solo non sarebbe in grado di far avanzare la causa della pace. Il pacifismo di semplice testimonianza rischia di coltivare il sogno di eliminare la guerra dal mondo senza distruggere il mondo della guerra. Occorre, invece, decisamente impegnarsi sulla via di una non violenza pacifica, attiva e creatrice. Ossia una via che non solo condanna la guerra, ma che costruisce alacremente la pace. È la via di un nuovo pacifismo, il cui slogan potrebbe essere espresso così: se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace» (Toso, Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace, Frate Jacopa, Bologna 2022, p. 67).

 

Oggi accogliamo la professione perpetua di due giovani suore della comunità di Sant’Umiltà. Vengono dall’India. Non dimentichiamo, allora, che le nostre comunità religiose, ma anche le nostre parrocchie, con tutte le loro componenti associative, ricche di credenti coraggiosi, costituiscono delle istituzioni di pace.

La professione religiosa di due suore, in un contesto in cui le vocazioni sono rare, è il segno che il Signore Gesù è presente tra noi e continua a chiamare. Egli è fedele al suo amore, ci ama e non ci lascia soli. Davvero non abbandona la sua Chiesa. Egli semina nelle nostre comunità, nelle famiglie, chiese domestiche, e le rende vere e proprie istituzioni di pace.

 

Vorrei qui richiamare l’immagine del seminatore di Van Gogh usata da papa Leone nella sua prima Udienza generale: «Quell’immagine del seminatore sotto il sole cocente mi parla – sottolinea il pontefice –  anche della fatica del contadino. E mi colpisce che, alle spalle del seminatore, Van Gogh ha rappresentato il grano già maturo. Mi sembra proprio un’immagine di speranza: in un modo o nell’altro, il seme ha portato frutto. Non sappiamo bene come, ma è così. Al centro della scena, però, non c’è il seminatore, che sta di lato, ma tutto il dipinto è dominato dall’immagine del sole, forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante. È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme» (Leone XIV, Udienza generale, 21 maggio 2025).

 

Anche noi siamo chiamati ad essere seminatori del Vangelo, annunciatori del Risorto, testimoni credibili dell’amore del Signore. Non mettendoci al centro, ma facendoci di lato, sapendo far spazio al vero sole che può far crescere nel cuore dei giovani la chiamata alla gioia vera: non siamo noi il centro, ma la Luce che illumina ogni uomo, e che noi dobbiamo riflettere in ogni ambito della vita.

 

E se è vero che «anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto» (Leone XIV, Omelia ai cardinali nella Cappella Sistina, 9 maggio 2025), è altrettanto vero che il Signore non smette di donarci il suo Spirito che continua a radunarci nella sua Chiesa, per poterlo riconoscere e celebrare come nostro salvatore e redentore.

 

Il dono totale delle nostre due sorelle suore che si pone di fronte a noi con la sua unicità, con un coraggio deciso, ci sprona ad osare ancora nei confronti dei nostri giovani, con queste parole: «noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno» (Leone XIV, Omelia inizio ministero petrino, 18 maggio 2025).

Cari giovani, non abbiate paura di dire di sì al Signore Gesù che chiama, perché, come ha sottolineato lo stesso Leone XIV al Regina caeli di oggi: «In tutto ciò a cui il Signore ci chiama, nel percorso di vita così come nel cammino di fede, ci sentiamo a volte inadeguati. Tuttavia, proprio il Vangelo di questa domenica (cfr Gv 14,23-29) ci dice che non dobbiamo guardare alle nostre forze, ma alla misericordia del Signore che ci ha scelti, certi che lo Spirito Santo ci guida e ci insegna ogni cosa».

Santa Umiltà e San Benedetto intercedano per noi.

 

                                                 + Mario Toso