[giu 18] Omelia – Settimana rurale di Alfonsine

18-06-2025

MESSA NELL’AMBITO DELLA SETTIMANA RURALE

Alfonsine, 18 giugno 2025

 

Cari fratelle e sorelle, sono lieto di essere qui con voi per celebrare l’Eucaristia nella Settimana rurale. Tutto questo avviene a dieci anni dalla promulgazione, da parte di papa Francesco, dell’enciclica Laudato sì’. Tale enciclica ha affrontato, in maniera più sistematica, rispetto ad esempio alla precedente Caritas in veritatedi Benedetto XVI, il tema della crisi ecologica. A fronte dell’accentuarsi dei problemi ecologici, papa Francesco propone di affrontarli come questione che mette a repentaglio il destino della terra e, con esso, quello dei più poveri. Vi sono studi che documentano come il giorno in cui si debbono considerare esaurite le risorse, che il pianeta è in grado di rinnovare in un anno, stia retrocedendo. Il fisico teorico Stefano Hawking, che ha concluso la sua esistenza su una sedia a rotelle, ha fatto una previsione tanto scioccante quanto realistica: la Terra se continuiamo a danneggiarla sfruttandone a un ritmo insostenibile le risorse, potrebbe cessare di essere abitabile entro il 2.600. Diventerà una palla di fuoco.

Se c’è un insegnamento della LS che non possiamo dimenticare è che la questione ecologica – implicante degrado degli ecosistemi, debito ecologico tra Paesi, carenza di solidarietà intergenerazionale, crescente impoverimento delle popolazioni più deboli -, può essere risolta solo mediante un’ecologia integrale. Detto altrimenti, non basta coltivare un’ecologia dell’ambiente, senza mettere in atto simultaneamente un’ecologia umana. Detto in maniera ancora più semplice: i problemi dell’ambiente, compresi quelli del mondo rurale, potranno essere affrontati in maniera più efficace solo se le persone riceveranno un’educazioneche li aiuterà a comportarsi virtuosamente, di modo che la custodia del creato si accompagni con il suo sviluppo sostenibile.

La crisi ambientale ha radici etiche e spirituali, per cui bisogna cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche nel cambiamento del cuore dell’uomo, ossia sul versante dell’ecologia umana, della morale. Poiché il libro della natura è uno e indivisibile, la salvaguardia dell’ambiente dipenderà principalmente dalla educazione delle persone e delle società, da una spiritualità ecologica e dalla qualità dell’ambiente sociale.

L’impegno per la sostenibilità della terra va oltre le normative legali, i provvedimenti politici. C’è bisogno di motivazioni profonde e di solide virtù, che ci aiutano ad andare oltre gli interessi particolari, una mentalità consumistica.

A proposito di una vita virtuosa, di una spiritualità viva, di motivazioni che spingono ad un lavoro della terra come vocazione e come dono, come servizio al bene comune, noi credenti attingiamo alle nostre convinzioni di fede. Il «vangelo della creazione», secondo cui siamo chiamati ad essere amministratori e custodi della terra, ci aiuta a superare umanesimi utilitaristi, la tentazione di pensarci padroni assoluti del creato. Il «vangelo della redenzione» ci sollecita a partecipare alla realizzazione di una creazione continua, di una creazione nuova. Dopo la sua risurrezione Gesù Cristo continua ad essere presente nel mondo, a lavorare in esso. Il beato Angelico lo raffigura, in un suo dipinto – nel noto affresco Noli me tangere -, con la zappa in spalla.

Noi ora partecipiamo all’Eucaristia, ove Cristo si incarna nella materia, nel pane e nel vino, frutti del lavoro dell’uomo. Mentre assume le persone e il creato, Gesù li avvolge misteriosamente con il suo Spirito d’amore e li orienta ad un destino di vita nuova. Mentre fa questo, invita noi che partecipiamo alla santa Messa ad unirci al suo Amore per risanare le relazioni non solo coi fratelli, con Dio, ma anche con il creato, spesso depredato e sfruttato con azioni di un consumismo sfrenato, senza misure, seguito da ingenti sprechi di beni alimentari. L’amore appassionato per il mondo e per l’ambiente rurale, che ci viene infuso dallo Spirito santo, Spirito di Cristo e del Padre, ci aiuta a contribuire a che i beni naturali, come l’acqua, i prodotti alimentari e l’energia – non dimentichiamo che nella nostra Diocesi abbiamo costituito una comunità energetica che possa rendere accessibile anche ai più poveri l’energia rinnovabile – abbiano una destinazione universale, attuando un loro uso sostenibile.

Le virtù da coltivare richiedono capacità di autosuperarsi, di non rimanere centrati sul tornaconto personale, cambiando il proprio stile di vita, mediante piccole scelte, volte a non distruggere i grandi ecosistemi (boschi, fiumi, oceani) e a monitorare il consumo di energia, di prodotti alimentari, di beni e di servizi, relativamente al loro impatto ambientale. Il creato viene curato attraverso anche piccoli atti quotidiani. Ad esempio, col modo di costruire, di mantenere e arredare le case, puntando sempre alla loro accoglienza familiare e alla loro durata. Ma anche prevedendo un’alimentazione che prevede menù variati, sani, con l’accorgimento di non sprecare il cibo.

Nella LS sono proprio suggerite piccole azioni quotidiane concrete: «evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili» (LS n. 211).

Per la cura del creato, sin nella scelta dei piccoli gesti, è fondamentale, possedere una spiritualità che non coltiva una coscienza isolata, che supera quell’autoreferenzialità che non sospinge a prendersi cura per gli altri e per l’ambiente. Di fronte alla crisi ecologica dei nostri giorni, crisi anche climatica, bisogna vincere la tentazione di isolarsi e di estraniarsi rispetto alla responsabilità personale e comunitaria, per fuggire o rimanerne fuori, come se il mondo non fosse qualcosa di proprio. Ci si salva, invece, tutti insieme.

Una nuova evangelizzazione del mondo agricolo-rurale è, per la stessa incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, un’esigenza di quel Regno di Dio che si compie nella nostra storia. L’Eucaristia che celebriamo ci invita a divenirne protagonisti facendo sì che il mondo agricolo-rurale venga ricapitolato in Cristo, che è venuto a fare nuove tutte le cose. Dalla vita di comunione con Gesù Cristo derivano al mondo agricolo-rurale nuove energie morali, essenziali per il suo sviluppo sostenibile.

 

+ Mario Toso