[feb 03] Omelia – San Biagio

03-02-2025

Faenza, Chiesa del Suffragio 3 febbraio 2025.

Celebriamo il martirio di san Biagio nel contesto dell’Anno Santo, che il papa ha aperto in san Pietro nella notte di Natale e noi, qui in Diocesi, il 29 dicembre scorso. Per vivere meglio la grazia dell’anno Giubilare, che mutua la sua forza liberatrice dai mali spirituali e sociali dalla Redenzione di Cristo, abbiamo predisposto un vademecum intitolato Pellegrini di speranza. Si tratta di uno strumento pastorale che ci sollecita, sulle orme di Gesù Cristo, Speranza che non delude, a divenire, appunto, Pellegrini di speranza, ossia persone che camminano verso la pienezza di vita che ci ha portato il Figlio di Dio. Egli ha assunto la nostra natura umana per arricchirla della sua capacità di amare, di perdonare. Resi partecipi della vita d’amore di Dio siamo posti in grado di fare nuove tutte le cose, di aprire – per i nostri fratelli e sorelle più poveri, emarginati, senza un lavoro remunerato e sicuro; per le nuove generazioni disorientate, per le persone sole, sfruttate, carcerate -, cammini di speranza, cammini di recupero, di ripristino della fiducia nella vita, di crescita umana. Se nel vademecum citato abbiamo posto il profilo dei santi, beati, venerabili e servi di Dio della nostra Diocesi di Faenza-Modigliana, quali stelle per il nostro cammino verso la Speranza, nel firmamento delle stelle che brillano e ci orientano nel nostro pellegrinaggio possiamo senz’altro porre anche San Biagio martire. Ricordare nell’Anno Giubilare san Biagio, vescovo originario dell’Armenia, il quale si dedicò in particolare alla cura delle persone ammalate, trasmettendo anche il messaggio del Vangelo, è l’occasione per vivere il modello di una Chiesa in uscita, una Chiesa evangelizzatrice e solidale con i poveri, con le persone bisognose di cure, con il creato.

Per comprendere meglio quanto detto è bene ricordare, sia pure brevemente, alcuni tratti della sua vita eroica e missionaria. Vescovo di Sebaste, allorché cominciò la persecuzione di Licinio, prima larvata, poi sempre più violenta, il vescovo Biagio fuggì dalla città, rifugiandosi in una grotta sui monti. Da lì continuò a svolgere la sua opera di Pastore della sua comunità. Ai gruppi di persone che si recavano da lui, per essere curate dai mali spirituali e corporali, si aggiungevano le visite di animali selvatici, che gli portavano il cibo e venivano anche guariti da lui.

Venne scoperto da alcuni cacciatori. Condotto nella città, fu imprigionato. Mentre veniva portato a morire, un’autentica folla si radunò al suo passaggio e molte persone, sfidando le guardie, lo osannava e invocava la sua benedizione. In particolare, una mamma con il suo bambino in braccio si presentò davanti a Biagio, implorandolo di intervenire sul figlio, che aveva ingoiato una grossa spina di pesce, che si era conficcata nella gola e gli impediva di respirare. Il vescovo si mosse a compassione e recitò una preghiera per il bambino. Fece su di lui il segno della croce e lo guarì. Giunto al cospetto del giudice, che tentò di convincerlo a rinnegare la fede cristiana, Biagio spiegò che per lui “c’e un Dio solo, eterno, creatore di ogni cosa e non molti dei”. A quelle parole il giudice si indignò e lo fece prima picchiare e quindi portare in prigione. Dopo qualche giorno, fu sottoposto ad un nuovo interrogatorio, ma l’esito non cambiò e a quel punto Biagio fu sottoposto a diversi tipi di crudeli torture, sino ad essere appeso ad un albero. Il vescovo rimase fermo e inflessibile sulle proprie convinzioni e, vedendo che sopportava tutte le sofferenze corporee, fu deciso di affogarlo in un lago. Lanciato con violenza nell’acqua, Biagio nella sorpresa generale si mise a camminare sulle onde sino a raggiungere agevolmente la sponda opposta. Di nuovo imprigionato, Biagio fu sottoposto alla decapitazione. Dalla vita e dal martirio di san Biagio deriva a noi l’insegnamento che Dio è amato dal cristiano a costo della vita, nonché l’invito a prenderci cura dei poveri, degli ammalati nel corpo e nello spirito. Nei confronti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, specie i più bisognosi, dobbiamo sentirci debitori dell’amore di Cristo, della sua potenza redentrice e liberatrice.

La chiesa in onore di san Biagio rinnova ogni anno il rito della benedizione della gola, che si effettua con due candele incrociate e passate sotto la gola delle persone come atto per tenere lontane le malattie e i malanni di questa delicata quanto importante parte del corpo.

In questo Anno Santo, viviamo sulle orme di Cristo, dei suoi santi, del martire e vescovo san Biagio. Figli e figlie di uno stesso Padre riconosciamoci tutti fratelli e sorelle, riconosciamoci debitori gli uni nei confronti degli altri del nostro essere tutti fratelli, tutte sorelle. Se tutti siamo figli e figlie dello stesso Padre abbiamo tutti il dovere di giustizia di donarci il Signore Gesù, di amarci gli uni e gli altri come figli e figlie, come fratelli e sorelle. Riconosciamo, inoltre, nei confronti dei non credenti di avere il debito-dovere di annunciare a loro quella comune figliolanza che ci rende reciprocamente fratelli e sorelle.

Con l’annuncio di Gesù Cristo, della sua fraternità e amicizia per tutti, testimoniamo in mezzo all’umanità Colui che tutti convoca e tutti invia verso un Giubileo evento di tutti. Aiutiamo le nuove generazioni a prendere sempre più coscienza che sono richiesti per il Signore, per Lui solo (cf 1 Sam 1,28).

Figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi»,[1]

riconosciamo i nostri debiti nei confronti dei poveri,[2] nei confronti degli alluvionati, colpiti da ben tre alluvioni; nei confronti della necessaria opera educativa chiamata a fronteggiare l’odierno disastro antropologico, nei confronti della cultura cattolica oggi frantumata, nei confronti dell’Occidente il cui sfacelo e l’autodistruzione si stanno facendo sempre più evidenti,[3] nei confronti della terra devastata e delle città inquinate, nei confronti della carenza delle vocazioni alla famiglia, al presbiterato, alla vita consacrata.

In questa Eucaristia chiediamo a Cristo, il più grande Martire, il dono di un amore supremo per Dio, nostra Speranza. Chiediamo a Lui di essere, sulle orme di san Biagio, custodi della vita degli uomini e del creato.

 

                                          + Mario Toso

[1] Francesco, Omelia, martedì 31 dicembre 2024.

[2]  Cf E. Todd, La sconfitta dell’Occidente, Fazi Editore, Roma 2024.