SANTA CHIARA

Montepaolo, 11 agosto 2019
11-08-2019

Cari fratelli e sorelle, care suore Clarisse, il brano di Vangelo appena proclamato (cf Lc 12,32-48) è particolarmente intonato al nostro essere qui, al contesto in cui ci troviamo. Come riferisce l’evangelista Luca, in quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore». Il «non temete piccolo gregge» è invito ad avere speranza. Perché il piccolo gregge dei discepoli non deve temere? Perché mediante la fede già possiede il Regno promesso dal Padre. La fede, come afferma la Lettera agli Ebrei (Eb 11, 1-2. 8-19), è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che è stato dato ma ancora non si vede.

Abramo è modello per noi «piccolo gregge». Egli, per fede obbedì, partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità. Al pari del nostro padre nella fede, siamo pellegrini verso il Regno, realtà invisibile che avremo in eredità. L’avremo proprio a motivo della nostra fede, con la quale crediamo che Dio è fedele e fa e farà ciò che dice. Coloro che hanno la certezza di possedere già il Regno, che è ancora oggetto di speranza, osano, con lo sguardo fisso sulle realtà future, disfarsi dei loro beni. Essi vegliano senza posa nell’attesa del Maestro, il Cristo, per non essere sorpresi dal suo imprevedibile ritorno. Non solo vegliano per se stessi, ma aiutano i propri fratelli e sorelle ad essere vigilanti! Care sorelle Clarisse, in quanto appena detto, vedo soprattutto voi, il vostro gesto coraggioso di lasciare Faenza per venire ad abitare qui a Montepaolo, per essere luce per tanti fratelli e sorelle. Penso che si tratti di una scelta che incarna e rende più parlante e convincente l’odierna Parola di Dio.

In un momento cruciale della storia della vostra comunità, per varie ragioni sempre più «piccolo gregge», avete scelto un modo di relazionarvi col Padre e con gli altri che vi mostri maggiormente fraternità mistica, contemplativa, che sa parlare a tutti del Regno, del viaggio che è la vita cristiana, delle cose più importanti, con gesti di fede radicali, provocanti. In particolare, con il vostro laborioso e silenzioso trasferimento a Montepaolo ci avete voluto insegnare che chi accelera il passo verso il Regno non si carica di bagagli inutili ed ingombranti. Nel cammino verso la Bellezza, che è Cristo, come vi ricorda costantemente santa Chiara, bisogna sbarazzarsi dei possessi terreni per ottenere all’arrivo un «tesoro inesauribile», che nessuno vi può sottrarre: l’oro inossidabile della Carità, con la C maiuscola, ossia Dio, Amore pieno di Verità, la sua Vita di comunione.

Grazie, care sorelle del vostro esempio, che ci appare ancor più straordinario e istruttivo perché, con la vostra decisione controcorrente e profetica, avete desiderato di vivere qui a Montepaolo, e non al centro di Faenza – cosa che non ci sarebbe affatto dispiaciuta – non per fuggire verso una solitudine più isolata e separata, bensì per immergervi più profondamente nel mistero della vita di questo mondo: un mondo in cui non poche persone si allontano dalla Chiesa e, in taluni casi, rendono le nostre comunità più piccole e più povere di fede. Se oggi c’è una particolare urgenza di portare l’umanità a Dio, la via privilegiata, insegnatavi da Francesco e Chiara, è senza dubbio quella mediante cui ci si concentra su Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato nella storia. Egli attende di essere annunciato e manifestato con una testimonianza credibile. Per ridare al mondo un’anima unificata nell’amore pieno di verità, che è Cristo, è essenziale dedicarsi alla contemplazione, intensificare la comunione con Lui, Via e Vita. Solo così si serve più efficacemente l’umanizzazione e la liberazione della società odierna dagli idoli.

Care suore, siete qui come Mosè sul monte, con le braccia alzate verso Dio. Voi pregate per sostenere la famiglia umana, in particolare il popolo pellegrinante della nuova Alleanza, impegnato nel combattimento della fede cristiana. Siete a fianco dei vostri fratelli e sorelle per accompagnarli nell’impegno della trasfigurazione di se stessi, delle famiglie e delle istituzioni.

Grazie ancora sorelle di santa Chiara, perché ci date un esempio altissimo di consacrazione a Dio, a ciò che più conta nella vita. Così, qui a Montepaolo possiamo constatare che Chiara, in certo modo, avvicenda Francesco, e ricambia quel servizio che il Padre serafico seppe offrire a santa Chiara e alle sue suore già fin dai primi tempi. Nel Testamento di santa Chiara leggiamo che Francesco, un giorno salì sul muro della restauranda Chiesa di san Damiano, e rivolgendosi ad alcuni poverelli che stavano lì, con voce spiegata e in francese li invitò: «Venite ad aiutarmi in quest’opera del monastero di san Damiano, perché tra poco verranno ad abitarlo delle donne, e per la fama e santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa». Tutto il Testamento di Chiara è una testimonianza dell’aiuto ricevuto dalle clarisse da parte di Francesco, che le seguiva da vicino, scrivendo per loro una forma di vita, esortandole con la parola, gli scritti e soprattutto con il suo esempio all’amore e alla osservanza della santissima povertà. Francesco coltivava la comunità delle clarisse come una pianticella, come un piccolo gregge, con molta cura ed affetto. Vi è nel Testamento di Chiara un passaggio significativo. Scrive: come il Signore ci donò il beatissimo nostro Padre Francesco, […] così io affido le mie sorelle, presenti e future, al successore del beato padre nostro Francesco e a quelli che verranno dopo di lui, perché ci siano di aiuto a progredire sempre più nel servizio di Dio e soprattutto nell’osservare meglio la santissima povertà. Nell’affidare le suore clarisse ai successori di Francesco sta, forse, il senso di quanto le clarisse di Faenza hanno compiuto, «prelevando», in certo modo, il luogo francescano di Montepaolo. Chiara avvicenda Francesco e i suoi per prolungarne la missione e la testimonianza.  Il carisma del Padre Francesco è preso in consegna e messo a frutto nell’oggi dalle clarisse di Faenza. Le sorelle aiutano i fratelli. Si tratta di un annichilimento della propria spiritualità? A ben riflettere non è nient’altro se non proseguire la ricerca del volto di Dio (Vultum Dei quaerere), in un luogo diverso, sempre con un cuore orante (Cor Orans). È lo stesso obiettivo di prima: percorrere la via del Signore, Bellezza fatta persona. Ciò che in definitiva conta è che a Montepaolo vi sia una comunità luminosa, che irradia la Bellezza di Dio, contemplata ed amata.

Santa Chiara, san Francesco e sant’Antonio di Padova, che primeggia nelle rappresentazioni figurative e plastiche di questo santuario, vi aiutino. Siate gloria di Dio, con un cuore pieno di gioia.

+ Mario Toso

Vescovo di Faenza-Modigliana