OMELIA per l’ORDINAZIONE DIACONALE di GIULIO DONATI

Faenza, Basilica Cattedrale - 4 settembre 2011
04-09-2011


Siamo molto lieti che nella nostra cattedrale, in attesa di svolgere tra un mese una Ordinazione presbiterale, questa sera possiamo compiere l’Ordinazione al diaconato permanente dell’accolito Giulio Donati, della comunità parrocchiale di Russi.


Il cammino del diaconato permanente nella nostra Chiesa sta avanzando lentamente, ma in modo significativo; non si tratta di una realtà già diffusa in tutta la Diocesi, ma in alcune parrocchie viene accolta come un dono per la comunità, al servizio della liturgia e della carità. Non è giusto considerare la presenza del diacono come una supplenza del presbitero, perché si tratta di un ministero con una propria grazia sacramentale, che arricchisce la presenza della Chiesa con il servizio nella vita del popolo di Dio e nella testimonianza missionaria.


Il diaconato inoltre non è un abbellimento della comunità cristiana, o una scelta pastorale legata al gusto personale di qualcuno. Il diaconato che nasce dal sacramento dell’Ordine fa parte della costituzione gerarchica della Chiesa. Per cui è corretto dire che dove non c’è il diacono, manca qualcosa, anche se nell’ambito del sacramento il grado superiore in qualche modo contiene anche il grado inferiore.


Ringraziamo quindi il Signore per il cammino fatto da Giulio Donati nella sua famiglia, nella sua comunità parrocchiale e nella preparazione di questi anni, che lo ha portato all’ordinazione diaconale di questa sera, a servizio della Chiesa di Faenza-Modigliana. La sua Ordinazione mantiene viva l’attenzione della nostra Chiesa alla diffusione del Diaconato, che continuiamo a chiedere come una grazia,  insieme al dono del presbiterato.


 


Le letture della domenica 23.ma del tempo ordinario ci aiutano a mettere in rilievo alcuni aspetti della vita e del ministero del diacono, con i quali intendiamo arricchire la nostra celebrazione.


Anzitutto le parole del Vangelo ci illuminano sulla vita della comunità ecclesiale, nella quale si possono verificare momenti difficili, che devono comunque essere ricondotti all’armonia e alla comunione, e momenti di particolare efficacia nel riprodurre la presenza misteriosa di Cristo dove sono due o tre riuniti nel suo nome.


Non ci fermeremo a considerare il meccanismo previsto per la correzione fraterna, mentre pare giusto rilevare come si tratti di una comunità ormai strutturata, dove l’assemblea ha una sua dignità, dove si può decidere in un senso o nell’altro, dove ci si riunisce per la preghiera nel nome del Signore. Tutto questo non può accadere senza il ministero riconosciuto di qualcuno che guidi e orienti. E siccome il diacono è colui che nella celebrazione liturgica invita a scambiarsi il segno della pace, può non essere lontano dalla verità pensare che questo compito di ricucire gli strappi e ricomporre la pace nella comunità possa essere frutto del suo ministero.


Essere uomo di pace non significa nascondere il male facendo conto di non vederlo, ma dovendolo denunciare si tratta di distinguere il peccato dal peccatore. ‘Fratelli, dice S. Paolo ai Galati, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza’ (6,1); e agli Efesini: rivolge l’invito ad ‘agire secondo verità nella carità’ (4,15). Si può dire che il diacono, chiamato a proclamare il Vangelo nella celebrazione eucaristica, e a servire Cristo nei piccoli e nei poveri ha proprio la connotazione di fare la verità nella carità.


Nella seconda lettura della Messa abbiamo sentito con quale forza S. Paolo abbia saputo condensare tutta la legge nell’unico precetto dell’amore del prossimo. E aggiungiamo con S. Giovanni: ‘Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità’ (1Gv 3,18). Il realismo dell’amore cristiano non dà spazio a confusione, e per questo la Chiesa riconosce un ministero ordinato che primariamente abbia questo compito nelle comunità, affinché non venga meno ciò che deve essere al di sopra di tutto.


Fare la verità nella carità, significa ricordarsi tuttavia che l’uomo ha bisogno della verità come dono di amore. Qualche tempo fa i nostri Vescovi ci hanno ricordato che ‘all’uomo non basta essere amato, né amare. Ha bisogno di sapere e di capire: l’uomo ha bisogno di verità’ (Ev. e test. carità, 1990 n.10).


 


Giulio Donati è impegnato nella nostra Chiesa nell’ambito dell’informazione. La sua situazione personale ricorda che nella Chiesa il servizio della verità è uno dei mezzi di salvezza, che nasce dal battesimo come compito profetico. Questo il nostro Giulio lo ha vissuto fino ad oggi. Cosa cambia ora a questo riguardo?


Credo di poter dire che a questo riguardo d’ora in avanti cambia il coinvolgimento della Chiesa, in quanto sei un ministro ordinato; ma cambia anche la grazia del sacramento nel proclamare la Parola di Dio; cambia il modo di porsi all’interno della comunità per ascoltare la voce dei piccoli e dei poveri, e cambia il dono della comunicazione all’interno della Chiesa di quanto ascoltato nella comunità degli uomini.


Per tutto questo, caro Giulio, la nostra Chiesa ti è grata per il servizio che hai svolto con generosa professionalità, e d’ora in avanti sarà lieta di seguirti con la preghiera perché tu sappia sempre offrire la carità della verità.


In un mondo dove la confusione sembra farla da padrona, e in una comunità cristiana dove si insegue più la novità che la verità, l’umile servizio alla verità attraverso l’informazione può diventare un dono prezioso. Un grande bisognoso di oggi è colui che è povero di verità, a cominciare dai giovani per finire alle famiglie e a chi si impegna nella comunità civile.


Affidiamo alla protezione della Vergine Maria, Madre di tutte le Grazie il tuo ministero e chiediamo per la sua intercessione una particolare benedizione per te, per la tua sposa e i tuoi familiari, per la tua comunità parrocchiale e la nostra Chiesa, perché sappiamo vivere nel nostro tempo attenti ai doni che il Signore continua a fare, e sappiamo metterli a frutto per il bene nostro, della Chiesa e del mondo.