OMELIA per l’ORDINAZIONE DIACONALE di DON FRANCESCO CAVINA

Faenza, Basilica Cattedrale - 11 dicembre 2010
11-12-2010


‘Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa’.


Davvero abbiamo motivo di rallegrarci anche oggi in questa domenica ‘Gaudete’, con tutto ciò che vediamo succedere nel mondo e nella Chiesa?


Vogliamo credere a questa parola di Isaia, al di là delle nostre impressioni, perché la parola di Dio vede più in profondità di quello che vedono i nostri occhi. Insiste il profeta:  ‘Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi»’.


Quest’oggi abbiamo un motivo particolare per essere nella gioia nella nostra Chiesa di Faenza-Modigliana, per l’ordinazione diaconale di Francesco. Egli in questi anni ha mantenuta accesa la speranza del futuro per il ministero ordinato nella nostra Chiesa, senza del quale difficilmente può fiorire il deserto.


Ci lasciamo guidare anche noi dalla domanda che Giovanni Battista dal carcere ha fatto pervenire a Gesù per chiedergli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» In altre parole: ‘Sei tu che puoi rispondere alle nostre attese, alle nostre domande di senso, al bisogno di certezze che abbiamo per noi e per gli altri? Sei tu per il quale vale la pena di vivere? Sei tu che darai forza e coraggio alle nostre imprese, in un mondo distratto o interessato a tutt’altro da ciò che tu ci insegni?’


Anche a noi Gesù risponde come a Giovanni: ‘Ascoltate e vedete quello che succede ai piccoli e ai sofferenti, oggetto dell’amore di chi è stato raggiunto dal mio amore. Da quella volta che la mia Chiesa si è introdotta nel mondo continua la cura dei piccoli e dei sofferenti; e ai poveri è annunciato il Vangelo’.


Caro Francesco, l’ordine sacro con il quale oggi sarai costituito nel Ministero ordinato del diacono, farà anche di te un continuatore del servizio ai sofferenti e dell’annuncio ai poveri. Recitando su di te la preghiera consacratoria, il Vescovo chiederà tra l’altro:


‘Sia pieno di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel suo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito.


L’esempio della sua vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel tuo popolo santo’.


La gioia di questa domenica, che intravede l’avvicinarsi del Signore che viene, sia per te quella di chi trova più gioia nel dare che nel ricevere e di colui che il Signore ama perché dona con gioia.


Il diaconato ti prepara e ti avvicina al ministero del presbiterato verso il quale sei incamminato. Ma questa prerogativa dell’amore dei poveri e dell’annuncio del Vangelo non solo non dovranno mai venir meno, ma dovranno trovare ulteriore motivazione. Il tempo del diaconato ti serva per vedere che è possibile amare gli altri con l’amore di Cristo e per provare la gioia della donazione generosa.


Mentre Gesù rispondeva alla domanda sulla sua identità, invitando a guardare alle sue opere, ha precisato anche l’identità dello stesso Giovanni, mettendo in evidenza la sua vita penitente, sobria e virtuosa: ‘che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta’. Scoprire l’identità di Gesù aiuta anche a riconoscere la propria identità, come avvenne per Simone quando disse: ‘Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente’ e si sentì rispondere: ‘E tu sei Pietro”.


Riconoscere Gesù rende più decisi anche noi; stare con Lui o contro di Lui fa la differenza; seguire il suo progetto su di noi vuol dire raggiungere la pienezza della vita.


Giovanni ha preparato un popolo ben disposto ad accogliere la salvezza. Ha aperto le strade ed è scomparso, senza chiedere nulla, solo la certezza di aver lavorato per Lui. Per certi occhi che si fermano al valore umano delle cose, questo può sembrare un fallimento; eppure Gesù dice: ‘In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui’. Sì, perché è cambiato il criterio per questa misura. Gesù l’ha indicata in un altro passo del vangelo di Matteo: ‘In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli’ (Mt 18, 4).


 Infine raccogliamo l’invito di S. Giacomo: ‘Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina’. Saper attendere i tempi di Dio, senza la nostra fretta, perché è Lui che irriga e fa crescere.


Dio ha trovato il terreno fertile per la tua vocazione nella grazia cresciuta in te con la collaborazione anche della tua famiglia e della parrocchia. È lì che hai ricevuto il dono della fede e il primo gusto di servire il Signore nei ragazzi, nella Liturgia e nell’aiutare il tuo parroco, che oggi ti può guardare soddisfatto.


Chiediamo anche per te, Francesco, la costanza nel servire il Dio fedele; la costanza nella preghiera, senza stancarsi mai; la costanza nel ministero sacro, senza mettere scadenze all’opera di Dio. E alla fine della tua giornata lavorativa possa ripetere anche tu come ha insegnato Gesù: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’ (Lc 17,10).


La Vergine santa ti renda partecipe della sua anima per glorificare il Signore e ti doni il suo cuore per gioire in Dio, nostro salvatore.