OMELIA per l’ORDINAZIONE di DUE DIACONI PERMANENTI

Faenza - Basilica Cattedrale, 5 ottobre 2013
05-10-2013


È sempre con vera gioia che la nostra Chiesa accoglie nel suo grembo coloro che con disponibilità rispondono alla chiamata del Signore per un servizio fondato sul sacramento dell’Ordine come il Diaconato permanente. È un dono per la nostra Chiesa diocesana, oltre che una grazia per i due giovani che vengono ordinati al servizio della Chiesa nelle rispettive comunità parrocchiali: Cristian per la parrocchia di Marzeno, Danilo per la parrocchia di S. Savino alla Madonna del Paradiso.


La parola di Dio di questa domenica ci porta ad arricchire il nostro spirito con la fede e il servizio, quasi a preparare l’accoglienza della grazia della diaconia/servizio, da vivere in un rapporto vivo di fede con Gesù il Signore.


Il profeta Abacuc fa una considerazione alla quale anche noi siamo facilmente portati: ‘Perché Dio permette tanta violenza e cattiveria da parte dei malvagi?’ E la sua risposta è abbastanza semplice: ‘E’ vero, ma la fortuna del malvagi finirà, mentre il giusto per la sua fedeltà a Dio vivrà’.


Il Vangelo di Luca non si accontenta di questa risposta, e agli apostoli che hanno capito che la loro poca fede non è sufficiente per sopportare il male del mondo Gesù risponde: ‘Non è la quantità di fede, ma la qualità; cioè dipende in Chi è riposta la vostra fede’.


Credere nel Signore Gesù significa stabilire un contatto con Lui, mettersi in un rapporto di ascolto, di amore e di fedeltà, sapendo che senza di Lui non possiamo fare nulla; la pretesa di avere molta fede potrebbe portarci a pensare che alla fine siamo ancora noi a fare le cose giuste; Gesù invece vuole farci capire che la nostra fede è quella di chi fa quello che può, perché sa che tutto dipende da Dio. Quando nel vangelo di Giovanni al cap. 6, la gente chiede a Gesù: ‘Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?’, Gesù risponde: ‘Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato’ (Gv 6,28s). L’opera da fare quindi è credere in Lui.


La fede è anzitutto ascolto di Dio; ascolto della sua Parola che ci fa entrare nella vita dei figli di Dio; ascolto anche delle vicende della vita, attraverso le quali Dio ci conduce  nella sua alleanza; ascolto che ci porta ad una conversione continua, che ci allontana dal nostro io per orientarci sulla strada di Dio; ascolto che ci fa avvertire la chiamata del Signore a servirlo, come in questo caso, in modo fedele con la sua benedizione nella Chiesa.


Ma la fede è anche attesa, speranza, costanza. Si attende l’adempimento della promessa, che per il popolo di Israele poteva essere la terra dove scorrono latte e miele, mentre per il nuovo popolo di Dio è l’attesa della sua venuta. Siccome però il Regno di Dio è già presente in germe, l’attesa si nutre anche della scoperta dei segni dei tempi, cioè i segni del Regno di Dio già presente in mistero. Si tratta di saperli vedere alla luce della fede e dell’esperienza dell’amore di Dio; si manifestano nella storia del mondo, nella vita della Chiesa e nella storia di ciascuno.


Infine ‘la fede si rende operosa per mezzo della carità’ (Gal 5,6). Chi agisce nella fede sa che le opere non sono sue, ma del Signore. Il ministero del diacono pertanto è servire a Cristo Gesù, che è Signore a gloria di Dio Padre.


Allora il diacono non deve fare nulla? Anzi, dovrà proprio realizzare nella Chiesa il servizio alla comunione attraverso le opere mirabili della carità, comprese l’organizzazione e le strutture. Il diacono stesso, mentre con il suo servizio consente agli apostoli di poter dedicarsi alla preghiera e alla predicazione, si dovrà alimentare alla parola di Dio nella preghiera, perché non venga meno la sua fede.


Infatti anche per voi verrà il momento della prova quando, arrivati a sera ‘avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato’ e dovrete dire: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’. E l’aspetto bello di questa considerazione non è l’inutilità di quello che avrete fatto, ma il non dovere attendere né un risultato né una ricompensa, perché questi verranno da altra parte. In questo modo sarete certi di salvare la fedeltà al mandato senza il pericolo di inseguire la vostra soddisfazione.


La preziosità del ministero del diacono, oltre a servire molti aspetti della vita di una comunità cristiana, che sarà sempre più necessario in un futuro non troppo lontano, sarà anche quello di mantenere vivo nella Chiesa lo spirito del servizio secondo il modello di Cristo servo, ‘che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti’ (Mt 20,28).


Anche il dono del diaconato, effuso mediante il primo grado del sacramento dell’ordine, ha bisogno di due attenzioni, ricordate da San Paolo a Timoteo nella seconda lettura.


‘Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani’. Non si tratta direttamente del diaconato, ma la riflessione vale ugualmente. Anche il sacramento deve essere ravvivato, sia esercitandolo e quindi mantenendolo vivo, sia alimentandolo con gli strumenti della grazia, che sono appunto la preghiera, la parola di Dio e l’Eucaristia.


Infine San Paolo dice: ‘Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato’. La custodia di questo tesoro non sarà una fatica, ma una gioia nello Spirito Santo; basterà assecondarlo nelle sue ispirazioni, nella comunione ecclesiale e custodendo il servizio vero, superando la tentazione di trasformarlo in privilegio e potere.  San Paolo potrebbe aggiungere: ‘Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù’.


Questo è anche l’augurio e la preghiera che facciamo questa sera per voi, per le vostre  famiglie e per le vostre comunità. La grazia infatti del sacramento, direttamente influisce sulla persona e si estende alle vostre famiglie e alle vostre comunità, che potranno così condividere con voi un aumento di grazia e dello spirito di servizio.


La Vergine Maria, che disse di sé di essere la serva del Signore, vi accompagni con il suo materno affetto.