Omelia per l’inaugurazione dei lavori di restauro a Biancanigo

01-07-2018

Cari fratelli e sorelle, finalmente possiamo festeggiare la conclusione dell’opera di restauro, risanamento conservativo e di messa in sicurezza di questa chiesa, dedicata a san Pietro, e qui posta nei secoli scorsi dalla fede e dalla generosità di coloro che ci hanno preceduto. In molti vi hanno lavorato con dedizione, passione, intelligenza e perizia. La ristrutturazione è stata possibile con il contributo dell’8 per mille della Chiesa cattolica, della comunità parrocchiale e di tanti, oltre che della Diocesi di Faenza-Modigliana. A tutti coloro che hanno partecipato, a vario titolo e in molte maniere, va il ringraziamento. Il primo a gioire per tutto questo e per l’impegno profuso è sicuramente Dio Padre che ha dei figli dinamici, non passivi o addormentati e che con la loro vita e operosità gli danno gloria.

E così, la Chiesa dedicata a san Pietro, qui a Biancanigo, è nuovamente in grado di accogliere il suo popolo per la preghiera, per l’offerta della propria vita, unita a quella di Cristo, Sommo Sacerdote.

Il restauro dell’edificio fatto di pietre è certamente importante. Lo si è verificato in questo periodo in cui si era costretti a recarsi altrove per il culto e per altre attività. Gli interventi strutturali ed architettonici sono stati intrapresi non solo per ripristinare un luogo caro e poi tenerlo chiuso, a mo’ di piccolo museo, bensì per poter costruire un altro edificio, l’edificio spirituale della Chiesa, del Corpo di Cristo, composto da pietre vive, ossia da persone in comunione con Cristo e tra di loro, protese ad accrescere nel mondo, nei luoghi di vita, un’umanità permeata dall’obbedienza filiale a Dio e dalla volontà di offrirsi agli altri con un amore disposto a dare la vita.

La Chiesa parrocchiale di Biancanigo oggi risplende in tutta la sua luce, il suo decoro, come edificio degno della comunità cristiana che vive in questo territorio. Cari fratelli e sorelle, il tempio in cui siamo, così rinnovato e reso luminoso, è segno del desiderio dei fedeli di essere popolo che cresce e, con l’aiuto dello Spirito di Dio e di Cristo, si purifica e si rinfranca nella sua missione: essere annunciatore della Luce, Cristo morto e risorto, non solo con le parole, ma con una vita trasfigurata. Come è stato eseguito il ripristino pittorico, decorativo e plastico, con interventi di pulitura a spatola, a bisturi o a impacchi, stuccature, iniezioni consolidanti a malta di calce, di pari passo dovrebbe procedere, di qui in avanti, il «restauro» della comunità di persone che è la parrocchia, delle sue associazioni, dei suoi gruppi. E questo con la partecipazione costante all’Eucaristia domenicale, la quale costruisce la Chiesa-popolo; con la frequentazione del sacramento della Riconciliazione o confessione, che rigenera; con l’opera di accompagnamento spirituale specie dei giovani; con l’educazione alla fede mediante la catechesi ben fatta, con catechisti preparati. Solo così si potranno superare fratture interne, il narcisismo dei singoli e dei gruppi: cristiani raggomitolati su se stessi, operatori pastorali preoccupati solo di emergere abbassando gli altri, organizzazioni che respirano l’aria viziata delle loro faccende interne anziché l’ossigeno della missione. Attende un futuro in cui si dovrà contare sull’opera missionaria di tutti. Tutti, non solo il parroco, tutti qui dentro, se battezzati e cresimati sono discepoli missionari. Occorre riprendere coscienza di questo dato fondamentale. Occorre riscoprire quell’istinto missionario che la nostra comunione con Cristo semina nel profondo del nostro essere cristiano. La nuova evangelizzazione di cui scorgiamo l’estremo bisogno deve implicare un nuovo protagonismo di ciascun battezzato. Nessuno deve rinunciare al proprio impegno di costruire non solo chiese di pietra, ma soprattutto edifici di pietre vive, edifici che si costruiscono sul fondamento che è Cristo, la pietra scartata dai costruttori che non credono. Per costruirci come Chiesa nuova, in uscita, ovvero missionaria, proponevo nell’incontro con alcuni degli artefici della rinascita di questo tempio, qualche settimana fa, di organizzare, nel prossimo settembre, degli incontri con la popolazione, con i giovani, perché venga illustrato l’atto rifondativo della Chiesa fatta di pietre, ma anche perché si possa riflettere insieme sull’esortazione apostolica Evangelii gaudium, ove papa Francesco propone il ritratto di una Chiesa, fatta di pietre vive, che si rinnova e si comunica a partire dalla Gioia che è Cristo stesso. Imitiamo Pietro su cui Cristo ha edificato la sua Chiesa. Ringraziamo il Signore. Grazie a tutti voi.